SEDE LEGALE E NAZIONALE TARANTO VIA LIVIO ANDRONICO, 47 tel 099/4792086 347/5301704 slaicobasta@gmail.com
lunedì 25 agosto 2014
22-23-24 agosto: La lotta contro gli omicidi sul lavoro deve riprendere più intensa di prima
comunicato
stampa
lo slai
cobas taranto esprime il suo dolore per la catena di suicidi che colpisce la
città
insieme alle
condoglianze ai famigliari
ma nello
stesso tempo diciamo chiaro che in questi suicidi c'è molto di omicidio
l'emergenza
lavoro, l'emergenza speranza non trovano alcuna risposta dalle istituzioni, dai
governi e dai poteri forti del paese e della città
le lotte dei
disoccupati organizzati, quelle contro la precarietà, che abbiamo
animato in città trovano porte chiuse, arresti e denunce
così come
non si vede luce alle grandi questioni ilva, ambiente, salute, sviluppo della
città
come non
vedere un nesso tra queste morti da disperazione e solitudine e la situazione
che giornalmente spesso da soli solleviamo?
settembre
dovrà essere necessariamente un mese caldo per cui bisogna trasformare questa
spinta alla morte e alla disperazionein speranza e lotta collettiva
questo è il
nostro impegno come sempre.. ma ci piacerebbe non essere soli e non ricevere
solo repressione e discriminazione
per lo slai
cobas taranto
palatrasio
ernesto e margherita calderazzi
347-5301704
24-8-2014
22-23-24 agosto: Settembre, all'Ilva di Taranto l'India è vicina, attivo operaio e popolare per organizzare la lotta
All'Ilva si avvicinano gli indiani... Ma gli operai
non devono stare a guardare...
All'Ilva si
avvicinano gli indiani e il Financial time parla di una trattativa ormai in
dirittura di arrivo.
Ma in fabbrica nulla succede. I sindacati confederali hanno sempre detto Si a tutto quello che è avvenuto in questi anni e si apprestano a dire Si a scatola chiusa su quello che si sta realizzando.
Affronteremo nei primi mesi di settembre con un documento tutta la vicenda dell'Arcerol-Mittal: chi sono e cosa vogliono, da dove vengono i soldi che gli permettono di acquisire l'Ilva e che succederà in Ilva se questa operazione va a buon fine in termini di sfruttamento, posti di lavoro, sicurezza sul lavoro, di diritti sindacali e che fine farà il piano di ambientalizzazione.
Ma il principale chiarimento che serve ai lavoratori è se in tutta questa vicenda vogliono essere spettatori, sudditi e agnelli sacrificali, o se invece vogliono realmente difendere i loro interessi.
Se gli operai affrontano questa situazione già accettandola e pensando che se si stanno zitti e buoni, sia come massa sia come operai attivi, la cosa andrà bene e loro si salveranno anche individualmente il culo, ebbene sappiano che questo è il modo migliore per perdere la battaglia e finire mangiati dai padroni (italiani o indiani che siano) e schiavi.
I sindacati confederali accetteranno tutto, come hanno sempre fatto. L'Usb e Liberi e pensanti non hanno nè progetti, nè idee, nè piani, nè forma organizzata per condurre questa guerra.
Senza l'organizzazione di classe e di massa, senza una direzione realmente autonoma da padroni, governo e idee fasulle, questa battaglia in fabbrica, importante non solo per l'Ilva e la città ma per l'intera classe operaia in Italia, non solo è già persa ma non si combatterà neanche.
Noi siamo l'alternativa a tutto questo. Dobbiamo costruire insieme la forza organizzata perchè sia presente e via via forte e in gradi di rovesciare la situazione.
IL 12 SETTEMBRE ATTIVO OPERAIO E PROLETARIO PER PROMUOVERE E RIORGANIZZARE QUESTA BATTAGLIA
Info: slaicobasta@gmail.com - 3475301704
Ma in fabbrica nulla succede. I sindacati confederali hanno sempre detto Si a tutto quello che è avvenuto in questi anni e si apprestano a dire Si a scatola chiusa su quello che si sta realizzando.
Affronteremo nei primi mesi di settembre con un documento tutta la vicenda dell'Arcerol-Mittal: chi sono e cosa vogliono, da dove vengono i soldi che gli permettono di acquisire l'Ilva e che succederà in Ilva se questa operazione va a buon fine in termini di sfruttamento, posti di lavoro, sicurezza sul lavoro, di diritti sindacali e che fine farà il piano di ambientalizzazione.
Ma il principale chiarimento che serve ai lavoratori è se in tutta questa vicenda vogliono essere spettatori, sudditi e agnelli sacrificali, o se invece vogliono realmente difendere i loro interessi.
Se gli operai affrontano questa situazione già accettandola e pensando che se si stanno zitti e buoni, sia come massa sia come operai attivi, la cosa andrà bene e loro si salveranno anche individualmente il culo, ebbene sappiano che questo è il modo migliore per perdere la battaglia e finire mangiati dai padroni (italiani o indiani che siano) e schiavi.
I sindacati confederali accetteranno tutto, come hanno sempre fatto. L'Usb e Liberi e pensanti non hanno nè progetti, nè idee, nè piani, nè forma organizzata per condurre questa guerra.
Senza l'organizzazione di classe e di massa, senza una direzione realmente autonoma da padroni, governo e idee fasulle, questa battaglia in fabbrica, importante non solo per l'Ilva e la città ma per l'intera classe operaia in Italia, non solo è già persa ma non si combatterà neanche.
Noi siamo l'alternativa a tutto questo. Dobbiamo costruire insieme la forza organizzata perchè sia presente e via via forte e in gradi di rovesciare la situazione.
