mercoledì 31 luglio 2024

Accordo Acciaierie - Lo Slai cobas non chiamerà mai “vittoria” 4050 operai messi in cassintegrazione, 3500 a Taranto

Accordo Acciaierie - Lo Slai cobas non chiamerà mai “vittoria” 4050 operai messi in cassintegrazione, 3500 a Taranto


Lo Slai cobas non si fiderà mai di padroni, commissari, governo e sindacati che dicono che non ci saranno esuberi, sapendo bene che i piani dei commissari sono a breve termine e i piani dei padroni nuovi tutto potranno essere e fare che mantenere gli organici attuali.

Lo Slai cobas non chiamerà mai un “risultato” ridurre i nuovi cassintegrati come i vecchi cassintegrati di Ilva AS a 840 euro che possono arrivare massimo a 1.200 euro di salario;

Lo Slai cobas non crederà mai alle promesse di governo, Commissari, dirigenti sindacali confederali, Usb compreso, che nel 2026 tutti i cassintegrati Acciaieria e Ilva AS rientreranno in fabbrica.

Noi siamo quelli che hanno sempre detto che l’amministrazione straordinaria e la via scelta dal governo Meloni/Urso avrebbe portato ad un peggioramento in termini di lavoro, salario, futuro dei lavoratori, risoluzione dei problemi della sicurezza e salute in fabbrica e sul territorio.

Lo Slai cobas è indignato per l’accoglienza calorosa fatta dall’Usb al Min. Urso ed Emiliano alla festa del Usb il 26 luglio, e per il sostegno incondizionato dato da Rizzo e Usb – dagli altri sindacati non avevamo dubbi – al piano di ripartenza e di svendita della fabbrica a nuovi padroni. Questo non è fare sindacato e chi lo pensa si sbaglia e lo vedrà sulla propria pelle nei prossimi mesi e ancor più nei prossimi anni.

Lo Slai cobas non lavorerà mai per trasformare i cassintegrati in Lpu, lavoranti gratis per i Comuni, né per considerare “incentivo all’esodo” un obiettivo di una vertenza sindacale.

Su quello che significa questo accordo per l’appalto, stendiamo un velo pietoso e non tanto perché le ditte dell’appalto in parte, solo in parte, avranno i soldi promessi dal governo che non sono certo il 70%, quanto perché scaricheranno sugli operai il costo vero di questa crisi e di questo accordo in termini di licenziamenti, cassintegrazione permanente/flessibilità e contratti precari.

Figuriamoci se una fabbrica piena di cassintegrati Ilva si potrà mai riempire di operai dell’appalto.

E’ inutile dire che un accordo considerato “così importante e così bello” dai sindacati Confederali e Usb, andrebbe sottoposto all’approvazione dei lavoratori in assemblee generali all’esterno delle portinerie - e andrebbe rigettato.

Noi abbiamo già detto che in questa fabbrica, se vogliamo salvare lavoro, salario, salute e realizzare un vero piano ambientale, serve un’altra lotta, un’altra linea sindacale e un altro sindacato.

Su questo, anche se la situazione la consideriamo davvero difficile e negativa, riprenderemo a insistere da settembre in poi.

Vogliamo innanzitutto dei comitati autonomi degli operai, vogliamo una piattaforma operaia alternativa a questo accordo, che insista innanzitutto sulla integrazione salariale vera della cig al 100%. Vogliamo organizzare una minoranza di operai che non accettano lo stato di cose esistenti e che lavori per diventare maggioranza.

Un lungo commento all’incontro tra Usb/Urso/Emiliano alla festa di Usb del 26 luglio è disponibile sul blog tarantocontro – https://tarantocontro.blogspot.com/2024/07/sulla-festa-dellusb-taranto-1.html e https://tarantocontro.blogspot.com/2024/07/sulla-festa-usb-taranto-2.html

invitiamo ad ascoltare e a mandare vostri commenti (vocali o scritti) a WA 3519575628

31.7.24

SLAI COBAS per il sindacato di classe – Acciaierie e appalto

Taranto Via Livio Andronico, 47 – WA 3519575628 – slaicobasta@gmail.com – tel. 3475301704

martedì 30 luglio 2024

DAVANTI ALL’EMERGENZA CALDO ALLA CHIUSURA DELL’AZIENDA AL DISINTERESSE SINDACALE, GRUPPI DI OPERAIE SI AUTORGANIZZANO E SCIOPERANO

 

SI PARTE DALLE CONDIZIONI sulle linee di lavorazione che sono molto pesanti, con intensi ritmi di lavoro aggravate dai livelli alti di temperatura e umidità nei capannoni, caldo e umidità non certo sopraggiunti a sorpresa. Giorni e giorni a questa condizione che piegano oltremisura le lavoratrici e i lavoratori, ‘a volte ti senti girare la testa nell’alzare e abbassare i pezzi’, L’azienda ha i suoi obiettivi, come aumentare il numero delle macchine prodotte con meno operaie/i per linea, così come cercare gli escamotage possibili per consumare meno corrente elettrica. In quale modo si lavori poi non è un affar suo, i lavoratori nei campi insegnano. Ancora nel 2024 ci tocca sentire scuse tipo ‘abbiamo ordinato il pezzo arriverà più avanti…’ Ipocriti e vigliacchi. Come l’azienda sa essere perfetta nel programmare in anticipo le linee per le nuove commesse, così gli impianti di condizionamento -che vuol dire l’obbligo di legge a garantire la tutela della salute e della sicurezza per le operaie/i- vanno testati, resi efficienti con l’opportuna manutenzione preventiva e messa a punto per tempo. Quindi lasciare lavoratrici e lavoratori a boccheggiare sulle linee è una precisa scelta, quella del profitto capitalista, che trova appoggi e impunità nei provvedimenti del governo moderno fascista della Meloni, quello che non vuole disturbare i padroni che producono/sfruttano. Una scelta tanto volontaria da non aver nemmeno portato l'azienda a distribuire il minimo del minimo del minimo, ovvero i previsti sali minerali per la stagione estiva. 

E SI ARRIVA AL FATTO che questa situazione certifica la totale mancanza di Cgil Cisl Uil nella difesa dei lavoratori. Ma le parole di una delegata ci dicono molto di più ‘noi vorremmo fare qualcosa in linea, così non si riesce più a lavorare, ma il nostro sindacato poi non ci appoggia’. Questi sindacati quindi sono un freno alla ribellione, un ostacolo alla lotta di classe da rimuovere. Ma queste parole ci avvisano anche che serve un passo in avanti per liberarsi da questa presenza tossica. Serve la lotta autonoma delle operaie/i da Cgil Cisl Uil, per questo è importante l’esempio delle operaie che su alcune linee di lavorazione, nel secondo stabilimento Evoca bergamasco, con coraggio hanno autorganizzato lo sciopero con lo Slai Cobas, di emergenza ma proposto anche una piattaforma rivendicativa,

con la richiesta di un incontro all’azienda, con Slai Cobas per definire un programma di intervento preventivo ed efficace e soprattutto verificabile dalle operaie, in merito al ricorrente problema del microclima stagionale.

E come provvedimenti a carattere di urgenza per fare fronte al microclimatica nei reparti visto il perdurare dell’attuale condizione meteo:

-una pausa di 10 minuti all’ora, da tenersi in un luogo temperato, tipo la mensa;
-la limitazione della velocità delle linee di produzione;
-la distribuzione immediata di sali minerali unitamente a scorte d’acqua sufficienti;
-la messa a disposizione di adeguati ventilatori
-di conoscere la valutazione contenuta nel Documento di Valutazione dei Rischi Ambientali a proposito del rischio microclima per i reparti produttivi.

Uno giusto sciopero per il caldo, ma scioperare è necessario per contare di più in fabbrica, per organizzarsi come gruppo per i nostri interessi di classe, per acquistare forza e coscienza collettiva, perché è tutta la condizione operaia che chiede una larga ribellione.

domenica 28 luglio 2024

MINACCIATA DI MORTE UNA DELEGATA CUB ALL'AEROPORTO DI BERGAMO. Solidarietà alla lavoratrice, denuncia degli squadristi e/o killer, della repressione, del fascismo padronale e istituzionale che avanza, brodo di coltura per queste azioni, ma prepariamo una iniziativa unitaria

Di seguito il comunicato Cub Trasporti

Giù le mani dalle delegate combattive

Prima di scrivere questo comunicato abbiamo preferito prenderci tutto il tempo necessario per tutelare la nostra delegata di lotta particolarmente esposta nella battaglia che stiamo portando avanti all’interno  dell’aeroporto di Orio al Serio.

