mercoledì 31 gennaio 2024

31 gennaio - Dalla partecipata manifestazione dei lavoratori dell'appalto ex Ilva, ci vogliono ora subito garanzia di lavoro, salari e contratti - No licenziamenti!

 

La manifestazione dei lavoratori dell'appalto di lunedì molto partecipata ha dato forza alle rivendicazioni dei lavoratori pur se ancora non ci sono risultati concreti. 

Certo non basta dire "via Mittal, via Morselli", che non se vogliono andare e fanno resistenza - serve che comunque vada si faccia tornare al lavoro tutte le ditte dell’appalto entro questo mese senza licenziamenti/esuberi e che se c’è cassa integrazione ci sia integrazione salariale per tutti - cosa che stiamo chiedendo solo noi, Slai cobas.

Palombella ha parlato ieri di estensione dell’integrazione salariale del 10% solo per gli operai acciaieria e non anche per l’appalto. Infine le ditte si debbono impegnare a mettere fine ai contratti a tempo determinato, multiservizi e di somministrazione.

SLAI COBAS - TARANTO 


 


martedì 30 gennaio 2024

30 gennaio - Quasi un'altra Brandizzo: BRESCIA: OPERAIO TRAVOLTO E UCCISO DA UN TRENO ALLA STAZIONE DI CHIARI

Da radio onda d’urto

30 Gennaio 2024 - 

Joao Rolando Lima Martins, operaio di 51 anni che stava lavorando in un cantiere, è morto poco dopo la mezzanotte tra lunedì 29 e martedì 30 gennaio, travolto da un treno alla stazione di Chiari, nel Bresciano.

Lima Martins lavorava per una ditta esterna a Rfi  – Rete Ferroviari Italiani, infatti era dipendente della società Rebaiola, appaltatrice di Terna, con sede a Darfo Boario Terme. Secondo una prima ricostruzione, sembrerebbe essere stato travolto dal treno Italo Napoli-Bergamo mentre si trovava sui binari per svolgere lavori ad un traliccio dell’alta tensione, ma l’esatta dinamica è ancora in fase di accertamento.

Fonti delle Ferrovie dello Stato precisano che: «Dai primi accertamenti si configura come indebito attraversamento dei binari, ma le verifiche sono in corso» e la Procura di Brescia ha aperto un’inchiesta e attende le relazioni per ricostruire nel dettaglio l’accaduto, si dovrà accertare se la circolazione dei treni, visto che erano partiti i lavori di manutenzione, doveva essere interrotta.

Il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini, dopo l’accaduto, ha pubblicato una nota in cui afferma che «la sicurezza nei cantieri è e sarà sempre una priorità» ma i dati mostrano il contrario, nel 2023 in Italiano hanno perso la vita sul posto di lavoro 1.467 le persone. A riportare i dati di questa strage silenziosa è l’Osservatorio di Bologna sui morti del lavoro.

Un primo commento con Gaetano Nicolò di FILT-CGIL Ascolta o scarica

30 gennaio - dal blog tarantocontro: Appalto Castiglia - Le richieste dello Slai Cobas ottengono un primo risultato: il lavoro continua con proroga di un mese - Ma noi vogliamo lavoro per tutto l'anno e passaggio a tempo indeterminato

 

Sia se Castiglia resta sia se subentra un'altra azienda, va difeso lavoro per tutto l'anno e passaggio a tempo indeterminato!

Non è stata una battaglia facile, visto che Castiglia aveva già da diversoi giorni comunicato ad Acciaierie che "cessava l'attività" e quindi per i lavoratori era "licenziamento".

Lo Slai Cobas e i lavoratori del porto hanno posto in maniera netta che il lavoro doveva continuare in ogni modo. Questa determinazione ha pagato. 

Deve essere d'incoraggiamento e d'esempio per altri lavoratori dell'appalto minacciati di licenziamento

La lettera mandata a Castiglia dallo Slai Cobas

Alla Ditta Castiglia srl

all’att.ne Sig. Simeone Donatello

TA. 25.1.24

OGGETTO: incontro e richieste Slai Cobas

In riferimento all’incontro tenutosi questa mattina tra codesta azienda e la delegazione dello Slai cobas per la situazione dei lavoratori occupati nell’appalto AdI al porto;

a fronte delle Vs lettere del 20 e 24 gennaio c.a.

nell’incontro odierno lo Slai cobas e gli RSA presenti nel dichiarare la loro contrarietà alla “cessazione dell’attività presso lo stabilimento Acciaierie” al 31.1.24, così come comunicato da codesta Azienda ad AdI; hanno chiesto:

- la continuità lavorativa con proroga del contratto (come concordato in data 30 dicembre 2023);

- in subordine, in caso di affidamento da parte di AdI dell’appalto del porto ad altra azienda, il mantenimento del posto di lavoro in essere fino a traghettamento nella nuova ditta appaltatrice, per passaggio diretto e immediato di tutti gli operai operanti al porto da lavoro a lavoro.

Quanto richiesto è avvalorato primo dal fatto che l’attività al porto non è cessata; secondo, dal fatto che a tutt’oggi non vi comunicazione ufficiale di altra azienda a cui AdI affiderebbe l’appalto.

Lo Slai cobas ha inoltre fatto notare che ieri il governo ha rappresentato una serie di nuove misure per tutelare crediti delle ditte dell’appalto e occupazione e reddito dei lavoratori

Il governo nell’incontro tenuto con le OO.SS. in data 24 gennaio ha annunciato provvedimenti ad hoc, revisione delle norme per la tutela dei crediti, accesso agevolato al Fondo di garanzia Pmi, istituzione di uno specifico fondo di sostegno, estensione in deroga per la Cig per tutte le aziende della filiera; nello specifico dei provvedimenti allo studio viene annunciata la prededucibilità dei crediti delle imprese e la priorità assoluta alle imprese che hanno erogato le proprie prestazioni senza soluzione di continuità fino al giorno della decretazione della Amministrazione straordinaria”.

Su questo punto lo Slai Cobas fa rilevare all’azienda l’oggettivo interesse, per il recupero parziale o totale dei crediti vantati, alla continuità aziendale nell’appalto che coincide con l’interesse dei lavoratori al mantenimento del lavoro, e in subordine l’inserimento nei provvedimenti di ammortizzatori sociali.

Pertanto lo Slai cobas sollecita Castiglia srl a essere all’interno di questa vicenda sospendendo la comunicazione di cessazione dell’attività con AdI

In attesa di nuova comunicazione si esprime piena disponibilità a proseguire la discussione congiunta urgente nei prossimi giorni, onde assicurare la continuità lavorativa in forme condivise oltre il 31 gennaio.

