*In piazza per i lavoratori licenziati alla Granarolo**dal 12 al 14 dicembre :*
*giornate di iniziativa nazionale in sostegno ai lavoratori **delle
cooperative in appalto alla Granarolo*
*Granarolo* vuol dire *Lega delle cooperative*, (proprio quelle, le famose
cooperative "rosse") vuol dire potere economico, entrature istituzionali,
sostegno mediatico, copertura degli apparati repressivi ed è proprio contro
questo gigante che si sono scontrati i lavoratori delle cooperative
sfruttati e trattati come bestie da fatica per un salario da fame.
L'alternativa era accettare una decurtazione di stipendio del 30 % ed è
incominciata la lotta.
Una lotta dura, uno scontro frontale, in cui si è misuratala forza
sfacciata del capitale contro la determinazione die lavoratori nel
difendere diritti acquisiti e soprattutto la loro dignità.
*I padroni hanno usato ogni arma in loro potere per schiacciare la lotta.*
hanno infatti sfoderato il completo repertorio di licenziamenti,
manganellate, criminalizzazione, denunce ( 170 !!!) e persino la
vergognosa minaccia di perdere il permesso di soggiorno,
Una repressione esattamente In linea con l'oggettivo processo di
trasformazione in stato-gendarme prodotto dalla crisi strutturale del
sistema produttivo capitalista, a cui stiamo assistendo, in barba all'
ottusa speranza di salvifiche politiche keynesiane delle fazioni più
"illuminate" della borghesia nazionale che sponsorizza il centro "sinistra".
*Ma questo non è bastato.*
I lavoratori stanno continuando in prima persona la lotta, con
determinazione e intelligenza tattica, provando a generalizzare ad altri
lavoratori e lavoratrici lo scontro con la classe che li sfrutta e ad
allargare il consenso sulla loro lotta, contando anche sulla solidarietà di
chi ha preso coscienza della propria classe di appartenenza.
Una solidarietà che è di classe, di chi ha scelto da quale parte della
barricata schierarsi provando a prefigurare, in ogni lotta, una
trasformazione radicale di una società basata sullo sfruttamento e sulla
divisione in classi.
A questa solidarietà lanciamo un appello, chiediamo la partecipazione e la
condivisione di questa lotta che sta assumendo una visibilità sempre
maggiore ed è diventata un punto di attrazione per altri settori di classe.
*Nelle giornate da giovedì 12 a sabato 14 dicembre, ci saranno iniziative
in numerose città di Italia, chiediamo a tutti e tutte di partecipare.*
*il sicobas si farà carico della centralizzazione delle iniziative,
invitiamo chiunque si può organizzare per queste 2 date di comunicare alla
mail info@sicobas.org <info@sicobas.org> il dove e il quando, per poter
stilare un elenco delle iniziative con volantinaggi presidi o qualsiasi
altra iniziativa di boicottaggio ci venga in mente*
*LA SOLIDARIETA' DI CLASSE E' UN'ARMA, IMPARIAMO A IMPUGNARLA*
*Si.Cobas*
*Coordinamento metropolitano di sostegno alle lotte dei lavoratori delle
cooperative.*
fino ad ora sono previsti 5/6 banchetti nel territorio *Rhodense* con
raccolta fondi
un' iniziativa di denuncia e boicottaggio a *Crema*
e un presidio con la partecipazione dei lavoratori delle cooperative
all' Ipercoop di *Milano.*
SEDE LEGALE E NAZIONALE TARANTO VIA LIVIO ANDRONICO, 47 tel 099/4792086 347/5301704 slaicobasta@gmail.com
martedì 10 dicembre 2013
infosolidale - per i lavoratori licenziati alla Granarolo: dal 12 al 14 dicembre
NOTAV LIBERI SUBITO!- FASCIOFORCONI IN GALERA !
dal blog http://proletaricomunisti.blogspot.com
con altri articoli sulla questione
pc 10 dicembre - NOTAV LIBERI SUBITO!- FASCIOFORCONI IN GALERA !
A TORINO LO STATO BORGHESE - LO STATO DEI PADRONI
lascia campo libero ai fascio-forconi, con sbirri che si tolgono il casco ..
perchè siamo tutti italiani
mentre scatena una nuova ondata repressiva contro il MOVIMENTO NOTAV
C'e' una sola rivolta
quella proletaria, studentesca e popolare, quella che riprende le piazze, le
strade, gli assedi ai palazzi del potere e dell'economia dopo le due
giornate di Roma del 18-19
contro di essa non c'è solo lo stato, i padroni, i mass media.. ma anche il
tentativo di contrapporre ad essa
la mobilitazione reazionaria fascio-forconi che serva a gettare confusione,
a servire l'antipolitica
grilllo-berlusconiana, a rafforzare lo stato moderno fascista, lo stato di
polizia antioperaio e popolare
Chi, nel campo dei proletari e del movimento, all'insegna del 'movimento è
tutto, il fine è nulla' favorisce questa confusione e contaminazione deve
essere risolutamente criticato e combattuto
proletari comunisti - PCm Italia
10 dicembre 2013
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infosolidaleAlfa di Arese_Truffa e violenza, verso il processo tre dirigenti Abp_IlGiorno
Truffa e violenzaVerso il processo tre dirigenti Abp
Arese, nel mirino l’appalto Innova
di ROBERTA RAMPINI
— ARESE —
LA PROCURA di Milano ha chiuso le indagini e si avvia alla richiesta di
rinvio a giudizio nei confronti di tre dirigenti dell’Abp
(proprietaria di una parte dell’area dell’Alfa Romeo di Arese) e dell’Innova
Service, accusati di truffa e violenza privata.
Si tratta di Marco Salvini, presidente e amministratore delegato di Abp,
Angela Di Marzo e lo zio Cosimo Di Marzo,
rispettivamente responsabile e amministratore unico di Innova Service, l’azienda
che si occupava della pulizia,
manutenzione e gestione delle portinerie dell’area industriale da due
milioni di metri quadrati.
IL FILONE di indagine è partito in seguito alle denunce penali fatte nel
2009 e nel 2012 dallo Slai Cobas e
dai lavoratori licenziati nel febbraio 2011. Il pm Carlo Nocerino, titolare
dell’indagine, non ha ancora notificato
alle parti la documentazione: è stato il sindacato di base a far trapelare
la notizia.
Nel mirino dell’inchiesta sarebbe l’appalto assegnato nel 2009 dalla
proprietà Abp all’Innova Service di
Angela Di Marzo, imprenditrice che fino ad allora si era occupata di tutt’altro.
Innova, come previsto negli Accordi di programma, assume 75 ex operai Fiat.
L’appalto deve durare cinque anni,
ma nel febbraio 2011 i lavoratori vengono licenziati. Il lavoro che
svolgevano loro viene assegnato ad altre cooperative.
Inizia così una «stagione» di denunce penali e cause civili in difesa dei
posti di lavoro e per fare chiarezza
su quello che succede dell’area ex Alfa Romeo.
«Nessuno ci ha voluto ascoltare - spiega Corrado Delle Donne, coordinatore
nazionale dello Slai Cobas -
ma da tempo noi denunciavamo il fatto che sull’area fossero in corso
speculazioni, affari poco chiari.
Innova Service era stata chiamata solo per far fuori gli ultimi
cassintegrati della Fiat e il nostro sindacato:
basti pensare che Cosimo Damiano, che fino a tre mesi fa è stato
amministratore unico dell’Innova,
interrogato nel processo d’appello promosso dai licenziati ha dichiarato di
non conoscere Salvini di Abp.
Eppure la sua azienda lavorava per lui».
Il giudice del lavoro e la Corte d’Appello di Milano hanno dichiarato
illegittimo il licenziamento.
Ora anche la giustizia penale sta dando ragione ai licenziati e allo Slai
Cobas.
roberta.rampini@ilgiorno.net
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I 50 licenziati ingiustamente
incontrano in Regione assessore e consigliere
— ARESE —L’ASSESSORE regionale al lavoro, formazione e istruzione, Valentina
Aprea convocherà nei prossimi giorni
Insieme a sostegno delle popolazioni delle Filippine colpite dal tifone Hayan
Dichiarazione a sostegno delle popolazioni delle Filippine colpite daltifone Hayan
info italia - slaicobasta@gmail.com
Lo scorso 8 novembre il tifone Hayan (conosciuto come Yolanda all'interno
del Paese) ha spazzato alcune aree delle Filippine a oltre 300 chilometri
orari, con onde alte 5 metri, uno dei più forti e disastrosi mai visti che
abbia colpito la terra.
Fin da subito si è capito che la devastazione di esseri umani e cose era
impressionate e, adesso, dopo oltre due settimane, i dati ufficiali parlano
di 5500 vittime, ma i feriti sono molti di più di quelli ammessi all'inizio:
oltre 26.000. Ancora migliaia sono i dispersi e alcuni esperti
internazionali dicono che per la completa ricostruzione potrebbero essere
necessari fino a 10 anni.
Ufficialmente nove milioni di abitanti, ovvero il 10% di tutta la
popolazione, sono stati interessati dall'evento, ma l'Onu porta la cifra a
13 milioni. Oltre quattro milioni i senzatetto.
Le aree più colpite dell'arcipelago sono le isole Leyte, Samar e Cebu
Negros, Visayas Orientale, centrale e occidentale, circa 5 regioni e 36
province, e in particolare la città di Tacloban, aree delle zone costiere e
montane tra le più povere in tutto il paese, dove la maggior parte sono
contadini poveri, lavoratori agricoli disoccupati, piccoli pescatori e
popolazioni indigene.
Davanti a questa tragedia le organizzazioni politiche e sindacali filippine
che si battono per la difesa delle condizioni di vita e di lavoro del popolo
si sono immediatamente mobilitate portando sostegno e invitando alla
mobilitazione generale nel paese e all'estero per un coordinamento adeguato
al fine di distribuire opportunamente aiuto e materiali, acqua, cibo,
riparo, cure mediche e aiuti per ricostruire le case, recuperare animali da
fattoria, raccolta di tuberi alimentari a chi ha maggiore e più urgente
bisogno di aiuto a cominciare dai bambini e dagli anziani. E il Partito
comunista delle Filippine ha anche dichiarato un cessate il fuoco
unilaterale di due mesi per permettere e agevolare in ogni modo i soccorsi.
Appello al quale il governo non ha ancora risposto.
Il governo delle Filippine del Presidente Aquino, che nonostante le
informazioni e l'allerta diramata dall'Osservatorio di Manila che diceva
"Può essere necessaria una massiccia evacuazione di aree residenziali sui
terreni bassi entro 8 a 16 km del litorale" non ha preso le adeguate misure
(aveva dichiarato pomposamente "zero vittime") ed è poi intervenuto con
notevole ritardo nei soccorsi, da un lato stanziando fondi insignificanti
per una tale catastrofe e dall'altro riempiendo queste zone di mezzi e
bunker militari e check-point, invece di costruire immediatamente case e
aiutare le popolazioni colpite dalla tragedia in aree anche difficili da
raggiungere, ha di fatto aggravato le condizioni generali delle popolazioni
colpite, minimizzando tra l'altro costantemente il numero delle vittime. La
rabbia di queste popolazioni sta montando quanto più i ritardi diventano
fatali per salvare altre vite e dare risposte immediate ai bisogni del
momento. In alcune occasioni il presidente Aquino ha avuto il coraggio di
criticare i filippini perché si sono fatti trovare impreparati! e sta
facendo una sperticata propaganda populista ai fondi a sua immediata
disposizione, come il Fondo Sociale del Presidente e il Fondo per
l'Accelerazione degli Investimenti, che dice falsamente di aver usato per i
soccorsi, per avere la scusa di aumentarli.
Anche in queste terribili ore il governo Aquino non ha smesso un attimo di
continuare a militarizzare la campagne di Mindanao e in tutto il paese con
le sue operazioni, come quella definita "Organizzazione delle Comunità per
la Pace e lo Sviluppo" e a perseguitare, attraverso una vera e propria
guerra di sterminio, con l'operazione che porta il nome di "Oplan
Bayanihan" - aumentando sul campo la potenza di fuoco e distraendo soldi per
milioni di dollari e mezzi dello Stato - i militanti del Partito Comunista
delle Filippine che in queste zone è presente con diversi governi popolari
locali. Il governo, grazie anche ad una stampa asservita, ha continuato ad
utilizzare la farsa degli attacchi subiti e degli scontri con i combattenti
per denigrare la guerra popolare soprattutto in zone che sono state
praticamente abbandonate dal governo reazionario.
