Su
Sciopero economico e sciopero
politico
Questo testo, che chiude questo ciclo di Formazione Operaia, pone
il legame tra sciopero economico e sciopero politico e mostra, anche
sulla base dei dati degli scioperi e del loro carattere – in
Russia, ma vale per tutti gli scioperi in ogni paese, sia allora che
ora, dati che non abbiamo riportato ma sono ben indicati nel testo
integrale – che uno sciopero rafforza l’altro.
Noi abbiamo avuto esempi concreti della storia in Italia del
movimento operaio, ma anche alcuni barlumi nel movimento attuale,
come questo sia vero e inevitabilmente necessario. Via via che gli
scioperi economici crescono, si estendono è inevitabile che gli
operai, i lavoratori si pongano il problema se non è necessario lo
sciopero che abbia al centro il porre fine al fatto che gli operai
sempre devono essere sfruttati, che sempre deve esistere un pugno di
ricchi, di padroni che si appropria del lavoro di milioni di uomini e
donne. Lo sciopero che ponga la questione del potere operaio, del
governo operaio.
Ma chiaramente – come spiega Lenin – lo sciopero politico non
è una lotta che cade dall’alto sulla testa dei lavoratori delle
masse popolari che vi partecipano, ma esso stesso si riempie dei
bisogni, delle rivendicazioni portate negli scioperi economici: il
lavoro, il salario, la sicurezza, la salute, ecc. ecc.
Lenin afferma: guai a togliere la base economica ad una lotta
politica, essa non potrebbe essere realmente di massa. Pensate, che
la Rivoluzione d’Ottobre si fece intrecciando parole d’ordine
economiche con parole d’ordine politiche “pane, terra, pace”.
Mao Tse tung dice che non si può sviluppare una guerra popolare se
non ti occupi del “grano e del sale”.
Negli anni 69/70, nel grandioso movimento operaio dell”Autunno
caldo’ in Italia, la ribellione operaia che diede vita a centinaia,
migliaia di scioperi e varie iniziative di lotta, si mosse sulla base
delle condizioni materiali e concrete (aumenti salariali, passaggio
di categorie, parità salariale tra operai e impiegati e tra uomini e
donne, questione della sicurezza sul lavoro, della nocività,
problema del pagamento al 100% delle malattie, infortuni, ecc. ecc.);
questo permise di unire gli operai, tantissime fabbriche, alla base.
Nello stesso tempo questa unione sviluppò una forza ben oltre la
dimensione della lotta sindacale. Tanto che capitalisti, borghesi, lo
Stato ebbero una reale paura che quella ribellione, quegli scioperi
facevano non solo apparire lo “spettro” della rivoluzione
proletaria” ma il suo effettivo inizio, perchè vi era una fusione
tra le lotte operaie e le idee della rivoluzione.
Ma abbiamo detto anche oggi questa inevitabile combinazione tra
scioperi economici e scioperi politici comincia, anche se in
embrione, ad apparire. Come non cogliere negli scioperi, lotte dei
lavoratori immigrati, sia nella logistica che nelle fabbriche, che
non si tratta solo di avere un contratto, ma di lottare contro uno
Stato imperialista che li ha costretti a fuggire dalle loro terre e
ora li sfrutta usando il razzismo; come non cogliere nella lunga e
articolata lotta degli operai della Gkn non solo la rivendicazione
del lavoro contro i licenziamenti, contro le delocalizzazione, ma la
questione di un governo, di un potere differente, proletario, che dia
le fabbriche in mano agli operai, e come non vedere nella solidarietà
costruita intorno a questa lotta, che la classe operaia può e deve
essere avanguardia di tutto il popolo, assumendo, attraverso la lotta
politica, le istanze degli studenti, come dei settori ambientalisti
radicali, ecc.
E, come scrive Lenin: “Se i liberali (e i liquidatori) dicono
agli operai: voi siete forti quando la «società» simpatizza con
voi, il marxista parla diversamente agli operai : la «società»
simpatizza con voi quando siete forti…”. E questo è un
insegnamento che deve far riflettere tutti gli operai perchè
comprendano quanto è importante per avere il sostegno alla loro
battaglia che facciano loro il primo e importante passo con gli
scioperi (pensiamo, per esempio, ai falsi discorsi, spontanei o
indotti, che sono presenti tra gli operai dell’ex Ilva di Taranto);
ma deve far riflettere gli stessi operai della Gkn, che questa
“simpatia” è frutto della forza della loro lotta, non
dell’appoggio acritico a qualsiasi movimento degli altri settori
sociali.
Certo, come ben illustra Lenin nel testo, occorrono tanti scioperi
economici che spingano verso lo sciopero politico – e questo al
momento è lontano ancora da essere realtà. E, come Lenin spiega
quando ricorda le cifre degli scioperi all’epoca in Russia, i
numeri contano eccome.
Ma allora la prima questione che i comunisti devono fare è
alimentare gli scioperi economici, aiutare gli operai, tutti i
lavoratori, lavoratrici a farli. Coloro che fanno solo propaganda
politica rivoluzionaria – e nel nostro paese, ma non solo, tanti
gruppi che si dicono rivoluzionari, anche comunisti solo questo fanno
– e non si “sporcano le mani” per aiutare gli operai ad
organizzare scioperi sui bisogni e la condizione concreta dei
lavoratori, delle masse popolari, possono parlare decine di anni di
lotta politica, ma costantemente tolgono a questa lotta il terreno
sotto i piedi, il suo legame con la lotta concreta degli operai. La
loro attività può sembrare ai loro occhi più alta, più lodevole,
che si occupano non di questioni meramente materiali bensì di
questioni di principio, ma in realtà si tratta di un’attività
opportunista, che vede i comunisti staccati dal legame concreto, “di
vita”, con gli operai.
