mercoledì 30 aprile 2014

1 maggio di lotta a Bergamo con i lavoratori immigrati delle logistiche

UNIAMO LE FORZE! SE TOCCANO UNO TOCCANO TUTTI, SE VINCE UNO VINCIAMO TUTTI!

 
Siamo i lavoratori delle logistiche, movimentiamo merce per le grandi marche della distribuzione dentro gli enormi parallelepipedi spuntati come funghi lungo le grandi arterie stradali di tutto il paese. Grazie al sistema del subappalto a consorzi e a cooperative di facchinaggio, le grandi catene di supermercati (LD/Carrefour/Bennet/Metro/Esselunga/Coop/Il Gigante/Sma ecc) realizzano guadagni milionari sulla nostra pelle, costringendoci a lavorare in condizioni indegne, obbligati a turni massacranti, ricattati, mal pagati e condannati al precariato, fino a che, dopo averci spremuto come dei limoni, non decidono di scaricarci, per sostituirci con braccia fresche e possibilmente disposte a sopportare condizioni ancora peggiori.
Quando un gruppo di lavoratori alza la testa, rivendicando diritti, oppure semplicemente per a
derire ad un sindacato conflittuale, il committente revoca l’appalto alla cooperativa e di punto in bianco gli operai si ritrovano in strada. Nel frattempo, grazie a dei prestanome, si inventa una nuova cooperativa e l’appalto viene ri- assegnato permettendo così un ricambio totale della manodopera. Tutte queste manovre possono ripetersi impunemente e all’infinito grazie ad un sistema che si regge su leggi/contratti filo-padronali e sulla connivenza dei sindacati confederali complici e corrotti. Ma da diversi anni in questo settore sono scoppiate decine le lotte e anche a Bergamo, sono diversi i magazzini dove si portano avanti vertenze con determinazione e tenacia. 
Nel nostro caso, dopo anni da facchini per la Lombardini (sempre tramite innumerevoli cooperative), nel gennaio 2014, siamo rimasti improvvisamente senza lavoro, perchè la nuova proprietà, LDD, ha deciso di unificare le attività di due magazzini in un unico grande polo di distribuzione a Trezzo e le cooperative appaltanti, hanno usato questo pretesto per liberarsi di 160 lavoratori considerati poco malleabili e troppo “garantiti” da contratti a tempo indeterminato (?). Da quel momento la nostra lotta non si è più fermata, scioperi, blocchi, presidi, volantinaggi… mentre il nostro sindacato trattava per ri-ottenere il posto per tutti. Ill 4 aprile scorso, per tentare di fermarci, dopo una notte di blocco al mag di Trezzo, è stata addirittura organizzata una squadraccia di 200 tra autisti e crumiri che, agli ordini dei capi e capetti delle cooperative, è uscita dal magazzino per aggredirci con mazze e bastoni. Mentre polizia e carabinieri fingevano di non vedere. Ma noi ci siamo arresi e dopo quell’ignobile attacco siamo tornati davanti ai cancelli in corteo assieme ai compagni di altre logistiche (ND, SMA, IPER, ITALTRANS, K-N) che come noi, ogni giorno, sono costretti a strappare con i denti condizioni di lavoro dignitose. Confrontandoci con loro abbiamo avuto la conferma che i problemi sono gli stessi ovunque e che l’unica soluzione per risolverli non può che essere l’unione di tutte le lotte.
LE NOSTRE MILLE VERTENZE, SE UNIFICATE, POSSONO DIVENTARE UNA BOMBA, CHE PUÒ E DEVE FAR SALTARE QUESTO VERGOGNOSO SISTEMA DI SFRUTTAMENTO.
Per continuare abbiamo bisogno del supporto di tutt* seguici su FB: coordinamento operai logistiche e SOSTIENI LA CASSA DI RESISTENZA

SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE – Sede V.le Marconi 1 Dalmine (Bg) 335-5244902sindacatodiclasse@gmail.com

martedì 29 aprile 2014

29 aprile - 1 maggio 2014

1 maggio rosso e proletario



Non vogliamo più pagare la crisi dei padroni italiani, europei, mondiali che produce più sfruttamento, più disoccupazione, miseria e oppressione
Contro l’attacco ai posti di lavoro, ai salari, alle condizioni di vita e di lavoro
Contro il jobs act di Renzi che cancella i diritti e precarizza tutti i lavoratori
Contro la mancanza di case, il caro sanità e il caroscuola
Per il lavoro e il salario garantito a precari e disoccupati
Per la sicurezza e la difesa della salute sui posti di lavoro e sul territorio

Per l'unità operai italiani-operai immigrati contro schiavismo e razzismo
Per l'unità internazionale dei lavoratori contro i padroni del mondo

Lottiamo per rovesciare il governo Renzi e ogni governo dei padroni

Contro i sindacati confederali collusi con i padroni e il governo
per un sindacato di classe basato sui cobas e nelle mani dei lavoratori
Contro la repressione poliziesca verso le lotte proletarie, giovanili e popolari


 Il potere deve essere operaio !