Questa militarizzazione degli aiuti, in stile Haiti, il governo la sta
portando avanti permettendo anche alle forze armate degli Stati Uniti di
intervenire direttamente nelle aree colpite. Gli imperialisti degli Stati
Uniti stanno ancora una volta approfittando della tragedia per intensificare
in maniera "legittima" la presenza nell'area che hanno inserito nella loro
strategia cui hanno dato il nome di "Asia Pivot" (l'Asia al centro). Infatti
hanno schierato nelle Filippine non meno di sei navi da guerra tra cui il
fiore all'occhiello degli USA, la portaerei George Washington che trasporta
almeno 80 caccia a reazione e elicotteri da guerra, oltre a 5000 soldati di
marina. La portaerei sarà accompagnata dalla USS Antietam, USS Coepwns, USS
Mustin, dall'incrociatore con missili guidati Lasses. Altri militari USA si
stanno spostando da porti nella zona come Hong Kong verso le Filippine e
stanno invadendo la capitale e hanno preso in consegna l'aeroporto di
Tacloban. L'imperialismo americano mantiene da tantissimi anni una
straordinaria presenza militare nella zona e considera le Filippine un altro
"cortile di casa propria".
Anche l'imperialismo inglese ha inviato la nave da guerra HMS Daring e un
Boeing C-17 da trasporto militare.
L'imperialismo coglie ogni occasione per rafforzare la propria presenza
militare e garantirsi il controllo delle aree strategiche per salvaguardare
i profitti delle multinazionali.
La potenza mai vista del tifone, causato anche dalla distruzione ambientale
in corso a livello mondiale, e in particolare nelle Filippine fatta di
disboscamento selvaggio per fare posto all'agroindustria e alle miniere che
arricchiscono i padroni del mondo e impoveriscono e lasciano in condizioni
inumane quantità impressionanti di popolazioni, ha messo in ginocchio
milioni di persone che adesso si devono risollevare, puntando sulle proprie
forze e su una genuina solidarietà internazionale che sappia indirizzare gli
aiuti nella ricostruzione di case e condizioni di vita.
La solidarietà che esprimiamo consiste nel sostenere la dignità di un popolo
cosciente che deve lottare per risollevarsi e liberarsi dei parassiti
nazionali e internazionali. Per questo sarà necessario impegnarsi in una
campagna di denuncia e informazione quanto più vasta possibile da portare ai
proletari dei paesi imperialisti e di tutto il mondo.
Esprimiamo una solidarietà capace di denunciare con forza l'interventismo
militare del governo Aquino contro le proprie popolazioni e quello
dell'imperialismo, Usa innanzi tutto.
È con questo tipo di solidarietà nel cuore che esprimiamo la massima
vicinanza, in questo particolare momento, alle masse Filippine che hanno
subito questa immane tragedia.
Atik Turchia/Europa
Slai Cobas per il sindacato di classe Italia -
Frap - Francia
Invitiamo ad indirizzare gli aiuti a: Ufficio internazionale del Fronte
Democratico Nazionale delle Filippine
Titolare del conto: NDF ST. INT. Informatie
Numero di conto: 39 45 70 642
Nome Banca: Rabobank
Filiale Banca: Utrecht, Paesi Bassi
IBAN: NL 70 RABO 0394 5706 42
BIC: RABONL2U
Si prega di indicare "Haiyan / Yolanda Relief Funds"
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STRAGI DI STATO, ATTACCO AI DIRITTI COSTITUZIONALI, CONFLITTO SOCIALE E LOTTA DI CLASSE
S.L.) 15 DICEMBRE 1969 – 15 DICEMBRE 2013PER RICORDAREGIUSEPPE PINELLI, NOI NON DIMENTICHIAMO…
9 dicembre - fascisti in action
comunicato
lo slai cobas per il sindacato di classe considera tutte le mobilitazioni di
ogni tipo e genere del 9 dicembre per noi sono
fasciste tout court e vanno così definite indipendentemente da chi e dai
numeri di chi le promuove
noi siamo per il contrasto aperto di queste iniziative
in internet e facebook viene a maturazione la questione che diversi 'amici'
sono fasci o fasci mascherati
lo slai cobas per il sindacato di classe è rigorosamente per tagliare ogni
tipo di legame di
questo tipo -- senza se e senza ma
slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
7 dicembre 2013
Sciopero Ataf, bus fermi tutto il giorno:
Sciopero Ataf, bus fermi tutto il giorno:
lavoratori in assemblea permanente. Adesione totale, tranvieri anche da
Roma, Genova e Umbria
Gli autisti minacciano un'altra giornata di sciopero per domani.
Avanti con la protesta contro la privatizzazione: summit in Prefettura,
poi alle 16.30 presidio in via Cavour e alle 21 assemblea dei
lavoratori
pulizie scuole: blocchiamo dovunque il servizio
Nell'incontro, sulla vertenza dei lavoratori delle pulizie scuole statali,di ieri con la Regione Puglia - che in realtà non è stato un incontro ma
delle comunicazioni - non vi è stato nessun passo in avanti rispetto al 28
novembre in cui si inviò al Presidente del Consiglio e al Ministro
dell'Istruzione un documento. La presidenza del consiglio non ha convocato
il Tavolo tecnico richiesto; né Miur o Regione hanno assunto alcuna
iniziativa d'emergenza
verso la Dussmann e le direzioni scolastiche per bloccare la firma dei nuovi
vergognosi contratti.
Di fatto la convocazione fatta ieri a Bari dall'Ass. Caroli si è rivelata
essere solo per sentire i parlamentari pugliesi, che, pur dicendosi
d'accordo per l'annullamento dell'appalto e la richiesta di uno stanziamento
di maggiori fondi, hanno unicamente comunicato di aver presentato degli
emendamenti, interrogazione ministeriale, tutti passi che non possono dare
garanzia, né per il loro risultato né soprattutto per i tempi.
Tutto questo ieri ha scatenato forti proteste dei lavoratori, soprattutto di
Taranto, dove dovrebbero lavorare solo 45 minuti al giorno!
Non c'è tempo! Il 20 chiudono le scuole e i lavoratori a casa, senza alcuna
certezza se e come rientrano.Mobilitiamoci da subito:
DA LUNEDI' BLOCCHIAMO LE PULIZIE NELLE SCUOLE
BLOCCHIAMO LA CITTA'
IL 12 TUTTI A ROMA
SLAI COBAS per il sindacato di classe - Taranto
rappresentante Fiorella Masci (3339199075 - e mail: fiora60@alice.it
TA. 7.12.13
Le richieste dello Slai cobas per il sindacato di classe:
1) Revoca dell'appalto - La riduzione dell'appalto al 60% è fuori da ogni
legalità e si può configurare come un favoritismo alla Ditta - come mai solo
la Dussmann ha presentato l'offerta? Perchè è stato accettato un tale
indecente ribasso? Noi andremo a fondo a questo appalto "oscuro" e faremo
denuncia in Procura.
C'è un intreccio sospetto tra interessi della Dussmann, una multinazionale
che ha fatto di Taranto il trampolino di lancio per impiantarsi in tutto il
sud, e la politica del Ministero/governo di taglio dei fondi della scuola e
martedì 3 dicembre 2013
Technymon: reintegro operai licenziati, furto TFR, mancata rotazione
TERZA SENTENZA DEL TRIBUNALE
A FAVORE DEGLI OPERAI TECHNYMON
Il 22.10.2013 un'ordinanza del Tribunale di Bergamo, condanna la Technymon a reintegrare 5 lavoratori licenziati illegittimamente ed a pagare loro la retribuzione e la contribuzione non versate dalla data del licenziamento a quella dell’effettiva reintegra.
E' stato dunque applicato l'art. 18 della legge 300 del 1970, più nota come Statuto dei Lavoratori, nonostante la legge Fornero abbia assai ridotto l'applicabilità di tale norma.
Ma questa è solo l’ultima di una serie di sentenze che danno ragione ai lavoratori.
L'08.03.2012 il Tribunale di Bergamo dichiara l'illegittimità della cassa integrazione alla Technymon condannandola a risarcire i mancati stipendi del2010 a 4 lavoratori che per un lungo periodo non erano stati fatti ruotare.
Nel gennaio 2013 la corte di appello di Brescia conferma la sentenza rigettando il ricorso dell'azienda.
Il 09.10.2013, il sig. Luigi Mongodi titolare della Technymon è condannato dal Tribunale di Bergamo per essersi appropriato indebitamente di una parte dei fondi "Cometa" di due dipendenti dell'azienda. La cifra sottratta ai due lavoratori, in quel momento in cassa integrazione a zero ore ed ora licenziati, ammonta a un totale di 5329 euro.
Il sig. Mongodi, che sceglie di patteggiare la pena, viene condannato a 4 mesi di reclusione e a 600 euro di multa con sospensione condizionale della pena oltre che al risarcimento delle somme sottratte ai due lavoratori.
Queste sentenze sono una grande vittoria perchè riconoscono la determinazione dei lavoratori coinvolti e del loro sindacato, inoltre dimostrano che, nonostante le leggi in difesa dei lavoratori siano sempre più inadeguate a tutelarne i diritti, è giusto continuare a lottare pretendendo giustizia anche nelle aule dei tribunali.
CHI LOTTA PUO' VINCERE
CHI NON LOTTA HA GIA' PERSO
Slai COBAS per il sindacato di classe
Sede legale e nazionale: Taranto v. Rintone, 22 tel 347/5301704 tel/fax 099/4792086 - slaicobasta@gmail.com
Sede regionale: Dalmine Viale Marconi ,1 24044 (Bergamo)
Cell. 335/5244902 Fax 035/19968666 cobasdalmine@infinito.it
9 dicembre porci fascisti camuffati
ai compagni e a tutte le realtà in lotta
il 9 dicembre sono i luridi porci travestiti di forza nuova e luridi porci
che si chiamano forconi,cobas del latte, sedicenti autotrasportatori che
tentanto di ingannare la gente e farsi pubblicità -
per favore chi campa di facebook e internet capisca di che si tratta e non
gli faccia da grancassa
anzi ovunque ce ne sia l'occasione vanno menati
slai cobas per il sindacato di classe
per chiarire
«9 dicembre 2013: L'ITALIA SI FERMA! Cinque giorni di blocco degli
autotrasportatori... Ma anche molto altro, e molto peggio». Così da qualche
settimana circola la notizia su diversi siti e blog di area neofascista con
tanto di appelli alla "rivolta", in cui, tra l'altro, si cita nientemeno che
una frase di Sandro Pertini («Quando un governo non fa ciò che dice il
Popolo, va cacciato via con mazze e pietre!»). Tra i promotori la Lega della
terra e i Comitati riuniti agricoli. Vediamo meglio chi sono.
Vertenza Technymon (Castelli Calepio Bergamo): Il giudice ordina il reintegro dei 5 operai licenziati ingiustamente
vedi video con dichiarazioni dell'avvocato Trussardi: YOUTUBE cobasinforma:
Technymon seconda e terza Codanna
COMUNICATO STAMPA
Slai COBAS per il sindacato di classe
Technymon seconda e terza Codanna
Technymon seconda e terza Codanna
COMUNICATO STAMPA
Legge Fornero: il giudice ordina la reintegra per 5 operai metalmeccanici
della provincia di Bergamo, licenziati ingiustamente.
MERCOLEDI' ore 8 PRESIDIO ALLA TECHNYMONPER IL REINTEGRO DI TUTTI I LAVORATORI LICENZIATI !
Il Tribunale di Bergamo, sezione lavoro, ha sentenziato a favore dei 5
operai iscritti allo Slai Cobas SC che, patrocinati dall'avvocato Roberto
Trussardi, hanno depositato ricorso contro il licenziamento da loro
considerato illegittimo. I 5 erano stati posti in mobilità dopo un
lunghissimo periodo di cassa integrazione senza rotazione.