IL 12 SETTEMBRE ATTIVO OPERAIO E PROLETARIO PER PROMUOVERE E RIORGANIZZARE QUESTA BATTAGLIA
Info: slaicobasta@gmail.com - 3475301704
giovedì 21 agosto 2014
21 agosto: Cassina de Pecchi - NUOVO PICCHETTO RIUSCITO ALLA DIELLE
LA CARICA
FINALE DEGLI SBIRRI FA DEI FERITI MA.....NON CAMBIA IL RISULTATO DELLA GIORNATA
DOMANI (oggi) ASSEMBLEA A PIOLTELLO PER RILANCIARE LA BATTAGLIA
DOMANI (oggi) ASSEMBLEA A PIOLTELLO PER RILANCIARE LA BATTAGLIA
Fin dalle 5 di mattina parte l'ormai
solito blocco della cooperativa crumira e dei suoi 15 uomini incaricati di
sostituire gli operai del SI.COBAS in via di licenziamento
Raggiunti da oltre 100 operai di Bologna, Carpiano, Settala , Pavia e Piacenza il picchetto resiste per oltre 6 ore ai tentativi di carica degli sbirri e infine ottiene l'allontanamento dei crumiri.
Ma a 10 minuti dal termine del picchetto (fissato per le 14 e concordato con i funzionari di poilizia) parte una carica pretestuosa, per ottenere l'ingresso di un camion giunto sul posto e, tra l'altro, disposto ad attendere l'ora prefissata
La democrazia di stato mette così a nudo il suo carattere economico di classe e la sua missione politica: distruggere ogni forma di opposizione reale allo stato di cose esistenti ed in particolare le sue forme organizzate
Gli operai in lotta, dal canto loro, mentre si medicano artigianalmente le ferite riportate, rilanciano la battaglia e convocano un'assemblea pubblica per domani a Pioltello, in via Mozart Ang. via Milano...
SI.Cobas
Raggiunti da oltre 100 operai di Bologna, Carpiano, Settala , Pavia e Piacenza il picchetto resiste per oltre 6 ore ai tentativi di carica degli sbirri e infine ottiene l'allontanamento dei crumiri.
Ma a 10 minuti dal termine del picchetto (fissato per le 14 e concordato con i funzionari di poilizia) parte una carica pretestuosa, per ottenere l'ingresso di un camion giunto sul posto e, tra l'altro, disposto ad attendere l'ora prefissata
La democrazia di stato mette così a nudo il suo carattere economico di classe e la sua missione politica: distruggere ogni forma di opposizione reale allo stato di cose esistenti ed in particolare le sue forme organizzate
Gli operai in lotta, dal canto loro, mentre si medicano artigianalmente le ferite riportate, rilanciano la battaglia e convocano un'assemblea pubblica per domani a Pioltello, in via Mozart Ang. via Milano...
SI.Cobas
18-19-20 agosto: IKEA.... una lotta che non va in vacanza
IKEA: LA LOTTA NON VA IN VACANZA
Il licenziamento politico che colpisce
lavoratori e delegati per mettere all’angolo organizzazioni sindacali scomode è
un atto di ostilità che merita una sola risposta: la lotta. Quando la
dimensione dell’attacco raggiunge spregiudicati livelli di arroganza padronale
come nel caso dell’Ikea di Piacenza (24 facchini licenziati tutti iscritti al
Sindacato Intecategoriale Cobas), l’unico linguaggio che il padronato capisce è
l’ostinata resistenza dei lavoratori che, nonostante le difficoltà economiche e
sociali in cui sono stati cacciati, continuano a tener testa al maltolto subito
non aspettando passivamente che la giustizia passi, chissà come e quando, per
qualche aula di tribunale. Questi lavoratori non sono soli e nonostante tutte
le contromisure di IKEA e San Martino per isolare i licenziati dal resto dei
lavoratori impiegati presso il Deposito Centrale della multinazionale,
utilizzando sapientemente la politica “del bastone e della carota”, continuano
a lottare con l’appoggio solidale dei loro compagni di lotta e di
sindacato e delle realtà solidali che si schierano apertamente in difesa degli
interessi dei lavoratori.
Oggi 14 agosto i COBAS di Piacenza insieme a quelli di
Bologna, Milano, Parma, Modena, Brescia e Pavia sostenuti da solidali di varie
città (180 persone circa) hanno attuato un presidio a partire dalle ore 5,30
davanti alle porte dell'Ikea per ricordare a lor signori che il movimento di
lotta non va in vacanza. Se l'Ikea tramite la San Martino pensavano di aver
vinto la partita con i licenziamenti mirati hanno fatto i conti senza i
militanti dei COBAS e i tanti solidali che non solo oggi ma sempre di più
metteranno in campo azioni affinché i licenziati rientrino nel magazzino. Un
prossimo appuntamento è già lanciato per la giornata sabato 23 agosto 2014
con una nuova mobilitazione nazionale ai negozi dell’Ikea per rafforzare
la campagna di denuncia e di appoggio ai licenziati politici. In questi mesi i
lavoratori licenziati all’Ikea non sono stati fermi come statue di sale al
presidio permanente davanti ai cancelli elemosinando un rientro. Hanno lottato
giorno dopo giorno, facendo azioni di lotta costante, andando a sostenere i
loro compagni di altre aziende ed in altre città. Questa resistenza non
poteva darsi senza l’esistenza di un movimento di lotta che è in
espansione, soprattutto nella logistica ma non solo, e di una cassa di
resistenza che seppur inadeguata rappresenta un elemento importante della
lotta e della resistenza.
sabato 23 agosto 2014
giornata di mobilitazione nazionale ai negozi
dell’Ikea
per rafforzare la campagna di denuncia e di appoggio
ai lavoratori in lotta
contro i licenziamenti politici e l’arroganza
padronale.
Organizziamo in tutte le città presidi davanti i punti
vendita IKEA!
Se toccano uno, toccano tutti!
Sindacato Intercategoriale Cobas
14/08/2014
17 agosto: Assemblea cittadina al presidio del S. Paolo, Milano...