slai cobas per il sindacato di classe - coordinamento nazionale
slai
cobasta@libero.it


lunedì 28 aprile 2014

28 aprile: DA OGGI 'TENDA PER IL LAVORO' DEI DISOCCUPATI ORGANIZZATI DI TARANTO

Da questa mattina i Disoccupati Organizzati slai cobas di Taranto hanno installato La "TENDA PER IL LAVORO", in piazza Castello. E' stata messa vicino al "famoso" ponte, per rendere la Tenda visibile, un punto di riferimento e di incontro per le persone che passano, ed una "minaccia" continua per le Istituzioni che temono sempre il blocco del ponte girevole.
I disoccupati chiedono risposte sia sui lavori strategici (bonifiche, raccolta differenziata, risanamento quartieri) sia sui lavori urgenti (paolo VI parco del Mirto, lavori stradali per Giro d'Italia, e altro). Su questi ancora non si vedono passi concreti, nonostante gli impegni assunti nell'ultimo incontro dal sindaco Stefano, tra cui il consiglio monotematico sull'emergenza lavoro.
Da qui la "Tenda per il lavoro", per porre l'urgenza del problema e dare il carattere di quotidianità alla battaglia.
Se il consiglio monotematico non si tiene, lo faranno i Disoccupati Organizzati occupando la sala del consiglio comunale!
Se non vi saranno nei prossimi giorni dei segnali positivi, i Disoccupati Organizzati bloccheranno il Giro d'Italia! 

La Tenda è da un lato per "ricevere", organizzare, dall'altra per partire con iniziative di lotta.
Già oggi tanti giovani, donne, disoccupati si sono fermati, hanno sottoscritto l'appello per il lavoro e il salario garantito, tutti hanno anche voluto lasciare un contributo, sia grosso, sia piccolo ma di molto valore come quello di una ragazza disoccupata che però ha voluto lasciare i pochi spiccioli che aveva. Nuovi disoccupati si stanno organizzando. Esponenti del mondo della "formazione" sono venuti a discutere per vedere insieme quale contributo dare perchè vi sia una formazione finalizzata al lavoro nelle bonifiche e nella raccolte differenziata.

Dalla Tenda poi da domani partiranno altre iniziative, verso il Comune - i disoccupati hanno chiesto un nuovo incontro con il Sindaco; verso la Provincia, che spreca i soldi pubblici facendo corsi di formazione inutili, ecc.

LA TENDA RIMARRA' PER VARI GIORNI.
MERCOLEDI' 30 ALLE 18 I DISOCCUPATI CHIAMANO AD UN'ASSEMBLEA ALLA TENDA, TUTTI COLORO CHE SONO SENZA LAVORO O RISCHIANO DI PERDERLO, I LAVORATORI, I PRECARI, PER ORGANIZZARE UN UNICO FRONTE DI LOTTA.

DISOCCUPATI ORGANIZZATI slai cobas per il sindacato di classe Taranto
per info e messaggi: 3348022767 - slaicobasta@gmail.com