Ora, non nascondendo lo sdegno e la ripulsione per questo tipo di vicende, riteniamo opportuno e assolutamente indispensabile portare a conoscenza dell’opinione pubblica quanto successo qualche giorno fa.

In una di queste sere particolarmente afose la nostra delegata, mentre stava passeggiando con il suo cagnolino, è stata avvicinata da uno sconosciuto incappucciato.

“Se non ritiri quello che stai portando avanti ti infiliamo in un pilone dell’autostrada”… queste sono le parole infami che questo fenomeno ha pronunciato nei confronti della nostra attivista, lavoratrice integerrima, che ha deciso di portare avanti, con passione e dedizione, una battaglia per i diritti suoi e dei colleghi in aeroporto di Orio al Serio negli ultimi mesi.

Chiunque abbia pronunciato queste parole, pur mettendo in allarme tutta la struttura sindacale, sappia che sbatterà contro il muro della solidarietà e della fratellanza. Il vero volto del malaffare che alberga tranquillamente anche nelle lande orobiche deve essere sconfitto con il contributo di ogni realtà attiva sul territorio e oltre.

Con queste poche righe vogliamo ribadire il nostro incondizionato sostegno a Wania ma vogliamo anche dire al grande vigliacco protagonista di questo atto infame che, questo tipo di dinamica, non ha fatto altro che convincere ancora di più della giustezza della mobilitazione in atto da diversi anni.

Siamo e saremo al fianco di Wania nelle presenti e future battaglie respingendo categoricamente ogni tipo di intimidazione e minaccia.

Sappiamo che anche il territorio di Bergamo e provincia nasconde questo tipo di pericolose insidie da non sottovalutare minimamente.

Per questo motivo e molto altro invitiamo tutte le lavoratrici e i lavoratori a denunciare pubblicamente quanto subiscono , come struttura sindacale territoriale saremo al loro fianco a prescindere da qualsiasi altra questione.

“Toccano una toccano tutti” è il nostro modus operandi

INDIETRO NON SI TORNA:

DIRITTI PER TUTTI E TUTTE SFRUTTAMENTO PER NESSUNO!!!

Bergamo 24.07.2024

sabato 27 luglio 2024

27 luglio - ANCORA SULL'ACCORDO ACCIEIRIE d'ITALIA. Da Lorenzo operaio cigs in As a premessa del giudizio negativo sul nuovo accordo governo/commissari/ sindacati tutti Fim Fiom Uilm Usb Ugl .

 

C'è una differenza fondamentale tra l'USB e lo Slai Cobas, questa è che la prima organizzazione non ha alcuna concezione di tipo anticapitalista, si potrebbe dire che loro sono gli ennesimi, e ce ne sono sin troppi per i miei gusti, ciechi sostenitori del capitalismo buono, potrebbero definirsi come sindacato di stampo keynesiano, così come lo sono i confederali.

Per loro natura sono totalmente incapaci di maturare l'idea della presa del potere da parte della classe operaia, non hanno in sé il germe dell'abbattimento delle classi, per loro essi (NOI in realtà) restano comunque al di sotto della classe politica la quale è colei destinata da una volontà superiore a decidere tutto ed il contrario di tutto, nella loro intesa del potere politico quello che possono fare gli operai al massimo è semplicemente influenzare con le proprie iniziative sparse le decisioni che di volta in volta vengono prese dalla borghesia al comando.

Va da sé che, nonostante tutta la buona volontà che possano metterci questi qua, questa linea è destinata a fallire miseramente, è l'ennesimo inganno ai danni degli operai, ma è arrivato il tempo che gli operai si diano una scossa e la smettano di subire passivamente le decisioni che vengono prese dall'alto, che sia da parte dei politicanti così come da parte dei dirigenti sindacali poco cambia, nulla è deciso per i propri diritti.

Detto questo la presenza di Urso, così come quella di Emiliano anche se in misura inferiore, è deprecabile oltre che dannosa, non servirà ad altro che spostare ulteriormente l'opinione pubblica verso le decisioni di un governo completamente ideologicizzato ed alla mercé del profitto ad ogni costo.

Nonostante apprezzi alcuni loro sforzi ed iniziative, MAI CON L'USB. nei prossimi giorni comunicato ai lavoratori per costruire una assemblea autonoma

venerdì 26 luglio 2024

CGIL CISL UIL CERCANO LA PASSERELLA SUL CADAVERE DI SATNAM SINGH MA METTONO IN LUCE SOLO QUANTO SOSTENGONO IL SISTEMA

L’eccezione sono le ispezioni, non le irregolarità negli appalti o nelle condizioni di lavoro.

L’onda lunga del caso di Satnam Singh, assassinato per dissanguamento dopo il terribile infortunio nei campi di Latina che gli aveva strappato il braccio di netto, è anche la cronaca di oggi che alla voce ‘caporalato’ si occupa delle 109 aziende agricole sottoposte ad un servizio di vigilanza straordinario da parte del comando dei carabinieri per la Tutela del Lavoro, Ispettorato del Lavoro, Inps nelle province di Mantova, Modena, Latina, Caserta e Foggia e delle 62 che tra queste, oltre il 50% quindi, che presentavano delle irregolarità, dei 505 lavoratori controllati e dei 236 che tra questi sono risultati irregolari, il 46%. gli articoli più dettagliati ci dicono che 64 lavoratori erano completamente in nero e 23 senza permesso di soggiorno.

In generale vengono enfatizzati i controlli ed il governo come mandante. Ma la realtà ci dice che sono le ispezioni ‘eccezionali’ viste le risorse, le direzioni e le direttive politiche esistenti per gli enti di controllo, le irregolarità sono la norma. Basta cercare, ogni volta si va a colpo sicuro.

Ancora la cronaca, ci aiuta a riflettere sulla realtà che attraversiamo.

Quella di pochi giorni fa a proposito della manifestazione nelle Langhe, la terra piemontese famosa per il vino ed oggi per lo schiavismo verso i braccianti immigrati dopo il video che ha ripreso un capo caporale bastonare a sangue un lavoratore con una spranga di ferro, perché si era fermato. Quella dei lavoratori assunti attraverso il sistema degli appalti e cooperative, per abbassare i diritti e la paga e mettere al riparo ‘i committenti’, i veri padroni. Con le dichiarazioni alla stampa dei committenti dopo il corteo che sono state di questo tenore: ‘io chiamo la cooperativa, faccio un contratto regolare, poi non so quanto paghino o cosa facciano… io non sapevo, anche noi siamo vittime’. Parole ipocrite, inaccettabili, criminali dette mentre incassano i profitti che crescono, anche grazie al lavoro pagato con 3, 4 euro l’ora!

Onda lunga che anche Cgil Cisl Uil, dopo un mese di colpevole silenzio, hanno cercato di cavalcare presentandosi come se nulla fosse, in una iniziativa disertata dai lavoratori, sabato pomeriggio in centro a Bergamo, dentro una piazza che per pura coincidenza ha trovato la presenza della comunità del Bangladesh, mobilitata d’urgenza contro i massacri della dittatura che ha fatto centinaia di vittime per fermare le proteste degli studenti.

E come se nulla fosse, davanti al governo che non perde occasione per coprire politicamente padroni e padroncini e caporali, che protegge attivamente chiamando ‘eccezioni’ gli assassini di Satnam Singh, e sano il resto del settore produttivo, che allenta ancora di più i controlli introducendo tra l’altro il preavviso di 10 giorni per le ispezioni, che legalizza i sub appalti dei sub appalti degli appalti senza limiti, che fa la patente a punti nei cantieri con qualche effetto sul versante amministrativo ma nulla modifica circa l’effettiva tutela della sicurezza dei lavoratori, prevede il recupero dei punti, la discrezionalità nel fermare i cantieri, e lascia irrisolta la questione dei controlli per i pesanti tagli alle risorse che i vari governi hanno fatto, compreso quello Meloni primo della classe con il suo ‘non disturbiamo i padroni che producono’, ebbene questi signori non hanno trovato altro da dire se non chiedere a chi governa più controlli, giustificarsi con ‘le leggi ci sono’ la 199 e il dl 81, il problema è la loro applicazione. Ai lavoratori solo il destino di produrre.