Con un'ordinanza del 22 ottobre 2013, resa nota pochi giorni or sono, la
Technymon Technology Europe spa di Castelli Calepio, è stata condannata a
reintegrare i lavoratori ed a pagare loro la retribuzione e la
contribuzione non versate dalla data del licenziamento a quella della
effettiva reintegra. E' stato dunque applicato l'art. 18 della legge 300
del 1970, più nota come statuto dei lavoratori, nonostante la legge
Fornero abbia assai ridotto l'applicabilità di tale norma.
Il giudice ha individuato un abuso nella mancata comparazione della
posizione dei licenziati con quella degli altri lavoratori dello
stabilimento. In sostanza i licenziati erano stati scelti solo comparando
la loro posizione professionale e familiare con quella dei lavoratori di
quello specifico reparto anzichè dell'intera unità produttiva.
Questa sentenza è una grande vittoria perché dimostra che, nonostante le
leggi in difesa dei lavoratori siano sempre più inadeguate a tutelarne i
diritti, è giusto continuare a lottare pretendendo giustizia anche nelle
aule dei tribunali.
Vogliamo precisare che, mentre la dirigenza Technymon metteva in atto tali
comportamenti verso i propri dipendenti, in azienda erano presenti i
sindacati confederali Cisl e Cgil con tanto di RSU, ma nessuno di loro
pare si sia accorto di nulla, nonostante i lavoratori avessero segnalato
più volte le varie anomalie.
Slai COBAS per il sindacato di classe
Sede legale e nazionale: Taranto v. Rintone, 22 tel 347/5301704 tel/fax
099/4792086 – slaicobasta@gmail.com
Sede regionale: Dalmine Viale Marconi ,1 24044 (Bergamo)
vedi video con dichiarazioni dell'avvocato Trussardi: YOUTUBE cobasinforma:Cell. 335/5244902 Fax 035/19968666 cobasdalmine@infinito.it
Technymon seconda e terza Codanna
Occupata da precari, studenti e disoccupati l'agenzia Porta Futuro
Occupata da precari, studenti e disoccupati l'agenzia Porta Futuro, in
preparazione della mobilitazione generale del 6 dicembre. Qui di seguito il
comunicato diffuso alla stampa dagli attivisti e occupanti:
Ci troviamo a Portafuturo: uno spazio aperto dalla provincia nel 2011 e
voluto da Smeriglio,attuale vicepresidente della regione lazio, uno spazio
che rispecchia perfettamente le dinamiche speculative e di commistione tra
interessi pubblici e privati che da anni sono il punto cardine delle
strategie di governabilità territoriale. Uno spazio che dovrebbe
rappresentare un punto di raccordo tra chi cerca lavoro e le imprese; nella
realtà 1600 metri quadri di inutilità.
Precari bros a Roma
Dopo mesi di durissime proteste (occupazioni di stazioni ferroviarie,
blocchi stradali, di sedi di partito, l'occupazione dell'Inceneritore di
Acerra) effettuate nell'area metropolitana napoletana i Precari BROS hanno -
finalmente - strappato la convocazione del Tavolo Interistituzionale per
discutere, alla presenza di tutti i soggetti istituzionali, il futuro della
loro Vertenza.
Ambiente e lavoro sono una lotta sola
Il nostro Comitato ha iniziato a mobilitarsi per le Bonifiche dal Gennaio
2013. La nostra posizione sulla questione ambientale è rimasta da allora
immutata ed intendiamo discutere in merito ad essa con la Popolazione e con
attivisti di altri movimenti.
1) Ritiro immediato del Bando dell'Inceneritore di Giugliano: è una vittoria
indispensabile per le nostre rivendicazioni sulle bonifiche. Siamo contro
gli inceneritori non solo a Giugliano, ma ovunque. Il nostro no
all'inceneritore è motivato del fatto che il modello "discarica/
inceneritore" va esclusivamente a vantaggio degli speculatori mentre
Prato: strage operaia
proletari comunisti
lunedì 2 dicembre 2013
pc 2 dicembre - contro le stragi operaie e i padroni assassini verso una
nuova mobilitazione nazionale della RETE Nazionale - CONVEGNO A TARANTO IL
10/11 GENNAIO
la strage di PRATO
Prato, è una delle tante città con il record non solo del lavoro nero, ma
delle fabbriche in nero, dove operaie e operai, vivono e dormono in
clausura, vicino al posto di lavoro, senza uscire mai, nessun contatto col
mondo esterno. Opifici, minifabbriche, di cui le autorità ne sono al
corrente, anche se formalmente nascoste, camuffate in anonimi fabbricati
dalla parvenza di normalità.
Che i padroni e gli operai siano cinesi o di qualsiasi nazione di origine,
non ha nessuna importanza, qui conta un sistema sociale basata sulla
schiavitù del lavoro salariato, la concorrenza fa il resto.
Gli "educatori sociali" ben pagati al soldo del capitale, politici,
giornalisti, opinionisti, diranno che sono "cinesi", e queste cose succedono
perché sono "arretrati".
Per ogni "tragedia" sul lavoro, hanno la scusa pronta, la "particolarità"
con la quale vorrebbero esonerarne dalle cause, il sistema di sfruttamento
capitalistico, il loro sistema.
Ma non è proprio così!
Non da secondo, la complicità delle istituzioni comunali, provinciali e
regionali, in comunella col potere centrale, come le tre scimmiette non
vedono, non sentono, non parlano, gratificati dal saporifero effetto di
bustarelle e tangenti.
Al rogo il sistema sociale fondato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo!
da una
denuncia pubblicata da OPERAICONTRO
Rossi sul luogo della tragedia "Sotto la soglia dei diritti umani"
LA STRAGE OPERAIA QUOTIDIANA
1 Dicembre 2013
Dall'inizio dell'anno sono documentati * 539* lavoratori morti per infortuni
sui luoghi di lavoro e oltre* 1150* se si aggiungono i morti sulle strade e
in itinere (stima minima su percentuali rispetto ai morti
sul lavoro che ogni anno si rilevano costanti con variabili del 50/55% sul
totale delle morti)....
Dal 1° gennaio 2008 giorno d'apertura dell'Osservatorio sono stati
monitorati 3689 lavoratori morti sui LUOGHI DI LAVORO comprese le vittime
morte anche molto tempo dopo a causa dell'infortunio. Con le
morti sulle strade e in itinere si arriva a superare le 7200 vittime di
infortuni mortali.
Un'autentica carneficina, mentre le statistiche "ufficiali" danno molto meno
morti
..Moltissime vittime lavoravano in"nero" e alcune categorie non sono
considerate "morti sul lavoro" solo
perchè hanno assicurazioni diverse. Fino ad oggi Il 39 % sono morti
lavoratori dell' agricoltura dei quali, tantissimi schiacciati daltrattore.
Il 22,2% in edilizia, il 16,6% nei servizi, il 5,9% nell'industria (compresa
la piccola industria e l'artigianato), il 5,4% nell'autotrasporto, molti
altri morti sono in altre categorie che sono
percentualmente più basse. Nel 2012 sono morti 1180 lavoratori (stima
minima) di cui 625 SUI LUOGHI DI LAVORO ( tutti documentati). Si arriva a
superare il numero totale di oltre 1180 vittime se si aggiungono i
lavoratori deceduti in itinere e sulle strade che sono considerati
giustamente, per le normative vigenti, morti per infortuni sul lavoro atutti
gli effetti. ... Non sono segnalati a carico delle province i lavoratori
morti sul lavoro che utilizzano un mezzo di trasporto e i lavoratori
deceduti in autostrada: autisti, camionisti, ecc.. e lavoratori che muoiono
nel percorso casa-lavoro / lavoro-casa. La strada può essere considerata
una parentesi che accomuna i lavoratori di tutti i settori e che risente più
di tutti gli altri della fretta, della fatica, dei lunghi percorsi, dello
stress e dei turni pesanti in orari in cui occorrerebbe dormire,
tutti gli anni sono percentualmente dal 50 al 55% di tutti i morti sul
lavoro. Purtroppo è impossibile sapere quanti sono i lavoratori pendolari
sud-centro nord, centro-nord sud, soprattutto edili meridionali che muoiono
sulle strade percorrendo diverse centinaia di km nel tragitto casa-lavoro,
lavoro-casa. Le province con più di 5 morti sui luoghi di lavoro e numero
totali delle morti sui luoghi d lavoro nelle regioni: Genova 16 morti
(Liguria 22). Roma 11, Latina 5 (Lazio 23).Brescia 15, Milano 15, Pavia 7,
Bergamo e Como 6, Sondrio 5 (Lombardia 67).Torino 13, Cuneo 10 (Piemonte
33). Chieti 11, Pescara 6, L'Aquila 5 (Abruzzo24). Foggia 12, Bari 10,
Taranto 5(Puglia 32). Cosenza 12, Vibo Valentia 5 (Calabria 27). Palermo 12,
Messina 8, Trapani 8, Agrigento 7, Ragusa 5 (Sicilia 47). Bologna 9, Modena,
Parmae Ferrara 6, Reggio Emilia 5 (Emilia Romagna 43). Verona 11, Padova
eTreviso 7, Venezia e Rovigo 5 (Veneto 41). Salerno 12, Napoli 8, Avellino
6(Campania 33). Cagliari 8 (Sardegna 15). Perugia 11 (Umbria 12), Ancona
9(Marche 20), Trento 7 (Trentino Alto Adige 11) Siena 7, Pistoia e Firenze 6
(Toscana 32), Friuli Venezia Giulia 8, Basilicata 4, Molise 6, Val D'Aosta1.
da Carlo Soricelli curatore dell'osservatorio Indipendente diBologna morti
sul lavoro
a Taranto 10-11 gennaio
Presidio e Convegno nazionale
- dare forza al sindacalismo di classe
- rafforzare la rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro
e sul territorio
adesioni bastamortesullavoro@gmail.com
__________________________
domenica 1 dicembre 2013
giovedì 5 dicembre contro il furto delle ferie non godute
5 DICEMBRE ore 15,30 – 18,00 PRESIDIO
SOTTO LA RAGIONERIA DI STATO
via Zuretti 34
contro il FURTO DELLE FERIE NON GODUTE OPERATO DALLO STATO A DANNO DEI DOCENTI PRECARI
In base alla Spending Review i lavoratori precari della scuola non hanno più diritto alla monetizzazione delle ferie non godute pur svolgendo le stesse attività dei colleghi assunti a tempo indeterminato. Tale atto comporta ungrave danno a livello economico (in media ogni lavoratore precario perderà circa 1100 euro!) e lede un diritto fondamentale sancito dalla nostra Costituzione e dallo Statuto dei Lavoratori, il diritto alle ferie!
Si crea inoltre un pericoloso precedente che apre la strada ad ulteriori disparità di trattamento fra lavoratori dello stesso settore. Lo scopo evidente è quello di mettere in discussione il sistema stesso dei Contratti Collettivi del Lavoro e lo Statuto dei lavoratori.
Quale sarà dunque il prossimo attacco ai diritti dei lavoratori della scuola?
Un aumento delle ore a parità di stipendio? Una riduzione complessiva delle ferie per tutti i docenti? Una riduzione dell'autonomia dell'insegnamento? Una gerarchizzazione dei docenti che vedranno diminuire il proprio stipendio in base ai risultati dei test Invalsi?
Dobbiamo mantenere alta la pressione sul MIUR, sul Governo, sulle forze politiche, perché i Governi cambiano, ma le nostre rivendicazioni restano!
Solo attraverso la mobilitazione, le manifestazioni e gli scioperi possiamo difendere i nostri diritti e riprenderci quelli che ci hanno tolto, anche grazie al nostro silenzio!
CHIEDIAMO QUINDI A TUTTI I LAVORATORI DELLA SCUOLA DI SCENDERE IN PIAZZA PER UN PRIMO MOMENTO DI PROTESTA CONTRO QUEST'ENNESIMO ATTACCO!
GIOVEDI 5 DICEMBRE ORE 15.30, TUTTI SOTTO LA RAGIONERIA DI STATO PER FAR SENTIRE LE NOSTRE RAGIONI E DIFENDERE I NOSTRI DIRITTI!
Coordinamento Lavoratori della Scuola “3 ottobre” - Milano
SCIOPERO DEI LAVORATORI DEL COBAS C.R.A.