... lo Slai Cobas sc Istituto Tumori ha partecipato e prossimamente aggiornerà su proseguio della lotta e su dibattito
Raffaele al 7° giorno di
sciopero della fame
agosto 17,
2014
Cari amici e
compagni
Prosegue lo
sciopero della fame di Raffaele (oggi al settimo giorno), il collega
invalido licenziato al San Paolo che a partire dall’11 agosto non si alimenta
più ma si limita a idratarsi; pur essendo sempre più debole Raffaele non
intende demordere dalla lotta estrema per un diritto, quello al lavoro, che
ritiene sacrosanto; si tratta di un diritto sopra cui è passata come un rullo
compressore la macchina disciplinare di un’amministrazione buona ad applicare
la ritrita strategia dello shock e della tensione per nascondere quelle magagne
che diventano ogni giorno più visibili in un San Paolo che a forza di chiusure
e di tagli diventa ogni giorno meno redditizio e più ingestibile.
Ricordiamo
che la mattina di martedì 19 agosto si terrà l’udienza per il ricorso proposto
da Raffaele contro il suo licenziamento. (Tribunale civile del lavoro, via Pace
ore 9.30).
Sempre
Martedì 19/08, alle ore 18.00 presso il Presidio dell’Ospedale San Paolo, si
terrà un incontro del Coordinamento lavoratori della Sanità e la cittadinanza
Continua nel
frattempo su iniziativa di USI FSI la raccolta di firme
contro i licenziamenti pretestuosi come quello di Raffaele nonché le ritorsioni
disciplinari subite da due delegati USI per le proteste del 21 maggio contro
l’utilizzo del lavoro interinale in ospedale, potete firmare anche voi presso
il presidio del comitato per il reintegro di Raffaele tenuto ad oltranza 24 ore
su 24 in sede sindacale.
Lunedì 18/08
presso la Dirigenza verranno protocollate ulteriori 521 firme a sostegno di
Raffaele con un totale fino ad oggi di 1072 firme raccolte. Oltre alle adesioni
della Fials aziendale, del M5S della Lombardia, del PRC della Provincia,
ringraziamo per la solidarietà espressa le numerose sezioni locali e regionali
dell’USI-AIT, Operai Azimut-Benetti di Viareggio e delegati Attivo Fiom-Lucca,
l’ Usi Sanità, Conf. Cobas, Slai/cobas, SiCobas, Cub.
Un saluto a
tutti
dal Presidio Permanente Ospedale San Paolo
dal Presidio Permanente Ospedale San Paolo
16-17 agosto: Nello Swaziland minacce di morte per chi fa sindacato
Swaziland: il primo ministro minaccia di far strangolare dei dirigenti
sindacali
In
collaborazione con la Confederazione Internazionale dei Sindacati (ITUC), che
rappresenta 176 milioni di lavoratori in 161 paesi ed ha 325 sezioni
nazionali.
|
Il primo ministro dello Swaziland, Barnabas Sibusiso Dlamini, ha minacciato
di far strangolare i dirigenti sindacali e i leader dei diritti umani che
stanno partecipando all'African Summit a Washington . La minaccia è stata
espressa mentre il Primo Ministro rispondeva all'interrogazione parlamentare
circa il piano del governo per mantenere i privilegi commerciali previsti
dall'African Growth and Opportunity Act (AGOA), sospesi dagli Stati Uniti a
partire dal
1° gennaio 2015. Tale decisione è stata presa a causa delle gravi e sistematiche violazioni dei diritti dei lavoratori che caratterizzano ormai da anni l'azione del governo, tra queste l'imprigionamento di dirigenti sindacali, la soppressione della federazione sindacale (TUCOSWA), il divieto di sciopero e di manifestazione. Nel gennaio 2014 una missione di inchiesta di alto livello dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) ha accertato che nello Swaziland "non sono stati compiuti progressi concreti e tangibili sulle varie questioni riguardanti [la libertà di associazione], alcune delle quali sono aperte ormai da più di un decennio."
1° gennaio 2015. Tale decisione è stata presa a causa delle gravi e sistematiche violazioni dei diritti dei lavoratori che caratterizzano ormai da anni l'azione del governo, tra queste l'imprigionamento di dirigenti sindacali, la soppressione della federazione sindacale (TUCOSWA), il divieto di sciopero e di manifestazione. Nel gennaio 2014 una missione di inchiesta di alto livello dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) ha accertato che nello Swaziland "non sono stati compiuti progressi concreti e tangibili sulle varie questioni riguardanti [la libertà di associazione], alcune delle quali sono aperte ormai da più di un decennio."
14-15 agosto: Bagnoli, operai e movimenti di lotta contestano Renzi
Bagnoli, arriva Renzi:
contestazioni e cariche
Giovedì, 14
Agosto 2014 14:18
Ivan
Trocchia
Discorso completamente diverso invece quando si reca nel quartiere occidentale
di Bagnoli. Qui già dal giorno prima i militanti dell’associazione “Una
spiaggia per tutti” hanno occupato le impalcature della Città della Scienza ed
esposto striscioni che invitano il premier a starsene a casa perché gli atti che
dovrebbe formalizzare non possono che portare nuove truffe e speculazioni a
danno della collettività. Vedi gli stanziamenti (40 milioni di euro) destinati
all’associazione Idis, distintasi in questi anni per spreco sistematico di
denaro pubblico e per rappresentare un contenitore di inefficienze e
clientelismi. Così all’arrivo del premier è necessario blindare completamente
via Coroglio dove è ubicato l’ingresso della Città della Scienza. Da un lato
gli attivisti dell’associazione Terra dei fuochi che lo accolgono con lo
striscione “Renzi come Schettino” e dall’altro i ragazzi del centro sociale
locale Iskra da anni impegnati nella lotta per la bonifica del territorio. E’
qui che Renzi trova i contestatori più accaniti anche se vengono tenuti
lontanissimi dai luoghi dell’evento con cordoni di polizia, carabinieri e
guardia di finanza che inibiscono qualsiasi accesso alla strada. Così il
centinaio di ragazzi presenti (quasi tutti di Bagnoli ) decidono di manifestare
per le strade del quartiere. Le reazioni della comunità al corteo improvvisato
sono sostanzialmente buone, applausi dalle finestre e incoraggiamenti.
D’altronde quelli che sfilano sono tutti figli di questi luoghi.