Come se nelle aziende agricole e non, non fossero presenti a firmare gli appalti e a reggere il sistema delle cooperative che significano furti sistematici di paga e di diritti, a conciliare le controversie ogni volta che i lavoratori rivendicano il maltolto, a usare il loro ruolo e il loro peso per sostenere e disciplinare l'attività produttiva e la produttività, a controllare che non salga la ribellione.

Per tutto questo, perchè è necessario liberarsi dalla loro stretta mortale, nel ricordo di Satnam Singh, li abbiamo contestati anche nella piazza di Bergamo, perché è proprio la rivolta ciò che serve, organizzare la lotta diretta contro padroni e governo, contro questo sistema di sfruttamento e di morte.

26 luglio - Firmato l'accordo Acciaierie d'Italia sulla cassa integrazione

  Un primo commento dello Slai Cobas sc Taranto 

Dalla stampa
Dopo oltre 14 ore continuative di trattativa, è stato siglata nella sede del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, l'intesa da parte di tutti i sindacati presenti, sulla Cassa integrazione straordinaria di Acciaierie d'Italia in Amministrazione Straordinaria che interesserà 4.050 lavoratori fino al 2026: 3.500 su Taranto e 450 sugli altri siti. Tutte le organizzazioni sindacali presenti al Tavolo hanno sottoscritto l'accordo che prevederà importanti novità e agevolazioni ai lavoratori coinvolti dalla Cigs: riconoscimento di integrazione salariale pari al 70% del primo rigo della retribuzione, oltre ai relativi ratei di tredicesima e premio di produzione. Previsto un welfare aziendale fino al 3% dello stipendio lordo proporzionale al raggiungimento dei tre milioni di tonnellate della produzione.

Introdotto anche riconoscimenti delle integrazioni retributive retroattivi a marzo 2024.

Prevista la formazione, la possibilità di discutere dello smart working e altre forme di flessibilità.

LE POSIZIONI DEI SINDACATI

Cisl: «Esprimiamo un apprezzamento per tutta la delegazione che riporta AdI, ex Ilva, in una dimensione normale di relazioni industriali. Questo accordo darà sollievo alle famiglie di tutti quei lavoratori coinvolti dalla Cassa Integrazione e accompagnerà il piano di rilancio aziendale.

Fiom
: Sottolinea la «salvaguardia dei livelli occupazionali, e la conferma della validità dell'accordo del 6 settembre del 2018».

USB «La nostra organizzazione può dirsi soddisfatta, quello di questa giornata e nottata è un primo passo importante che deve favorire e indirizzare il processo di vendita... attraverso questo rilancio si determino i presupposti per un vero e risolutivo processo di decarbonizzazione a salvaguardia di ambiente e salute di lavoratori e cittadini».

PRIMO COMMENTO DELLO SLAI COBAS SC - in attesa di conoscere tutto il testo dell'accordo.

La cassintegrazione a Taranto riguarda sempre un numero alto di lavoratori: 3500, quindi solo 700 in meno rispetto ai numeri iniziali.

L'integrazione salariale pari al 70% "del primo rigo della retribuzione" è minima (per es. sempre a Taranto alla Leonardo si è ottenuto l'80%); non compensa la rilevante perdita salariale dei lavoratori.

Il "Welfare aziendale" legato al raggiungimento di 3 milioni di tonnellate di produzione, vuol dire in un futuro che ora come ora non si sa quanto lontano.

I riconoscimenti delle integrazioni retributive retroattivi a marzo 2024, ratei di 13° e premio di produzione, sono diritti scontati, non concessioni aziendali.

L'ipotesi dello smart working (che chiaramente non riguarda gli operai in produzione) da un lato lascia la porta aperta, come si dice, ad forme di flessibilità, dall'altro, per l'esperienza di settori di lavoratori che l'hanno fatto, significa concretamente più lavoro, senza orario, e meno soldi.

Per cui risultano quantomeno inopportune le dichiarazioni soddisfatte - alcune addirittura vergognose, vedi Cisl - fatte dai sindacati confederali (non abbiamo ancora letto commenti della Uilm) e dall'Usb: non c'è alcun "sollievo alle famiglie" dei lavoratori in cig che devono campare con meno di 1000 euro al mese; non è vero che si sono "salvaguardati i livelli occupazionali" perchè non erano attualmente in discussione tagli all'occupazione, non era una trattativa a fronte di licenziamenti, poi trasformati in cig - dire questo, come fa la Fiom, è demagogia, per far accettare la miseria; così non è un "primo passo importante", in senso positivo - come dice l'Usb - ma è un primo passo che segna negativamente la strada futura, fatta di permanenza della cig, di esuberi, di decisioni unilaterali di Commissari e governo (solo pochissimo limati dai sindacati), di mancanza tuttora di piano industriale e piano ambientale con dati e date certe.


26 luglio - Alle morti sul lavoro il governo risponde rendendo ancora più inutili i controlli ispettivi e la patente a crediti

a cura Rete Nazionale per la Sicurezza e Salute  sui posti di Lavoro e sul Territorio - Ravenna

Alla manifestazione dei braccianti dopo la morte atroce su lavoro dell'operaio Satnam Singh, il governo Meloni, tramite la ministra/consulente dei padroni, Calderone, ha affermato che "le morti sul lavoro sono ai minimi storici", pensando che ci bevessimo l'ennesima balla governativa che serve da messaggio rassicurante per i padroni e per la propaganda ideologica di questo governo sfacciatamente al loro servizio, un governo che è fuorviante e sbagliato accusarlo di non agire anche sulle morti sul lavoro perchè tutta la sua azione che ha messo in campo - e che continuerà a mettere - è volta all'impunità e alla difesa degli interessi padronali eliminando per loro regole e controlli che fanno male ai loro profitti.

Il governo Meloni è attivo con il suo timbro di classe, fascista e padronale, come la liberalizzazione degli appalti, il subappalto a cascata (Codice 36/2023), e il governo ha scelto di fare questo di fronte alle stragi di Brandizzo, Esselunga, Suviana e dei 4 lavoratori a giorno che perdono la vita sul lavoro. Quando parla di "priorità" il governo Meloni/Calderone/Nordio ha in mente solo quella dei padroni che "non devono essere disturbati perchè sono loro che producono". 

Ora abbiamo l'ennesimo provvedimento sui controlli ispettivi.

Nel d.lgs. 12.7.2024 n.103 in vigore dal 2 agosto (Semplificazione dei controlli sulle attività economiche, in attuazione della delega al Governo di cui all'articolo 27, comma 1, della legge 5 agosto 2022, n. 118), il governo, a poco più di un mese dall’omicidio sul lavoro di Singh, allenta ancora di più la morsa dei controlli ispettivi all’impresa prescrivendo che d'ora in poi bisogna dare pure un preavviso di dieci giorni e con un intervallo di almeno dieci mesi, in un Paese in cui il 90% delle imprese ispezionate ha problemi di legalità del lavoro.

Meloni: "In questi mesi abbiamo disposto l'assunzione di 1600 ispettori del lavoro in più con l'obiettivo di raddoppiare il numero delle ispezioni durante il 2024. Abbiamo introdotto la cosiddetta 'patente a crediti' per le imprese e i lavoratori autonomi e la lista di conformità per le imprese, che dimostrano comportamenti corretti e rispettosi delle regole"

Ispettori e ispezioni raddoppiati? Risponde un ispettore su questo: “Con i nuovi obiettivi fissati, in un cantiere come quello dell’Esselunga di Firenze ad andar bene ci vai una volta l’anno, perché il resto del tempo lo devi dedicare al raggiungimento del target". "Chi me lo fa fare di indagare poi gli appalti e i subappalti, la corretta applicazione del contratto, dell’orario di lavoro che tanto incide sulla sicurezza? No, faccio tanti piccoli accertamenti e via. Tanto una parte del salario accessorio me la danno in base a questi numeri”, ragiona provocatoriamente un ispettore.