Federazione Autisti Operai
FEDERATA SLAI Cobas per il Sindacato di Classe
Oggi scioperiamo. Tutto l’anno siamo in giro per l’Italia con i camion del gruppo di
SCIOPERO DEI LAVORATORI DEL COBAS C.R.A.aziende della CRA, ossia CRA Logistica e Trasporti srl, KPM, GSV.
La nostra sicurezza lavorativa è messa in pericolo, dopo anni ed anni di lavoro, da una
situazione di incertezza finanziaria che non riusciamo a spiegarci, visto che il lavoro continua anche in importanti Aziende, e nel frattempo le retribuzioni sono a rischio.
Per questo motivo ci siamo uniti nel Comitato di Base (COBAS) con il Sindacato che sta emergendo come base unitaria dei lavoratori dei tir, in molte regioni italiane.
Quando chiediamo alla nostra Azienda perché non ci vengono dati i soldi degli stipendi, la risposta che ci viene data è elusiva, generica: “abbiamo difficoltà”.
Quali difficoltà ?
L’Azienda lavora, le persone normalmente non lascia nessuno a casa, tutta la settimana o quasi siamo fuori anche la notte a dormire in camion.
Cosa sta succedendo nel nostro settore lo denuncia il nostro sindacato da tempo, basta vedere i vari comunicati nel sito www.federazioneautistioperai.org.
Lavoratori che arrivano da altri paesi a “tariffe stracciate”; grandi Aziende come Codognotto, Autamarocchi, e altre, che fanno aziende all’estero per pagare meno stipendi e nessun contributo previdenziale e fiscale; Aziende italiane come De Girolami che fanno uso di Cassa integrazione mentre altri autisti lavorano 26 giorni al mese tutti all’estero, o che fanno entrare in Azienda “cooperative” dove non sono rispettati i minimi tariffari; lavoratori come schiavi in basi logistiche nascoste agli occhi dei benpensanti; lavoratori senza nessuna sicurezza, che vengono mandati in giro spesso su camion che sono da buttare via, o con rimorchi che in tantissimi casi sono già stati sospesi dalla circolazione da parte della Polizia e che vengono usati lo stesso con etichette appiccicate sopra; incidenti incredibili, magari dovuti alla mancanza di ABS nei rimorchi, che hanno costi sociali altissimi, e che nessuno impedisce; Auorità come le Direzioni del Lavoro, sotto organico, con riduzione progressiva degli ispettori addetti.
Nella nostra Azienda era andato quasi tutto bene in passato, adesso non si capisce dove si vada a finire, non si capisce di che crisi si stia parlando, per essere tanto grave da avere i soldi per far camminare i camion e funzionare gli uffici, e non quelli per pagare gli stipendi.
Oltre a questo, verifichiamo che le stesse buste paga presentano diciture come “trattenuta ore assenza” in mensilità in cui si è lavorato anche 250 ore, e lo stipendio è basso, per le ore che si fanno, non c’è rispetto del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro.
Per questi motivi da tre mesi la Federazione Autisti Operai ha chiesto udienza alla Azienda, ma ci stati rinvii e tattiche per non discutere veramente dei problemi.
Con questo sciopero intendiamo sollecitare il GRUPPO CRA a darci risposte chiare e definitive, positive e non ambigue, e senza alcuna discriminazione punitiva.
Dall’altra parte, in mancanza di chiarezza, ci rivolgeremo alle Autorità Competenti.
FEDERAZIONE AUTISTI OPERAI – coordinamento nazionale COBAS – FAO – Gruppo CRA
Oggi scioperiamo. Tutto l’anno siamo in giro per l’Italia con i camion del gruppo di
SCIOPERO DEI LAVORATORI DEL COBAS C.R.A.aziende della CRA, ossia CRA Logistica e Trasporti srl, KPM, GSV.
La nostra sicurezza lavorativa è messa in pericolo, dopo anni ed anni di lavoro, da una
situazione di incertezza finanziaria che non riusciamo a spiegarci, visto che il lavoro continua anche in importanti Aziende, e nel frattempo le retribuzioni sono a rischio.
Per questo motivo ci siamo uniti nel Comitato di Base (COBAS) con il Sindacato che sta emergendo come base unitaria dei lavoratori dei tir, in molte regioni italiane.
Quando chiediamo alla nostra Azienda perché non ci vengono dati i soldi degli stipendi, la risposta che ci viene data è elusiva, generica: “abbiamo difficoltà”.
Quali difficoltà ?
L’Azienda lavora, le persone normalmente non lascia nessuno a casa, tutta la settimana o quasi siamo fuori anche la notte a dormire in camion.
Cosa sta succedendo nel nostro settore lo denuncia il nostro sindacato da tempo, basta vedere i vari comunicati nel sito www.federazioneautistioperai.org.
Lavoratori che arrivano da altri paesi a “tariffe stracciate”; grandi Aziende come Codognotto, Autamarocchi, e altre, che fanno aziende all’estero per pagare meno stipendi e nessun contributo previdenziale e fiscale; Aziende italiane come De Girolami che fanno uso di Cassa integrazione mentre altri autisti lavorano 26 giorni al mese tutti all’estero, o che fanno entrare in Azienda “cooperative” dove non sono rispettati i minimi tariffari; lavoratori come schiavi in basi logistiche nascoste agli occhi dei benpensanti; lavoratori senza nessuna sicurezza, che vengono mandati in giro spesso su camion che sono da buttare via, o con rimorchi che in tantissimi casi sono già stati sospesi dalla circolazione da parte della Polizia e che vengono usati lo stesso con etichette appiccicate sopra; incidenti incredibili, magari dovuti alla mancanza di ABS nei rimorchi, che hanno costi sociali altissimi, e che nessuno impedisce; Auorità come le Direzioni del Lavoro, sotto organico, con riduzione progressiva degli ispettori addetti.
Nella nostra Azienda era andato quasi tutto bene in passato, adesso non si capisce dove si vada a finire, non si capisce di che crisi si stia parlando, per essere tanto grave da avere i soldi per far camminare i camion e funzionare gli uffici, e non quelli per pagare gli stipendi.
Oltre a questo, verifichiamo che le stesse buste paga presentano diciture come “trattenuta ore assenza” in mensilità in cui si è lavorato anche 250 ore, e lo stipendio è basso, per le ore che si fanno, non c’è rispetto del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro.
Per questi motivi da tre mesi la Federazione Autisti Operai ha chiesto udienza alla Azienda, ma ci stati rinvii e tattiche per non discutere veramente dei problemi.
Con questo sciopero intendiamo sollecitare il GRUPPO CRA a darci risposte chiare e definitive, positive e non ambigue, e senza alcuna discriminazione punitiva.
Dall’altra parte, in mancanza di chiarezza, ci rivolgeremo alle Autorità Competenti.
FEDERAZIONE AUTISTI OPERAI – coordinamento nazionale COBAS – FAO – Gruppo CRA
25-11-2013
Presidio operaio alla Fiat di Termini
Comunicato stampa
Palermo, 28 novembre 2013
Presidio operaio davanti lo stabilimento Fiat di Termini Imerese
Come preannunciato questa mattina un gruppo di operai della Fiat di Termini Imerese si è concentrato davanti la fabbrica distribuendo volantini con l'invito alla manifestazione che si terrà giovedì prossimo 5 dicembre alle ore 15 davanti la Regione Siciliana in piazza Indipendenza per chiedere conto e ragione sugli impegni presi anche al presidente della Regione Crocetta.
Nelle discussioni con gli operai che entravano man mano nello stabilimento per ritirare la busta paga del mese, ancora con l'intestazione Fiat Group, è stato ribadito che non si può vivere di cassa in deroga né aspettare che il governo abolisca definitivamente gli ammortizzatori sociali, per i quali tra l'altro solo per chiudere l'anno cerca 330 milioni, in una lenta agonia per porta di sicuro alla mobilità e al licenziamento.
E in questo senso è stata espressa la solidarietà agli operai dell'indotto che ieri si sono visti chiudere la porta in faccia sia all'ufficio del lavoro in via Briuccia che alla Regione.
È stato ricordato da tutti che con la busta paga attuale non si riesce ad andare avanti dato che tutte le tasse aumentano a cominciare dalla tassa sull'immondizia che in questi giorni sta arrivando a tutte le famiglie, per un servizio, come tutti sanno, di fatto inesistente.
Unirsi è necessario, è stato detto, per rispondere anche a questi attacchi.
************************
Basta con la cassa integrazione
Riprendiamoci la fabbrica
Dal 2014 il limite massimo di durata della cassa integrazione in deroga sarà di 12 mesi in un "biennio mobile" (cioè non solare), il limite massimo sarà di
8 mesi per il 2014 e di
6 mesi per il 2015 e per il 2016
Anche gli “ammortizzatori sociali” stanno per finire! Gli operai non hanno futuro per questi governi dei padroni. E la prospettiva della mobilità e del licenziamento è sempre più dietro l'angolo e mancano ancora i soldi (il governo dice 330 milioni) per chiudere la cassa in deroga del 2013
ogni singolo lavoratore in cassa integrazione ordinaria, straordinaria o in deroga ha perso quasi 6 mila e 600 euro e tutti insieme per oltre 1 miliardo di ore anche nel 2013 come nel 2012, 3,3 miliardi di euro
*** Contro la desertificazione industriale e del lavoro in generale: è questo ciò che sanno “produrre” i governi e i padroni che hanno portato la disoccupazione a 6 milioni!
Tenere una fabbrica come quella di Termini Imerese chiusa e con i macchinari in condizioni pienamente operative, è una grave offesa agli operai che l'hanno di fatto costruita e portata avanti fino a questi anni, permettendo alla Fiat di fare miliardi di profitti; un'offesa alla disoccupazione dilagante, soprattutto giovanile, e dimostra un disinteresse vergognoso del padrone e del suo amministratore delegato Marchionne e delle Istituzioni locali a cominciare dalla Regione Siciliana con a capo Crocetta.
*** UNIAMOCI contro chi ci divide! Anni di effettivo abbandono e connivenza dei sindacati confederali, e di tutti quelli che hanno fatto promesse, hanno costantemente creato e alimentato una divisione artificiosa tra gli operai e ci hanno portato alla situazione attuale
*** Organizziamo una lotta capace di rimettere al centro dell'interesse e dell'attenzione di tutti la condizione degli operai che devono riprendendosi la propria capacità di mobilitazione e protagonismo
ilva taranto usb secondo sindacato tra gli operai
segue comunicato Usb
lo slai cobas per il sindacato di classe ilva e provinciale taranto
valutano come un fatto positivo la forte affermazione della USB all'Ilva ed
esprimonoil proprio saluto e solidarietà a tutti gli operai che si sono
impegnati nella USB per questo risultato
come abbiamo scritto in un nostro comunicato
"Lo Slai cobas per il sindacato di classe non si presenta alle prossime
elezioni Rsu in Ilva. perchè, dato che sarà presente l'Usb vogliamo evitare
che chi vuole votare, contro i confederali, possa dividersi...
"lo slai cobas per il sindacato di classe è per una lista unitaria di tutti
gli operai alternativi USB, slai cobas, liberi e pensanti' per battere
tutti insieme i sindacati confederali"
ribadiamo alla luce dei risultati ancora adesso che con questa proposta
avremmo avuto un successo ancora maggiore e non ci sarebbe stato USB secondo
sindacato tra gli operai e terzo a livello di fabbrica - ma la lista del
sindacato di base e di classe unitario come primo sindacato in fabbrica !
l'USB non ha voluto questo, i liberi e pensanti non si sono impegnati
sindacalmente in fabbrica e la lista unitaria non c'è stata.
in un secondo comunicato abbiamo scritto
"per chi vuol votare è importante non votare sindacati confederali e
parassiti fismic,cub ecc...
operai dello slai cobas per il sindacato di classe, partecipano a operazioni
controllo per evitare brogli....
ma la indicazione dello slai cobas per il sindacato di classe è stata
comunque il non voto per segnare la differenza tra USB e la linea del
sindacato di classe necessario in ILVA
in un altro comunicato abbiamo detto -
RSU o non RSU quello che serve ai lavoratori si può conquistare non con il
voto ma con la lotta:
"un nuovo accordo su cambio tuta secondo la sentenza della Cassazione, i
passaggi automatici di livello, il contratto siderurgico, il "decreto
operaio" che sancisca che "20 anni" in questa fabbrica bastano per andare in
pensione."
ora che le elezioni si sono fatte e le nuove RSU ci sono e in essa ci sono
12 rappresentanti USB noi chiamiamo tutti alla prova dei fatti:
sosterranno queste rivendicazioni ? passeranno alla lotta per ottenerle ? se
così avverrà nei prossimi 100 giorni -saremo i primi ad essere contenti
oltre che in prima fila
se così non sarà gli operai verificheranno che un'altra strada e un'altra
organizzazione sindacale di classe serve per ottenerle realmente
Noi non aspettiamo lle RSU, ne facciamo dipendere dalle Rsu il proseguimento
di questo lavoro ma abbiamo bisogno degli operai, iscritti e non iscritti,
per lottare e organizzarsi seriamente.