Si sprecano le battute e gli sfottò sulle strade del quartiere improvvisamente ripulite a dovere per la visita del premier dopo giorni di sporcizia non raccolta. I netturbini sono tutti in divisa d’ordinanza, cosa rara a vedersi. Gli slogan lanciati dal megafono e urlati con forza chiedono la bonifica del territorio e delle spiagge adiacenti, denunciano le promesse mai mantenute in questi anni dai vari governi in carica e, immancabile, echeggia il coro che da anni accompagna le lotte dei comitati ambientalisti e territoriali: “voi assassini in giacca e cravatta”.
Non mancano attimi di tensione quando un dirigente della Digos si lancia letteralmente contro un gruppo di ragazzi, aggredendoli. Parte così una carica di media intensità e si vedono alti i manganelli a colpire teste e corpi. Interrogato il dirigente per chiedergli spiegazioni del perché di quel comportamento violento contro i manifestanti il funzionario risponde così: “era già la terza volta che mi chiamavano omm ‘e merda”. Insomma l’ennesima delirante gestione dell’ordine pubblico a Napoli contro manifestazioni organizzate da componenti giovanili e antagoniste. Qualcosa di simile era successo a giugno a Piazza Trieste e Trento, sempre in occasione della visita del premier. All’epoca un elettrizzato dirigente della Questura napoletana occupava il suo tempo insultando, minacciando e provocando i contestatori.
Si sprecano le battute e gli sfottò sulle strade del quartiere improvvisamente ripulite a dovere per la visita del premier dopo giorni di sporcizia non raccolta. I netturbini sono tutti in divisa d’ordinanza, cosa rara a vedersi. Gli slogan lanciati dal megafono e urlati con forza chiedono la bonifica del territorio e delle spiagge adiacenti, denunciano le promesse mai mantenute in questi anni dai vari governi in carica e, immancabile, echeggia il coro che da anni accompagna le lotte dei comitati ambientalisti e territoriali: “voi assassini in giacca e cravatta”.
Non mancano attimi di tensione quando un dirigente della Digos si lancia letteralmente contro un gruppo di ragazzi, aggredendoli. Parte così una carica di media intensità e si vedono alti i manganelli a colpire teste e corpi. Interrogato il dirigente per chiedergli spiegazioni del perché di quel comportamento violento contro i manifestanti il funzionario risponde così: “era già la terza volta che mi chiamavano omm ‘e merda”. Insomma l’ennesima delirante gestione dell’ordine pubblico a Napoli contro manifestazioni organizzate da componenti giovanili e antagoniste. Qualcosa di simile era successo a giugno a Piazza Trieste e Trento, sempre in occasione della visita del premier. All’epoca un elettrizzato dirigente della Questura napoletana occupava il suo tempo insultando, minacciando e provocando i contestatori.
Il corteo
ritorna poi al punto di partenza in Piazza Bagnoli e qui di fronte a uno
spropositato cordone di carabinieri continua la contestazione in forma di
presidio.
L’impressione
generale e conclusiva è che in una mattina così assolata, alla vigilia di
ferragosto, fosse impossibile fare di più. Le attività di depistaggio di questi
giorni hanno oltretutto reso ancora più difficile le mobilitazioni e il
coordinamento tra i diversi gruppi e movimenti sociali. Renzi ha poi promesso
di ritornare costantemente in città, la prossima volta sarà a novembre e forse
in un autunno che si spera caldo, l’accoglienza sarà anch’essa bollente.
13-14-15 agosto: Non si arresta la mobilitazione delle lavoratrici del Policlinico di Milano
Policlinico, continua la
battaglia per le Madri della crisi: "Tutti i giorni suonerà una
sirena"
"Siamo
presenti, siamo vive e continuiamo a lottare. Siamo le Madri nella
Crisi e da oggi daremo un altro segno della nostra presenza sul tetto
del Policlinico che occupiamo ormai da quarantacinque giorni. Ogni due ore, da
quassù, faremo suonare una sirena che sarà un allarme per la nostra
situazione e una sveglia per le vostre coscienze: noi siamo ancora
qui"
Milano, 13
agosto 2014 - "Siamo presenti, siamo vive e continuiamo a lottare.
Siamo le Madri nella Crisi e da oggi daremo un altro segno della nostra
presenza sul tetto del Policlinico che occupiamo ormai da quarantacinque
giorni. Ogni due ore, da quassù, faremo suonare una sirena che sarà un
allarme per la nostra situazione e una sveglia per le vostre coscienze: noi
siamo ancora qui". Lo scrivono in una nota Le "madri nella
crisi". "Suonerà per le istituzioni, sorde alla nostra richiesta di
aiuto. Suonerà per il Policlinico che ci ha lasciato a casa dopo averci
spremuto per vent'anni. Suonerà per le agenzie interinali che ci hanno
sfruttato e ricattato con contratti mensili. Suonerà per tutti i precari, come
come fosse una sveglia. Suonerà per le donne e le madri a cui non vengono
garantiti diritti. Suonerà per quei sindacati con la cui complicità il
lavoro precario è diventato simbolo della vocazione suicida di questo
paese.Suonerà come fosse un'adunata, perché noi donne madri ribelli nella crisi
agiremo di nuovo. Mentre la politica é in vacanza, noi resistiamo e aspettiamo.
Aspettiamo il vostro ritorno dalle vacanze, da quelle stesse vacanze che a noi
sono negate, essendo venuta meno la nostra condizione di lavoratrici. Vacanze
che abbiamo deciso di trascorrere su un tetto occupato, per occupare il
cuore, riempirlo dell'orgoglio di chi si sente nel giusto e si organizza perché
ci troviate ancora qui, più forti e numerose, determinate a far rispettare un
nostro diritto e la nostra dignità".
"Questa
sirena sarà anche un monito continuo a chi -sindacati e istituzioni- non vuole
cambiare una regola che non riconosce nei concorsi pubblici il servizio
prestato dentro le strutture sanitarie pubbliche dai lavoratori interinali.