Patente a punti? A parte il fatto che riguarda solo i cantieri, dietro la falsa propaganda la realtà è che da 0 punti i padroni possono arrivare fino a 100, che per la mancanza di disposizioni protezione per cadute dall’alto si perdono soltanto 2 punti, 15 in caso di inabilità permanente al lavoro, 10 in caso di malattia professionale, che basta mettersi in regola con un corso di formazione per recuperarle, e che viene sospesa dall'Ispettorato del lavoro territorialmente competente (fino a 12 mesi) in caso di infortunio mortale per ‘colpa grave' dell’impresa.

Su questo governo i padroni assassini potranno contare così come sulla complicità parlamentare e dei confederali. Se si vuole fare qualcosa contro le morti sul lavoro la lotta deve necessariamente spezzare questo fronte e rovesciare questo sistema (padroni, governi, parlamento e confederali complici).


26 luglio - CONTRO IL "DECRETO LISTE D'ATTESA"

Il decreto "liste d’attesa"-sanità ora è legge: nessuna soluzione per le masse, per gli operatori sanitari - verso una ulteriore privatizzazione del servizio pubblico 

"In primis istituisce la Piattaforma nazionale delle liste di attesa, gestita dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari, che dovrebbe assicurare l'interoperabilità con le altre piattaforme delle liste di attesa relative a ciascuna Regione e Provincia autonoma. La piattaforma si propone di agevolare i cittadini nell'accesso ai servizi sanitari, ma si rivolge anche al personale medico, che potrà servirsene per prendere in carico pazienti, così come alle strutture sanitarie... il testo prevede la creazione di un Centro unico prenotazioni (Cup) a cui fare riferimento a livello regionale o infraregionale, che includerà sia gli erogatori pubblici sia i privati convenzionati.
Chi prenoterà una prestazione tramite il Cup, ma poi non si presenterà, senza fornire adeguato preavviso, sarà comunque costretto a pagare il ticket. Ambulatori e laboratori saranno aperti anche di sabato e domenica. E, se ci saranno ritardi rispetto ai tempi previsti per legge, le Asl potranno provvedere ricorrendo a professionisti privati che operano in ospedale o ai privati convenzionati… Il tetto di spesa per l’assunzione di personale sanitario viene superato, per il 2024 questo verrà aumentato al 15% dell'incremento del Fondo sanitario regionale, rispetto al 10% del 2023. La legge, poi, per agevolare il personale medico e ospedaliero introduce una sorta di flat tax, un'aliquota unica al 15% sugli straordinari".

Come abbiamo detto alla presentazione del decreto - di cui riprendiamo i passaggi essenziali. - questa legge non risolve assolutamente neanche mezzo problema della grave situazione della Sanità ma la peggiora.

Lo stesso presidente della Federazione oncologi, cardiologi ed ematologi, il professor Cognetti, aveva detto: “il decreto è una misura inadeguata che non risolverà alcun problema legato alle liste di attesa, provocando anzi potenziali gravi danni ai cittadini che hanno bisogno di indagini diagnostiche e di cure”. E aggiunge: "i provvedimenti previsti sia nel decreto legge che nel disegno di legge non affrontano le cause che stanno alla base delle lunghe attese e che sono certamente in relazione a gravi carenze strutturali e organiche… Occorrerebbe poi dirottare il maggior numero di risorse previste per altri campi sulla Sanità” - e chiaramente le principali sarebbero quelle che invece vengono dirottate per gli armamenti, per dare soldi alle guerre in corso. 

Questo è una legge di fatto "senza soldi": non vengono aggiunte risorse nuove. Si parlò all'atto del decreto di stanziamento di 500 milioni, ma le Regioni dissero subito che 500 milioni erano stati comunque già esauriti ed erano insufficienti, quindi non si poteva riciclare ancora questi 500 milioni, comunque assolutamente inadeguati a risolvere i tanti problemi della Sanità, e riciclarli come se fossero misure aggiuntive.

L'altra questione, per cui servirebbero effettivamente grossi finanziamenti, riguarda il fatto che la legge non risolve assolutamente la carenza di personale medico o di personale infermieristico o comunque del

personale sanitario, perché non vengono previste assunzioni. Il personale esistente deve lavorare di più, 7 giorni su 7, e deve fare più straordinari, concedendo per questi straordinari solo una tassazione inferiore. Per cui al personale che in tanti ospedali, in tante cliniche già non ce la fa più con i numeri esistenti, gli si dice “lavorate di più”. Per le assunzioni è previsto un incremento per le spese del personale di appena il 5% del Fondo sanitario, passando quindi dal 10% del 2023 al 15%. 

La questione gravissima della carenza di posti, della difficoltà ad avere interventi tempestivi, a poter avere tutte le cure necessarie che spesso sono vitali senza le quali le persone possono morire, questo problema non c'è per il governo.

Invece che assunzioni si parla di trasformare il personale da cosiddetti “gettonati” a lavoratori autonomi, quindi anche qui niente nuove assunzioni. 

Sulle "liste d'attesa" questa legge con la creazione sia di una "Piattaforma nazionale" sia di un Centro unico prenotazioni (Cup) a cui fare riferimento a livello regionale o infraregionale, che includerà sia gli erogatori pubblici che i privati convenzionati, sposta soltanto il problema, non lo risolve, anzi, c'è un rischio di maggiori complicazioni burocratiche.

La cosa invece concreta è che questa legge per ridurre le liste di attesa decide di utilizzare i medici privati sia nei loro studi convenzionati, sia i medici che svolgono attività privata all'interno degli ospedali utilizzando strutture, spazi, degli stessi ospedali pubblici. Questo vuol dire solo e soltanto aumento della privatizzazione della Sanità! Invece che incrementare la Sanità pubblica si finanzia quella privata. Questa è la sostanza alla fine di questo provvedimento.

Questa privatizzazione avrà come effetto l'opposto di quello che la gente chiede: invece che ad un aumento porterà ad una riduzione del personale medico, infermieristico, negli ospedali pubblici, perché incentiverà questo personale ad andare nel privato. A parte il fatto che così si sposta soltanto il problema delle liste di attesa, cioè si sposta dal pubblico al privato, perché se invece che prenotare visite, accertamenti spesso molto importanti e vitali nel pubblico lo si deve fare nel privato, la conseguenza sarà che le migliaia in attesa nel pubblico dirottate nel privato, creeranno anche qui le "liste di attesa".

Nella sostanza in realtà la Sanità diventa sempre più di classe: chi ha soldi va dai privati, lo faceva già e continuerà a farlo, gli altri, la maggioranza, non si potranno curare e quindi, per alcune malattie tipo di accertamenti oncologici, rischieranno anche di morire.

Ma la Meloni, con la sua "faccia tosta" dice: «Dopo aver portato il fondo sanitario al suo livello più alto di sempre, compiamo oggi ulteriori passi avanti per garantire il diritto alla salute dei cittadini» 

giovedì 25 luglio 2024

25 luglio - SOLIDARIETÀ A SEBASTIANO, MA NON SOLO: intervento dell'Avv. Enzo Pellegrin di Torino sulla repressione verso Sebastiano Lamera e tutti i militanti pro Palestina - "LA REPRESSIONE AL TEMPO DELL’UNIONE EUROPEA VOTATA ALLA GUERRA"

 

Enzo Pellegrin *

Colpisce non poco la recente raffica di provvedimenti questorili contro i manifestanti milanesi pro Palestina. Nell’obiettivo della Questura i partecipanti alla manifestazione del 25 aprile che si erano distinti per il sostegno alla causa palestinese e che avevano espresso solidarietà al diritto di autodeterminazione ed alla resistenza di questo popolo.

Da molto tempo in tutta l’Unione Europea sono all’ordine del giorno le  ondate repressive contro ogni manifestazione del pensiero che si allontani dai diktat politici del neoliberismo UE a pensiero unico e dalla politica guerrafondaia della NATO: dalla repressione del movimento NOTAV, a quella contro i Gilet Jaunes, contro le manifestazioni sindacali avverse ai progetti antipopolari e neoliberali del governo Macron, contro le manifestazioni per la pace in Francia e Germania. A questo quadro piuttosto inquietante, si aggiunge non solo da oggi una cappa di censura politica e mediatica su ogni critica al comportamento del governo sionista al potere, in Israele ed alla sua condotta di guerra contro il popolo palestinese.