SLAI COBAS per il sindacato di classe


30 gennaio - info Stellantis Pomigliano: I TALI E QUALI

da

Operai Contro

Sono anni che lo diciamo ma più passa il tempo, più si susseguono gli eventi e più non veniamo smentiti, anzi. La settimana scorsa si è materializzato quello che già da tempo girava nell’aria ovvero un ulteriore carnaio per gli operai. Giovedì scorso i sindacati firmatari ci hanno avvisato, tramite il solito comunicato inutile, che la Tonale passa da 227 a 205 vetture al giorno, il che, se si considera il passaggio dal 12esimo turno ai 10 turni, fanno 500 vetture in meno a settimana. I firmatutto esprimono preoccupazione essendo la Tonale un prodotto “nuovo” ma non vanno mai oltre alle stesse parole. La linea Panda invece aumenta la produzione da 306 a 328 vetture al giorno “aggiungendo personale, secondo disposizioni aziendali, laddove necessario”.
“Il bello deve ancora venire” canticchiava una canzone e non si sbagliava affatto, infatti il meglio di loro lo danno quando scrivono che:
“saranno presenti tra le maestranze per intervenire prontamente”. Se non fosse così tragica la situazione, ci sarebbe da ridere. Infatti, né ieri, né oggi si sono visti in fabbrica. Sappiamo che se anche lo avessero fatto, non sarebbe cambiato nulla, ma la sfrontatezza con cui oramai prendono impegni per iscritto senza mantenerli ci dà l’ennesima misura del loro essere completamente asserviti all’azienda.
Dall’altra parte va notato il silenzio assordante del sindacato che si dichiara di opposizione a tutto questo, ovvero la “finta rivoluzionaria” Fiom.
Diminuzione o aumento di cadenza che sia, non cambia di una virgola la tendenza all’interno dei reparti di peggiorare le condizioni di noi operai ad ogni giro di vite. Si tratta sempre di MASSACRO per le maestranze senza che NESSUNO si interessi realmente a questa situazione. Infatti, in seguito alla riduzione della produzione per turno sulla Tonale avremo il rientro graduale a Melfi di ben 260 trasfertisti e ciò significa che per i restanti addetti sulla Tonale aumenteranno i carichi di lavoro. E’ inutile dire come l’aumento di addetti sulla Panda è del tutto insufficiente a compensare l’aumento di cadenza previsto.
È opportuno, a questo punto, ricordare che ci sono stati tantissimi operai che, credendo alla favoletta del ciuccio che vola, hanno permesso alla Fiom ad aprile scorso nelle elezioni delle RLS, di essere la prima organizzazione sindacale a Pomigliano. Ed è bene ricordare anche che a maggio scorso gli operai hanno rialzato la testa e per 4 giorni consecutivi hanno scioperato compatti ed in massa, proprio per le condizioni di lavoro all’interno dei reparti. Quel “fuoco” fu subito spento dai “pompieri” della Fiom che dopo quei giorni, senza ancora aver ottenuto nulla, ci convinsero a fermare la mobilitazione in cambio della promessa di un incontro.
A questo punto è più che lecito chiedersi dove stanno le differenze fra i due schieramenti di sindacato? Cosa è cambiato da quando la Fiom ha vinto le elezioni? Cosa ha fatto e sta facendo la Fiom per tutte le problematiche che affliggono gli operai all’interno dei reparti? La risposta a queste domande è una ed è un dato di fatto oggettivo: NIENTE.
I due schieramenti fanno finta di farsi la “guerra”, ma entrambi agiscono in modo da tenerci sotto al padrone. I firmatutto appoggiano a spada tratta tutto quello che vuole l’azienda. La Fiom fa finta di opporsi all’azienda e di sostenere le proteste operaie, per spegnerle appena può.
La Fiom, per rappresentare sul serio quello che dice di essere, dovrebbe mettere in campo iniziative reali contro il padrone e non solo comunicati di finta opposizione che non cambiano di una virgola le pessime condizioni degli operai. Contro il padrone servono i fatti e non le chiacchiere. Se la Fiom si vuole distinguere dai firmatutto deve sostenere e organizzare le lotte invece di affossarle.
Noi operai dobbiamo capire che, se vogliamo contrastare il massacro che stiamo subendo, dobbiamo rialzare la testa come a maggio scorso, ma senza dar credito questa volta a nessun “pompiere”.

PILONE. Operaio Stellantis di Pomigliano d’Arco


lunedì 29 gennaio 2024

29 gennaio - info internazionalista: Argentina: Il primo sciopero generale contro Milei e lo smantellamento dello stato

 

Javier Milei ha affrontato il suo primo sciopero generale soltanto dopo sei settimane dall’essersi insediato alla presidenza con un piano di governo che punta ad una riduzione minima dello stato, stabilendo un nuovo primato, dopo aver superato il primato di tre mesi che ostentava Fernando de la Rúa. La luna di miele dell’ultradestro Javier Milei con la società argentina ha messo allo scoperto alcuni segni di esaurimento.

Con una dimostrazione di inedita articolazione e convocazione, le centrali sindacali CGT e ambedue le CTA, l’Unità Piquetera, l’Unione dei Lavoratori dell’Economia Popolare e altre organizzazioni sono giunte alla piazza del Congresso Nazionale per protestare contro il governo di Milei, l’aggiustamento economico, il mega Decreto di Necessità e Urgenza (DNU) e la legge omnibus.

La convocazione è risultata affollata con centinaia di migliaia di persone nelle strade del centro portegno, tra l’Avenida 9 de Julio e la Callao. Il primo sciopero generale contro Milei ha detto “no” allo smantellamento dello stato, con la parola d’ordine “La patria non si vende”.

Lo sciopero è iniziato a mezzogiorno a Buenos Aires con un’affollata mobilitazione al Congresso e si è replicato con proteste e marce in tutto il paese. Migliaia di persone si sono riunite in Avenida de Mayo, un’arteria del centro di Buenos Aires che congiunge il Congresso con la Casa Rosada, sede dell’Esecutivo, e hanno occupato varie strade adiacenti alla sede legislativa.

La manifestazione ha incontrato un grande dispiegamento di forze di sicurezza che avevano il compito di occuparsi di una delle ossessioni del governo: che il transito della capitale non fosse bloccato dalle manifestazioni. Gli agenti possono effettuare anche controlli sul trasporto per cercare manifestanti, e questa mattina hanno controllato gli autobus che circolavano alle entrate della capitale e hanno proibito il passaggio di coloro che volevano attraversare a piedi il ponte Avellaneda, nel sud della città.

sabato 27 gennaio 2024

27 gennaio - info solidale: Sicurezza sul lavoro, sicurezza dei territori: verso il presidio per Mattia Battistetti

Da tempo, in provincia di Treviso, è aperta una campagna che chiede giustizia e verità per Mattia Battistetti, schiacciato a 23 anni dal carico di una gru in un cantiere dell’azienda Bordignon a Montebelluna.

di Lorenzo Feltrin

Solo tra il 17 e il 18 gennaio ci sono stati dieci morti sul lavoro in Italia. L’ha annunciato la pagina Skatenati Electrolux, i cui delegati sindacali da tempo si impegnano per maggiore salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Su questo fronte, la principale vertenza aperta nella provincia di Treviso è la campagna che chiede giustizia e verità per Mattia Battistetti, schiacciato a 23 anni dal carico di una gru in un cantiere dell’azienda Bordignon a Montebelluna. Il prossimo appuntamento è il presidio del 29 gennaio 2024 davanti al tribunale di Treviso, in occasione della settima udienza del processo.

Gabriele Zanella, per l’Associazione in memoria di Mattia Battistetti, commenta: “Troppo spesso la strage continua di lavoratrici e lavoratori cade nella rimozione, nell’assuefazione, nel dimenticatoio mediatico dopo il clamore dei primi giorni. La lotta per Mattia Battistetti ha trovato relazioni significative con rappresentanze operaie nel territorio e soprattutto una costanza di azione mediatica e di iniziativa. Siamo consapevoli dell’importanza di far passare un concetto basilare, non scontato nel senso comune. Non esiste alcuna fatalità nella strage sul lavoro. Esistono rapporti causali ben precisi: di ordine specifico (assenza di controlli, irrisorietà di sanzioni, impunità…) e generale (ritmi, condizioni, ricattabilità, debolezza nei rapporti di forza)”.

Di fronte alle denunce della strage continua, alcuni commentatori sono soliti mettere in guardia dagli “allarmismi”, evidenziando come gli incidenti e i decessi dovuti al lavoro siano nettamente diminuiti dagli anni ’60 a oggi. Questo dato è fattualmente ineccepibile, ma viene inserito all’interno di una narrazione “minimizzante” alla quale ci sono almeno due ordini di obiezioni da muovere.

venerdì 26 gennaio 2024

26 gennaio - info: 7 MINUTI; ANZI 30

da

Operai Contro 

Stellantis Pomigliano, lavorare senza mangiare per 8 ore.