27 aprile: Amianto che uccide - manifestazione a Milano - comunicato della Rete

Corteo contro l’amianto e contro lo sfruttamento
Come avviene da quasi 20 anni, un lungo corteo composto da centinaia di lavoratori delle ex grandi fabbriche di Sesto San Giovanni (Breda, Marelli, Falck, Pirelli) e da cittadini ha manifestato per le vie della città per ricordare tutti i lavoratori assassinati in nome del profitto, contro lo sfruttamento degli esseri umani, contro l’uso dell’amianto e di tutte le sostanze cancerogene che uccidono l’uomo e distruggono la natura.
Nel mondo, secondo i calcoli dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) ogni anno muoiono per amianto oltre 100.000 persone/anno, una ogni 5 minuti; in Italia poco più di 10 al giorno, e nonostante le chiacchiere sulla sicurezza del lavoro, nell’ultimo anno gli infortuni mortali sul lavoro e le malattie professionali sono aumentati nonostante siano stati espulsi dalle fabbriche un milione di lavoratori.
In testa al corteo - partito dal Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” di via Magenta 88, Sesto San Giovanni - gli associati del Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio. Il corteo è sfilato compatto con le parole d’ordine “storiche”che hanno guidato tante battaglie del Comitato fino alla lapide di via Carducci,
Il corteo qui si è fermato per una breve commemorazione. Il presidente del Comitato Michele Michelino, davanti alla lapide che recita “A PERENNE RICORDO DI TUTTI I LAVORATORI MORTI A CAUSA DELLO SFRUTTAMENTO CAPITALISTA . ORA E SEMPRE RESISTENZA” ha ricordato gli ultimi due compagni morti pochi mesi fa, denunciando che le malattie da amianto sono ancora in crescendo.
Ha inoltre commentato la sentenza della Corte di Cassazione che - pronunciandosi sui sette operai morti bruciati sul lavoro il 6 dicembre del 2007 alla ThyssenKrupp di Torino - ha eliminato il “dolo” riducendo la responsabilità’ dei dirigenti industriali al solo ‘omicidio colposo’, e dovrà essere rideterminata. Probabilmente si andrà verso una condanna inferiore a quella già comminata, con la prescrizione alle porte che rischia di lasciare impuniti gli assassini. Per la Cassazione non si è trattato di omicidio volontario, ma colposo (pena al massimo tre anni e quindi nessuno andrà in galera). La Cassazione ha riproposto una tesi che noi combattiamo, quella che i morti sul lavoro e infortuni sono inevitabili.
La gravità di questa sentenza è dovuta anche a chi monetizza la vita umana e la salute. Non è un caso che nel processo era rimasta come parte civile solo Medicina Democratica perché i sindacati (FIM, FIOM, UILM, CUB) e gli enti pubblici (Comune, Provincia, Regione, INAIL) avevano preso soldi per uscire dal processo.
Al termine del corteo si è svolta un’assemblea aperta in cui hanno partecipato i rappresentanti di associazioni e comitati, particolarmente numerose quest’anno. Tra loro i famigliari di alcune delle 32 vittime della strage di Viareggio, l’Assemblea 29 giugno (data del disastro di Viareggio) con diversi ferrovieri, fra cui anche Riccardo Antonini licenziato per rappresaglia per aver fatto da consulente ai famigliari delle vittime, l’Associazione Vittime Amianto Italiana, l’ Associazione Italiana Esposti Amianto e i famigliari delle vittime dell’Eureco di Paderno Dugnano, l’Anmil, il vicesindaco di Sesto San Giovanni in rappresentanza dell’amministrazione comunale e il consigliere provinciale Massimo Gatti
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
Comunicato
La Rete Nazionale per la Sicurezza e Salute sui posti di Lavoro e Territorio Nodo/Milano alla Manifestazione di Sesto San Giovanni contro le Vittime d’Amianto, indetta dal Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e Territorio, a sostegno di questa battaglia per ribadire le proposte emerse dall’infame sentenza della Cassazione sulla Strage della ThyssenKrupp.
Come ogni anno ieri si è svolta la manifestazione in occasione della Giornata Mondiale, 28 aprile, Vittime Amianto, che quest’anno è la prima di una tre giorni che prosegue oggi con una notte bianca sotto la sede della Regione Lombardia e si concluderà lunedì sempre sotto la sede regionale.
A precedere la manifestazione vi è stata in mattinata un intervento di un rappresentante del Comitato di Sesto davanti la Scala di Milano dove vi era un presidio/sciopero dei lavoratori dello spettacolo, indetto dalla CUB, per denunciare la presenza e i danni dell’amianto presenti nel teatro milanese. Una delegazione dei lavoratori del teatro, militanti della Banda degl’Ottoni, ha partecipato al corteo suonando canzoni di lotta dall’Internazionale a Bella Ciao passando per Malarazza, dando un impronta di Classe Resistenza e Lotta.
Il corteo partito dal CIP “Tagarelli” ha percorso le vie della ex Stalingrado d’Italia per raggiungere il Monumento dedicato a tutte le vittime dell’amianto. Tante le presenze di associazioni, operai e familiari vittime amianto: dagli organizzatori all’AIEA di Paderno Dugnano; dal Comitato di Broni all’Osservatorio esposti Amianto; dagli operai della Breda Fucine alla Falk, tutti quanti a testimoniare e denunciare la strage continua causata dalla sete di profitto capitalista, che miete 4000 persone l’anno –da operai alle loro mogli che lavavano le tute, a tutta la popolazione che è stata “beneficiata” dalla dispersione della polvere d’amianto-.
Ma con la loro presenza, dalla delegazione della Rete al Comitato Operai e Familiari Vittime Eureco e l’Associazione 29 Giugno di Viareggio, hanno posto una visione più generale su salute e sicurezza, dicendo che se è necessario squarciare il velo di silenzio sulla strage silenziosa dell’amianto, la logica assassina dei padroni colpisce a 360° e quindi la Battaglia è Una sola.
Il corteo giunto al monumento ha osservato un minuto di silenzio per i nostri morti –Eroi loro malgrado del Popolo e del Proletariato, e sulle note di Bella Ciao ha rilanciato la parola d’ordine di una nuova Resistenza.
Tornati da dove era partito, il corteo si è concluso con un’assemblea popolare, dove si sono posti una serie di proposte e denunce: 1) la necessità di unire le varie lotte dei comitati per una più incisiva azione; 2) sostegno ai familiari lasciati da soli dalla politica e dalle istituzioni e dai sindacati confederali; 3) la denuncia e indignazione per il verdetto della Cassazione sulla Thyssen; 4) l’impunità e la promozione per i dirigenti, come nel caso di Moretti e della Marcegaglia; 4) l’infame situazione a cui sono costretti gli operai scampati al rogo dell’Eureco, che sono senza lavoro e sfrattati, mentre il criminale Merlino è libero e sotto altra veste continua a fare quello che ha sempre fatto –arricchirsi sulla pelle e il sangue degli operai-; 5) la fine dell’impunità di questi assassini e l’istituzione del reato di “crimine contro l’umanità” –visto che le cifre di questa strage sono cifre di una guerra-.
Nelle conclusione è emersa forte la prospettiva che per avere Giustizia per gli operai, le loro famiglie, per la popolazione, per i giovani è l’abbattimento di questo sistema.
Come Rete condividiamo queste proposte, ma come abbiamo ribadito nel nostro intervento, questo va costruito da subito portando nelle varie iniziative o presidi a venire, a partire dal processo a Riva, un assedio a chi calpesta i nostri diritti dentro e fuori i tribunali. Sottolineiamo anche un pensiero che, oltre la rabbia, arroventa le menti di alcuni familiari, che abbiamo sentito a Roma il 24 e anche ieri: “ma per avere giustizia, forse dobbiamo sparagli a questi padroni”. Forse la risposta potrebbe venire da una canzone di Pietrangeli degli anni 70 –Mio caro padrone domani…..”.
Rete Sicurezza e Salute sui Posti di Lavoro e Territorio, Nodo/Milano
27-04-2014

27 aprile: CONTINUA LA FREGATURA DEI CONTRATTI A TERMINE DI POLETTI/RENZI

Stralci dall'intervista a Nanni Alleva, giuslavorista sulla normativa sui contratti a termine del governo Renzi/Poletti e sulle cosiddette “modifiche”.