Questo rischia di moltiplicare a breve situazioni come la nostra, un esercito di
disoccupati espulso dalla sanità. Un fiume di professionalità ed esperienza
che, invece di essere al servizio della salute dei cittadini, vivrà la stessa
disperazione che noi abbiamo saputo trasformare in rabbia razionale. Questa
sirena suonerà anche per voi, disoccupati del futuro, espulsi da una politica
cieca e irresponsabile, da un sindacato complice e inerte. Al ritorno dalle
vacanze, siate uomini! Quando smetterete il cuore caldo da vacanzieri e un
attimo prima di impiantarvi in petto quello gelido del calcolo politico,
pensate alle Madri nella Crisi, alla loro lotta, alle loro ragioni. Noi vi
stiamo già pensando, pronte a riprendere le azioni di lotta, pronte a
riprenderci la dignità".
13-14-15 agosto: APPELLO DEI SINDACATI PALESTINESI A SOSTENERE LA LOTTA DEL POPOLO DI GAZA
Dalla parte dei lavoratori palestinesi: un appello di alcuni sindacati
Redazione
Contropiano
Il
movimento dei sindacati palestinesi, con il sostegno del Congresso dei Sindacati
del Sud Africa e dei suoi affiliati, chiede all'unanimità al movimento
sindacale internazionale di agire immediatamente per fermare il massacro
israeliano a Gaza e ritenere Israele responsabile dei suoi crimini contro il
popolo palestinese.
Nelle due
settimane dell’ultima aggressione militare israeliana nella Striscia di Gaza,
intere famiglie sono state spazzate via, e più di 600 palestinesi sono stati
uccisi, quasi l'80% dei quali civili, e un terzo dei quali bambini. Più di 1,8
milioni di palestinesi sono intrappolati in un piccolo pezzo di terra occupata
e assediata che Israele ha trasformato in una prigione a cielo aperto, oggetto
di bombardamenti quotidiani di razzi ed artiglieria pesante israeliani. Per
sette anni, i palestinesi di Gaza sono stati sotto un assedio brutale e
illegale, il cui scopo è quello di distruggere le condizioni di vita e di
spezzare lo spirito del popolo. L'assedio e i periodici bombardamenti hanno
creato una catastrofe umanitaria, con carenze critiche di acqua, cibo e forniture
mediche. La libertà di movimento, il diritto all'istruzione e l'accesso ai
servizi sanitari sono stati ampiamente negati dall'occupazione
israeliana.
L’obiettivo
di Israele in questa sua ultima aggressione contro i palestinesi a Gaza e
Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, è quello di perpetuare l’occupazione.
Quest’anno è il decimo anniversario della sentenza della Corte Internazionale
di Giustizia (ICJ) in cui si è decretato che il Muro di Israele e il relativo
regime nella Cisgiordania palestinese occupata – regime degli insediamenti,
della confisca della terra, delle strade separate, dei sistemi di permesso e
delle restrizioni di movimento – sono illegali secondo il diritto
internazionale. Tuttavia, in 10 anni la comunità internazionale ha concesso ad
Israele di continuare la costruzione [delle colonie, ndt] su territori occupati
e di continuare il suo sistema di occupazione, apartheid e colonialismo contro
il popolo palestinese.
Mentre i
governi tergiversano e permettono ad Israele di agire nell’impunità assoluta, e
la maggior parte dei media mainstream ripetono a pappagallo la propaganda
orwelliana di Israele, la solidarietà della società civile è l'unica forza che
può aiutare a fermare il massacro in atto della nostra gente e ad inviare loro
il messaggio che non sono soli, esattamente come l’efficace solidarietà
internazionale aveva fatto nel sostenere la lotta per la libertà nel Sudafrica
dell'apartheid. Di fronte a questa inerzia internazionale, noi, i sindacati
palestinesi, ci appelliamo ai sindacati di tutto il mondo affinchè adottino
misure urgenti, e in particolare intensifichino i boicottaggi, il
disinvestimento e le sanzioni (BDS) contro Israele fino a quando quest’ultimo
non sarà conforme col diritto internazionale.
Vi chiediamo
di considerare le seguenti azioni:
Stop alla
gestione delle importazioni e/o esportazioni da/verso Israele,
Disinvestimento
del Vostro fondo pensione sindacale – ed altri – dalle obbligazioni israeliane
così come da corporazioni e banche che sono complici con l’occupazione e le
violazioni dei diritti umani perpetrati da Israele,
Dissociarsi
dai sindacati israeliani che sono complici dell’occupazione,
Supportare
il nostro appello per un embargo militare su Israele,
Condividere
tra i vostri membri le informazioni sull’assedio e la distruzione di Gaza, e
chiedere ai vostri membri di boicottare i prodotti israeliani, condividendo la
conoscenza di tutto ciò con la loro famiglia, colleghi ed amici.
Oggi più che
mai, la solidarietà coi lavoratori palestinesi e le loro famiglie a Gaza e nel
resto dei Territori Occupati Palestinesi è una componente essenziale per delle
politiche sindacali progressive e di principio. Considerato il completo
fallimento e la non volontà dei governi di mettere Israele di fronte alle sue responsabilità
previste dal diritto internazionale, è largamente riconosciuto che
l’occupazione di Israele deve essere isolata dalla pressione della società
civile.
Ci affidiamo
ai nostri fratelli e sorelle dei movimenti sindacali internazionali per continuare
un’orgogliosa tradizione di solidarietà internazionale, e per stare dalla
nostra parte proprio come si stava con la lotta contro l'apartheid in Sud
Africa.