Nel film “7 minuti” di Michele Placido, un’azienda è in procinto di siglare l’accordo che la salverà dalla chiusura immediata, cedendo la maggioranza della proprietà ad una multinazionale. I partner francesi (che coincidenza) sono pronti a concludere l’affare, ma all’ultimo momento consegnano alle undici componenti del consiglio di fabbrica una lettera che chiede loro di sacrificare sette minuti al giorno di pausa pranzo per poter salvare dal licenziamento il personale della fabbrica. In maggioranza capiscono che dietro quella richiesta c’è una precisa azione da parte della nuova proprietà che, per l’appunto, si spingerà poi a chiedere sempre di più, ben oltre quella apparente “sciocca” richiesta.
Una straordinaria storia sul contrasto tra gli interessi operai e quella legge del mercato in nome della quale i padroni compiono ancora oggi le peggiori nefandezze.
Quanto raccontato nel film è ispirato ad una storia vera, accaduta in Francia, a Yssingeaux, nel 2012, una storia che pone sul piatto il tema della resistenza contro il continuo peggioramento delle condizioni degli operai di fronte al ricatto occupazionale operato dai capitalisti.
In Stellantis tutto ciò non accade e di continuo, anche per il nostro “consiglio di fabbrica” (sindacati firmatari e non) sempre più a braccetto col padrone, si perdono diritti come se nulla fosse.
In più articoli abbiamo denunciato l’accaduto ma volendo riassumere vi ricordo quello che è successo.
Il 21 agosto scorso, il sindacato aziendale ci informa che “in via del tutto eccezionale” (così citava il loro comunicato) dal 28 agosto al 31 dicembre si lavorerà obbligatoriamente, anche “nella mezz’ora prevista per la refezione” (sempre testuali parole).
Anno nuovo accordo vecchio e così il 19 gennaio ci comunicano che in un incontro con l’azienda “hanno stabilito” che dal 22 gennaio al 30 aprile “l’attività lavorativa giornaliera sarà svolta anche nella mezz’ora prevista per la refezione”. Si tratta pur sempre di grande soddisfazione sindacale se l’azienda continuerà a recuperare altri 30 minuti di produzione; tanto alla fine il “culo” non ce lo mettono loro.
In cambio per gli operai, quattro soldi in più al mese, che con questi “chiari di luna” comunque fanno comodo e su questo Stellantis punta per farci accettare quest’ennesimo sopruso. Resta però, il dato di fatto che dobbiamo lavorare senza mangiare per 8 ore, oltre il viaggio per andare e tornare dal lavoro (e non dimentichiamo le trasferte obbligatorie da Melfi e Cassino verso Pomigliano).
Un’aperta illegalità perché viola il diritto stabilito per legge ad una pausa pranzo per chi lavora per 6 ore e più al giorno.
Contro questo abuso cosa fa la Fiom? Si guarda bene dal proclamare uno sciopero, ma in cambio fa ben due comunicati! Nel primo, dopo aver ricordato che la mensa è un diritto fondamentale, scrive che “avremmo sicuramente accettato una impostazione di questo tipo, solo se si fosse garantito l’aspetto della volontarietà”. Nel secondo, diffida l’azienda a costringere i suoi iscritti e gli altri lavoratori a rinunciare alla mezzora perché “in presenza di contestazioni disciplinari tuteleremo gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori presso le autorità competenti”. Le solite cause che sono un terno al lotto oramai per gli operai.
Davanti a questo scenario come prima cosa dovremmo mandare a casa il nostro “consiglio di fabbrica” (firmatari e non) ormai sempre più impegnato ad accontentare su tutto gli interessi del padrone piuttosto che a tutelare gli operai. Dovremmo capire, facendo il paragone con la storia vera con la quale ho iniziato questo articolo, che la dignità non va persa anche se apparentemente si tratta di poca roba. Dovremmo capire che si fa presto a perdere tutto se si abbassa la guardia, anche solo per 7 minuti. Noi, ormai, ne abbiamo persi 30 ma non è mai troppo tardi per riprenderci tutto.
PILONE, operaio Stellantis di Pomigliano d’Arco


26 gennaio - FONDO AMIANTO, UN PREMIO AGLI AVVELENATORI, un contributo

da

Operai Contro 

Vi racconto quello che ho capito (e vorrei tanto essere smentito).
In pratica il governo ha stanziato venti milioni di euro per il risarcimento delle vittime dell’esposizione all’amianto e dei loro familiari e lo ha chiamato “Fondo per le vittime dell’amianto”. Il fondo è specificamente rivolto ai lavoratori esposti nella cantieristica navale che hanno ottenuto a loro favore sentenze della magistratura o verbali di conciliazione che impongono le aziende a risarcire il danno che hanno causato.
Fin qui sembrerebbe tutto “normale” o quantomeno doveroso da parte del governo, se fosse stato pensato per i dipendenti di quelle aziende condannate ma poi fallite e/o scomparse, rendendo così impossibile il risarcimento delle vittime e dei loro familiari. Ma le cose non stanno affatto così. Da un lato, possono accedere al fondo oltre gli esposti e i loro familiari anche le società partecipate (cioè quelle in cui Stato e Enti Locali possiedono una quota della proprietà) a titolo di rimborso degli indennizzi che hanno dovuto liquidare, dall’altro l’eventuale importo che verrà concesso dallo Stato alle vittime sarà detratto dalla somma che l’azienda condannata è tenuta a versare loro.
Attraverso questo diabolico giochino quindi il governo può sbandierare di aver finanziato una legge per i lavoratori, mentre in realtà sta restituendo soldi alle aziende che la Magistratura ha condannato per aver esposto i loro dipendenti all’amianto, ad esempio la Fincantieri, che è controllata dallo Stato stesso attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, quindi, un’azienda viva e vegeta che si vede restituiti parte dei soldi che era stata condannata a risarcire. Il colmo è che lo si sta facendo con la fiscalità generale, per cui anche i familiari delle vittime stanno contribuendo pro quota al risarcimento delle aziende. Un gioco delle carte diabolico davvero. Lo hanno chiamato “Fondo per le vittime dell’amianto” ma è in realtà un “Fondo per i colpevoli delle vittime dell’amianto”.
Molte schifezze sono state fatte finora ai danni degli esposti all’amianto da governi di differente colore politico, ma con quest’ultima ignobile trovata di far passare un aiuto alle imprese, che invece dovrebbero pagare per le loro colpe, come un aiuto a chi è stata loro vittima, possiamo dire, senza possibilità alcuna di essere smentiti, che questi politici al governo hanno senza vergogna la faccia come il culo.
M. P. (ex operaio Sofer)

giovedì 25 gennaio 2024

25 gennaio - info Napoli contro la repressione e per il lavoro: STAMATTINA NAPOLI TAPPEZZATA. BASTA PROCESSI: LAVORO AI DISOCCUPATI.

 

Stamattina Napoli si è svegliata così. Da ieri pomeriggio ed ancora in queste ore, molte zone della città hanno visto squadre di disoccupati/e tappezzare i nostri quartieri ed il centro.

Zona Ponticelli Materdei, Montesanto, Via Foria, Sanità, Traiano, Soccavo, Bagnoli, Centro Storico, Piazza Dante, Via Toledo ecc...con un messaggio chiaro alle istituzioni locali e nazionali.

"Basta processi: lavoro subito!" in riferimento alle oltre 5 udienze solo nel mese di Gennaio mentre continuiamo a lottare per finalizzare la formazione al lavoro nei progetti di utilità sociale, per garantire servizi alla città e salario alle nostre famiglie.

Noi siamo da 9 anni in piazza ed i percorsi aperti sono frutto di questa lotta. L'unica alternativa alla barbarie, alla precarietà, allo sfruttamento, al lavoro nero, alla disoccupazione, è organizzarci e lottare.

#Napoli #7Nov #Lavoro


mercoledì 24 gennaio 2024

24 gennaio - La puntuale denuncia sui morti sul lavoro di C. Soricelli: mercoledì 24 gennaio 2024 ancora 3 morti sui luoghi di lavoro

 Muore in calabria il quinto agricoltore schiacciato dal trattore dall'inizio dell'anno. Muore all'ospedale dopo un anno di agonia: era caduto da un albero mentre lo tagliava. 