Accade così non per caso che ad un noto e attivo militante sindacale dello SLAI COBAS presso la Tenaris di Dalmine, Sebastiano Lamera venga imposto un foglio di via che lo obbliga a non frequentare per ben sei mesi i luoghi più importanti di manifestazione del conflitto politico nel centro di Milano. La giustificazione è un asserito concorso in reati di resistenza a pubblico ufficiale che si sarebbero sviluppati proprio durante la repressione di una parte del corteo del 25 aprile che aveva manifestato a sostegno della causa palestinese. Nessun processo su questo asserito reato è ancora iniziato, nessun giudice della Repubblica ha applicato a Sebastiano una misura cautelare nè tantomeno una condanna. Tuttavia, nel nostro sistema di leggi sempre più securitarie, nonostante la presunzione d’innocenza garantita dalla Costituzione antifascista, viene consentito alla discrezionalità delle Questure di applicare misure interdittive ben più pesanti ed impattanti sulla libertà personale delle condanne penali o di alcune misure cautelari penali. La tutela contro provvedimenti eccessivi od illegittimi di questo tipo risulta spesso più teorica che effettiva. A parte i grandi margini che purtroppo la legge accorda da molto tempo e molte riforme alla discrezionalità questorile, la tutela amministrativa è costosa e non sempre tempestiva, tenuto conto della scadenza relativamente breve del provvedimento, che - anche in caso di illegittimità - rimane esecutivo fino a quando il Tribunale Amministrativo Regionale non ne abbia sospeso l’efficacia all’esito di un’udienza cautelare. Il suo effetto impatta invece in modo più che massiccio sulla libertà personale, soprattutto quando colpisce figure che rivestono rilievo politico o sindacale, come è il caso di Sebastiano. Il divieto di accesso ai luoghi del confronto politico e democratico, come le manifestazioni, instaurano di fatto un esclusione non da poco dal contraddittorio politico che si riverbera sul diritto ad organizzare il conflitto sociale ed esprimere un pensiero dissonante.

Sul tema Palestina, peraltro, Governo e del Ministero dell’Interno hanno più volte palesato intenti repressivi ed interdittivi a priori sulla manifestazione del pensiero a favore del popolo palestinese. 

mercoledì 24 luglio 2024

24 luglio - Ancora sull'Ilva da tarantocontro: Incontro a Roma governo /sindacati - info - Non possiamo che riaffermare quanto scritto ieri

Nessuna fiducia dai nuovi incontri con governo e 

commissari su situazione acciaierie e nuova 

cassaintegrazione - Solo la lotta operaia e popolare può 

cambiare le cose

Slai Cobas per il sindacato di classe - Taranto

Per l’ex Ilva un piano verso la chiusura”


Corriere di taranto redazioneonline

pubblicato il 24 Luglio 2024, 17:39

“È stato un incontro duro, ma come doveva essere, perché è del tutto evidente che fino ad oggi non c’è stato un confronto su elementi che per noi sono strategici e fondamentali. Ci siamo presentati a Palazzo Chigi chiedendo un elemento di garanzia sui livelli occupazionali perché, anche se si fa il bando, il bando deve essere oggetto di un confronto e in quel confronto noi vogliamo la garanzia degli occupati in tutti quanti gli impianti”. Così Michele De Palma, segretario generale della Fiom, al termine dell’incontro odierno con il Governo a Palazzo Chigi sul dossier ex Ilva. “Le organizzazioni sindacali non possono essere chiamate solo a sottoscrivere decisioni già prese, in particolare rispetto al piano di ripartenza e al bando di gara di assegnazione degli impianti. Su questo tema abbiamo ottenuto l’impegno dei commissari straordinari e del Governo a confrontarsi sui contenuti del bando di gara. Come Fiom-Cgil abbiamo chiesto la garanzia sui livelli occupazionali, perché dal nostro punto di vista per attuare un piano di ripartenza c’è bisogno dei lavoratori e c’è bisogno di tutelarli anche dal punto di vista salariale. Pertanto, la cassa integrazione deve essere legata al piano della ripartenza e al termine deve essere previsto il rientro al lavoro di tutti. Riteniamo che il Governo abbia la responsabilità di dover costruire con i commissari straordinari e con le organizzazioni sindacali una soluzione strategica per quanto riguarda il principale impianto siderurgico d’Europa, in un contesto in cui è del tutto evidente che le scelte industriali fatte dal management passato stanno facendo pagare un caro prezzo alle lavoratrici e ai lavoratori, anche per gli effetti della cassa integrazione finora utilizzata. Per noi vale ancora l’accordo del 2018, a partre dalla clausola di salavaguardia peri lavoratori di Ilva in AS. Tutta questa discussione non può prescindere dalla decarbonizzazione degli impianti e quindi dalla transizione ecologica. A tal proposito il Governo deve assumere un ruolo di garanzia attraverso la presenza nel capitale del pubblico oltre all’esercizio della golden power. Domani, presso il Ministero del Lavoro, si entrerà nel merito del piano di ripartenza e della cassa integrazione. Per la Fiom-Cgil l’obiettivo fondamentale è riportare tutte le persone al lavoro”.

24 luglio - I numeri, fake, della Ministra e l'indignazione di C. Soricelli

 

mercoledì 24 luglio 2024

Ieri due poveri giovani stranieri uno della Romania di 20 anni e l'altro di 22 del Bangladesh sono morti sul lavoro, il sangue degli stranieri è pure rosso come il nostro: ormai quasi la metà dei morti per infortuni sotto i 60 anni sono stranieri, ma ieri sono morti in 8, e 21 in soli 4 giorni e stiamo parlando solo dei morti sui Luoghi di Lavoro, già più di 30 con l'itinere. Ma raccapricciante la situazione quest'anno, complessivamente si sono superati dall'inizio dell'anno gli 800 morti (comprensivi di itinere), di questi 565 sui luoghi di lavoro, tutti registrati dall'Osservatorio Nazionale di Bologna morti sul lavoro http://cadutisullavoro.blogspot.it. Consiglio alla Ministra del lavoro Calderone, che prima di diffondere i numeri si accerti bene se sono reali o di pura fantasia, Nessun calo se si contano tutti e non solo gli assicurati a INAIL, anzi, un aumento spaventoso, Per il 2019 Lei Signora Ministra ha detto che i morti sono stati 1239, ma mi spieghi come mai "magicamente" in Europa sono diventati poco più di 600? Vada a vedere Sig.ra Ministra quanti ne ha diffusi Eurostat per il 2019, facendo così apparire l'Italia più virtuosa di quello che è. Sa signora Ministra, il Ministero del Lavoro ha migliaia di dipendenti, ma basta prendere un pallottoliere, moltiplicare il numero di 2,6 ogni 100.000 occupati (il grafico Eurostat 2019 con i morti di tutti i paesi europei lo trova in rete ) e vedrà che i morti sul lavoro in Italia diventano poco più di 600. Quindi dimezziamo i morti mandati in Europa, così facciamo un bel figurone, se poi non ci mettiamo neppure quelli che non sono assicurati a INAIL o che lavorano in nero, diventiamo davvero molto bravi, mentre in realtà siamo di gran lunga il Paese peggiore. Sono già morti quest'anno schiacciati dal trattore 90 agricoltori, qualcuno lo dica al Ministro Lollobrigida. Congratulazioni alla classe dirigente del Paese che in 17 anni non si degna di dare risposte a uno che lavora al posto loro e senza neppure guadagnarci un Euro. Oltre 1000 mail spedite, ma a nessuno frega niente della vita dei nostri lavoratori, come al solito non mi aspetto nessuna risposta

24 luglio - Schiavismo nelle campagne delle Langhe una denuncia

Ibrahim, 4 anni tra i filari delle Langhe: «Non ho un tetto, dormo in strada. Nessuno affitta agli africani»

Lavorava nelle vigne del Barolo. «Ma per un africano trovare casa ad Alba è impossibile. O vai nel dormitorio o dormi nelle tende. Ero al residence della stazione, l'hanno sgomberato. Ora sono in strada»

Mentre racconta la sua storia Ibrahim Sangare, 43 anni, partito dalla Costa d’Avorio e «sbarcato» ad Alba nel 2020, non riesce a trattenere le lacrime. Lavorava nelle vigne del Barolo, ma adesso non ce la fa più: «Io vivevo nel residence della Stazione, quello che hanno chiuso. Ero già andato via prima del blitz dei carabinieri, avevo trovato una sistemazione, ma dopo un mese la padrona di casa mi ha buttato fuori. Adesso dormo in strada, non ho un posto dove dormire o dove farmi una doccia. Giro per strada, cammino in continuazione e ho i piedi distrutti. In queste condizioni non posso tornare tra i filari». 