Pubblicato
dai seguenti sindacati palestinesi:
Palestinian General Federation of Trade Unions-Gaza
General Union of Palestinian Workers
Union of Professional Associations
Federation of Independent Trade Unions
Con il supporto di:
Congress of South African Trade Unions
13-14-15 agosto: Un provvedimento che permette alle imprese di poter assassinare gli operai e che illude che possano, anche, essere risarciti
Morti sul lavoro, la leva del
pm sulle assicurazioni che incentiva i controlli
La procura di Milano ha ottenuto il versamento di
850mila euro alla vedova di un operaio morto per il mancato rispetto delle
norme anti infortunistiche. L'azienda ha così evitato sanzioni accessorie come
il blocco dell'attività per via della contestazione per violazione della legge
sulla responsabilità amministrativa degli enti
Molti,
benedetti e subito. E’ la sintesi per descrivere il finale positivo di una
storia tragica, che dimostra l’utilità della giustizia quando è attenta non
solo a perseguire il reato, ma anche alla persona offesa. La storia è quella di
W., una donna egiziana residente da tempo in Italia con il marito e due figli
piccoli, che si è vista riconoscere un maxi risarcimento da ben 850mila
euro per la perdita del coniuge morto sul lavoro. Il tutto senza dover
affrontare una lunghissima e costosa causa civile, che avrebbe richiesto magari
quattro anni per arrivare a una sentenza solo di primo grado, senza nessuna
certezza sulla somma che avrebbe poi ottenuto. Soprattutto se l’azienda avesse
fatto ricorso allungando ulteriormente i tempi. Il marito della donna, operaio,
lavorava in una vetreria. E’ morto dopo una lunga agonia per la caduta da una
scala in uno dei cantieri nei quali l’azienda lavorava in subappalto. Un
incidente che avrebbe potuto essere evitato rispettando le norme anti
infortunistiche. Ed è proprio su questo che il sostituto procuratore di Milano Nicola
Balice ha fatto leva per arrivare al risultato: ha contestato ai titolari
dell’impresa dove lavorava l’operaio, nonché a quella appaltante e al
committente, non solo il reato di omicidio colposo ma anche la violazione delle
norme contenute nella legge 231 del 2001. Quella sulla responsabilità
amministrativa degli enti, che applicata al diritto del lavoro permette di
chiamare in causa il datore che non abbia predisposto adeguati controlli
e procedure di sicurezza per evitare gli incidenti. L’importanza della
contestazione non sta tanto nelle sanzioni pecuniarie, quanto in quelle
accessorie: il blocco dell’attività, il divieto di contrattare con la pubblica
amministrazione e il divieto di accesso a fondi e agevolazioni pubbliche. Due
delle tre aziende coinvolte hanno accettato di pagare la maxi somma alla vedova
(hanno provveduto le assicurazioni Zurich e Unipol), chiedendo il
patteggiamento della pena per gli imputati e l’esclusione dalle sanzioni
accessorie. La strategia del pm è innovativa, e se fosse utilizzata in tutte le
procure italiane sarebbe un potente incentivo per le assicurazioni
attive in questo settore a pretendere migliori sistemi di protezione dalle
aziende assicurate. E ci sarebbero già altre imprese, sulle quali sono state
chiuse le indagini, pronte a chiedere alla procura di Milano di poter saldare al
massimale pur di evitare le secche della 231. E questo non vale solo per le
morti, ma anche per le lesioni. I dati Inail per il
2013 parlano ancora di 660 i casi di decesso accertati sul lavoro su 1.175
denuncie di infortunio mortale. Ancora troppi, seppur in calo sul 2012 al contrario
delle lesioni che sono in aumento. “La procura di Milano”, spiega a ilfattoquotidiano.it
il procuratore aggiunto Nicola Cerrato, titolare dei reati sui luoghi di
lavoro, “sta da tempo lavorando per diminuire la mortalità. Nell’anno del mio
insediamento (8 anni orsono, ndr) i decessi sono stati 27. Nel 2013
erano scesi a 9 e quest’anno, ultimi dati non ancora rilasciati, siamo a
sette”.
11-12-13 agosto: Aggiornamenti dal presidio dall'ospedale S. Paolo (MI) contro i licenziamenti politici
Litigio, invalido licenziato.
All’ospedale San Paolo torna lo sciopero della fame
Raffaele
Trizio, licenziato per un litigio con la dirigente del suo Cps, torna a dormire
in ospedale e riprende lo sciopero completo della fame
Milano, 11
agosto 2014 - Oggi all’ospedale San Paolo comincia una settimana
di fuoco: contro il pugno duro della dirigenza e i licenziamenti
disciplinari tornano a mobilitarsi i sindacati di base, si aggiungono
politici e centri sociali. Soprattutto Raffaele Trizio, licenziato per un
litigio con la dirigente del suo Cps, torna a dormire in ospedale e
riprende lo sciopero completo della fame. Raffaele ha 51 anni, lavorava come
assistente sociale da 22, gli ultimi 9 al San Paolo. È invalido all’80% per
una malattia reumatica cronica. L’hanno lasciato a casa in giugno, quattro mesi
dopo la discussione con la dirigente del suo Cps in zona Ticinese, che l’ha
denunciato. Sullo sfondo della vicenda c’è una lunga storia di cattivi rapporti
proprio con quella dottoressa, ma anche la spaccatura avvenuta mesi fa in seno
alla Rsu del San Paolo (Trizio è un ex della Cgil) e la protesta dei sindacati
di base, Usi e Fsi in testa, contro il «clima di polizia» che denunciano in
ospedale.
È scontro permanente con i vertici che hanno messo sotto procedimento disciplinare due delegati, un infermiere e un’ostetrica che il 21 maggio, al termine di un’assemblea, occuparono per quattro ore i locali del servizio infermieristico. Anche per protestare contro il licenziamento disciplinare di un’altra infermiera, che poi ha trovato un accordo con l’azienda. Raffaele no. Ha impugnato il licenziamento e si è messo a protestare: il 16 luglio si è piantato nell’atrio dell’ospedale, tre giorni e tre notti in sciopero della fame. La sua protesta va avanti da allora, con lo sciopero in forma «attenuata» (mangia solo frutta) e la presenza tutti i giorni in ospedale, con un banchetto sistemato tra la mensa e la sede dell’Usi, dove raccoglie firme contro i provvedimenti disciplinari. All’ultima conta erano 556.