Ana Rodriguez è l'ottava vittima dall'inzio dell'anno che muore per infortuni domestici: era stata intossicata dalle esalzioni di una stufetta. Un operaio albanese ebbe un grave infortunio sul lavoro nel 2022, i suoi responsabili nel tentativo di nascondere il grave infortunio rimandarano  il ricovero all'ospedale per paura delle consegunza. Ora il povero giovane di soli 23 anni è su una sedie a rotelle con invalidità al 100/100. Che dire? Non ci sono parole


lunedì 22 gennaio 2024

22 gennaio - da tarantocontro: Stamattina all'appalto e portinerie ex Ilva

 

Questa mattina lo Slai Cobas presente al presidio degli operai alle Ditte dell'appalto Acciaierie e poi interventi alle portinerie Acciaierie D e A - Molte discussioni con gruppi di operai di Pellegrini, Castiglia, Ettore, Mad, Ecologica, ecc.

La questione principale è la lotta prolungata per difendere ogni posto di lavoro, integrazione alla cassintegrazione.

Per questo serve autonomia nella lotta e nella piattaforma degli operai da padroni, padroncini delle ditte.

Nessuna fiducia nel governo, responsabile della grave situazione all'appalto, NO all'Amministrazione straordinaria

Appalto Acciaierie - Cominciano ad arrivare le comunicazioni di licenziamento per gli operai

A:

"'USB'" <usbtaranto@pec.it>, SLAI COBAS <slaicobassc@pec.libero.it>, "'UILTRASPORTI PEC'" <uiltrasporti.taranto@pec.libero.it>, "'FITCISL PEC'" <fitcisltaranto@pcert.postecert.it>, "'Fisascat CISL'" <fisascatcisltarantobrindisi@legalmail.it>, "'FIOM PEC'" <fiomtaranto@pec.it>, "'fim.tarantobrindisi'" <fim.tarantobrindisi@pec.cisl.it>, "'UILM'" <uilmtaranto@pec.it>, <fptaranto@pec.fpcgiltaranto.it>

Spett.li OO.SS.

Con la presente comunichiamo che, entro il 31.01.2024, la scrivente cesserà tutte le attività in corso all’interno dello stabilimento Acciaierie d’Italia Spa.

Tanto anche per eventuali comunicazioni relative al cambio appalto, ai sensi degli artt. 4-6-9 dei ccnl di riferimento.

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Intanto Mittal ha mandato una lettera al governo per riprendere il "dialogo" MA SEMPRE SENZA METTERE SOLDI... 

COMUNICATO DELLO SLAI COBAS 

La crisi Acciaierie Taranto e la linea del governo dell’Amministrazione straordinaria viene immediatamente scaricata dai padroni delle ditte sui lavoratori.
La Ditta Castiglia comunica alle organizzazioni sindacali la cessazione dell’attività nell’appalto acciaieria a fine mese. 

Questo è inaccettabile e lo Slai cobas per il sindacato di classe Taranto presente in Castiglia con gli operai operanti al porto la respinge al mittente e  fa appello a tutti i lavoratori e alle organizzazioni sindacali presenti in Castiglia ad una immediata assemblea generale e alla lotta a oltranza per difendere il posto di lavoro di tutti

Rsa Castiglia Slai Cobas

Slai Cobas provinciale
slaicobasta@gmail.com - tel 3475301704 - wa 3519575628





22 gennaio - SCUOLA: MIGLIAIA DI DOCENTI PRECARI DA SETTEMBRE ANCORA SENZA STIPENDIO

 

da radio onda d'urto

 

Migliaia di docenti e personale supplente della scuola assunti a settembre con contratti brevi, ad oggi non hanno ricevuto lo stipendio. In cattedra dall’inizio della scuola, avrebbero dovuto ricevere a fine settembre il primo stipendio ma, tre mesi dopo, nessuno di loro aveva ancora visto un euro. E ancora oggi non tutto il lavoro in classe è stato pagato. L’ultimo annuncio del ministero dell’Istruzione e del Merito parlava del 18 gennaio, come data per saldare tutto il pregresso a tutti i supplenti brevi. In realta’ sono state pagate solo le settimane di lavoro effettuate a settembre.

La testimonianza di Alessandro Scattolo insegnante precario e nostro collaboratore  Ascolta o scarica

22 gennaio - Morti sul lavoro, una strage sottostimata

 

di Carlo Soricelli *

Come fa un paese civile e moderno sopportare che in soli due giorni (17/18 gennaio 2024) ci siano 10 lavoratori morti sul lavoro? Per poi ricordare che ce ne sono già moltissimi anche in itinere.

La strage occultata da interessi e menefreghismo. Voglio citare la Senatrice Liliana Segre quando diceva nel caso della deportazione che quello che faceva più male era l’indifferenza verso quello che accadeva: Tutti sapevano e anche oggi sanno che c’è un’autentica strage di lavoratori, mai stati così tanti, ma alla nostra classe dirigente non importa nulla.

Ecco le province della strage. ma vorrei dire la mia sul limite ai 30 all’ora nella mia città.. E’ un limite sacrosanto, vi faccio l’esempio: cinque degli ultimi morti sul lavoro sono autotrasportatori, muoiono per malori, per la stanchezza per turni di lavori massacranti e in questo coinvolgono tanti altri cittadini e lavoratori; alla guida di altri mezzi, pedoni, ciclisti, soprattutto nelle aree urbane. Ai 30 all’ora è facile che si salvino, ai 50 muoiono.

Ma come si vede dalle polemiche strumentali, le vite di chi lavora e in generale dei cittadini, e anche di bambini, non contano niente.

Report morti sul lavoro nell’intero 2023


E’ finito il sedicesimo anno di monitoraggio dell’Osservatorio Nazionale di Bologna morti sul lavoro; un 2023 orribile che si è concluso con 985 morti sui luoghi di lavoro uno spaventoso aumento del 23,2% rispetto ai morti sui luoghi di lavoro del 2022 dove registrammo 755 morti. Se si aggiungono tutti i morti sul lavoro, compreso l’itinere, così come li conta INAIL arriviamo a contarne 1467.