Il punto più controverso riguarda la distinzione tra proroghe e rinnovi. Lì sta la fregatura, no?

Devo premettere che verso la legge Poletti resta da parte mia una critica di fondo: la acausalità dei contratti a termine per 3 anni lascia il lavoratore senza più alcuno strumento di difesa, in piena balia dell’impresa, che dopo averlo sfruttato può mandarlo via poco prima della scadenza dei 36 mesi, per non doverlo assumere a tempo indeterminato.

Nodo che però, dicevamo, si è voluto sciogliere appunto riducendo le proroghe. Da 8 a 5.

La legge è stata corretta con l’aggiunta di un inciso, che rende irrilevante il numero delle proroghe perché tanto dà la stura a un numero infinito di rinnovi. Ecco la frase: «Il numero delle proroghe non può essere superiore a cinque, indipendentemente dal numero dei rinnovi». Praticamente stai autorizzando le imprese a rinnovare il contratto tutte le volte che vuoi nell’arco dei 36 mesi: ipoteticamente puoi farne anche uno a settimana, l’importante è che il singolo contratto non sia prorogato più di 5 volte, prima di passare a un altro rinnovo.

Ci sono peggioramenti anche sulla soglia massima del 20%.

Sì. Il «Poletti» originale aveva un’unica cosa buona: il fatto che metteva fine, in pratica, alla «tratta» autorizzata del lavoro interinale. Visto che ne vanificava l’utilizzo. Ma la lobbying delle agenzie ha fatto breccia. Nella nuova formulazione passata alla Camera, il lavoro in somministrazione non viene più conteggiato nella soglia massima del 20% consentita. Così stai dicendo all’impresa che una volta superato il 20%, può fare tutti i contratti a termine che vuole, senza limite, basta che siano somministrati.

Tra l’altro adesso il ministro Poletti mi pare proponga che superato il limite del 20%, non scatti più la trasformazione in tempo indeterminato, ma solo un risarcimento.

Un altro regalo alle imprese: chi farà causa per 4 o anche 10 mensilità di stipendio?


27 aprile: Cambogia, la protesta delle operaie tessili

L'insaziabile sete di estrazione di plusvalore dei capitalisti di tutto il mondo, dagli USA alla Cina, non si ferma, ricorrendo anche alla più brutale violenza assassina, ma non arresta la protesta delle masse operaie che crescono di numero (dallo sciopero dei 100 milioni dell'India alle migliaia e migliaia di operai cinesi in lotta in questi giorni...) ribellandosi contro sfruttamento e oppressione, che per le operaie in lotta come in Cambogia diviene doppia, tripla...
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Cambogia, la protesta delle operaie tessile
Le operaie tessili cambogiane stanno lottando per avere un trattamento migliore. Sono stufe di essere sottopagate e, attraverso i sindacati, chiedono un salario mensile minimo di 160 dollari (115 euro), il doppio di quello attuale.


La protesta scoppiata all'inizio dell'anno a Phnom Penh, però, era stata brutalmente repressa: il bilancio tragico è stato di cinque morti e decine di feriti.
Da allora qualsiasi manifestazione è stata vietata, ma sotto la cenere cova un profondo malcontento. I rappresentanti delle lavoratrici hanno invitato a forme di protesta, astenendosi dall'entrare nelle fabbriche.
Il settore tessile e confezione è cruciale per il paese asiatico, e cresce al ritmo del 7% all'anno. Vi trovano impiego 500 mila persone direttamente, più altri 3 milioni di posti indiretti. Il problema è nato dal fatto che negli ultimi quattro anni la Cina, attirata dal basso costo del lavoro, ha cominciato a spostare fabbriche in Cambogia. In media un'operaia è pagata un quarto che nell'ex Celeste impero. E, a mano a mano che la domanda di prodotti proveniente dall'Europa e dagli Stati Uniti aumentava, la situazione diventava esplosiva.
Il panorama locale è variegato, ma per semplificare si può dividere la produzione in due grandi gruppi: quella alla luce del sole, con attività registrate e centinaia di donne all'opera in immensi capannoni per dieci ore al giorno e sei giorni a settimana, e quella clandestina, che si trova spesso in campagna e sfugge a qualsiasi controllo. A colpire sono soprattutto i luoghi dove sono alloggiate le lavoratrici, nei pressi delle aziende. Per risparmiare, le donne condividono in 10 o 15 piccoli spazi di 10 metri quadrati. Il bagno è costituito da un rubinetto, dal quale esce acqua fredda, e da un secchio.
Per loro un innalzamento dello stipendio sarebbe di vitale importanza, ma gli investitori stranieri vedono questa misura come il fumo negli occhi. L'economista Ou Virak, presidente del Centro per i diritti umani della Cambogia, è realista e spiega che passare a un salario minimo di 160 dollari dall'oggi al domani farebbe scomparire immediatamente il 20% dei posti di lavoro. Molte giovani operaie rischiano di avere come unica alternativa la prostituzione. Meglio, piuttosto, procedere gradualmente: per esempio, 10 dollari in più ogni sei mesi, così da dare ai fornitori il tempo per adattarsi e negoziare con i clienti.

25 aprile 2014

http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=1883657&codiciTestate=1

26 aprile: Comunicato della Rete sull'infame sentenza Cassazione su ThyssenKrupp

Noi non dimentichiamo!