SLAI COBAS per il sindacato di classe Taranto v. Rintone, 22 TA
slaicobasta@gmail.com 3475301704
30 novembre 2013
Grande affermazione dell’Unione Sindacale di Base che è il secondo sindacatotra gli operai.
Le elezioni per il rinnovo delle rappresentanze sindacali aziendali RSU all’ILVA
di Taranto, il più grande stabilimento siderurgico del nostro paese, hanno
visto una altissima affluenza al voto con oltre il 90%.
Altissimo il voto alla lista dell’USB, che per la prima volta partecipa alle
elezioni e diventa il secondo sindacato tra gli operai, superando Fim i
Fiom, con, complessivamente, 1837 voti, pari al 21%. Un risultato che premia
la nostra organizzazione sindacale, che si è battuta chiaramente e con
determinazione contro lo strapotere della famiglia Riva, dei suoi protetti e
dei politici e sindacati asserviti all’azienda.
Da molti mesi tentiamo di far votare i lavoratori dell’ILVA, ricordiamo che
già nel mese di maggio la nostra organizzazione promosse formalmente le
elezioni delle RSU, scontrandosi con il muro eretto dai sindacati complici
dei Riva, FIM FIOM UILM, che si sono opposti in tutti i modi a tali
elezioni. La scusa addotta fu che era necessario rinviarle per dar tempo a
Cgil Cisl Uil di modificare il regolamento elettorale. Sono passati molti
mesi e di questo regolamento non si è vista traccia e li rinvio del voto,
che la Fiom continua a richiedere, avrebbe avuto l’unico risultato di non
far votar i lavoratori per molto tempo ancora.
Crediamo sia assolutamente scorretto, come fa la Fiom, addebitare le
ragioni di una sconfitta politica alle procedure elettorali. L’USB ha fatto
le elezioni senza avere neanche un minuto di permessi sindacali, senza
agibilità, ed a spese proprie, in un clima di tensione creato dall’ILVA
verso i nostri rappresentanti che sono stati minacciati, colpiti da
innumerevoli ed immotivati provvedimenti disciplinari ed anche licenziati. I
risultati elettorali parlano per noi.
Ancora una volta i lavoratori mostrano, con il voto, di non gradire i
venditori di fumo; non si può stare con il padrone per anni e poi, senza
neanche chiedere scusa del proprio operato ai lavoratori, rivendicare il
ruolo di paladino della democrazia.
In questi mesi la famiglia Riva ha continuato ad inquinare, a causare morti
sul lavoro a corrompere sindacati ed istituzioni per poter continuare ad
agire indisturbata.
A quella greppia non sedevano i lavoratori, i cittadini di Taranto, ne tanto
meno vi era seduta l’USB che si è costituita all’Ilva proprio contro questo
sistema che vedeva tra i principali protagonisti la FIM la UILM ed anche
quella FIOM che dopo essere stata asservita ai Riva per tanti, lunghissimi,
anni oggi ha tentato in modo maldestro di ricostruirsi una verginità tra i
lavoratori dell’ILVA.
I risultati parlano per noi altrettanto chiaro. L’affluenza al voto e i
risultati smentiscono chi, con la scusa della democrazia, di cui non si sono
preoccupati per 20 anni, voleva rinviare le elezioni in fabbrica con il
triste e inaccettabile obbiettivo di continuare in una logica di
consociativismo con l’azienda.
Può iniziare ora una nuova fase sindacale a sostegno dell’operato della
magistratura tarantina, che vedrà l’USB in prima linea per la difesa e per
il risanamento dell’area tarantina, e per la difesa e lo sviluppo dell’occupazione,
impegno che l’USB, anche alla luce del positivo risultato elettorale,
ribadisce e assume come prioritario.
Comincia ora una lunga battaglia per la difesa dei lavoratori e della salute
nei luoghi di lavoro e sul territorio, ribadendo che queste elezioni
rafforzano le posizioni di chi come l’USB da tempo rivendica la
nazionalizzazione dell’impianto e la requisizione dei profitti dei Riva che
devono essere impegnati per il risanamento ambientale dello stabilimento e
dell’area tarantina.
Un ringraziamento a tutti i lavoratori che ci consegnano un risultato
storico e a tutti i compagni che hanno contribuito al raggiungimento di
questo risultato.
usb ilva ta
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Governo e Stato responsabili della strage di Lampedusa
L'Espresso:
Lampedusa, scaricabarile sulla strage
Così sono annegati i bimbi siriani
La nave Libra della Marina militare era a poche miglia dai profughi.
Ma per ore non è stata coinvolta nelle operazioni di salvataggio. La
prima chiamata di soccorso arrivata alla centrale della Guardia
costiera. Che ha passato l'intervento a Malta nonostante gli
italiani fossero più vicini al punto del naufragio. "Abbiamo
rispettato gli accordi". Ecco come l'11 ottobre sono morte oltre 260
persone. La ricostruzione esclusiva de "l'Espresso"
di/Fabrizio Gatti/
La piccola Joud Mustafa sta giocando sotto il sole a "Subway surfer"
sull'ipad del papà. A 3 anni un viaggio così scomodo sul ponte affollato
e sporco di un peschereccio è una noia senza fine. Poi anche Joud si
addormenta stremata, nelle braccia della mamma. Da due giorni non hanno
da mangiare. Non c'è più acqua da bere. Ma un mormorio tra i 480-500
passeggeri finalmente diffonde una buona notizia. La centrale operativa
della Guardia costiera in Italia ha risposto alla richiesta di soccorso
lanciata con un telefono satellitare da un medico a bordo. Molti
ringraziano Dio e gli italiani. Sono le 12.26 di venerdì 11 ottobre.
Comincia così un conto alla rovescia di protocolli e burocrazia che nel
giro di cinque ore ucciderà Joud e la sua mamma. E con loro, tra i
sessanta e i cento bambini, le loro famiglie e decine di ragazze e
ragazzi siriani che credevano di salvarsi in Europa. Una roulette
agghiacciante di numeri: almeno 268 annegati, solo 26 corpi recuperati,
212 sopravvissuti. E il finale inaccettabile nella sua assurdità: per
tutto il pomeriggio la nave Libra della Marina militare italiana è
vicinissima ai profughi, appena dietro l'orizzonte. Tra le 27 e le 10
miglia, un'ora, mezz'ora di navigazione o poco più. Ma né l'Italia né
Malta chiedono per ore il suo intervento.
La Libra ha un ponte grande, l'elicottero a bordo e marinai esperti che
potrebbero dare aiuto a tutti i naufraghi. La comandante, il giovane
tenente di vascello Catia Pellegrino, è un'icona della Marina. Da quella
breve distanza il peschereccio che sta affondando è sicuramente visibile
sul loro schermo radar. Ma nessuno dà ordini, nessuno prende decisioni
che potrebbero ancora salvare 268 persone. La Libra viene autorizzata a
raggiungere il punto soltanto alle 17.14. A quell'ora la nave dei
bambini si è rovesciata da sette minuti e il mare è una distesa di
persone vive e morte. I ritardi riducono drasticamente anche il tempo di
luce a disposizione per le ricerche. Calato il buio, chi è in acqua
rischia di non essere avvistato dai soccorritori e di andare alla deriva
verso una fine di stenti, freddo e fame. Forse è per questo che qualcuno
tra i siriani giura di aver notato bambini e adulti aggrappati a pezzi
di legno del peschereccio, ma di non averli poi ritrovati tra i
superstiti riportati a terra.
"L'Espresso" ha scoperto quale sala operativa ha raccolto la prima
richiesta di aiuto. Quella che avrebbe potuto cambiare il corso degli
eventi. È la centrale di coordinamento di Roma del comando generale
delle Capitanerie di porto, una struttura della Marina inquadrata nel
ministero dei Trasporti da cui dipende l'attività della Guardia
costiera. L'imbarcazione carica di profughi siriani affonda a 113
chilometri da Lampedusa e a 218 chilometri da Malta. Causa del disastro:
l'eccessivo numero di passeggeri obbligati a salire a bordo dai fratelli
Khaled e Mohamed, spregiudicati trafficanti del porto di Zuwara in
Libia, e le raffiche di mitra sparate la notte precedente da una
motovedetta libica che hanno forato lo scafo. Causa del ritardo nelle
operazioni di salvataggio: lo scaricabarile delle responsabilità tra
l'Italia e Malta nelle procedure di ricerca e soccorso che in passato ha
già provocato morti e dispersi. Per ricostruire in questo articolo la
cronologia della tragedia sono stati analizzati i dati di quasi
tredicimila posizioni delle navi in transito: coordinate, velocità e
direzione, dalle 11 del mattino a mezzanotte di quel venerdì. Un
laboratorio in Inghilterra si è occupato dell'estrazione dei numeri di
emergenza memorizzati in un telefono recuperato dal mare. Ai dati
geografici e scientifici, si aggiungono la testimonianza dell'ammiraglio
Felicio Angrisano, comandante generale del Corpo delle capitanerie di
porto e della Guardia costiera, e i racconti di alcuni ufficiali della
Marina militare.
Il punto di non ritorno verso la strage viene superato alle 13 dell'11
ottobre: a quell'ora la centrale operativa italiana potrebbe ancora
salvare i bimbi e gli altri passeggeri. Ma rinuncia all'intervento
diretto e passa la richiesta di soccorso ai colleghi di Malta.
Nonostante la distanza tra la nave dei bambini e Malta sia il doppio
della distanza da Lampedusa. Una scelta che in un resoconto scritto,
inviato a "l'Espresso", l'ammiraglio Angrisano spiega così: «La
sequenza degli eventi descritta risponde a quei criteri di condotta
internazionali dettati, nello specifico, dalla Convenzione di Amburgo
che impongono a ciascuno Stato la responsabilità del coordinamento delle
operazioni di ricerca e soccorso in aree definite e dichiarate». Alle
mamme e ai papà sopravvissuti che hanno perso il resto della famiglia
stanno quindi dicendo che i loro piccoli, i loro cari sono morti nel
rispetto della Convenzione di Amburgo, dell'accordo che dal 1979 affida
al ministero dei Trasporti la responsabilità del soccorso in mare.
Il comandante generale della Guardia costiera italiana conferma la
testimonianza di Mohanad Jammo, 40 anni, pubblicata da "l'Espresso" a
inizio novembre. Le loro versioni non coincidono soltanto per un punto.
Il dottor Jammo, primario dell'Unità di terapia intensiva in un ospedale
di Aleppo in Siria, nel naufragio ha perso due figli di 6 anni e 9 mesi.
È lui che dal peschereccio parla con il numero di Roma della centrale di
coordinamento del soccorso. Telefona su richiesta dello scafista che gli
presta il satellitare Thuraya. Jammo chiama l'Italia proprio perché
sullo schermo di tre strumenti Gps che hanno a bordo vedono che
Lampedusa è a poco più di cento chilometri. E Malta è a oltre duecento.
Logica e buon senso avrebbero spinto chiunque a quella scelta. Cento
chilometri sono due ore di navigazione per le motovedette della Guardia
costiera e poco più di un'ora e mezzo per i pattugliatori veloci della
Guardia di finanza che l'11 ottobre sono presenti in forze a Lampedusa,
dopo il naufragio dei profughi eritrei otto giorni prima. «Ho chiamato
tre volte, sempre lo stesso numero italiano», dice Mohanad Jammo: «Verso
le 11 del mattino, verso le 12.30 e poco prima dell'una del pomeriggio».