Mai stati così tanti da quando ho aperto l’Osservatorio il 1° gennaio 2008, con un aumento rispetto a quell’anno del 36% se si contano tutti i morti sul lavoro, anche quelli in nero e che hanno un’assicurazione diversa da INAIL. Percentualmente le morti nelle varie categorie sono sempre le stesse e colpiscono in ordine decrescente: agricoltura, che ha avuto quest’anno 167 agricoltori schiacciati dal trattore, edilizia, con le cadute dall’alto che sono la stragrande maggioranza i morti di questa categoria, autotrasporto, lavori domestici; negli infortuni domestici muoiono diverse casalinghe, ma anche parecchi uomini che si improvvisano elettricisti, antennisti, fabbri, imbianchini, giardinieri ecc. Esiste un grandissimo problema di sensibilizzazione sui rischi che si corrono improvvisandosi “esperti” in lavori pericolosissimi, che richiedono una grande preparazione. Prevenzione e sensibilizzazione che dovrebbe fare lo Stato nelle sue articolazioni: purtroppo non sanno neppure quanti sono i morti in queste categorie e in nero. L’industria (tutta l’industria) che, avendo presenti sindacati e rappresentanti della Sicurezza, ha un numero di morti relativamente molto basso sui luoghi di lavoro e questo nonostante un numero enorme di addetti.  Tantissimi però muoiono in itinere, che è cosa diversa da chi muore sui luoghi di lavoro. Con l’itinere aumenta in modo notevole il numero di morti nella categoria, ma è anche forviante, se parliamo dei morti sul lavoro propriamente detti. Per lo Stato anche l’itinere è considerato, giustamente, come parte del lavoro, ma richiede interventi diversi e un cambiamento nell’organizzazione del lavoro in entrata e in uscita con orari flessibili per chi deve gestire un carico familiare e non dover correre uccidendosi per le strade. Caporalato anche di Stato negli appalti, i 5 morti di Brandizzo che lavoravano sulla rete ferroviaria non erano dipendenti delle Ferrovie di Stato, ma dipendenti di una ditta esterna: sono lavoratori ridotti in uno stato che ricorda i lavoratori dei primi del novecento. Emblematica in questo senso la morte di qualche mese fa di un operaio, che è stato travolto da un escavatore di una ditta diversa pur lavorando nello stesso cantiere: il lavoratore morto era andato a parlare con quello dell’altra ditta, probabilmente per vedere come procedere coi lavori comuni. I lavoratori morti itineranti: sono i tantissimi residenti del Sud Italia che vanno a morire al centro-nord, ma ci sono anche quelli che muoiono nel sud e che abitano al nord, anche se è una quota minoritaria, questo pendolarismo provoca anche tanti morti sulle strade. Percentualmente le donne morte sui luoghi di lavoro sono relativamente poche, ma perdono la vita numerosissimi in itinere, delle 108 monitorate, quasi tutte sono morte in itinere, ma tante come per gli uomini sfuggono a queste statistiche, come del resto gli uomini perché lavorano sulle strade come le rappresentanti e le agenti di commercio, le donne sulle strade muoiono quasi quanto gli uomini. Le donne svolgono spesso un doppio o il triplo lavoro, corrono sulle strade per arrivare in tempo sui luoghi di lavoro, dopo aver accudito la famiglia, i figli, a volte gli anziani genitori: lo stesso quando finiscono il turno di lavoro. Allucinante il caso di una mamma che aveva chiesto un quarto d’ora di orario flessibile per riuscire a portare i figli a scuola, ma gli è stato negato dall’azienda nella quale lavorava ed è stata costretta a licenziarsi, poi non lamentiamoci che in Italia non si fanno più figli, le donne mica sono votate al martirio. Anche Eurostat, conteggia come morti sul lavoro solo quelli che muoiono sul posto di lavoro. E’ per questo che l’Osservatorio tiene separate nettamente queste due tipologie di morti sul lavoro, i morti sui luoghi di lavoro sono concentrati nelle piccolissime aziende, tra gli stessi artigiani dove muoiono numerosissimi, tra i morti in nero, soprattutto anziani che perdono il lavoro in tarda età, che continuano a lavorare per le magre pensioni e perché spesso sono l’unico sostentamento, per aiutare con il loro lavoro i figli e le famiglie dei figli, che continuano a lavorare  la terra nonostante l’età, per le basse pensioni, ma anche per non vedere andare in malora il lavoro di una vita: il 33% dei morti sui Luoghi in Italia hanno più di 60 anni Sconvolgente vedere che i morti schiacciati dal trattore sono stati nel 2023 167, lo stesso numero del 2022, e oltre 2300 da quando ho aperto l’Osservatorio, Avvertenza speciale, i morti sono addebitati nella provincia dove è accaduta la disgrazia o la strage e non  a quella di residenza: sono molti i lavoratori che sono morti in trasferta in altre Province e Regioni. Complessivamente le donne morti sul lavoro hanno superato quest’anno il numero di 100, con un leggero decremento rispetto al 2022, dove sono state complessivamente 137

La nazionalità dei morti sui luoghi di lavoro sotto i 60 anni e non italiani sono: Albania 24 morti, Romania 20.  Marocco 10, India 6, Moldavia 5, Serbia 4, Egitto 3, Ghana 3, Polonia 2, Bulgaria 2, Grecia 2, Ucraina 2, Tunisia 2, Kenya 1, Mali 1, Nigeria, Perù 1, Russia 1, Sri Lanka 1, Slovacchia 1, Stati Uniti 1, Colombia, 1 Argentina, Gambia 1, Bangladesh 1 Bosnia 1, Cina 1, Costa D’avorio 1, Croazia 1, poi altri 9 stranieri che però non è stato possibile risalire alla nazionalità, a volte è difficilissimo riuscire a sapere addirittura chi sono.

Gli stranieri sotto i 60 anni i morti sui luoghi di lavoro sono già il 28% sul totale e siccome svolgono i lavori che gli italiani non fanno più diventeranno la maggioranza in pochi anni. E’ una situazione che dovrebbe essere ben valutata e cercare di rimediare, per non trovarci tra qualche anno a fare i conti con questa realtà: basta vedere le Banlieue francesi per rendersi conto di come potrà essere il nostro Paese tra qualche anno. Sono a darvi i morti sui luoghi di lavoro di tutte le province e regioni italiane con le percentuali dei morti sui luoghi di lavoro rispetto al numero di abitanti, che riteniamo l’unico parametro valido. Non si possono fare statistiche e indici occupazionali e dare colori diversi a Regioni o Province quando a morire sono per il 40% lavoratori che non dispongono di nessuna assicurazione specifica, o che sono assicurati a istituti diversi da INAIL, che soprattutto muoiono in nero.  Abbiamo fatto questo per fare chiarezza su quanti in realtà muoiono sui luoghi di lavoro, separandoli dai morti in itinere, che richiedono interventi diversi, soprattutto per chi ha un carico famigliare, che dovrebbe sempre avere un orario flessibile di entrata e uscita dal lavoro. In allegato le Regioni e le Province italiane che hanno più morti sul lavoro per numero di abitanti, così come fa Eurostat. Partendo dalle più virtuose Facendo diversamente sommando i morti sui luoghi di lavoro e sulle strade si inquinano i parametri, e si fanno interventi dove ce n’è meno bisogno. Buon 2024 per i lavoratori italiani, sperando che quest’anno sia migliore del 2023.

Chiedo all’Europa di interessarsi a queste tragedie italiane: con le Istituzioni italiane  non è possibile avere nessuna collaborazione e ascolto: non si sono mai degnate di rispondere e commentare le migliaia di mai spedite dall’Osservatorio in queste 17 anni di monitoraggio, e questo perché contestavo la loro narrazione minimalistica che è poi la stessa che viene mandata in Europa da INAIL. E’ questa la democrazia in Italia? Non c’è che da sperare nell’Europa per farsi finalmente ascoltare.

 * Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio Nazionale di Bologna morti sul lavoro sito Internet http://cadutisullavoro. in allegato i morti sui luoghi di lavoro nelle Regioni e nelle province italiane nel 2023


22 gennaio - info: STELLANTIS, DIETRO LE INUTILI CHIACCHIERE LA DURA REALTA’

 