Da 4 anni non si è mai mosso da Alba: «All’inizio le cose andavano bene, pensavo di essere stato fortunato. Il “padrone” mi ha fatto un contratto, la paga era onesta e nessuno mi ha mai fatto del male. Ma per un africano trovare casa ad Alba è impossibile. O vai nel dormitorio o dormi nelle tende. Non ci sono altre soluzioni. Se non hai un contratto a tempo indeterminato nessuno ti fa un contratto di affitto e, in un modo o nell’altro finisci in strada».
Ibrahim aveva trovato un letto nel residence della stazione: «Non mi piaceva, ma almeno potevo lavarmi e avere un tetto sopra la testa. Per me come per tanti altri braccianti il problema dell’accoglienza è centrale. Ci sono persone che se ne approfittano perché sanno che non hai un’altra possibilità e sei disposto a tutto pur di avere un materasso dove sdraiarti dopo una giornata di lavoro. Adesso il residence è stato sgomberato, c’erano tanti problemi, ma i ragazzi che ci vivevano adesso dove vanno? Io ho lavorato a maggio e giugno, ma adesso non ce la faccio più».


martedì 23 luglio 2024

24 luglio - "TOCCANO UNO, TOCCANO TUTTI": Nuove solidarietà a Sebastiano Lamera - Da Avv. Ugo Giannangeli Milano

 

Ciao, c'è ben poco da aggiungere a quanto egregiamente scritto dall'avvocatessa Ricci. Posso riferire un episodio significativo delle prove in atto di applicazione anticipata del ddl 1660. L'11 luglio una nuova e promettente realtà giovanile a Como ha organizzato una manifestazione di solidarietà ai tre palestinesi arrestati in Italia e in genere alla Palestina. Il questore non è abituato a manifestazioni organizzate da ambiti non istituzionali e ha posto una serie di prescrizioni senza accorgersi di sfociare nel ridicolo. Esempi: obbligo di usare solo la lingua italiana, divieto di frasi ingiuriose nei confronti di politici, divieto di bandiere e striscioni etc. È stato confortante per me vedere questi giovanissimi ignorare tutte le prescrizioni e sbeffeggiarle dinanzi ai poliziotti. Cartelli, striscioni, bandiere, slogan in arabo e inglese, considerazioni non propriamente di apprezzamento contro Netanyahu e i suoi complici nel genocidio.

Buon lavoro all'amico Losco e tanta solidarietà a Sebastiano.

Avv. Ugo Giannangeli

L'APPELLO DELLO SLAI COBAS SC AGLI AVVOCATI

"E' in atto un grave atto repressivo - Foglio di via da Milano - che questa volta colpisce un operaio della Tenaris Dalmine di Bergamo, responsabile della nostra O.S. Slai cobas per il sindacato di classe.

Stiamo facendo una campagna nazionale contro questo provvedimento che verrà impugnato davanti al Tar della Lombardia dall'Avv. Losco di Milano, legale anche di Ilaria Salis.

Chiediamo a voi avvocati, operatori della giustizia, dei messaggi di solidarietà, prese di posizioni verso questo tentativo del governo/ministro degli Interni di criminalizzare anche il dissenso, pure con aperte violazioni dei principi costituzionali.

Questi Vs messaggi sono importanti per porre una diga ad un clima nazionale sempre più pesante e pensiamo potranno essere utili anche per l'esito del ricorso al Tar. Li potete inviare al nostro indirizzo e mail slaicobasta@gmail.com o a WA 3519575628

Vi inviamo una prima presa di posizione da Taranto dell'avvocata Antonietta Ricci, parte dei legali che difendono parti civili organizzate dallo Slai cobas Taranto nel processo "Ambiente svenduto"

Vi ringraziamo. Calderazzi Margherita - Slai cobas per il sindacato di classe

24 luglio - TUTTO L'ORRORE DELLA GUERRA AI LAVORATORI: Operaio di 20 anni muore folgorato mentre lavora a Gaiano, ferito il collega che ha provato a soccorrerlo

 Un operaio di 20 anni è morto folgorato oggi a Gaiano di Collecchio, nel Parmense, mentre faceva lavori presso una abitazione della zona. Ferito un collega che ha provato a soccorrerlo. Indagini in corso.

A cura di Ida Artiaco


 Ennesima tragedia sul lavoro oggi in Italia: a Gaiano di Collecchio, nel Parmense, un operaio di soli 20 anni è morto folgorato mentre era impegnato in un intervento presso una abitazione della zona. È accaduto poco dopo le 14:30 in strada Vigne.


Il giovane, dipendente della ditta Green Energy, sarebbe deceduto sul colpo. A quanto pare, un collega avrebbe provato a soccorrerlo ma sarebbe rimasto ferito lievemente a sua volta. L'allarme è stato lanciato da una donna che da una casa aveva visto un uomo accasciarsi pensando a un malore. Successivamente è arrivata un'altra chiamata dall'operaio che è sopravvissuto.


24 luglio - info: Treno deragliato a Pioltello: chiesti 8 anni e 4 mesi per l'ex amministratore delegato di Rfi

 

Le richieste dei pm nel processo sul treno deragliato a Pioltello il 25 gennaio 2018

I pm della procura di Milano hanno chiesto 8 anni e 4 mesi di condanna per l'ex amministratore delegato di Rfi Maurizio Gentile e per l'allora direttore della direzione produzione Umberto Lebruto nell'ambito del processo sul disastro ferroviario del 25 gennaio 2018 a Pioltello, dove un treno Trenord era deragliato causando la morte di Maddalena Ida Milanesi, Giuseppina Pirri e Pierangela Tadini - tutte e tre passeggere nella terza carrozza - e il ferimento di oltre cento passeggeri. 

Per altri tre imputati, tutti dirigenti del gestore dell'infrastruttura, i pm Leonardo Lesti e Maura Ripamonti hanno chiesto condanne da 6 anni e 10 mesi - per Andrea Guerini e Marco Albanesi - a 7 anni e 10 mesi, per Vincenzo Macello. Gli imputati rispondono, a vario titolo, di disastro ferroviario colposo, rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, omicidio colposo plurimo, lesioni personali colpose. Chiesta invece l'assoluzione per Moreno Bucciatini, l'allora capo del reparto programmazione e controllo dell'unità territoriale linee sud di Rfi, Ivo Rebai, ex responsabile della struttura operativa ingegneria della Dtp di Milano e Marco Gallini, all'epoca dirigente della struttura organizzativa di Rfi.

Gli imputati per cui sono state chiesto condanne avrebbero per "colpa, consistita in imprudenza, negligenza e violazione delle norme legislative" provocato "non impedendolo, il disastro ferroviario" del treno 10452, partito dalla stazione di Cremona e diretto a quella di Milano Porta Garibaldi, stando alle ricostruzioni degli inquirenti. 