Le parole di Jammo sono confermate da altri due medici sopravvissuti:
Ayman Mustafa, 38 anni, chirurgo, il papà di Joud, che ora è
ufficialmente dispersa in mare con la mamma Fatena, 27, e da Mazen
Dahhan, 36, neurochirurgo, che ha perso la moglie Reem, 30 anni, e tutti
e tre i loro bambini.
Il drammatico racconto di Mohanad Jammo del medico siriano sopravvissuto
al naufragio dell'11 ottobre e che nella tragedia ha perso due figli.
"Abbiamo chiesto aiuto e per un'ora e mezza non è successo nulla.
Solamente dopo ci hanno detto di chiamare la marina maltese. Così
abbiamo perso due ore fondamentali"
L'ammiraglio Angrisano smentisce soltanto la telefonata delle 11. Il
resto è confermato. «Alle 12.26», racconta, «giunge da apparato
telefonico satellitare alla centrale operativa una chiamata fortemente
disturbata e a tratti incomprensibile. Dopo cinque minuti di tentativi
di comunicare, la linea cade. L'esperienza maturata induce comunque a
contattare, come già fatto in centinaia e centinaia di casi analoghi, il
gestore della rete Thuraya che ha sede negli Emirati arabi».
Otto minuti dopo la conclusione della prima conversazione, il dottor
Jammo richiama. Sono le 12.39 e la telefonata prosegue fino alle 12.56.
La voce è più comprensibile: «Tanto da permettere di acquisire alcuni
elementi, numero e nazionalità delle persone a bordo, luogo di partenza,
la presenza di due bambini bisognosi di cure, fornendo per ultimo la
posizione dell'unità che, con motore fermo, imbarca acqua», aggiunge
Angrisano.
Dunque la centrale operativa di Roma sa che a bordo ci sono profughi, ci
sono bambini, ci sono feriti e che il peschereccio sta affondando. Anche
ignorando la chiamata delle 11, che Mohanad Jammo comunque conferma,
alle 13 c'è ancora tutto il tempo per far partire le motovedette e i
pattugliatori da Lampedusa. E, calcolando la loro velocità, per farli
arrivare a destinazione tra le 14.30 e le 15. Cioè almeno due ore prima
della strage. Poi ci sono la Libra e più lontana, a 96 chilometri, la
Espero. Le due navi militari sono da quelle parti per proteggere i
pescherecci italiani da incursioni libiche. Le motovedette maltesi
insomma dovrebbero percorrere il doppio della distanza rispetto ai due
pattugliatori della Marina. E rispetto ai mezzi ancora a Lampedusa, che
quel pomeriggio sono in gran parte in porto. Invece alle 13 la centrale
operativa di Roma passa la richiesta di soccorso a Malta.
Quando dalla Guardia costiera italiana gli annunciano quello che
avrebbero fatto, Mohanad Jammo li supplica: «Per favore, stiamo per
morire». E il militare al telefono: «Per favore, potete chiamare le
forze maltesi, adesso vi do il numero: 00356...».
«Se prendete la registrazione», ricorda il dottor Jammo, «vedrete che
non mi ha lasciato il tempo. Ha chiuso la telefonata prima ancora che
avessi finito di scrivere il numero». Questo invito a chiamare
direttamente Malta, spiega l'ammiraglio Angrisano, «risponde a una
chiara, collaudata e produttiva metodica che attraverso il contatto
diretto di chi chiede soccorso e chi è tenuto a prestarlo, rende più
efficace, più produttiva l'azione di salvataggio». A bordo sono
terrorizzati. Il ponte inferiore è ormai allagato. I passeggeri
cominciano a risalire sul ponte principale e su quello superiore. Mazen
Dahhan, che è là sotto, prende i suoi bambini, Mohamed, 9, Tarek, 4, e
il piccolo Bisher, 1, e li passa di sopra ad Ayman Mustafa che li fa
sedere all'asciutto. La piccola Joud sta ancora dormendo, abbracciata
alla mamma.
Anche Mohamad, 6 anni, il figlio più grande di Jammo, dorme al sole. Per
un attimo riapre gli occhi e osserva il suo babbo in piedi sul tetto
della cabina di comando, che con il telefono satellitare e una voce
sempre più disperata continua a chiamare Malta. Incrociano i loro occhi
per un attimo. Il papà gli mostra il pollice alzato. Il piccolo Mohamad
gli sorride, si riaddormenta. Resterà il loro ultimo sguardo.
«L'unità si trova nell'area di responsabilità di Malta», insiste
l'ammiraglio Felicio Angrisano nel resoconto scritto: «Quella centrale
di coordinamento viene pertanto interessata alle 13 dalla centrale
operativa della Guardia costiera che comunica di aver anche individuato
nella zona due navi mercantili, più prossime alla unità dei migranti,
rispettivamente a 25 e 70 miglia». Alle 13.05 l'autorità maltese,
secondo il comandante della Guardia costiera, assume la direzione delle
operazioni di ricerca e soccorso. Rivela ancora l'ammiraglio Angrisano:
«Frattanto in quell'area dirige, come da disposizioni del comando in
capo della squadra navale della Marina militare, anche la nave Libra con
elicottero a bordo». E qui però i conti non tornano più.
La Marina militare riferisce che alle 13.34 la nave Libra è soltanto a
27 miglia dal punto della richiesta di soccorso. Sono 50 chilometri.
Alla velocità massima della nave, 20 nodi, 37 chilometri orari, con quel
mare calmo la Libra potrebbe raggiungere i profughi in un'ora e mezzo.
Cioè già alle 15. Arriverà invece alle 18: perché soltanto dopo
l'affondamento della nave dei bambini, il coordinamento di Malta chiede
alla centrale operativa di Roma il concorso degli italiani. Alle 17.14,
quando riceve finalmente l'ordine di intervento, la Libra è ancora a
dieci miglia, 18 chilometri. Insomma, da ore naviga in attesa che
qualcuno decida cosa fare. Quattro ore e mezzo per percorrere 50
chilometri fanno una velocità media di 11 chilometri orari, meno di 6
nodi: non certo un'andatura di pronto intervento.
Le 13.34 di quel pomeriggio nascondono un altro retroscena incredibile.
È il momento in cui l'avviso ai naviganti del centro operativo di Roma
viene diramato a tutto il mondo: la nota "hydrolant 2545" chiede alle
navi in transito di assistere se possibile il peschereccio, come ha
scoperto Charles Heller, ricercatore alla Goldsmiths University of
London e uno dei fondatori della rete watchthemed.net . Alle navi in
transito. Non alla nave Libra. Perché? «La Centrale di coordinamento di
Roma ha offerto immediatamente il richiesto contributo indicando la
presenza, nella più vasta area, di due navi mercantili e di una nave
della Marina militare», sostiene il comando della Guardia costiera:
«L'autorità che assume in base alla convenzione di Amburgo la direzione
e il coordinamento delle attività di soccorso, ne detta i tempi, le
modalità e anche le eventuali richieste di cooperazione». In altre
parole, è colpa dei maltesi se si sono dimenticati di impiegare la
Libra. Le Forze armate maltesi non hanno ancora risposto alla richiesta
di spiegazioni.
Alle 16.22 l'autorità di Malta informa Roma che un proprio aereo ha
individuato il peschereccio alla deriva. Alle 17.07 sempre dalla
Valletta avvertono che si è capovolto e chiedono aiuto all'Italia.
Soltanto alle 17.51 arriva sul posto la prima nave di soccorso, il
pattugliatore maltese P61 . Verso la 18 si unisce la Libra. Mentre da
Lampedusa vengono fatte partire le motovedette CP302 e CP301 e due
pattugliatori veloci della Guardia di finanza. Esattamente quello che il
buon senso del dottor Jammo supplicava da almeno sei ore.
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Lampedusa, scaricabarile sulla strage
Così sono annegati i bimbi siriani
La nave Libra della Marina militare era a poche miglia dai profughi.
Ma per ore non è stata coinvolta nelle operazioni di salvataggio. La
prima chiamata di soccorso arrivata alla centrale della Guardia
costiera. Che ha passato l'intervento a Malta nonostante gli
italiani fossero più vicini al punto del naufragio. "Abbiamo
rispettato gli accordi". Ecco come l'11 ottobre sono morte oltre 260
persone. La ricostruzione esclusiva de "l'Espresso"
di/Fabrizio Gatti/
La piccola Joud Mustafa sta giocando sotto il sole a "Subway surfer"
sull'ipad del papà. A 3 anni un viaggio così scomodo sul ponte affollato
e sporco di un peschereccio è una noia senza fine. Poi anche Joud si
addormenta stremata, nelle braccia della mamma. Da due giorni non hanno
da mangiare. Non c'è più acqua da bere. Ma un mormorio tra i 480-500
passeggeri finalmente diffonde una buona notizia. La centrale operativa
della Guardia costiera in Italia ha risposto alla richiesta di soccorso
lanciata con un telefono satellitare da un medico a bordo. Molti
ringraziano Dio e gli italiani. Sono le 12.26 di venerdì 11 ottobre.
Comincia così un conto alla rovescia di protocolli e burocrazia che nel
giro di cinque ore ucciderà Joud e la sua mamma. E con loro, tra i
sessanta e i cento bambini, le loro famiglie e decine di ragazze e
ragazzi siriani che credevano di salvarsi in Europa. Una roulette
agghiacciante di numeri: almeno 268 annegati, solo 26 corpi recuperati,
212 sopravvissuti. E il finale inaccettabile nella sua assurdità: per
tutto il pomeriggio la nave Libra della Marina militare italiana è
vicinissima ai profughi, appena dietro l'orizzonte. Tra le 27 e le 10
miglia, un'ora, mezz'ora di navigazione o poco più. Ma né l'Italia né
Malta chiedono per ore il suo intervento.
La Libra ha un ponte grande, l'elicottero a bordo e marinai esperti che
potrebbero dare aiuto a tutti i naufraghi. La comandante, il giovane
tenente di vascello Catia Pellegrino, è un'icona della Marina. Da quella
breve distanza il peschereccio che sta affondando è sicuramente visibile
sul loro schermo radar. Ma nessuno dà ordini, nessuno prende decisioni
che potrebbero ancora salvare 268 persone. La Libra viene autorizzata a
raggiungere il punto soltanto alle 17.14. A quell'ora la nave dei
bambini si è rovesciata da sette minuti e il mare è una distesa di
persone vive e morte. I ritardi riducono drasticamente anche il tempo di
luce a disposizione per le ricerche. Calato il buio, chi è in acqua
rischia di non essere avvistato dai soccorritori e di andare alla deriva
verso una fine di stenti, freddo e fame. Forse è per questo che qualcuno
tra i siriani giura di aver notato bambini e adulti aggrappati a pezzi
di legno del peschereccio, ma di non averli poi ritrovati tra i
superstiti riportati a terra.
"L'Espresso" ha scoperto quale sala operativa ha raccolto la prima
richiesta di aiuto. Quella che avrebbe potuto cambiare il corso degli
eventi. È la centrale di coordinamento di Roma del comando generale
delle Capitanerie di porto, una struttura della Marina inquadrata nel
ministero dei Trasporti da cui dipende l'attività della Guardia
costiera. L'imbarcazione carica di profughi siriani affonda a 113
chilometri da Lampedusa e a 218 chilometri da Malta. Causa del disastro:
l'eccessivo numero di passeggeri obbligati a salire a bordo dai fratelli
Khaled e Mohamed, spregiudicati trafficanti del porto di Zuwara in
Libia, e le raffiche di mitra sparate la notte precedente da una
motovedetta libica che hanno forato lo scafo. Causa del ritardo nelle
operazioni di salvataggio: lo scaricabarile delle responsabilità tra
l'Italia e Malta nelle procedure di ricerca e soccorso che in passato ha
già provocato morti e dispersi. Per ricostruire in questo articolo la
cronologia della tragedia sono stati analizzati i dati di quasi
tredicimila posizioni delle navi in transito: coordinate, velocità e
direzione, dalle 11 del mattino a mezzanotte di quel venerdì. Un
laboratorio in Inghilterra si è occupato dell'estrazione dei numeri di
emergenza memorizzati in un telefono recuperato dal mare. Ai dati
geografici e scientifici, si aggiungono la testimonianza dell'ammiraglio
Felicio Angrisano, comandante generale del Corpo delle capitanerie di
porto e della Guardia costiera, e i racconti di alcuni ufficiali della
Marina militare.