Come scrive Lenin: “…il problema del miglioramento del tenore
di vita è anch’esso un problema di principio, un importantissimo
problema di principio, e, in secondo luogo, io non indebolisco, ma
rafforzo la mia protesta quando protesto non contro una, ma contro
due, tre, ecc. manifestazioni dell’oppressione…”.
Il legame, la combinazione tra scioperi economici e scioperi
politici è nello stesso tempo la risposta contro gli economisti,
presenti soprattutto in alcuni sindacati di base, che coltivano tra i
lavoratori l’illusione che crescendo gli scioperi economici si
arriva a mettere in crisi il potere borghese; lì dove per i
comunisti, invece, occuparsi di tutti i bisogni degli operai, di
tutti i lavoratori, lavoratrici, deve significare finalizzare la
lotta economica alla lotta per la conquista del potere; preparando la
combinazione dei due tipi di sciopero.
DAL TESTO DI LENIN: “Sciopero economico e sciopero
politico”
“…tra
i due tipi di sciopero esiste uno stretto e indissolubile legame…
Lo sciopero economico e quello politico si sostengono quindi
reciprocamente, costituendo, l’uno per l’altro, una fonte di
energia. Senza questo stretto legame fra i due tipi di
sciopero, un movimento veramente vasto, di massa – che acquisti,
inoltre, un’importanza nazionale – non è possibile. Non di rado,
all’inizio del movimento, lo sciopero economico ha il potere di
risvegliare e scuotere i più arretrati, di generalizzare il
movimento, di elevarlo a un grado superiore… Ma il legame fra
sciopero economico e sciopero politico è sempre esistito, Senza
questo legame, ripetiamo, non è possibile un movimento
effettivamente grande che raggiunga grandi obiettivi…
La
classe operaia durante lo sciopero politico agisce come classe che è
all’avanguardia di tutto il popolo. In questi casi il
proletariato adempie la funzione non semplicemente di una classe
della società borghese, ma la funzione di egemone, cioè di
dirigente, di avanguardia, di capo. Le idee politiche che si
manifestano nel movimento hanno un carattere popolare, investono cioè
le condizioni più profonde, fondamentali della vita politica di
tutto il paese…
D’altra parte,
le masse
lavoratrici non accetteranno mai di rappresentarsi il «progresso»
generale del paese senza rivendicazioni economiche, senza un diretto
e immediato miglioramento delle proprie condizioni. La massa
è attratta nel movimento, vi partecipa energicamente, lo apprezza
altamente e sviluppa il suo eroismo, il suo sacrificio, la sua
tenacia e la sua fedeltà alla grande causa soltanto nella misura in
cui la situazione economica di chi lavora si migliora. Non può
essere altrimenti, appunto perché le condizioni di vita degli operai
nei tempi «normali» sono inverosimilmente dure.
Lottando
per ottenere un miglioramento delle condizioni di vita, la classe
operaia, al tempo stesso, si eleva moralmente, intellettualmente e
politicamente, diventa più capace di raggiungere i grandi
obiettivi della sua liberazione…
Più forte è la pressione degli operai, maggiori miglioramenti
del tenore di vita essi ottengono. Sia la «simpatia della società»
che il miglioramento del tenore di vita sono il risultato dell’alto
grado di sviluppo della lotta. Se i liberali (e i liquidatori) dicono
agli operai: voi siete forti quando la «società» simpatizza con
voi, il marxista parla diversamente agli operai : la
«società» simpatizza con voi quando siete forti…
I
dati scientifici della statistica per un periodo di parecchi anni
confermano quindi pienamente l’esperienza fatta e le osservazioni
di ogni operaio cosciente circa la necessità dell’unione dello
sciopero economico con quello politico e la inevitabilità di questa
unione in un movimento realmente vasto e popolare…
…il multiforme carattere degli scioperi attira più di ogni
altra cosa masse di nuovi partecipanti, più di ogni altra cosa
assicura la potenza della pressione e le simpatie della società, più
di ogni altra cosa garantisce sia il successo degli stessi operai che
l’importanza nazionale del movimento.
Lenin nel
contestare il ragionamento dei “liberali” che dicono che le
rivendicazioni economiche possano “«offuscare» il carattere di
principio della protesta” – dice – “Al contrario… questa
rivendicazione non «offusca» ma rafforza «il carattere di
principio della protesta» ! Innanzi tutto il problema del
miglioramento del tenore di vita è anch’esso un problema di
principio, un importantissimo problema di principio, e, in
secondo luogo, io non indebolisco, ma rafforzo la mia protesta quando
protesto non contro una, ma contro due, tre, ecc. manifestazioni
dell’oppressione…”…
“…invano – continua
Lenin – il signor Iegiov (un liberale) confonde il problema della
combinazione dello sciopero economico e dello sciopero politico con
il problema della preparazione dell’uno e dell’altro! Certamente
bisogna preparare e prepararsi, e inoltre quanto più possibile in
modo unitario, affiatato, compatto, meditato, risoluto; tutto ciò è
molto desiderabile. Non vi può essere discussione. Ma bisogna
preparare, malgrado il signor Iegiov, appunto la combinazione dei due
tipi di sciopero…
Non è vero che l’«intreccio»
sarebbe un errore. È proprio il contrario. Gli operai avrebbero
commesso un irreparabile errore se non avessero compreso tutta la
particolarità, tutto il significato, tutta la necessità, tutta
l’importanza, in linea di principio, appunto di questo «intreccio».
Ma gli operai, per fortuna, comprendono molto bene tutto ciò e
respingono con disprezzo la predica dei politici operai liberali…”.