come, non
dire che occorre lavorare per costruire una lotta dura che unisca la
maggiorparte degli operai
indipendentemente dalle tessere sindacali, e non invece lanciare ogni tanto
“sciopero ad oltranza” che nessuno fa e serve solo ad “apparire”.
Così come non si può parlare, sempre l'Usb, di riduzione del tempo effettivo
di permanenza in fabbrica, facendo riferimento alla questione del
"tempo-tuta", perchè su questo non ci vuole certo una "legge per Taranto"
per passare da 10 ore a 8 ore, ma l'azione contro l'accordo-truffa fatto a
dicembre sul cambio tuta che però solo lo Slai cobas non a parole ma con
azioni concrete sta contrastando sia con i ricorsi degli operai, già a buon
punto, sia con l'inchiesta penale del giud. Di Tursi.
Su questo occorre serietà, se no si fa demagogia e si prendono in giro gli
operai.
In questi giorni lo Slai cobas Ilva sta facendo iniziative alle portinerie
dell'Ilva con al centro una questione precisa: per difendere il lavoro e la
salute degli operai e della popolazione, dopo i vari decreti tutti pro-Riva,
dobbiamo imporre con la lotta un "decreto per gli operai".
Sui vari punti che poniamo si ciò che dovrebbe stabilire un tale decreto,
sta suscitando dibattito il punto in cui si dice: "in una fabbrica insalubre
e nociva come l'Ilva non si può lavorare per tanti anni, ma 20 anni bastano,
con ripristino eventuale del CONTRATTO SIDERURGICO, ed estensione, quindi, a
tutti dei benefici pensionistici", con l'intera copertura assicurativa.
In generale, questo punto incontra tra gli operai condivisione, ma anche
scetticismo.
Allora facciamo un pò di chiarezza.
Primo. Già anni fa il contratto della siderurgia - che i sindacati hanno
cancellato, per fare un CCNL unico metalmeccanico senza però mantenere tutte
le specificità, i diritti, gli aspetti migliorativi legati alla
particolarità, pesantezza della produzione, al rischio, che erano previsti
dal contratto siderurgico - diceva che erano possibile andare in pensione
dopo 25 anni di lavoro.
All'Ilva ci troviamo non solo in una fabbrica prettamente siderurgica ma in
più in una fabbrica fortemente insalubre, nociva e mortale. Quindi perchè
all'Ilva non dovrebbe essere possibile andare via dopo 20 o anche 25 anni di
lavoro?
Secondo. Nell'ottobre del 2012, il Consiglio comunale di Taranto, in seduta
specifica, e all'unanimità, approvò un Ordine del Giorno, in cui, tenendo
conto della situazione grave dell'Ilva diceva che gli operai dovevano poter
andare in pensionamento anticipato dopo 20 anni di lavoro. Non l'ha quindi
affermato un "cittadino al bar", ma un organo istituzionale. Sappiamo fin
troppo bene come, soprattutto con questo Sindaco e questa amministrazione
comunale, le parole difficilmente corrispondono ai fatti e quell'OdG sembra
più un lavarsi la coscienza sporca (sporchissima soprattutto del sindaco,
finito sotto indagine), in una situazione calda di allarme sociale; ma
nessun partito, nessun assessore o consigliere oggi può dire "io non ho
votato nulla".
Terzo. Non dimentichiamo che anni fa proprio nei settori statali, del
Pubblico Impiego, anche nei lavori impiegatizi, proprio lo Stato permetteva
che i suoi lavoratori andassero in pensione a 19 anni 6 mesi e un giorno,
con importo di pensione pieno - le lavoratrici poi addirittura a 15 anni e
mezzo.
E la maggiorparte di questi settori lavorativi non era assolutamente a
rischio, l'Ilva invece, sì!
Quarto. Già a Taranto vi sono state leggi particolari, nuove, partorite
proprio dalla situazione lavorativa di Taranto e poi estese a livello
nazionale. Come gli stessi prepensionamenti all'Ilva, o la cassa
integrazione in deroga, che prima non esistevano e che le hanno "inventate"
per "tamponare" la situazione a Taranto. Queste sono state sempre risposte
parziali a problemi reali, ma anche risposte ad una situazione d'emergenza,
o di ordine pubblico, come è stata la cig in deroga a seguito della rivolta
di mesi a Taranto nel 2007 delle lavoratrici e lavoratori delle pulizie.
Ora, questa all'Ilva è sicuramente una situazione d'emergenza in tutti i
sensi, sia di salute, di sicurezza, che di lavoro. Quindi, perchè mai non
dovremmo pretendere una normativa d'emergenza!?
Tutti dicono che c'è un'emergenza a Taranto, ma tutti usano questo per
accorrere a difesa di Riva o dei padroni che andrebbero in crisi con la
chiusura dell'Ilva. Noi dobbiamo pretendere che invece parlino
dell'emergenza del lavoro e della salute e della vita degli operai!
MA DETTO QUESTO, IL PROBLEMA E' COME CONQUISTARLO.
Noi stiamo dicendo che ci vuole un "decreto" per gli operai. Ma nello stesso
tempo stiamo anche dicendo che senza che il governo e lo Stato si trovino
costretti a farlo perchè devono rispondere a un problema reale di "emergenza
di lotta", di "ordine pubblico", non lo faranno.
Quindi "20 anni bastano", 20 anni sono possibili, ma nessuno li regala.
Gli operai devono creare con la lotta le condizioni, con una lotta che abbia
il carattere della rivolta, che non si spegne in un solo giorno, che blocchi
la fabbrica, che si estenda in città chiamando alla lotta e all'unità tutti
i settori popolari colpiti sull'intera piattaforma che riguarda anche le
bonifiche, l'emergenza sanitaria; una lotta che non si fermi fino a
risultati.
SLAI COBAS per il sindacato di classe - ILVA
slaicobasta@gmail.com – 3475301704 – via Rintone, 22 TA
TA. 27.6.13
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