Non accettiamo colpi di spugna! Nessuna impunità per i padroni assassini della Thyssenkrupp!

Con queste parole gridate al microfono di fronte alla Cassazione di Piazza Cavour a Roma, si è aperto stamattina il presidio indetto in occasione della sentenza del processo Thyssenkrupp.

Un presidio indetto dalla Rete Nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territori che ha raccolto l'appello di familiari e operai della Thyssen, portando altre delegazioni da Taranto, Milano, Ravenna, L'Aquila, e del comitato 5 aprile di Roma.  Erano presenti delegazioni di associazioni di familiari e altri comitati di vittime da lavoro e nocività venute da Torino, Casale Monferrato, Viareggio, Taranto, organizzazioni sindacali di base, USB, SLAI COBAS per il sindacato di classe, USI, della Cgil di Torino, e l'Associazione Esposti Amianto.

Udienza dopo udienza, la Rete ha seguito questa udienza come tutto lo svolgimento dei processi come parte della guerra di classe tra operai e padroni, presenziando e dando sistematica controinformazione delle varie udienze in primo grado e in appello, organizzato manifestazioni e presidi.

La mobilitazione permanente ai processi aveva portato a ottenere una condanna senza precedenti, fino ad oggi, per i responsabili della strage dei sette operai bruciati vivi nell'incendio alla linea 5 dello stabilimento Thyssenkrupp di Torino il 7 dicembre 2007. Senza precedenti era stata anche l'imputazione per padroni e dirigenti della fabbrica, omicidio volontario, per la deliberata e dolosa inosservanza delle procedure e norme di sicurezza in uno stabilimento che ormai avevano già deciso chiudere e che è costata la vita degli operai.

L'imputazione però era poi stata derubricata in appello a omicidio colposo, con sensibile riduzione delle pene. Oggi la Cassazione  si è pronunciata sui ricorsi sia della procura di Torino che della difesa.  E si è pronunciata come peggio non poteva checchè se ne dice ha ridemensionato le risultanze effettive del processo di primo grado e ha riportato il processo ai processi ordinari che non hanno mai realmente punito i padroni assassini per i loro crimini. I padroni assassini della Thissenkrupp non pagheranno realmente per le loro colpe. Le parole di rabbia e proteste dei familiari  -anche verso le infami deformazioni e provocazioni degli avvocati dei padroni - il quotidiano on line La Repubblica preoccupato di finire in galera e non potere così vedere crescere la propria nipotina!-sono ben giustificate, non altrettanto le loro speranze stante i tempi della giustizia, la natura della giustizia borghese.
Così le parole del procuratore Guariniello sono solo purtroppo di continuità di un impegno giudiziario ma che non porterà alle effettive condanne che il processo richiedeva.
Ora - senza se e senza ma - si deve levare alta la protesta - la Rete Nazionale per la Sicurezza e Salute sui posti di Lavoro e sul Territorio farà la sua parte come referente  collettivo, unitario e trasversale di questa battaglia, - ma dobbiamo rilevare che siamo i soli a farla coerentemente -  sindacati confederali da sempre con i padroni non si sono mai impegnati realmente in questo e le bandiere della CGIL presenti al presidio avrebbero innanzitutto da familiari e associazioni essere tolte e respinte al mittente -ma anche i sindacati di base fanno poco - i familiari e associazioni realmente impegnate da Torino a Viareggio, Eureco ecc, sono sempre lasciate sole nella lotta , ma ci mettono anche troppi formalismi e troppo autorappresentatività, utile nella denuncia ma non a cambiare le cose e il tipo di mobilitazione.
Ci vuole una più ampia mobilitazione di massa, ma  anche chiarezza!
Non accettare che i tribunali siano solo  testimonianza di presidi piccoli e rispettosi delle regole.
I padroni assassini hanno calpestato tutte le regole e hanno fatto morti e stragi, oltre che disastri ambientali e non hanno pagato niente finora.
Questo non va accettato e vanno costruite altri tipi di mobilitazione e azioni. Così come tutti devono far propria la prospettiva della Rete che non lavora solo per processi e leggi più giuste, ma per una rivoluzione di massa politica e sociale che metta fine al sistema che afferma il primato del profitto sulla vita degli operai e delle popolazioni.
Al presidio sono stati annunciati i prossimi passi della lotta  della RETE contro i padroni assassini. Primi fra tutti una nuova mobilitazione speriamo più ampia ma anche più aggressiva alla Cassazione per la prossima pronuncia della Cassazione per il processo Eternit, già calendarizzata in maggio, e, ancora più importante, la campagna contro il processo a padron RIVA che inizia a Taranto il prossimo 19 giugno, che prevede anche la  costituzione di operai lavoratori del cimitero e cittadini dei Tamburi autorganizzati come di parte civile al processo.
Su questo c'è da registrare l'interesse a prendere parte in qualche modo alla mobilitazione di alcuni familiari degli operai Thyssen e dell'associazione esposti amianto di Casale Monferrato.

info e adesioni
rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio
bastamortesullavoro@gmail
347-102638




sabato 26 aprile 2014

26 aprile - Facchini slai cobas per il sindacato di classe contestano la CGIL al servizio dei padroni a Bergamo

Contestazione dei facchini davanti la sede della CGIL di bgreport
Infoaut, riprendendo da un giornale di Bergamo, pubblica e informa, ma dato che la cronaca è poco precisa siamo costretti a correggere - frasi in nero e grassetto. La lotta vede lo slai cobas per il sindacato di classe e  proletari comunisti che contestano, le foto e le immagini video - vedi  Bgreport - su questo sono fin troppo chiare!