La tragedia

La tragedia era avvenuta il mattino del 25 gennaio 2018, quando il convoglio - composto da cinque carrozze -  era deragliato all'altezza della stazione di Pioltello per "l'effetto della rottura di un giunto isolante incollato". Nella sua requisitoria, il pm Maura Ripamonti, ha rimarcato che disporre un rallentamento su quel tratto "era l'unica cosa che, esclusa la sostituzione del giunto, avrebbe potuto prevenire con certezza l'incidente". "Se un treno deraglia non a 140 chilometri all'ora, ma a 50 - ha sottolineato -, allora quasi sicuramente non muore nessuno". In un altro passaggio è poi stato evidenziato che "non potendo sostituire tutti i giunti, si finisce per accettare il rischio che qualche giunto si rompa. O si interviene tempestivamente in continuazione oppure ogni tanto qualcosa si rompe. Intervenire ogni tanto costa meno". Il non aver riparato il giunto lungo i binari "è una sorta di scorrettezza nei confronti dello Stato" ma "anche una forma di slealtà" nei confronti di chi viaggiava: "c'erano 250 passeggeri, gente che andava a lavorare e si fidava del treno", ha detto la pm Ripamonti.

23 luglio - dal blog tarantocontro: Urso: “A fine luglio bando vendita ex Ilva” - per favore è SVENDITA non vendita, come fu con Riva e con Mittal!

 

 Il nuovo annuncio del ministro Adolfo Urso sul futuro del siderurgico

redazioneonline Corrioere di Taranto

pubblicato il 22 Luglio 2024, 19:00

A fine luglio dovrebbe partire la procedura per l’assegnazione degli impianti dell’ex Ilva. Siamo a un punto di svolta. E’ cose se avessimo superato un traguardo di metà in un percorso di montagna e ora siamo finalmente nella discesa”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a margine della presentazione del progetto RigeneRare del gruppo Iren.

Io nelle prossime ore riceverò due importanti investitori internazionali. Come sapete hanno manifestato il loro interesse già quattro player internazionali di grande livelli e altri player italiani e penso che ne saranno altri quando inizieranno le procedure”, ha aggiunto Urso. Sull’ex Ilva, ha continuato il ministro, “abbiamo una riunione mercoledì 25 luglio con i sindacati a Palazzo Chigi con questa cabina di regia coordinata dal sottosegretario Mantovano in cui illustreremo il piano industriale e finanziario anche alla luce del giudizio estremamente positivo che è giunto dalla Commissione europea che ha ritenuto che il piano metta il gruppo nelle condizioni di restituire il prestito ponte al tasso di interesse previsto dalla stessa Commissione”.

Il ministro fa riferimento alla riunione convocata dalla Presidenza del Consiglio che ha accolto a richiesta di un incontro avanzata da Fim Fiom Uilm sulla situazione dell’ex Ilva. La convocazione da Palazzo Chigi è per il 24 luglio alle ore 10 presso la Sala Verde. L’indomani si terrà invece l’incontro presso il ministero del Lavoro ha convocato per continuare la discussione riguardo la richiesta di Cigs di 5.200 lavoratori di Acciaierie d’Italia in As (la società che gestisce l’ex Ilva). Sono stati convocati le organizzazioni sindacali (Fim Fiom Uilm Usb Ugl) e i rappresentanti del ministero delle Imprese e del Made in Italy e delle Regioni in cui sono presenti gli stabilimenti del Gruppo (Puglia, Veneto, Liguria, Piemonte e Lombardia).


lunedì 22 luglio 2024

23 luglio - aggiornamento da tarantocontro: Lavoro estivo - asili nido - Lettera di contestazione al Comune dell'Avvocata dello Slai Cobas sc

 

All’assessora alla Pubblica Istruzione, Università ed Edilizia Scolastica del  Comune di Taranto

Avv.ssa  Désirée Petrosillo

In nome e per conto delle lavoratrici Cobas della ditta Servizi Integrati srl nonché di Margherita Calderazzi, coordinatrice nazionale S.L.A.I-COBAS (Sindacato Lavoratori Autorganizzati Intercategoriale) per il sindacato di classe, in riscontro alla sua nota e-mail del 16/07/2024, ne contesto l’integrale contenuto e le comunico quanto segue.

Premesso che:

  • con la sua predetta nota ha comunicato la chiusura degli asili sino al 31/08/2024 per l’esecuzione di lavori di manutenzione edile straordinaria;

  • con delibera n. 30 del 14/07/2022, il Comune di Taranto per gli anni 2022, 2023 e 2024, ai sensi dell’art. 106, c. 12, del D. Lgs 50/16 e ss.mm.ii., ha modificato le prestazioni dell’appalto sottoscritto con la ditta Servizi Integrati srl per il servizio di pulizia e ausiliariato presso gli asili nido comunali,  incrementando i servizi di pulizia anche nei mesi di luglio ed agosto;

  • tale incremento si rendeva necessario per garantire le pulizie previste nella Parte terza del capitolato di appalto e segnatamente all’art. 12, punto A.d), A.e), A.g);

  • la disponibilità economica del suddetto incremento veniva individuata nel capitolo ordinario n. 10402310 denominato “Spese di pulizai scuole” – Bill. 2022 – 2023 – 2024 _ cod. bilancio 4.02.1.0103 – Piano dei conti V livello 1.03.02.15.010 della Direzione “Pubblica Istruzione – Servizi Demografici e Toponomastica – Politiche Giovanili – Università – Servizi Istituzionali”.

Tutto ciò premesso, innanzitutto si evidenzia che le esigenze di pulizia previste dal suddetto art 12, punto A.d), A.e), A.g), sono immutate nel senso che le operazioni di pulizia di fine anno scolastico (riordino lavanderia, riordino del locale cucina e dispensa, di tutte le stoviglie nonché pulizia dei frigoriferi/lavastoviglie/sterilizzatrici, forno e cappe di aspirazione); le operazioni di inizio anno scolastico (pulizie di fonod dells trutture, immediatamente prima dell’inizio di ciascun anno scolastico con uso di macchinari  per la pulizia meccanica di tutti i pavimenti con la sanificazione con apparecchi a getto di vapore di piastrelle e sanitari, piani cottura e cappe di aspirazione); le operazioni di pulizia e riordino delle aree esterne (spazzamento marciapiedi, vialetti, scale di accesso, muretti perimetrali e aiuole, giochi e arredi esterni) sono necessarie ed imprescindibili alla luce sia degli impegni sottoscritti che degli standard obbligatori previsti da tutti i protocolli nazionali di adeguata pulizia degli asili nido.

Inoltre, l’esecuzione di lavori di edilizia straordinaria presso le strutture degli asili semmai accresce le esigenze di pulizia piuttosto che azzerarle.

Né un generico, vago ed indefinito rinvio “all’esecuzione di lavori straordinari” senza alcun riferimento relativamente all’inizio ed al termine dei lavori medesimi può essere invocato per disattendere gli obblighi assunti con la suddetta delibera di Giunta del 14/07/2024 dovendosi, altrimenti, consacrare una totale disorganizzazione e superficialità dell’azione pubblica del Comune di Taranto non in grado di pianificare e programmare dei semplici lavori.

Ma v’è di più.

Relativamente alla contabilità finanziaria di un ente pubblico, l’assunzione di un impegno di spesa su un capitolo ordinario comporta un vincolo costituito sullo stanziamento di bilancio per cui qualsivoglia modifica  a  quell’impegno deve seguire percorsi formali e legittimi di nuova determinazione che formalizza quanto accaduto con assunzione di responsabilità e acquisizione di un nuovo impegno.

Da ultimo, gli impegni assunti con la prefata delibera esprimono la volontà del Comune di Taranto di voler contrastare la discontinuità e precarietà delle lavoratrici costrette ad interrompere la propria attività lavorativa e, conseguenzialmente, quella retributiva per ben due mesi (luglio e agosto) con una inevitabile ricaduta negativa in termini di vita economicamente dignitosa.

Viceversa, in totale spregio della necessità sociale di garantire continuità occupazionale e salariale, questa amministrazione si mostra incurante e indifferente alle esigenze delle lavoratrici a tal punto da ignorare e contravvenire a quanto già deliberato ed assunto in precedenza.

Pertanto, alla luce di tutto quanto sopra detto, Voglia riconsiderare le scelte adottate e garantire il recupero del lavoro estivo alle suddette lavoratrici.

Con riserva di agire giudizialmente per la tutela dei diritti e degli interessi lesi dall’attuale azione illegittima del Comune di Taranto nei confronti delle lavoratrici addette ai servizi di pulizia degli asili nido.

Distinti Saluti.