da

Operai Contro 2


Se non si ha il coraggio di lottare, si dovrebbe avere almeno il coraggio di dire le cose come stanno agli operai. L’aristocrazia operaia all’interno delle fabbriche a Melfi non sta combinando niente se non ciclicamente farsi eleggere per continuare a non lavorare sulle linee dove gli operai sono costretti a sgobbare con tempi sempre più ridotti e carichi di lavoro sempre più aumentati.
Quando gli operai entrano nello stabilimento centrale con la paura di non farcela fino a fine giornata, quando sudano per correre dietro le operazioni di lavoro assegnate, non ci vuole molto per capire cosa stanno passando.
Nello stabilimento centrale, come in tante fabbriche dell’indotto, è una giungla, il leone è il padrone e il resto deve fare tutto quello che lui decide.
Il padrone ha deciso di smantellare una linea e così ha fatto.
Il padrone ha deciso di mandare a casa gli operai mettendo nelle loro tasche un po’ di soldi e così ha fatto.
Il padrone ha deciso che gli operai devono andare in trasferta forzata e così ha fatto.
Il padrone ha deciso chi deve lavorare e chi non deve lavorare e stare in cassa integrazione e così ha fatto.
Il padrone decide quale fabbrica deve chiudere prima delle altre nell’indotto e così sta facendo.
I burocrati che si sono fatti strada nel sindacato insieme all’aristocrazia operaia lasciano fare tutto quello che vuole Stellantis. Invece di organizzare tutti gli operai dell’indotto, gestiscono la chiusura delle fabbriche, una alla volta.
Il compromesso servile dei bidelli con il padrone per forza di cose non può dare risultati contrari agli interessi del padrone.
I bidelli non possono fare altro che limitarsi a piazzare gli striscioni di parrocchia nelle varie fumose iniziative, eseguire l’arte degli sbandieratori e pubblicizzare il tutto.
Chi ha accettato da sempre i compromessi con il padrone e si è assoggettato non può ovviamente organizzare tutti gli operai dell’indotto, può solo continuare a gestire il gestibile.
E’ il padrone quello che comanda, quelli intorno a lui devono e possono solo gestire quello che ha deciso: la politica della chiusura di una fabbrica alla volta nell’indotto e il licenziamento degli operai ammorbidito con il paracadute della cassa integrazione fino a quando non precipiteranno sul lastrico.
A Melfi sono mesi che si assiste a scene teatrali. I commedianti nelle fila del sindacato chiedono in continuazione l’apertura di tavoli in Regione per far credere agli operai che si danno da fare, ma l’unica cosa che riescono a fare è aprire e chiudere i tavoli, portando a casa gli operai con la cassa integrazione. Cassa integrazione che, al di là delle chiacchiere e delle trombonate dei bidelli, non sarà a tempo indeterminato.
I bidelli con il sostegno della burocrazia sindacale e il padrone hanno ancora l’abilità di immobilizzare e incantare gli operai. Molti operai si illudono, ancora li seguono e li foraggiano con le tessere, con la speranza di salvarsi da un futuro che appare sempre più nero. I sindacalisti invece di organizzare gli operai, bloccare tutta l’area industriale e chiedere conto a Stellantis, chiedono al governo di aprire la borsa per continuare a foraggiare il padrone che ci sta affamando.
Con questo andazzo, se gli operai non si sveglieranno, Stellantis continuerà a fare quello che vuole e a procedere con il suo piano industriale.
Crocco, operaio di Melfi


domenica 21 gennaio 2024

21 gennaio - Il mezzo prende fuoco: operaio muore tra le fiamme

 

L'incidente avvenuto in provincia di Brescia: la vittima è un uomo di 52 anni. I vigili del fuoco hanno scoperto il cadavere soltanto dopo aver spento l'incendio

Ancora un drammatico incidente sul lavoro, stavolta alla Feralpi di Lonato del Garda, in provincia di Brescia. Nella mattina di oggi, domenica 21 gennaio, un uomo di 52 anni ha perso la vita nell'incendio che ha coinvolto il mezzo su cui stava operando. Secondo una prima ricostruzione, l'operaio stava spostando del materiale incandescente quando, per cause ancora da accertare, lo avrebbe rovesciato sul mezzo, innescando il rogo.

L'allarme è scattato poco dopo le 5, quando ancora non era sorto il sole: i vigili del fuoco giunti nell'acciaieria hanno trovato il mezzo ancora in fiamme. A quel punto i pompieri hanno scoperto che era in turno un operaio: hanno provato a contattarlo,ma senza esito. Una volta spente le fiamme, dopo circa mezz'ora di lavoro, è stata fatta la macabra scoperta: a bordo del mezzo carbonizzato c'era il corpo del 52enne. I rilievi del caso sono affidati ai carabinieri e ai tecnici di Ats e Arpa. La vittima sarebbe un operaio di una ditta esterna all'azienda. 


sabato 20 gennaio 2024

20 gennaio - CONTRATTO DELLA SCUOLA: UN ALTRO TASSELLO DELL'ATTACCO DEL GOVERNO MELONI/VALDITARA E DEI SINDACATI FIRMATARI AI LAVORATORI E LAVORATRICI

 

Il 18 gennaio è stato firmato definitivamente il contratto collettivo nazionale del comparto scuola. I sindacati firmatari Cisl, Cgil, Anief e Snals stanno sbandierando il “ passo importante” raggiunto con un contratto già scaduto da ben due anni ma la loro esultanza è più che ipocrita e non corrispondente affatto a quanto vivono i lavoratori oggi nel loro complesso nel mondo della scuola perchè questo contratto non è altro che un nuovo tassello concreto del peggioramento/attacco alla condizione di lavoro del personale della scuola Docente e Ata.

La Uil che non ha firmato oggi parla di “amaro in bocca per l’occasione persa, perché con questo contratto c’era la possibilità di rimediare ad alcune forti storture del nostro sistema d’istruzione…” come se oggi fosse esente da tutte l’azione nefasta contro i lavoratori della scuola con i contratti firmati precedentemente mentre si affretta a rassicurare che non sarà esclusa dalle contrattazioni…

A detta dei Confederali e compagnia firmatari “le tasche” dei lavoratori della scuola si sarebbero riempite “di soldi”, ma in realtà si tratta solo di volgari e odiose falsità, con cui peraltro si trattano le tantissime lavoratrici e lavoratori della scuola come dei veri e propri emeriti ebeti, che non hanno neanche un minimo di cervello, perché basta poco per farsi i conti: di fatto la parte economica era già stata sottoscritta a dicembre 2022, gli aumenti con gli arretrati sono stati già percepiti a gennaio 2023, quindi si è trattato, per esempio, per i docenti di un aumento in media di 124 € lordi e per gli Ata di 97 € lordi, i lavoratori hanno quindi già percepito il 95% dei soldi e ora ricevono l’ulteriore 5 per cento che mancava corrispondente mediamente a 13 euro circa in più per i docenti e a 7 euro in più per il personale Ata.

Altro che arricchimento di tasche! Gli stipendi sono stati incrementati di appena il 5%, e di fronte al caroprezzi, a tutte le spese quotidiane, alle bollette sempre più care, questi aumenti sono assolutamente irrisori, insufficienti, inadeguati per un settore lavorativo che resta comunque a livello europeo tra i più bassi come retribuzione. I lavoratori della scuola si sono visti in questi anni colpiti i salari, si è perso circa in media il 15%, circa 300 € netti e non saranno questi aumenti per cui si sciacquano la bocca il governo Meloni/Valditara e i servi confederali a risolvere la situazione.

Così l’aumento delle risorse del MOF del 10% a parità di risorse trasferite per la contrattazione integrativa è solo una presa per i fondelli per i lavoratori che si stanno vedendo “aumentare” per esempio il compenso orario per le attività aggiuntive quando si fanno ma di fatto diminuiscono le ore o saranno distribuite a meno lavoratori perché i soldi stanziati non sono aumentati, il cosiddetto cane che si morde la sua stessa cosa.

I confederali come la Cgil in particolare rimarcano ipocritamente, per pararsi e per cercare di nascondere la nefandezza del contratto in sé, una nuova misura inserita in questo contratto che riguarda i lavoratori precari annuali, l’introduzione del permesso retribuito per motivi personali e familiari anche per i precari, che spettava fino al precedente contratto solo al personale di ruolo. Sicuramente si elimina una discriminazione che fino ad oggi hanno subito i precari, sia docenti che ATA, ma fermo restando che intanto si trattava di un atto dovuto e comunque di una misura che già doveva essere da anni prevista per il personale precario, in realtà è assolutamente parziale, perché riguarderà soltanto una fetta dei precari e cioè quelli che hanno un contratto annuale al 31 agosto e al 30 giugno, mentre saranno esclusi i tantissimi precari temporanei, cioè "l'ultima ruota del carro" della scuola, che invece restano discriminati in tutto. Precari, e ricordiamo a maggioranza donne, a cui non hanno praticamente garantito quasi nulla: appena un mese di malattia pagato al 50% e se si esaurisce sono soggetti a licenziamento, non hanno previsto nessun giorno se capita loro un'esigenza familiare. Si tratta di un personale a maggioranza fatto da lavoratrici donne che hanno tante difficoltà, soprattutto da supplenti, a gestire anche il tempo lavoro, il tempo famiglia e quindi assolutamente discriminate, visto che siamo in un paese in cui il lavoro, il peso, la cura della famiglia, dei figli è quasi tutto scaricato sulle spalle della maggioranza delle lavoratrici, delle donne.I supplenti brevi inoltre restano assolutamente penalizzati per quanto riguarda il pagamento dello stipendio, perché per mesi e mesi il Mef conitnua a non pagare gli stipendi.