CONTESTAZIONE DEI FACCHINI ALLA CGIL DI BERGAMO

altLa seconda contestazione sotto la sede della CGIL di Bergamo in sole due settimane.
Dopo quella del 15 aprile dei facchini della cooperativa Hydra, contrari all’accordo firmato dalla CGIL che ha portato alla dismissione di 27 dipendenti attraverso una “buonauscita progressiva al ribasso”, ora è il turno dei facchini dell’LDD di Trezzo.
A seguito dello spostamento del polo logistico da Capriate e Vignate a Trezzo e dell’acquisizione della Lombardini da parte dell’LDD-Lillo, rimangono in esubero 160 facchini dipendenti delle cooperative Logic Service e Progress.
La strategia dell’LDD, denunciata dallo Slai CoBAS (si tratta dello slai cobas per il sindacato di classe che è altra cosa dallo SLAI COBAS ufficiale) e dagli stessi lavoratori, è quella di sostituire, attraverso l’appalto alle nuove cooperative, i vecchi lavoratori, scomodi e sindacalizzati, con nuovi meno costosi, più precari e ricattabili, aumentando così gli utili dell’impresa.
Il 3 Aprile un tavolo di trattativa stabiliva alcuni punti chiavi dell’accordo: uno di questi era la ricollocazione di tutti e 160 i lavoratori dipendenti delle precedenti cooperative alle quali era affidata la gestione del carico scarico merci.
La cooperativa Logic Service, bypassando il punto fondamentale dell’accordo del 3 aprile, cioè la ricollocazione di tutti i precedenti dipendenti, ha fatto partire la procedura di mobilità, tutto ciò – come dichiarano i lavoratori e il sindacato di base – con il silenzio/assenso della CGIL.
Da questo nasce la contestazione di oggi sotto la sede del sindacato confederale.
I COBAS - anche qui si fa confusione: "cobas"... tutti si dicono cobas, ma lo slai cobas per il sindacato di classe è altra cosa) criticano l’atteggiamento eccessivamente lassista  (lassista?, collaborazionista è meglio) della CGIL, che, invece di prendere posizione appoggiando le lotte dei lavoratori e tutelando i loro posti di lavoro, sarebbe (si usa il condizionale per mettere dubbi sulla posizione dei lavoratori e della CGIL) disponibile a patteggiare per l’eventuale proposta della Logic Service di mandare i lavoratori in mobilità.
Come si evince dal video, i lavoratori criticano anche l’atteggiamento dell’amministratore delegato Massimo Berselli della B&M, società vincitrice dell’appalto della gestione del facchinaggio del nuovo polo di Trezzo, il quale durante l’assunzione della manodopera “invita caldamente” i lavoratori ad iscriversi alla FILT CGIL. Fatto ritenuto molto grave dai facchini in sciopero.
Ma la lotta non si ferma qui. I lavoratori rilanciano la mobilitazione. Il sindacato dei CoBAS  - viene proprio difficile dire slai cobas per il sindacato di classe? -promettono che le continue proteste e pressioni per la difesa del posto di lavoro continueranno anche a livello comunicativo, volantinando e sensibilizzando l’opinione pubblica davanti ai discount Ld.

25 aprile: Bolgare corteo antirazzista e resistente - lo slai cobas partecipa con delegazioni......la liberazione per gli operai è ancora da fare.!

oggi come allora la classe operai in rima fila per una nuova Resistenza popolare x una vera Liberazione

perché l'unica vera democrazia E'

25 aprile: Basta impunità per i padroni assassini! Dal presidio della Rete alla Cassazione a Roma per la sentenza Thyssen

Noi non dimentichiamo!
Non accetteremo colpi di spugna! Nessuna impunità per i padroni assassini della Thyssenkrupp!