Avv.ssa Antonietta Ricci

Via Zaccometti n. 144 - 74016 Massafra  (TA)

Tel. 0998851258

Cell. 3460905908

Pec: ricci.antonietta@oravta.legalmail.it

e-mail: avv.antoniettaricci@yahoo.it


domenica 21 luglio 2024

21 luglio - Sicurezza sul lavoro, controlli in azienda più morbidi: preavviso e zero ispezioni per 10 mesi. IL GOVERNO MELONI INCENTIVA GLI OMICIDI SUL LAVORO

 

Cambiano i controlli in azienda: le ispezioni verranno effettuate con un preavviso minimo e chi compie infrazioni minori non pagherà la multa in caso dovesse mettersi in regola

21 Luglio 2024 12:28 -

Mauro Di Gregorio

Il governo Meloni rende più morbidi i controlli per le aziende in materia ambientale e di sicurezza sul lavoro: dal 2 agosto le pubbliche amministrazioni preposte alla vigilanza saranno chiamate a rispettare i parametri fissati dal D.lgs 103/2024, pubblicato in Gazzetta ufficiale. Controlli meno stringenti verranno messi in atto, soprattutto, per le imprese con certificazioni riconducibili ai criteri Esg (Environmental, social and governance). 

Cosa cambia

Il provvedimento è stato emanato in attuazione della legge 118/2022 (Legge sulla concorrenza 2021). Fra i suoi punti cardine, l’impossibilità per l’ispettore pubblico di chiedere documenti già in suo possesso e l’obbligo di avvisare l’impresa 10 giorni prima del controllo. Previste ancora le ispezioni a sorpresa, ma solo nei casi giustificati dall’urgenza o se sussista la concreta esigenza di accessi ispettivi senza preavviso. Viene poi stabilita l’impossibilità di reiterare l’ispezione per i successivi 10 mesi qualora il controllo non avesse evidenziato criticità. Le imprese, infine, verranno esentate dai controlli multipli da parte di enti diversi (ad esempio Inail e Inps), a meno che non si tratti di controlli congiunti e concordati al fine di un’ispezione comune.

Il fattore di rischio

I controlli verranno programmati tenendo conto del “fattore di rischio”. Le imprese avranno la facoltà, concessa dalla normativa, di richiedere e ottenere una certificazione (“Report di basso rischio”) da parte di appositi enti certificatori. Nelle intenzioni del governo tale report, da una parte, alleggerirà il lavoro degli enti ispettivi e dall’altra parte stimolerà le aziende a mettersi in regola al fine di scendere in basso nella graduatoria delle aziende a rischio.

Tra gli elementi che contribuiranno ad attribuire un basso rischio a un’impresa c’è il possesso di almeno una certificazione del sistema di gestione, o di altre certificazioni riconducibili ai principi Esg (Environmental, social and governance). Ma il basso rischio è determinato anche dagli esiti positivi delle ispezioni subite nell’arco degli ultimi 3 anni.

Multe annullate

La sanzione amministrativa fino a un massimo di 5.000 euro viene congelata e poi annullata se l’impresa adempie alle prescrizioni imposte dall’ente di controllo per regolarizzare le inadempienze.

La patente a punti per le imprese edili

21 luglio - Una norma che consentirà ai padroni di far passare il licenziamento dei lavoratori per dimissioni volontarie

 

di Unione Sindacale di Base

Nel disegno di legge 1532 bis, intitolato “Disposizioni in materia di lavoro”, presentato da ben otto ministri del governo Meloni, guidati dalla ministra del lavoro Calderone, è contenuta una norma sfacciatamente a sostegno dei padroni. È l’articolo 9 che considera dimissioni volontarie del lavoratore l’assenza ingiustificata di più cinque giorni e che, pur senza che il lavoratore abbia manifestato alcuna volontà esplicita di lasciare il lavoro, consentirà di chiudere il rapporto di lavoro senza corresponsione della Naspi al novello disoccupato. Per chi vive di lavoro precario e saltuario questa norma, se sarà approvata, rappresenterà un altro colpo alla possibilità di difendersi e metterà i padroni in una condizione di ulteriore vantaggio. Due sono le situazioni più abituali nelle quali verrebbero a trovarsi i lavoratori sotto gli effetti di questa norma. Da un lato, la possibilità di essere letteralmente cacciati via dal padrone, il quale acquisirebbe di fatto la possibilità di allontanare il dipendente dal posto di lavoro e inviare, passati i cinque giorni di assenza, la comunicazione all’INPS della risoluzione del rapporto di lavoro per dimissioni volontarie del dipendente. Certo, esiste sempre la possibilità di rivolgersi alle vie legali, ma di fatto entrerebbe in vigore una norma che stabilisce che un lavoratore va considerato come dimissionario volontario pur senza averlo dichiarato esplicitamente (che è quanto previsto dalle norme vigenti) e che in realtà è stato licenziato. Dall’altro, in tutti quei casi in cui i lavoratori decidono effettivamente di lasciare il lavoro perché stanchi dei soprusi, dei maltrattamenti, delle inadempienze contrattuali e via dicendo, si ritroverebbero a dover dimostrare la “giusta causa” delle loro dimissioni, pena la perdita della Naspi. La logica del provvedimento è semplice: i lavoratori devono accettare le condizioni poste dai padroni, punto e basta. Il ricorso dei lavoratori all’utilizzo delle dimissioni per difendersi va limitato al minimo, per evitare che si trasformi in un’arma che metta in difficoltà la parte datoriale. E al padrone va concessa la massima libertà di poter disporre del lavoro altrui, anche a salari bassi e rispettando solo in parte le condizioni previste dai contratti. Di fronte al lavoro sottopagato e con scarse tutele, quello che non riconosce alcuna dignità e che si trasforma in una condizione degradante e mortificante, e che sembra essere da diversi anni la caratteristica sempre più diffusa nella quale si presenta il lavoro in Italia, ai lavoratori vanno sottratte tutti gli strumenti che possono garantire un minimo di difesa. Questa è la logica perseguita da questo governo, che poi decanta il falso aumento degli occupati, dimenticando di raccontare che tipo di lavoro sta aumentando nel nostro paese. L’operazione però non è solo materiale ma ha anche un risvolto ideologico, come spiega bene l’avvocato del lavoro Bartolo Mancuso nell’articolo che pubblichiamo qui sotto. In un mercato del lavoro all’insegna dello sfruttamento, i furbetti sarebbero quei lavoratori che si dimettono perché scansafatiche e che vorrebbero vivere in modo parassitario sfruttando la Naspi. Per combattere questa ideologia filo-padronale occorre non solo denunciare i bassi salari, il lavoro grigio e nero, il ricatto della precarietà, ecc. ma occorre anche costruire una “politica sindacale” per questa parte, la più debole, del mondo del lavoro. E in questa politica c’è una richiesta di fondo che va avanzata ed è quella dell’indennità di disoccupazione ogni volta che si lascia il lavoro, sia per licenziamento, sia per dimissioni, con o senza giusta causa. Di fronte a un lavoro sempre più precario, poter disporre di un sussidio di protezione tra un lavoro e l’altro, è una rivendicazione minima ma anche un’arma per difendersi dal ricatto padronale. È ora di costruire su questo una risposta all’altezza della sfida che governo e padroni ci stanno portando.

Con le nuove “Disposizioni in materia di lavoro” torneranno le “dimissioni in bianco” dell’avv. Bartolo Mancuso

L’art. 9 comma 1 del Disegno di legge N. 1532-bis denominato “Disposizioni in materia di lavoro”, contiene una norma che, se approvata, rappresenterebbe un grave balzo indietro della civiltà giuridica. La disposizione normativa prevede che “All’articolo 26 del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 151, dopo il comma 7 è inserito il seguente: «7-bis. In caso di assenza ingiustificata protratta oltre il termine previsto dal contratto collettivo applicato al rapporto di lavoro o, in mancanza di previsione contrattuale, superiore a cinque giorni, il rapporto di lavoro si intende risolto per volontà del lavoratore e non si applica la disciplina prevista dal presente articolo».” Il “presente articolo” è l’art. 26 del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 151 che prevede che “le dimissioni e la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro sono fatte, a pena di inefficacia, esclusivamente con modalità telematiche […]” cioè tramite una comunicazione da rendere ai patronati.