Restano poi tutti i problemi annosi della scuola che addirittura si aggravano e sui cui i sindacati firmatari si sono limitati alle denunce/lacrime da coccodrillo in questi mesi, resta il problema degli organici che non vengono assolutamente potenziati, permane il divieto di chiamare i supplenti, e soprattutto per quanto riguarda gli ATA, resta la questione della insufficiente stabilizzazione dei precari in un paese in cui il precariato è veramente una piaga sociale. Secondo recenti dati statistici il tasso di precarietà nella scuola italiana ha raggiunto il 25%., un docente su quattro che siede in cattedra è precario, e si aggiunge anche tutto il precariato Ata. E con la revisione dei titoli di accesso nelle graduatorie di 3 Fascia del personale Ata, con questo contratto, per esempio, si butteranno fuori dalle graduatorie illegittimamente tantissimi precari e precarie.

Problemi che si aggraveranno ancora di più alla luce anche dell'ulteriore pesantissimo attacco che questo governo si prepara a fare nell'anno scolastico 2024-25 con il ridimensionamento e la conseguente soppressione di centinaia e centinaia di scuole che colpirà soprattutto il sud e a maggior ragione con la questione dell'autonomia differenziata su cui che il governo Meloni sta procedendo a tappe forzate.

Mentre si aggiungono nuovi peggioramenti per i lavoratori, vedi anche il vincolo triennale sulla mobilità che oltre ai contratti sulla mobilità (trasferimenti e assegnazioni) ora entra ufficialmente nel contratto nazionale con alcune deroghe ma la sostanza non cambia, penalizzando tanti lavoratori e soprattutto donne lavoratrici della scuola che in tanti casi rinunciano anche al ruolo per esempio al Nord, venendo dal Sud, per l’impossibilità concreta di potere per esempio permettersi le spese.

Ma questo contratto è un ulteriore attacco in senso anche ideologico, e poi pratico, perché costituisce un ulteriore passo in avanti in quella che deve essere la marcia rapida moderno fascista che questo governo vuole portare avanti,.

La scuola ideologicamente e praticamente deve essere sempre più fondata sul merito, sulla logica gerarchica e verticistica, con privilegi per pochi, a danno dei tanti e quindi sulla divisione dei lavoratori, sul depotenziamento dei lavoratori, vedi per esempio il nuovo ordinamento professionale del personale Ata previsto da questo contratto e così decantato dai firmatari del contratto come una delle vere novità di esso mentre si tratta di un vero e proprio peggioramento della condizione di lavoro:

gli amministrativi non hanno riconosciuto nessun innalzamento di livello contrattuale mentre sono sempre più investiti di carichi di lavoro e gli si vuole scaricare illegittimamente la lavorazione di pratiche non di loro competenza e di altri Enti come quelle per esempio delle pensioni/Passweb/Inps, o la nuova guerra tra poveri che si produrrà inevitabilmente con l’istituzione di nuove figure intermedie e ambigue per non dire altro come quella dell’Operatore Scolastico, un misto di collaboratore scolastico, assistente ai disabili di tipo non specialistico e di supporto alle segreterie nello stesso tempo che non risolve affatto né il problema degli organici né dei carichi di lavoro e che si userà per esempio illegittimamente dalle istituzioni che tagliano le risorse contro i precari delle Coop Sociali specializzati che già si occupano di studenti disabili nelle scuole, come in Sicilia, per estrometterli dal mondo della scuola

Ma anche con questo contratto il governo Meloni/Valditara con l’azione complice dei sindacati firmatari vuole agire per scardinare la potenzialità dei lavoratori nell'unirsi, nel fare determinate battaglie o proteste, per dare invece sempre più poteri, anche repressivi, ai dirigenti scolastici manager accerchiati dall’elite dei collaboratori, tutor e orientatori al servizio della scuola che deve vedere studenti e lavoratori sempre più collimati alle esigenze dei padroni e oggi della guerra, e avere sempre più larghi margini di attaccare i diritti dei lavoratori e reprimere le giuste proteste degli studenti.

Lottare contro tutto questo e organizzarsi per farlo tocca oggi ai lavoratori e alle lavoratrici della scuola!

Slai Cobas per il sc Palermo

martedì 16 gennaio 2024

16 gennaio - info: GENOVA: CORTEO CON I LAVORATORI ANSALDO CHE RISCHIANO 7 ANNI DI CARCERE PER BLOCCO STRADALE

 

da radio onda d'urto

 

16 Gennaio 2024 -

Un grande striscione con scritto “siamo tutti Ansaldo” apre il corteo di oltre mille persone in solidarietà dei 16 lavoratori denunciati durante lo sciopero del 13 ottobre 2022 a difesa dello storico stabilimento genovese, culminato con l’occupazione dell’aeroporto e scontri con le forze dell’ordine. In piazza ci sono i lavoratori di Ansaldo Energia, – indetto uno sciopero di 4 ore da Fiom Cgil e Fim Cisl,-  ma anche lavoratori dell’ex Ilva, della Compagnia unica, i portuali, delegazioni delle grandi fabbriche genovesi come Leonardo e Fincantieri, lavoratori della sanità, delegati della Camera del lavoro, Anpi, oltre a molti rappresentanti dei partiti di centrosinistra. Le accuse mosse ai 13 lavoratori di Ansaldo e 3 portuali, riguardano le ipotesi del blocco stradale e la presunta messa a rischio dell’incolumità delle persone: i lavoratori rischiano fino a 7 anni di carcere a causa dell’inasprimento delle pene disposte dai decreti Salvini. Dal corteo Bruno Manganaro, storico segretario Fiom Genova, ora in pensione. Ascolta o scarica

16 gennaio - A CALDO.....STRAGE FERROVIARIA VIAREGGIO: SULL'UDIENZA DI IERI A ROMA

 


Colpevoli e impuniti (ad oggi). Risulta, però, che in queste ore, Soprano 
(ex Ad di Trenitalia), abbia varcato le soglie del carcere di Rebibbia. Per il 
fatto che ieri a Soprano è stata confermata la condanna a 4 anni, due mesi e 20 
giorni.
 
Moretti, Elia (ex Ad di Rfi e della Holding Fs) ed altri imputati/condannati, 
sono stati 'graziati' da una condanna definitiva. Infatti, la corte suprema romana
sulla Cassazione bis ha respinto le richieste degli avvocati delle controparti 
che avrebbero voluto e condotto l'iter processuale alla sospensione del processo, 
all'incostituzionalità del reato 'disastro ferroviario' (unico ancora in piedi) e 
alla conseguente prescrizione, come già avvenuto per gli altri reati. Ha confermato
 la colpevolezza e, quindi, le responsabilità della ditta 'Moretti&compagny' ma, 
allo stesso tempo, ha passato 'ponziopilatescamente' la palla a un appello TER per
 quanto riguarda la rideterminazione delle pene/condanne.
 
Facendo sì che, questi imputati già condannati in 4 gradi di processo, potessero 
usufruire delle attenuanti generiche con uno sconto di pena fino a un anno e mezzo.
 
Questa sera si riunisce il direttivo dell'Associazione 'Il Mondo che vorrei' con 
familiari e avvocati per valutare il dispositivo della Cassazione-bis emesso ieri 
alle ore 20.45 e domani alle ore 11.00 (sede/luogo da confermare) si terrà la
 conferenza stampa.
 