È scontro permanente con i vertici che hanno messo sotto procedimento disciplinare due delegati, un infermiere e un’ostetrica che il 21 maggio, al termine di un’assemblea, occuparono per quattro ore i locali del servizio infermieristico. Anche per protestare contro il licenziamento disciplinare di un’altra infermiera, che poi ha trovato un accordo con l’azienda. Raffaele no. Ha impugnato il licenziamento e si è messo a protestare: il 16 luglio si è piantato nell’atrio dell’ospedale, tre giorni e tre notti in sciopero della fame. La sua protesta va avanti da allora, con lo sciopero in forma «attenuata» (mangia solo frutta) e la presenza tutti i giorni in ospedale, con un banchetto sistemato tra la mensa e la sede dell’Usi, dove raccoglie firme contro i provvedimenti disciplinari. All’ultima conta erano 556.
Il 19 agosto
c’è la prima udienza della sua causa in tribunale, e Usi e Fsi, che nel
frattempo hanno fondato un comitato al quale hanno aderito anche la Fials
aziendale, i 5 Stelle, l’esponente di Rifondazione Massimo Gatti, hanno
organizzato una settimana di mobilitazione a partire da oggi, con iniziative
giorno e notte. Proiezioni e mostre sugli scandali che hanno toccato negli anni
l’ospedale, e serate di dibattito, sulla sanità lombarda ma anche sulla
Palestina e sul Chiapas, dove la ong “Vento di terra”, nata in ospedale, e un
progetto dell’Usi hanno costruito scuole e cliniche distrutte, rispettivamente,
dai raid israeliani e dagli attacchi dei paramilitari. E spettacoli, come
quello del cabarettista Andrea Labanca, annunciato mercoledì sera; altri ne
preparano i centri sociali Torchiera e Conchetta. Tutto intorno al «ponte» che
si percorre per raggiungere gli ambulatori e la cassa del ticket. «La direzione
non ci ha autorizzati - spiegano dall’Usi - noi andiamo avanti, si vedrà».
giulia.bonezzi@ilgiorno.net
Ospedale
San Paolo: Presidio permanente
|
Dopo il
licenziamento in tronco di due lavoratori affetti da problemi di salute e con
un'anzianità di servizio di oltre 20 anni, l'Amministrazione leghista
insediatasi al San Paolo nel 2011 vuole ora disfarsi dei sindacalisti che
stanno difendendo i lavoratori lasciati a casa, mandandoli in commissione
disciplinare.
Le
motivazioni che hanno comportato il licenziamento senza neanche il preavviso
di questi 2 dipendenti, in altri momenti sarebbero state sanzionate con
qualche giorno di sospensione, mentre le contestazioni addebitate ai due
sindacalisti USI sono: l'aver violato gli “obblighi del dipendente” sino ad
aver impedito al dirigente del Sitra di attendere alla propria attività
lavorativa...., perseguibili penalmente, secondo l'avv. Vigezzi dell'Azienda,
con arresto fino ad un anno.
I fatti si
riferiscono alla giornata del 21 maggio 2014 quando, al termine di una
Assemblea Generale dei Lavoratori indetta da USI e FSI, alcuni delegati
decisero di presidiare l'Ufficio del Sitra per denunciare i metodi repressivi
nella gestione del personale, la mancanza di regole sulla mobilità, sulla
libera professione, il ricorso massiccio dell'arma disciplinare e dei
licenziamenti, contro il ritorno nelle corsie delle agenzie di
somministrazione di personale, nuovo caporalato attuato sulla pelle degli
operatori sanitari.
LUNEDI'
11 Agosto PRESIDIO PERMANENTE AD OLTRANZA, presso la Sede Sindacale
dell'Ospedale San Paolo
Raffaele in sciopero parziale della fame dal 16 luglio '14 entrerà in sciopero totale
Durante lo
svolgimento del Presidio verranno promosse iniziative culturali,
proiezioni, dibattiti ecc. e continuerà la sottoscrizione della petizione a
sostegno dei 2 dipendenti lincenziati e dei sindacalisti inquisiti (già 556 firme
di lavoratori e utenti sono state fatte recapitare alla Dirigenza
dell'ospedale). Martedì 19 agosto invece, presso il Tribunale Civile di
Milano, si svolgerà la prima udienza della causa di lavoro di Raffaele.
INTERRUZIONE DI PUBBLICO SERVIZIO È PER CHI CHIUDE I POSTI LETTO E REPARTI OSPEDALIERI, NON PER CHI RIVENDICA ASSUNZIONI E QUALITÀ DELL'ASSISTENZA.
Invitiamo
tutti i lavoratori e i cittadini a passare dal PRESIDIO e a manifestare tutta
la solidarietà possibile, perchè Raffaele non deve rimanere solo.
Segreteria
Aziendale USI-Sanità Ospedale San Paolo - Milano
|
11/12 agosto: Ennesima indagine sulle truffe e sfruttamento delle cooperative... ma Poletti è ministro e loro continuano impuniti
Modena. 51 denunce, 900 lavoratori irregolari.
Indagine sul mondo delle cooperative
Lunedì, 11
Agosto 2014 18:10
Redazione
Contropiano
Alcuni
giorni fa, la Guardia di Finanza, ha denunciato 51 persone nella provincia di
Modena ritenute responsabili a vario titolo del reato di “illecita
somministrazione di manodopera ed altri delitti di natura fiscale”. In tale
contesto sono stati individuati oltre 900 lavoratori impiegati irregolarmente
in diverse cooperative. Nell'indagine della GdF è stato riscontrato lo
svolgimento di prestazioni da parte dei lavoratori he esulavano da quelle
espressamente previste dal contratto. In sostanza, le società cooperative si limitavano
a fornire una mera prestazione di manodopera impiegando lavoratori in realtà
posti alle dirette dipendenze dell’impresa utilizzatrice, ma privati dei
diritti e delle garanzie riconosciute ai lavoratori dipendenti.