Il punto di non ritorno verso la strage viene superato alle 13 dell'11
ottobre: a quell'ora la centrale operativa italiana potrebbe ancora
salvare i bimbi e gli altri passeggeri. Ma rinuncia all'intervento
diretto e passa la richiesta di soccorso ai colleghi di Malta.
Nonostante la distanza tra la nave dei bambini e Malta sia il doppio
della distanza da Lampedusa. Una scelta che in un resoconto scritto,
inviato a "l'Espresso", l'ammiraglio Angrisano spiega così: «La
sequenza degli eventi descritta risponde a quei criteri di condotta
internazionali dettati, nello specifico, dalla Convenzione di Amburgo
che impongono a ciascuno Stato la responsabilità del coordinamento delle
operazioni di ricerca e soccorso in aree definite e dichiarate». Alle
mamme e ai papà sopravvissuti che hanno perso il resto della famiglia
stanno quindi dicendo che i loro piccoli, i loro cari sono morti nel
rispetto della Convenzione di Amburgo, dell'accordo che dal 1979 affida
al ministero dei Trasporti la responsabilità del soccorso in mare.
Il comandante generale della Guardia costiera italiana conferma la
testimonianza di Mohanad Jammo, 40 anni, pubblicata da "l'Espresso" a
inizio novembre. Le loro versioni non coincidono soltanto per un punto.
Il dottor Jammo, primario dell'Unità di terapia intensiva in un ospedale
di Aleppo in Siria, nel naufragio ha perso due figli di 6 anni e 9 mesi.
È lui che dal peschereccio parla con il numero di Roma della centrale di
coordinamento del soccorso. Telefona su richiesta dello scafista che gli
presta il satellitare Thuraya. Jammo chiama l'Italia proprio perché
sullo schermo di tre strumenti Gps che hanno a bordo vedono che
Lampedusa è a poco più di cento chilometri. E Malta è a oltre duecento.
Logica e buon senso avrebbero spinto chiunque a quella scelta. Cento
chilometri sono due ore di navigazione per le motovedette della Guardia
costiera e poco più di un'ora e mezzo per i pattugliatori veloci della
Guardia di finanza che l'11 ottobre sono presenti in forze a Lampedusa,
dopo il naufragio dei profughi eritrei otto giorni prima. «Ho chiamato
tre volte, sempre lo stesso numero italiano», dice Mohanad Jammo: «Verso
le 11 del mattino, verso le 12.30 e poco prima dell'una del pomeriggio».
Le parole di Jammo sono confermate da altri due medici sopravvissuti:
Ayman Mustafa, 38 anni, chirurgo, il papà di Joud, che ora è
ufficialmente dispersa in mare con la mamma Fatena, 27, e da Mazen
Dahhan, 36, neurochirurgo, che ha perso la moglie Reem, 30 anni, e tutti
e tre i loro bambini.
Il drammatico racconto di Mohanad Jammo del medico siriano sopravvissuto
al naufragio dell'11 ottobre e che nella tragedia ha perso due figli.
"Abbiamo chiesto aiuto e per un'ora e mezza non è successo nulla.
Solamente dopo ci hanno detto di chiamare la marina maltese. Così
abbiamo perso due ore fondamentali"
L'ammiraglio Angrisano smentisce soltanto la telefonata delle 11. Il
resto è confermato. «Alle 12.26», racconta, «giunge da apparato
telefonico satellitare alla centrale operativa una chiamata fortemente
disturbata e a tratti incomprensibile. Dopo cinque minuti di tentativi
di comunicare, la linea cade. L'esperienza maturata induce comunque a
contattare, come già fatto in centinaia e centinaia di casi analoghi, il
gestore della rete Thuraya che ha sede negli Emirati arabi».
Otto minuti dopo la conclusione della prima conversazione, il dottor
Jammo richiama. Sono le 12.39 e la telefonata prosegue fino alle 12.56.
La voce è più comprensibile: «Tanto da permettere di acquisire alcuni
elementi, numero e nazionalità delle persone a bordo, luogo di partenza,
la presenza di due bambini bisognosi di cure, fornendo per ultimo la
posizione dell'unità che, con motore fermo, imbarca acqua», aggiunge
Angrisano.
Dunque la centrale operativa di Roma sa che a bordo ci sono profughi, ci
sono bambini, ci sono feriti e che il peschereccio sta affondando. Anche
ignorando la chiamata delle 11, che Mohanad Jammo comunque conferma,
alle 13 c'è ancora tutto il tempo per far partire le motovedette e i
pattugliatori da Lampedusa. E, calcolando la loro velocità, per farli
arrivare a destinazione tra le 14.30 e le 15. Cioè almeno due ore prima
della strage. Poi ci sono la Libra e più lontana, a 96 chilometri, la
Espero. Le due navi militari sono da quelle parti per proteggere i
pescherecci italiani da incursioni libiche. Le motovedette maltesi
insomma dovrebbero percorrere il doppio della distanza rispetto ai due
pattugliatori della Marina. E rispetto ai mezzi ancora a Lampedusa, che
quel pomeriggio sono in gran parte in porto. Invece alle 13 la centrale
operativa di Roma passa la richiesta di soccorso a Malta.
Quando dalla Guardia costiera italiana gli annunciano quello che
avrebbero fatto, Mohanad Jammo li supplica: «Per favore, stiamo per
morire». E il militare al telefono: «Per favore, potete chiamare le
forze maltesi, adesso vi do il numero: 00356...».
«Se prendete la registrazione», ricorda il dottor Jammo, «vedrete che
non mi ha lasciato il tempo. Ha chiuso la telefonata prima ancora che
avessi finito di scrivere il numero». Questo invito a chiamare
direttamente Malta, spiega l'ammiraglio Angrisano, «risponde a una
chiara, collaudata e produttiva metodica che attraverso il contatto
diretto di chi chiede soccorso e chi è tenuto a prestarlo, rende più
efficace, più produttiva l'azione di salvataggio». A bordo sono
terrorizzati. Il ponte inferiore è ormai allagato. I passeggeri
cominciano a risalire sul ponte principale e su quello superiore. Mazen
Dahhan, che è là sotto, prende i suoi bambini, Mohamed, 9, Tarek, 4, e
il piccolo Bisher, 1, e li passa di sopra ad Ayman Mustafa che li fa
sedere all'asciutto. La piccola Joud sta ancora dormendo, abbracciata
alla mamma.
Anche Mohamad, 6 anni, il figlio più grande di Jammo, dorme al sole. Per
un attimo riapre gli occhi e osserva il suo babbo in piedi sul tetto
della cabina di comando, che con il telefono satellitare e una voce
sempre più disperata continua a chiamare Malta. Incrociano i loro occhi
per un attimo. Il papà gli mostra il pollice alzato. Il piccolo Mohamad
gli sorride, si riaddormenta. Resterà il loro ultimo sguardo.
«L'unità si trova nell'area di responsabilità di Malta», insiste
l'ammiraglio Felicio Angrisano nel resoconto scritto: «Quella centrale
di coordinamento viene pertanto interessata alle 13 dalla centrale
operativa della Guardia costiera che comunica di aver anche individuato
nella zona due navi mercantili, più prossime alla unità dei migranti,
rispettivamente a 25 e 70 miglia». Alle 13.05 l'autorità maltese,
secondo il comandante della Guardia costiera, assume la direzione delle
operazioni di ricerca e soccorso. Rivela ancora l'ammiraglio Angrisano:
«Frattanto in quell'area dirige, come da disposizioni del comando in
capo della squadra navale della Marina militare, anche la nave Libra con
elicottero a bordo». E qui però i conti non tornano più.
La Marina militare riferisce che alle 13.34 la nave Libra è soltanto a
27 miglia dal punto della richiesta di soccorso. Sono 50 chilometri.
Alla velocità massima della nave, 20 nodi, 37 chilometri orari, con quel
mare calmo la Libra potrebbe raggiungere i profughi in un'ora e mezzo.
Cioè già alle 15. Arriverà invece alle 18: perché soltanto dopo
l'affondamento della nave dei bambini, il coordinamento di Malta chiede
alla centrale operativa di Roma il concorso degli italiani. Alle 17.14,
quando riceve finalmente l'ordine di intervento, la Libra è ancora a
dieci miglia, 18 chilometri. Insomma, da ore naviga in attesa che
qualcuno decida cosa fare. Quattro ore e mezzo per percorrere 50
chilometri fanno una velocità media di 11 chilometri orari, meno di 6
nodi: non certo un'andatura di pronto intervento.
Le 13.34 di quel pomeriggio nascondono un altro retroscena incredibile.
È il momento in cui l'avviso ai naviganti del centro operativo di Roma
viene diramato a tutto il mondo: la nota "hydrolant 2545" chiede alle
navi in transito di assistere se possibile il peschereccio, come ha
scoperto Charles Heller, ricercatore alla Goldsmiths University of
London e uno dei fondatori della rete watchthemed.net . Alle navi in
transito. Non alla nave Libra. Perché? «La Centrale di coordinamento di
Roma ha offerto immediatamente il richiesto contributo indicando la
presenza, nella più vasta area, di due navi mercantili e di una nave
della Marina militare», sostiene il comando della Guardia costiera:
«L'autorità che assume in base alla convenzione di Amburgo la direzione
e il coordinamento delle attività di soccorso, ne detta i tempi, le
modalità e anche le eventuali richieste di cooperazione». In altre
parole, è colpa dei maltesi se si sono dimenticati di impiegare la
Libra. Le Forze armate maltesi non hanno ancora risposto alla richiesta
di spiegazioni.
Alle 16.22 l'autorità di Malta informa Roma che un proprio aereo ha
individuato il peschereccio alla deriva. Alle 17.07 sempre dalla
Valletta avvertono che si è capovolto e chiedono aiuto all'Italia.
Soltanto alle 17.51 arriva sul posto la prima nave di soccorso, il
pattugliatore maltese P61 . Verso la 18 si unisce la Libra. Mentre da
Lampedusa vengono fatte partire le motovedette CP302 e CP301 e due
pattugliatori veloci della Guardia di finanza. Esattamente quello che il
buon senso del dottor Jammo supplicava da almeno sei ore.
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PULIZIE NELLE SCUOLE: APPALTO ILLEGALE!
Ci voleva la lotta dura delle lavoratrici e lavoratori delle pulizie per far
arrivare a dire alla Regione, ai sindacati confederali che l'appalto dato
alla Dussmann con il 60% di ribasso è illegale! Finora nessuno lo diceva
benchè questo si sapeva da più di due mesi.
Lo Slai cobas ha detto fin dal primo momento che questo appalto doveva
decadere! E a Taranto lo Slai cobas è l'anima più combattiva e chiara della
lotta dei lavoratori e viene preso a riferimento anche dai lavoratori delle
altre province. MA ORA I CONTRATTI TRA DUSSMANN E DIREZIONI SCOLASTICHE
DEVONO ESSERE BLOCCATI E QUELLI GIA' FIRMATI ANNULLATI. Serve che i
lavoratori si uniscano nello slai cobas per poter vincere.
Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto
"L'assessore al Lavoro, Leo Caroli, ha partecipato questa mattina a due
incontri con i sindacati confederali e con quelli autonomi per la vertenza
dei lavoratori delle pulizie delle scuole. Come è noto, la vertenza
interessa circa 3.500 lavoratori sull'intero territorio regionale a fronte
di circa 24.000 in tutta Italia.
Al termine delle assemblee è stato stilato un documento unitario,
sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil con Cisal, Fsi, Usb e Cobas insieme allo
stesso Caroli e ai capigruppo consiliari di maggioranza e opposizione, che è
stato indirizzato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministro
dell'Istruzione.
"Come Regione infatti - ha spiegato Caroli - non possiamo aprire un tavolo
di trattativa, in quanto la Regione non è stazione appaltante, ma la
controparte è il Governo e il Ministero dell'Istruzione che ha affidato le
gare con il ribasso che comporterebbe la riduzione di reddito per i
lavoratori. Il ribasso diversificato da regione a regione evidenzia poi il
ritorno di una logica inaccettabile: quella delle gabbie salariali, contro
cui ci opporremo in ogni sede".