Saluti, riccardo

 


16 gennaio - Alluvione/repressione: a Ravenna lo Stato assente per l'alluvione condanna i volontari solidali. Massima solidarietà e mobilitazione. Il comunicato dello Slai Cobas per il sc

 

Mentre le popolazioni alluvionate non hanno visto l’azione dello Stato durante i terribili giorni dell’alluvione e non hanno ricevuto i risarcimenti promessi dal governo, mentre ancora alcune zone devono essere ancora messe in sicurezza dopo i danni, lo Stato si fa sentire con l’azione repressiva contro chi si era impegnato in prima persona negli aiuti.

Lo Slai Cobas per il sindacato di classe di Ravenna esprime la massima solidarietà a Collot e Santini di Potere al popolo raggiunti da un provvedimento repressivo (decreto penale di condanna) per avere dato vita, assieme ai volontari solidali impegnati a sostituire lo Stato e le Istituzioni completamente assenti durante l’alluvione che ha colpito l’ EmiliaRomagna e in particolare Ravenna, ad una manifestazione in piazza del popolo, davanti la Prefettura di Ravenna, che denunciava che chi è stato colpito dall'alluvione non ha visto lo Stato impegnato nella "macchina degli aiuti" ma ha visto solo l'impegno solidale dei volontari venuti da tutta Italia. A questi volontari da parte del Prefetto è stato detto pure che potevano rimanere a casa perchè intralciavano i soccorsi!

In quei giorni tutti abbiamo visto l’insufficiente impiego dei mezzi e del personale della Protezione civile così come l’assenza dell’Esercito perché impegnato in esercitazioni militari in Sardegna: è una verità sotto gli occhi di tutti.

Senza l’impegno dei volontari solidali non si sarebbe potuto fronteggiare gli effetti dell’alluvione. E questa è l’ennesima dimostraione che senza l'autorganizzazione popolare dal basso non sarà possibile difendere né le popolazioni né i territori.

Quest’attacco repressivo è da inquadrare nel lascito mefitico della capa del governo Meloni con la passerella mediatica/propagandistica fatta in quei giorni e delle sue promesse non mantenute.

Bisogna rispondere a quest’attacco repressivo, compagni!

Dobbiamo tornare in piazza a rivendicare le giuste ragioni di chi ha manifestato in piazza a Ravenna a fine maggio ancora sporchi di fango e a pretendere i risarcimenti per la popolazione alluvionata!

Qualche giorno dopo la manifestazione a Ravenna c’è stata tutta la retorica delle manifestazioni del 2 giugno di uno Stato che destina soldi, armi e uomini per la guerra mentre peggiorano ogni giorno di più le condizioni dei lavoratori e delle popolazioni lasciati soli nei disastri ambientali mentre Sanità, Scuole, Trasporti vengono distrutte come fosse una guerra. E oggi lo Stato si fa sentire con la repressione contro chi era impegnato nei soccorsi.

Ma questa è una guerra di questo governo e dello Stato dei ricchi contro i lavoratori e le masse popolari a cui è necessario rispondere.

Per concordare iniziative assieme ai compagni dell’Assemblea territoriale di Potere al Popolo di Ravenna:

Slai Cobas per il sindacato di classe-Ravenna

cobasravenna@gmail.com

wa: 3927292741


 

la manifestazione a piazza del popolo a Ravenna del 27 maggio

16 gennaio - Risarcire chi ha causato malattia e morte per esposizione ad amianto ? I dubbi di V. Totire

 

Il governo ha in mente anche un prossimo decreto per una onorificenza ?

di Vito Totire

Apprendiamo da un organo di stampa che il governo attualmente in carica intende risarcire aziende (cioè padroni) che hanno dovuto pagare a loro volta risarcimenti per malattie e decessi correlati ad esposizione professionale ad amianto.
Ad una notizia del genere negli anni ottanta del secolo scorso si sarebbe pensato ad un falso diffuso dal geniale periodico satirico Il Male, ma, stante l’attuale governo, sorge il dubbio che la notizia sia vera.
Se è vera, forse non si è ancora giunti al capolinea perché ci aspettiamo una prossima e successiva iniziativa: una onorificenza a tutti quelli che sono stati condannati a risarcire per danni alla salute degli operai e dei loro familiari.
Tuttavia anche in questo caso la realtà ha già superato la fantasia visto che il signor padrone della Eternit è stato insignito di una onorificenza dalla università statunitense di Yale. Nel caso di specie non avemmo modo di conoscere la “motivazione “ perché i conati di vomito ci impedirono di approfondire.
Auspichiamo vivamente che il parlamento italiano e la magistratura blocchino questa iniziativa che , se vera, sarebbe antigiuridica e offensiva nei confronti della vittime della mancata adozione di misure di prevenzione e sicurezza che sono obbligatorie “da sempre” e chiaramente specificate dai decreti 303/1956 e 547/1955.

PIUTTOSTO, SE LA NOTIZIA E’ VERA, CHE LA MANOVRA GOVERNATIVA SI TRASFORMI IN UN BOOMERANG IN QUANTO IN VERITA’ I LAVORATORI E I LORO FAMILIARI ATTUALMENTE RISARCITI (PER MODO DI DIRE, VISTO CHE LA PERDITA DELLA SALUTE E DELLA VITA NON SONO DAVVERO RISARCIBILI) SONO SOLO LA PUNTA DELL’ICEBERG IN SEDE CIVILE E PENALE, MA SONO “DIFFICILI” PERSINO IN AMBITO ASSICURATIVO
(l’INAIL CONTINUA INFATTI , FREQUENTEMENTE A DISCONOSCERE PATOLOGIE TUMORALIASBESOCORRELATE).
SE LA NOTIZIA E’ FONDATA, DAVVERO, CHE IL GOVERNO MELONI VADA A CASA !
A TUTTO C’E’ UN LIMITE, NEL CASO ESSO SAREBBE SUPERATO AMPIAMENTE !

Vito Totire, medico del lavoro, portavoce AEA-associazione esposti amianto e rischi per la salute.
Bologna, 16.1.2024


lunedì 15 gennaio 2024

16 gennaio - info solidale: LAVORO: SGOMBERATO IL PICCHETTO SI COBAS ALLA GITRE DI BELLUSCO (MONZA BRIANZA)

 

15 Gennaio 2024 -

Intervento della celere questa mattina, lunedì 15 gennaio, a Bellusco, provincia di Monza Brianza, per sgomberare i lavoratori della Gitre, in presidio da una settimana contro il cambio di appalto avvenuto a inizi gennaio. I lavoratori Si Cobas bloccavano la fabbrica contro le prospettate condizioni lavorative notevolmente peggiori conseguenti al cambio di appalto. Proprio stamattina avrebbe dovuto esserci un incontro in Prefettura per discutere le possibili soluzioni alla vertenza, invece è arrivato lo sgombero.

L’azienda produce manici di secchi, tuttavia applicava già ai lavoratori il contratto multi servizi, quello destinato ai lavoratori delle pulizie. “Un contratto che prevede salari tra i più bassi in assoluto, firmato anche da CGIL, CISL e UIL, un contratto pirata, che prevede dei minimi di paga oraria e mensile che sono al di sotto delle condizioni di dignità del lavoratore dal punto di vista economico”. Un contratto già precario ma comunque ulteriormente peggiorato con il cambio di appalto. Al posto di un contratto di lavoro da subordinato sotto un’azienda, il nuovo contratto imposto ai lavoratori prevede di essere soci di una cooperativa: significa meno tutele in caso di malattia, possibilità di essere allontanati dall’azienda senza ricorrere alla procedura di licenziamento, maggiore difficoltà di accesso a mutui e prestiti in quanto soci di cooperativa.

L’aggiornamento sulla vicenda con Alessandro Zadra, Coordinatore provinciale Si Cobas Milano. Ascolta o scarica