la guerra di riva a taranto ora CONTINUA SUL FRONTE DELLA COMUNICAZIONE
rispondiamo con la guerra di classe
slai cobas per il sindacato di classe
ilva taranto
Dopo la marcia del 30 marzo organizzata da azienda e capi l'Ilva passa alla
guerra mediatica. Per 4 settimane ha programmato.....
una serie di spot e
messaggi di propaganda, di difesa dell'azienda, esaltazione dei risultati
raggiunti sul fronte dell'ambiente. Compaiono su giornali, Tv private,
internet, facebook, nelle sale cinematografiche, sulle fiancate degli
autobus, ecc.
Uno spot di 30 secondi rappresenta una tuta blu, perfetta, con una voce in
sottofondo, di un tale ingegnere specializzato, tecnico ambientale, con un
nome di fantasia, Luca Basile, che dice che lui e i suoi colleghi assicurano
un futuro all'Ilva e a Taranto; lo spot finisce con la frase "C'è un mondo
dentro".
Improvvisamente Riva, che non riconosce le professionalità dei lavoratori,
che tiene, in una fabbrica siderurgica, buona parte degli operai ancora al
3° livello (quando prima della entrata di Riva la maggior parte degli operai
era al 5° livello), Riva che tratta gli operai come mere braccia per
produrre 10 milioni di tonnellate di acciaio e fare profitti sulla loro
pelle e anche sulla loro vita, che non riconosce agli operai dignità di
persone (anche quando entrano ed escono in fabbrica gli operai devono
passare tra cumuli di sporcizia, discariche a cielo aperto alle portinerie,
con la spazzatura che gli vola anche addosso nei giorni di vento), ora Riva
presenta la fabbrica come un mondo di "persone, di professionalità e di
impegno".
Mentre si avvia questa campagna mediatica, continuano ad essere mandate alle
redazioni dei giornali lettere a difesa dell'azienda, che sembrano scritte
da una sola mano, e sempre firmate anonimamente "lavoratori Ilva". Ne
riportiamo alcuni pezzi:
".Tutti discutono di diossine, mesoteliomi. sparando un cumulo di idiozie.
più si è investito in sicurezza e ambiente raggiungendo risultati al di
sotto dei limiti di legge e delle medie nazionali, più sono aumentate le
accuse infondate e fantascientifiche. come far passare delle nuvole di
vapore acqueo per fumi e polveri assassine."
".senza contare che la mancanza di lavoro per quasi 20.000 lavoratori
comporterebbe la mancanza di moneta e quindi la chiusura di ulteriori e
numerosi negozi commerciali, l'impossibilità per le banche di riscuotere le
rate dei prestiti e dei mutui, la diminuzione dei servizi e quindi dei
professori, dei medici, dei poliziotti, dei carabinieri, dei vigili urbani,
ecc. Ma una cosa di certo aumenterebbe, la delinquenza".
E ancora, lettere di "lavoratori" che descrivono drammaticamente la loro
storia di immigrati nel nord Africa dopo la chiusura di una fabbrica a
Taranto anni fa, di lavoratori "costretti a lasciare la famiglia", di
sofferenze, ma salvati e rientrati "grazie all'Ilva", riacquistando
"serenità, speranza e dignità"; e di altri che invece sarebbero ridotti alla
fame, con figli piangenti, se andasse avanti il programma degli
ambientalisti.
E via di questo passo, con un misto di pezzi da telenovela e di strenua
difesa di una fabbrica che rappresenta "la speranza". Gli spot al cinema
ricordano fastidiosamente gli spot di propaganda fascista degli anni '50.
Non si tratta di pubblicità, l'Ilva non è ha bisogno visto che non produce
beni di consumo di massa, ma di una campagna politica, ideologica che ha lo
stesso valore, con altri mezzi, della manifestazione del 30, tesa a
contrastare le inchieste della Magistratura, la denuncia cittadina,
dell'opinione pubblica, dell'ambientalismo serio sul grave inquinamento
dell'Ilva, per continuare a porre, in maniera ricattatoria, un cuneo tra
lavoro e ambiente, tra operai e giovani, popolazione dei quartieri a
rischio, ambientalisti seri, a far schierare i lavoratori con la paura o con
le minacce, dalla parte della azienda.
Questo "inquinamento mediatico" ha oggettivamente (?) un peso di corruzione,
in piena campagna elettorale, verso i partiti e verso i mass media per
spostarli dalla parte dell'Ilva. Dietro la campagna si sa ci sono soldi. Il
rappresentante di relazioni esterni dell'Ilva, Archinà, in questi giorni è
molto attivo, va dicendo che tutti i partiti si possono votare (anche
l'attuale
sindaco di "sinistra" Stefàno - tanto si sa che un giorno "spara" contro
l'Ilva
e 364 no), tranne le liste degli ambientalisti.
Padron Riva è stato sempre parco nei suoi rapporti con i giornali e i mass
media in genere. Pur essendo, infatti, la sua azienda prima multinazionale
siderurgica in Italia e in Europa e la decima nel mondo, non ha cercato
finora di farsi pubblicità; lui è un capitalista che, come ha sempre detto,
si occupa solo di produrre acciaio e non gliene importa gran chè di
giustificare come lo fa, scavalcando diritti, mettendo a rischio la salute e
la vita degli operai, devastando interi quartieri, ecc.
Ma ora Riva cambia registro, e si affida ad una delle agenzie pubblicitarie
più importanti, la Roense che cura la pubblicità della Sony. Della Kenwood,
e altre multinazionali.
Questa novità è allo stesso tempo un'azione offensiva dell'azienda, ma anche
un'azione difensiva.
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