venerdì 28 settembre 2012

Il pasticcio dei chimici (e del 28 giugno)


 Il pasticcio dei chimici (e del 28 giugno)
di Giorgio Cremaschi


La conclusione lampo del contratto dei chimici sta diventando un altro momento della crisi della cgil, oltreché un danno pesante per i lavoratori.
Intanto vediamo i contenuti dell'accordo. In cambio di un aumento salariale che in tre anni non recupera neppure l'inflazione, il contratto nazionale viene definitivamente smontato.
A livello aziendale si potrà fare praticamente di tutto su tutte le condizioni di lavoro, anche gli aumenti contrattali potranno essere rinviati o addirittura trasformati in salario variabile. I giovani avranno il salario decurtato mentre in ogni azienda si potranno fare fondi bilaterali. Naturalmente la flessibilità dei diritti dovrà sancire la rigidità del controllo aziendale sui lavoratori. 
La “esigibilità” degli accordi imposta da Marchionne entra anche nel contratto nazionale della categoria. Questa la sostanza di un accordo totalmente in perdita, ai lavoratori sarebbe convenuto non ottenere alcun risibile aumento 
e
conservare al normativa precedente.(...)

Fin qui la conclusione di una vertenza contrattuale 'riformista', conclusa 
in
pochi giorni senza scioperi e con gli elogi dei sindacalisti moderni e delle 
controparti. E' uno scenario che abbiamo visto riprodursi diverse volte in 
questi anni, sia con gli accordi separati sia con quelli sottoscritti anche 
dalla Cgil. Questa volta però è esplosa una novità.

IL segretario della filctem cgil, dopo aver siglato l'intesa si è dimesso e 
la
segreteria confederale ha assunto una posizione critica. Il successivo 
direttivo della categoria, svoltosi alla presenza di due segretari 
confederali,
ha espresso un giudizio negativo sull'intesa, chiedendo di cambiarla proprio 
nei suoi punti cruciali.

Certo il segretario era già dimissionario nei fatti, perché sfiduciato prima 
della trattativa dal gruppo dirigente e il 5 ottobre era già in programma 
l'elezione del suo successore. Ora però una vicenda interna diventa a tutti 
gli
effetti una vicenda contrattuale, ove emergono tutte le contraddizioni e la 
vera e propria confusione in atto nel principale sindacato italiano

Il nodo di fondo è che una posizione contrattuale della Cgil non esiste da 
tempo. La confederazione annuncia ogni tanto dei principi, poi li adatta 
alle
circostanze, poi li corregge e li interpreta. Il pasticcio dei chimici è 
frutto
di questa situazione e non si capisce come si pensi di por davvero rimedio 
ad
esso. Per ora la linea adottata è quella di chiedere l'applicazione del 
'accordo del 28 giugno 2011 contro il contratto appena firmato.

Siamo all'assurdo. Perché se è vero che il contratto dei chimici supera il 
concetto di deroga al contratto nazionale in quanto in azienda si po' fare 
di
tutto, non è che definendo le materie su cui si può derogare si va su un 
terreno molto diverso.

Il punto è che il 28 giugno non è la soluzione, ma il problema. Lo è perché 
se
tutti i firmatari di quell'accordo , esclusa la Cgil, lo considerano ben 
applicato nei chimici, allora qualche problema interpretativo c'è. E' poi 
utile
sottolineare che il presidente attuale della Confindustria,industriale 
chimico
considerato su una linea opposta a quella Fiat, è il primo sponsor 
dell'accordo
nella sua categoria. Infine lo stesso governo chiede il tavolo sulla 
produttività come applicazione del 28 giugno.

Insomma dire no al contratto dei chimici nel nome di un accordo confederale 
da
cui finora sono scaturiti solo disastri, è una posizione insostenibile, 
priva
di concretezza e realtà, che porterà solo a nuovi pasticci, o a nuovi 
accordi
separati a cui si sarà sempre meno capaci di reagire. Dopo la firma dei 
chimici
anche la posizione assunta dalla Fiom- applichiamo il 28 giugno per evitare 
nuovi accordi separati- si rivela inconsistente.

Il contratto dei chimici non è un momento delle sempre più confuse vicende 
dei
gruppi dirigenti della Cgil, ma una nuova sconfitta di una linea riformista 
e
concertativa che non porta più da nessuna parte.

Abbiamo formalmente chiesto il direttivo della confederazione per discutere, 
ma soprattutto bisogna che ci facciamo sentire perché così la Cgil va proprio 
a
sbattere. E con essa tanti lavoratori che avrebbero ancora la forza di 
lottare
e di non subire contratti capestro senza un minuto di sciopero.

www.rete28aprile.it

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