Siamo qui per dirlo forte.
Con queste parole gridate al microfono di fronte alla Cassazione di Piazza Cavour a Roma, si è aperto stamattina il presidio indetto in occasione della sentenza del processo Thyssenkrupp.
Un presidio indetto dalla Rete Nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territori che ha raccolto l’appello di familiari e operai della Thyssen, portando delegazioni del comitato 5 aprile di Roma, altre delegazioni da Taranto, Milano, Ravenna, L’Aquila. Erano presenti delegazioni di associazioni di familiari e altri comitati di vittime da lavoro e nocività venute da Torino, Casale Monferrato, Viareggio, Taranto, organizzazioni sindacali di base, USB, SLAI COBAS per il sindacato di classe, USI, della Cgil di Torino, e l’Associazione Esposti Amianto.
Udienza dopo udienza, la Rete ha seguito tutto lo svolgimento dei processi come parte della guerra di classe tra operai e padroni, presenziando e dando sistematica controinformazione delle varie udienze in primo grado e in appello, organizzato manifestazioni e presidi.
La mobilitazione permanente ai processi ha portato a ottenere una condanna senza precedenti, fino ad oggi, per i responsabili della strage dei sette operai bruciati vivi nell’incendio alla linea 5 dello stabilimento Thyssenkrupp di Torino il 7 dicembre 2007. Senza precedenti era stata anche l’imputazione per padroni e dirigenti della fabbrica, omicidio volontario, per la deliberata e dolosa inosservanza delle procedure e norme di sicurezza in uno stabilimento che ormai avevano già deciso chiudere e che è costata la vita degli operai.
L’imputazione era poi stata derubricata in appello a omicidio colposo, con sensibile riduzione delle pene. Oggi la Cassazione si pronuncerà sui ricorsi sia della procura di Torino che della difesa. Una pronuncia che avrà certamente un peso sullo sviluppo ed esito dei prossimi processi e può essere un segnale di continuità nell’impunità dei padroni assassini o di una parziale inversione di tendenza. Mentre al microfono si alternavano gli interventi dei compagni della Rete, le tante troupe dei telegiornali hanno seguito con collegamenti frequenti la giornata. Gli interventi hanno rinnovato le denuncia di un sistema che produce morte non per fatalità, ma per profitto. di una sostanziale impunità di cui godono nelle aule dei Tribunali i padroni Questi interventi hanno ricostruito le fasi della vicenda mentre, contemporaneamente, all’interno del Tribunale si susseguivano le interminabili arringhe degli avvocati degli imputati che hanno dilatato i tempi per la riunione dei giudici in camera di consiglio. Il “microfono aperto” in piazza ha denunciato l’infame provocazione di uno degli imputati riportate dal quotidiano on line La Repubblica preoccupato di finire in galera e non potere così vedere crescere la propria nipotina! Infine sono stati anticipati i prossimi passi della lotta contro i padroni assassini. Primi fra tutti una nuova mobilitazione per la prossima pronuncia della Cassazione per il processo Eternit, già calendarizzata in maggio, e, ancora più importante, la campagna per una costituzione popolare di parte civile al processo contro Padron Riva, che inizia a Taranto il prossimo 19 giugno. Su questo c’è da registrare l’interesse a prendere parte in qualche modo alla mobilitazione di alcuni familiari degli operai Thyssen e dell’associazione esposti amianto di Casale Monferrato. A metà pomeriggio, arrivano le prime notizie dall’aula. La Procura generale, che in cassazione è l’equivalente della pubblica accusa negli altri gradi di giudizio, non raccoglie le ragioni del ricorso della Procura di Torino e conferma la derubricazione del reato da omicidio volontario a colposo. Inoltre, la stessa Procura Generale accoglie il ricorso della difesa e chiede la revoca della provisionale a favore di Medicina Democratica, ultima parte civile rimasta. La cosa non fa certo ben sperare. Mentre scriviamo i giudici sono ancora in camera di consiglio (vi sono entrati alle 19.30) e si vocifera del rischio di un rinvio della sentenza.


24 aprile: Contestazione dei facchini della Ldd di Trezzo sotto la sede della CGIL

Bergamo – La seconda contestazione sotto la sede della CGIL di Bergamo in sole due settimane.
Dopo quella del 15 aprile dei facchini della cooperativa Hydra, contrari all’accordo firmato dalla CGIL che ha portato alla dismissione di 27 dipendenti attraverso una “buonauscita progressiva al ribasso”, ora è il turno dei facchini dell’LDD di Trezzo.
A seguito dello spostamento del polo logistico da Capriate e Vignate a Trezzo e dell’acquisizione della Lombardini da parte dell’LDD-Lillo, rimangono in esubero 160 facchini dipendenti delle cooperative Logic Service e Progress.
La strategia dell’LDD, denunciata dallo Slai CoBAS e dagli stessi lavoratori, è quella di sostituire, attraverso l’appalto alle nuove cooperative, i vecchi lavoratori, scomodi e sindacalizzati, con nuovi meno costosi, più precari e ricattabili, aumentando così gli utili dell’impresa.
Il 3 Aprile un tavolo di trattativa stabiliva alcuni punti chiavi dell’accordo: uno di questi era la ricollocazione di tutti e 160 i lavoratori dipendenti delle precedenti cooperative alle quali era affidata la gestione del carico scarico merci.
La cooperativa Logic Service, bypassando il punto fondamentale dell’accordo del 3 aprile, cioè la ricollocazione di tutti i precedenti dipendenti, ha fatto partire la procedura di mobilità, tutto ciò – come dichiarano i lavoratori e il sindacato di base – con il silenzio/assenso della CGIL.
Da questo nasce la contestazione di oggi sotto la sede del sindacato confederale.
I COBAS criticano l’atteggiamento eccessivamente lassista della CGIL, che, invece di prendere posizione appoggiando le lotte dei lavoratori e tutelando i loro posti di lavoro, sarebbe disponibile a patteggiare per l’eventuale proposta della Logic Service di mandare i lavoratori in mobilità.
Come si evince dal video, i lavoratori criticano anche l’atteggiamento dell’amministratore delegato Massimo Berselli della B&M, società vincitrice dell’appalto della gestione del facchinaggio del nuovo polo di Trezzo, il quale durante l’assunzione della manodopera “invita caldamente” i lavoratori ad iscriversi alla FILT CGIL. Fatto ritenuto molto grave dai facchini in sciopero.
Ma la lotta non si ferma qui. I lavoratori rilanciano la mobilitazione. Il sindacato dei CoBAS promettono che le continue proteste e pressioni per la difesa del posto di lavoro continueranno anche a livello comunicativo, volantinando e sensibilizzando l’opinione pubblica davanti ai discount Ld.


