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sabato 2 novembre 2013
Claudio Marsella operaio del Mof - la sua morte deve essere importante non vana
Un anno fa moriva Claudio Marsella, operaio del MOF. Possiamo dire da un
lato che è morto invano e dall'altro che la sua morte è stata molto
importante.
E' morto invano per padron Riva, Ferrante, Bondi, dirigenti e capi
inquisiti, alcuni ancora al loro posto; è morto invano per gli infami
sindacalisti confederali che hanno firmato l'accordo che lo ha ucciso e
hanno continuato a difenderlo anche dopo la morte di Claudio.
Sappiano costoro che in una maniera o nell'altra, prima o poi, pagheranno
caro, pagheranno tutto! E speriamo non solo nella aule del tribunale dove ci
dovrebbero stare tutti come imputati, sia nel processo generale che nel
processo particolare.
Ma non è morto invano, Claudio Marsella vive nel grande sciopero che i suoi
compagni di lavoro hanno fatto per 15 giorni, cosa mai vista all'Ilva di
Taranto, una pagina nuova di vera storia in questi due anni terribili; non è
morto invano per gli operai e quelli dello Slai cobas che hanno sostenuto la
lotta, fatto piattaforme, denunce, esposti, manifestazioni di piazza, quella
nazionale promossa dall'Usb a cui lo Slai cobas ha aderito e partecipato e
quella della Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro
e territori del 22 marzo; non è chiaramente morto invano per quei suoi
compagni di lavoro che si sono organizzati nel sindacalismo di base, l'Usb
in questo caso e finora, rompendo coraggiosamente con il clima di
sudditanza, servilismo, mancanza di dignità di quei tanti, troppi operai che
non hanno osato farlo e hanno lasciato il pallino della fabbrica nelle mani
dei servi dei padroni.
Anche questa è una pagina nuova che si è aperta in questa fabbrica, anche se
Riva e Bondi cercano di farla pagare, ultimamente con il licenziamento
dell'operaio del Mof Marco Zanframundo.
Detto questo, però, altro bisogna aggiungere.
Per noi Claudio Marsella è come se fosse morto ieri perchè tuttora sono
impuniti i responsabili, tuttora gli operai del Mof non hanno vinto, la loro
piattaforma non stata accolta, tuttora la scelta del sindacalismo di base,
giusta e necessaria, non è stata sufficiente a ridare ai lavoratori uno
strumento reale per ricostruire, anche in nome di Claudio, un effettivo
sindacato di classe dentro l'Ilva, non basato sui personaggi che oggi stanno
con te e poi tradiscono ma basato sui cobas che sono altra cosa da l'Usb.
Così evidentemente la sfida della Rete nazionale del 22 marzo non è stata
raccolta da operai, organizzazioni, cittadini dei quartieri per un reale
braccio di ferro che riesca ad imporre condizioni di salute e sicurezza, per
cui non ci siano più ragazzi, operai, come Claudio, Francesco, Ciro, che
muoiono. Questa sfida è aperta, ma la lotta attuale è inadeguata e la
battaglia è prolungata,
Infine, NON SI MUORE PER IL LAVORO, NON SI MUORE PER I PROFITTI DEI PADRONI,
non si muore per un sistema in cui la vita degli operai sta all'ultimo
posto.
E' il sistema del capitale, Stato, governi, comando di fabbrica che deve
essere abbattuto. E questo domanda non una semplice lotta sindacale con il
sindacato buono, ma la lotta per il potere operaio che scaturisce da una
vera rivoluzione proletaria.
Onorare la morte di Claudio significa tutto questo non di meno.
Pubblicato da tarantocontro a 14:38 Nessun commento:
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