E' emersa
così una realtà da parte molte imprese, soprattutto nei settori "labour
intensive", ad "esternalizzare" intere fasi del ciclo produttivo
affidandosi a soggetti terzi (per lo più società cooperative), attraverso la
sottoscrizione di contratti di prestazione di servizio. Dalle indagini è emerso
che le società cooperative prese in esame erano spesso gestite da un numero
ristretto di persone, spesso legate da vincoli di parentela; pur essendo
operative nella provincia modenese, avevano spesso sede legale nel Meridione e
ricorrevano ad artifizi contabili in modo da annullare la base imponibile da
sottoporre ad imposizione fiscale. Le ispezioni della Guardia di Finanza hanno
così rilevato un danno all'erario costituito da ricavi non dichiarati pari a
circa 7 milioni di euro, costi indeducibili pari a 14 milioni di euro, da una
maggior base imponibile segnalata ai fini dell'Irap per 42 milioni di euro, da
un'IVA evasa pari a 16 milioni di euro, nonchè dall'emissione di fatture per
operazioni inesistenti per oltre 25 milioni di euro.
11/12 agosto: Continuano le iniziative a sostegno del popolo palestinese in puglia - a taranto prosegue il sostegno con firme all'esposto denuncia contro governo renzi e industrie belliche
Sosteniamo la giusta lotta di liberazione nazionale del popolo palestinese contro
l’occupazione, la colonizzazione e l’apartheid imposte da Israele!
Isolare internazionalmente lo Stato sionista!
Chiediamo al governo italiano di interrompere ogni forma di collaborazione
– militare, economica, politica, culturale – con Israele
Chiediamo al governo della regione Puglia di interrompere ogni accordo di
collaborazione con istituzioni israeliane!
Chiediamo a tutte le assemblee elettive, dal parlamento ai consigli
comunali, di pronunciare una netta condanna dell’aggressione israeliana contro
la popolazione palestinese!
Chiediamo un tribunale internazionale che giudichi lo stato di Israele per
crimini contro l’umanità
Sviluppiamo la campagna BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni)!
Dopo un mese di micidiali bombardamenti dell’esercito israeliano a Gaza,
accanitosi nel colpire ospedali, scuole, asili, bambini, sedi dell’ONU che
accoglievano i rifugiati, centrali elettriche, acquedotti, infrastrutture
civili, Gaza si è trasformata dal più grande campo di concentramento del mondo nel più
grande cimitero del mondo. Secondo i dati del PCHR
Palestinian Centre for Human Rights, Dall’8 luglio al 5
agosto l’esercito sionista ha ucciso 1938persone, di cui 1626 civili (84%):
460 bambini, 246 donne; ha ferito 7920 persone, principalmente civili, di
cui 2111 bambini, 1415 donne
L’offensiva di Israele ha causato oltre 5 miliardi di
dollari di danni alle abitazioni e alle infrastrutture nella
Striscia di Gaza. La cifra è destinata a salire poiché l’aggressione
continua. Circa 10.000 case sono state distrutte
completamente e 30.000 parzialmente. Le tre aree che hanno subito la
distruzione più importante sono Shujaiyya (dove vivono
circa 110.000 persone. Il 60 per cento delle case è stato
completamente distrutto) Beit Hanoun e Abasan.
Serviranno 5 miliardi di dollari per ricostruire soltanto gli
edifici, non considerando i beni, come i mobili e le auto.
Anche i
contenitori diesel appartenenti alla centrale elettrica di
Gaza sono stati distrutti.
10 linee elettriche che
alimentano Gaza e sono fuori uso. Il 70 per cento dei
pozzi d’acqua sono stati completamenti distrutti, oltre alla
perdita delle rete idrica”.
Secondo i dati delle Nazioni
Unite, 485.000 persone - un quarto della popolazione di
Gaza - sono state costrette a lasciare le loro
case durante l’attacco sionista.
Dall’8 luglio, i medici e le squadre di
soccorso sono stati colpiti da incursioni aeree israeliane e da colpi di
artiglieria 102 volte. 19 medici sono stati uccisi e molti di più sono rimasti
feriti. 44 dei 55 centri d’assistenza d’urgenza sono stati chiusi a causa
dei bombardamenti israeliani. Inoltre, 17 ospedali, sia pubblici, sia privati,
sono stati presi di mira e colpiti dall’esercito israeliano.Gli attacchi ai
poli ospedalieri sono considerati una “grave violazione” della Quarta Convenzione
di Ginevra; in altre parole, un crimine di guerra. Un’altra “grave violazione”
è l’appropriazione e la distruzione estensiva di proprietà, la quale non è
giustificata da necessità di natura militare ed è compiuta in modo gratuito e
illegale. Israele è uno dei paesi firmatari della Quarta Convenzione di
Ginevra, che sottoscrisse nel 1957. Israele, tuttavia, afferma che la
convenzione non è estendibile al comportamento israeliano nei territori
acquisiti nel 1967 e occupati militarmente da allora. Il portavoce
dell’esercito israeliano ha sostenuto ripetutamente che i combattenti della
resistenza palestinese utilizzano gli ospedali come deposito e base di lancio
dei razzi, ma non ha presentato alcuna prova attendibile a sostegno della
propria tesi.
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Tadamon Filastin فلسطين تضامن (Solidarietà - Palestina)
Comitato di solidarietà col popolo palestinese in Terra di Bari
II Str. Priv. Borrelli n. 32, Bari
E-mail: tadamonbari@gmail.com
Tel: 0809670901
Tadamon Filastin فلسطين تضامن (Solidarietà - Palestina)
Comitato di solidarietà col popolo palestinese in Terra di Bari
II Str. Priv. Borrelli n. 32, Bari
E-mail: tadamonbari@gmail.com
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11/12 agosto: Verso un convegno operaio/popolare a settembre a TA - Ilva la situazione non è buona.. nè per gli operai, nè per le masse popolari
verso un
convegno operaio e popolare a settembre
sulla situazione in fabbrica - processo Ilva - rilancio della lotta generale per il decreto operaio
info
slai cobas per il sindacato di classe
slai cobasta@gmail.com
info 347-5301704
via rintone 22 taranto
sulla situazione in fabbrica - processo Ilva - rilancio della lotta generale per il decreto operaio
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slai cobas per il sindacato di classe
slai cobasta@gmail.com
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via rintone 22 taranto