24 aprile: Taranto - Cementir, esposto/denuncia dello Slai COBAS sdc

OGGETTO: cassa integrazione straordinaria alla CEMENTIR spa - Denuncia e
richiesta di intervento.
Slai Cobas per il sindacato di classe
Sede legale v. Rintone, 22 Taranto - T/F 0994792086 - 3475301704 -

Alla Direzione del Lavoro Servizio Ispettivo - TARANTO
epc alla Procura della Repubblica - TARANTO



La Cementir Spa, con stabilimento in Taranto Strada statale Jonica lato destro 4500, ha in corso una cassintegrazione straordinaria "per crisi aziendale", per 61 lavoratori.
La legittimità di questa cigs risulta dubbia nelle sue motivazioni, atteso che appena il 15 marzo scorso il gruppo Caltagirone - proprietario della Cementir - ha dichiarato un balzo degli utili per il 2013, aggiungendo che a spingere i profitti è il "traino della Cementir", il buon andamento del settore cemento. La Cementir, pertanto, non è in crisi ma siamo davanti ad una precisa scelta aziendale di puntare sull'estero e di ridimensionare gli impianti italiani destinandoli anche alla chiusura, in particolare Taranto.
Si fa presente che già era stata chiesta cigs, partita da settembre 2012 per "ristrutturazione aziendale" e per n. 25 unità; dal 19 settembre 2013 è stata chiesta cigs per "crisi aziendale" e per n. 61 lavoratori. Gli interventi di ristrutturazione non sono stati effettuati, poiché l'azienda era intenzionata fin dall'inizio a dichiarare esuberi cambiando in corso d'opera la motivazione della richiesta di cigs.
A questo bisogna aggiungere che la stessa applicazione dell'accordo del 19 settembre 2013 è fatta non rispettando adeguatamente la rotazione prevista con forme di discriminazione tra lavoratori, inoltre mentre c'è la cassintegrazione si continuano a dare lavorazioni in appalto, si fanno straordinari, ecc.

Entrando più nel merito.

1) La periodicità della rotazione non è stata fissata dall'accordo e quindi è a discrezione dell'azienda. Come si evince dal programma CIGS settimane 9/10 c.a, in allegato, esiste una evidente disparità di rotazione tra i lavoratori, pur dello stesso settore lavorativo e pur a pari qualifica e mansioni; alcuni lavoratori per esempio da gennaio ad oggi hanno lavorato solo per due settimane, altri invece non sono mai stati posti in cigs - senza, peraltro, un criterio chiaro di questa disparità, tanto da far ritenere che vi sia una forma di discriminazione che prescinde da criteri oggettivi.
C'è da aggiungere che gli operai "polivalenti" che normalmente erano chiamati a svolgere diverse mansioni, tanto che la loro squadra viene denominata "squadra centrale" per fare pronto intervento nei vari reparti, lavori, ecc; e che per questo hanno fatto dei corsi di formazione/affiancamento, sono posti sempre in cigs, lavorando al massimo una settimana al mese; mentre altri operai non "polivalenti" non hanno fatto neanche un giorno di cigs, nonostante questi operai siano in reparti in cui è stabilito l'esubero - tra questi operai vanno segnalati gli stessi delegati Rsu. Inoltre vi sono sempre in questi reparti in cui è previsto l'esubero, anche operai che ancora devono consumare molte ore di ferie (anche più di 100 ore).
E' evidente, inoltre, quanto tutto questo incida sulla retribuzione dei lavoratori e porti nei fatti ad una discriminazione anche salariale.
2) C'è da aggiungere, in meritoLa Cementir continua ad affidare una serie di lavorazioni a Ditte in appalto - Peyrani, Nuova Metal Meccanica, MTR -, in particolare per: manutenzione meccanica, carico del prodotto finito, aprire e chiudere i mulini di macinazione, portierato, ecc.; lavorazioni che possono essere svolte dagli operai della Cementir, o che comunque ora vengono svolte esclusivamente dalle ditte esterne mentre prima erano portate avanti insieme Ditta esterna/lavoratori Cementir (come la manutenzione meccanica e il portierato), o che addirittura prima erano svolte solo da personale Cementir e oggi vengono date totalmente in appalto (come quelle ai mulini di macinazione). Si sottolinea, tra le altre, l'attività di movimentazione ordinaria per il paradosso che si è venuto a creare: prima della cigs questa attività veniva fatta dalla squadra di operai polivalenti, che era stata formata appunto per portare questi mezzi di movimentazione, oggi, invece, viene fatta dal personale della MTR con l'ausilio di un solo operaio Cementir.
C'è da aggiungere che gli operai Cementir hanno professionalità che li mette in grado di svolgere molteplici mansioni date in appalto, per esempio manutenzione giornaliera, lavori meccanici, ecc.
3) L'azienda, in piena cassintegrazione, fa effettuare straordinario invece di far rientrare operai dalla Cigs che possono eseguire le attività date a straordinario. Anche le ditte appaltatrici sono spesso chiamate a fare straordinario, questo è avvenuto sia nella primo anno di cigs, sia nel periodo di cigs in corso.
4) Infine, vogliamo segnalare che i capi non vengono posti in cigs; ma ci chiediamo, cosa dirigono se i loro operai sono in cassintegrazione? O i capi sostituiscono gli operai in cigs?

Per quanto sopra, la scrivente OS chiede un intervento di codesto Ispettorato del Lavoro per evitare un uso illegittimo della cassintegrazione e chiede di conoscerne l'esito.


SLAI COBAS per il sindacato di classe
coord. Prov.le Palatrasio Ernesto




Per com. SLAI COBAS via Rintone, 22 Taranto
e mail: slaicobasta@gmail.com - T/F 0994792086 - tel. 3475301704