Il documento unitario ribadisce che "le organizzazioni sindacali non
accetteranno alcuna frammentazione reddituale" e "ritengono ineludibile l'annullamento
della gara come risulta sia già avvenuto per altre ragioni".
"L'assessore Caroli - prosegue il documento politico, firmato tra gli altri
da Blasi, Zullo, Di Sabato, Pellegrino, Losappio, Lonigro e dall'assessore
al lavoro del Comune di Taranto - condividendo le istanze rappresentate e
sostenendole convitamene unitamente ai capigruppo e ai consiglieri regionali
di tutte le formazioni politiche, chiede al Miur e alla Presidenza del
Consiglio l'annullamento della gara, condicio sine qua non per avviare un
tavolo tecnico teso all'individuazione di soluzioni positive per i
lavoratori interessati ed il territorio pugliese".
"Tale impostazione - si legge - è condivisa e assunta dalle parti politiche
e istituzionali presenti che si impegnano sin da subito a sollecitare i
parlamentari pugliesi tutti ed il Governo a superare immediatamente ogni
eventuale azione ostativa alla positiva conclusione della vertenza, nell'indirizzo
esclusivo del mantenimento degli attuali livelli occupazionali e
retributivi".
28.11.13A
arrivare a dire alla Regione, ai sindacati confederali che l'appalto dato
alla Dussmann con il 60% di ribasso è illegale! Finora nessuno lo diceva
benchè questo si sapeva da più di due mesi.
Lo Slai cobas ha detto fin dal primo momento che questo appalto doveva
decadere! E a Taranto lo Slai cobas è l'anima più combattiva e chiara della
lotta dei lavoratori e viene preso a riferimento anche dai lavoratori delle
altre province. MA ORA I CONTRATTI TRA DUSSMANN E DIREZIONI SCOLASTICHE
DEVONO ESSERE BLOCCATI E QUELLI GIA' FIRMATI ANNULLATI. Serve che i
lavoratori si uniscano nello slai cobas per poter vincere.
Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto
"L'assessore al Lavoro, Leo Caroli, ha partecipato questa mattina a due
incontri con i sindacati confederali e con quelli autonomi per la vertenza
dei lavoratori delle pulizie delle scuole. Come è noto, la vertenza
interessa circa 3.500 lavoratori sull'intero territorio regionale a fronte
di circa 24.000 in tutta Italia.
Al termine delle assemblee è stato stilato un documento unitario,
sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil con Cisal, Fsi, Usb e Cobas insieme allo
stesso Caroli e ai capigruppo consiliari di maggioranza e opposizione, che è
stato indirizzato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministro
dell'Istruzione.
"Come Regione infatti - ha spiegato Caroli - non possiamo aprire un tavolo
di trattativa, in quanto la Regione non è stazione appaltante, ma la
controparte è il Governo e il Ministero dell'Istruzione che ha affidato le
gare con il ribasso che comporterebbe la riduzione di reddito per i
lavoratori. Il ribasso diversificato da regione a regione evidenzia poi il
ritorno di una logica inaccettabile: quella delle gabbie salariali, contro
cui ci opporremo in ogni sede".
Il documento unitario ribadisce che "le organizzazioni sindacali non
accetteranno alcuna frammentazione reddituale" e "ritengono ineludibile l'annullamento
della gara come risulta sia già avvenuto per altre ragioni".
"L'assessore Caroli - prosegue il documento politico, firmato tra gli altri
da Blasi, Zullo, Di Sabato, Pellegrino, Losappio, Lonigro e dall'assessore
al lavoro del Comune di Taranto - condividendo le istanze rappresentate e
sostenendole convitamene unitamente ai capigruppo e ai consiglieri regionali
di tutte le formazioni politiche, chiede al Miur e alla Presidenza del
Consiglio l'annullamento della gara, condicio sine qua non per avviare un
tavolo tecnico teso all'individuazione di soluzioni positive per i
lavoratori interessati ed il territorio pugliese".
"Tale impostazione - si legge - è condivisa e assunta dalle parti politiche
e istituzionali presenti che si impegnano sin da subito a sollecitare i
parlamentari pugliesi tutti ed il Governo a superare immediatamente ogni
eventuale azione ostativa alla positiva conclusione della vertenza, nell'indirizzo
esclusivo del mantenimento degli attuali livelli occupazionali e
retributivi".
28.11.13A
ilva taranto un ricordo per FRANCESCO ZACCARIA, UCCISO!
Sarà stata la tromba d'aria, ma non sono morti capi, è morto un operaio di
29 anni, due sono gravi e tanti sono stati feriti;
sarà la coincidenza, ma in meno di un mese sono morti due giovani operai,
due famiglie sono state distrutte, in due funerali gli operai con dolore e
rabbia hanno dovuto accompagnare i loro compagni di lavoro; e tanti il 28
novembre hanno visto la morte in faccia
Sarà... ma gli operai vanno a lavorare con la paura di non tornare a casa; e
oggi la situazione che si vive in fabbrica porta a maggior insicurezza,
paura, tensione continua...
Sarà... ma Riva, 86 anni, vive ancora e sta nella sua dorata casa non in
galera, e il figlio in un sicuro paese all'estero
Sarà, ma il governo Monti ha dato a padron Riva la libertà di produrre come
ha fatto finora e, quindi, la libertà di uccidere ancora
Questo è il capitalismo, signori!
Ma un sistema che va avanti con lo sfruttamento, il rischio e la morte degli
operai non può essere riformato.
Deve essere abbattuto!
slai cobas pe il sindacato di classe ilva taranto
Il 28 novembre 2012 moriva Francesco Zaccaria, per noi un altro assassinio
nella fabbrica di Riva.
29 anni, due sono gravi e tanti sono stati feriti;
sarà la coincidenza, ma in meno di un mese sono morti due giovani operai,
due famiglie sono state distrutte, in due funerali gli operai con dolore e
rabbia hanno dovuto accompagnare i loro compagni di lavoro; e tanti il 28
novembre hanno visto la morte in faccia
Sarà... ma gli operai vanno a lavorare con la paura di non tornare a casa; e
oggi la situazione che si vive in fabbrica porta a maggior insicurezza,
paura, tensione continua...
Sarà... ma Riva, 86 anni, vive ancora e sta nella sua dorata casa non in
galera, e il figlio in un sicuro paese all'estero
Sarà, ma il governo Monti ha dato a padron Riva la libertà di produrre come
ha fatto finora e, quindi, la libertà di uccidere ancora
Questo è il capitalismo, signori!
Ma un sistema che va avanti con lo sfruttamento, il rischio e la morte degli
operai non può essere riformato.
Deve essere abbattuto!
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Il 28 novembre 2012 moriva Francesco Zaccaria, per noi un altro assassinio
nella fabbrica di Riva.
la lotta di classe in italia e nel mondo,
segnaliamo
la lotta di classe in italia e nel mondo, l'orientamento dei comunisti
sul blog http://proletaricomunisti.blogspot.com
pc 29 novembre - con il popolo palestinese contro ...
pc 29 novembre - la scintilla dello sciopero delle...
pc 29 novembre - lo sciopero delle donne - sulla s...
pc 29 novembre - il governo indiano fa appello all...
pc 29 novembre - riprende la lotta autorganizzata ...
pc 28 novembre - Liberare subito Bahar Kimyongur
pc 28 novembre - LA VERGOGNA DE IL MANIFESTO SUL 2...
pc 28 novembre - processo agli operai delle acciai...
pc 28 novembre - Condannati compagni antifascisti ...
pc 28 novembre - Iniziativa davanti ai cancelli de...
pc 28 novembre - CHE GOVERNO, NAPOLITANO CADANO IN...
pc 27 novembre - dalle lavoratrici del policlinico...
pc 27 novembre - lo sciopero delle donne e la mobi...
pc 27 novembre - Fiat/Marchionne: crisi e problemi...
pc 27 novembre - La stabilità passa per l'attacco ...
pc 27 novembre - ILVA taranto - contro servi e pa...
pc 27 novembre - PUTIN A ROMA: AFFARI, RIAFFERMAZI...
pc 27 novembre - contro i padroni assassini - a TA...
pc 27 novembre - MILANO, L'ORGOGLIO DELLE LAVORATR...
pc 27 novembre - w lo sciopero delle donne... alcu...
pc 26 novembre - 25 NOVEMBRE "CALDO" A TARANTO
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Che governo, Napolitano cadano insieme a Berlusconi
dal blog
http://proletaricomunisti.blogspot.com
pc 28 novembre - Berlusconi escluso dal Senato. Ora deve essere arrestato.
Nonostante gli sforzi e le convulsioni portati avanti in tanti mesi si è
arrivati alla esclusione dal parlamento, ma i gravi reati commessi in tutte
le forme da Berlusconi, dai suoi governi e dai suoi uomini devono essere
perseguiti fino in fondo, mettendo fine all'ingiustizia ad personam che ha
caratterizzato il suo potere moderno fascista. Senza andare fino in fondo,
Berlusconi trasformerà l'attuale "battuta d'arresto" in ricompattamento per
un rilancio, cacciato dalla porta rientrerà dalla finestra come e peggio di
prima.
Il governo Letta che si è retto finora sui suoi voti si è indebolito e se ne
deve andare
L'arroganza con cui si pretende di andare avanti reggendosi sui voti di un
gruppo di transfughi in libera uscita di Alfano e della domestica di
Ligresti, con il PD invischiato al suo interno dallo scontro tra faide e
cricche, rende sempre più improponibile questo governo che su Berlusconi si
reggeva e con Berlusconi deve cadere.
Questo governo, che fino a ieri ha fatto la politica del partito di
Berlusconi non ha legittimità a rimanere un solo giorno di più,
Napolitano, grande regista delle 'larghe intese' se ne deve andare
Il "piccolo vecchio", miserabile orchestratore, a difesa dei padroni e del
sistema, di questa squallida operazione delle 'larghe intese' in aperto
contrasto anche con i risultati elettorali nel tentativo di salvare
Berlusconi e di imporre una modifica reazionaria della Costituzione, a
fronte del fallimento anche di questa operazione, non ha ragione di rimanere
un giorno in più al Quirinale.
Nel parlamento la farsa continua.
in preda alle convulsioni di tre destre in azione, travestite ora da centro
destra ora da centrosinistra, questo parlamento non è in grado di approvare
alcuna legge a favore dei proletari, delle masse popolari, ma solo di fare
da gran cassa di partiti impegnati sin da ora in una nuova campagna
elettorale, con parlamentari attaccati ai soldi e alle poltrone in spregio
alle condizioni di immiserimento e povertà che si estendono nel paese.
Il governo Pd/Alfano procede lungo la strada della politica antipopolare al
servizio dei padroni, della grande finanza e della troika europea.
Intanto il governo pur se "azzoppato" rafforza la sua compattezza interna
lungo la linea delle tasse, delle grandi opere, delle spese militari, del
taglio alle spese sociali, del sostegno ai padroni nella loro politica di
licenziamento, precarizzazione, flessibilità, scarico della crisi sui
lavoratori, fino all'infame sostegno a padroni assassini come Riva. Un
governo che non può essere salvato con provvedimenti di facciata e di puro
stampo elettorale come il mini reddito minimo garantito.
Un governo che ha e cerca solo l'appoggio della troika europea, degli Usa e
di Putin.
Berlusconi rilancia un partito reazionario di massa cercando di
capitalizzare a suo favore l'estendersi del malcontento di massa
La marcia del moderno fascismo come tendenza generale che ha in Berlusconi
l'esponente principale, non viene certo interrotta o fermata dall'uscita di
Berlusconi dal parlamento, anzi. Essa può trovare ora la forma del partito
reazionario di massa, che cercando di intercettare il malcontento delle
masse rispetto ai governi della troika di cui Letta è espressione attuale,
può puntare ancora più nettamente all'ulteriore trasformazione reazionaria
dello Stato in senso presidenzialista e alla prospettiva della dittatura
aperta. In questo senso va letta anche la terminologia di "colpo di Stato".
Occorre contrastare anche nelle piazze e tra le masse l'azione del partito
di Berlusconi e di ogni forza di stampo fascista.
Proletari e masse popolari hanno ripreso la lotta di opposizione di massa al
governo e allo Stato dei padroni, in particolare con il segnale importante
dello sciopero generale del sindacalismo di base e di classe del 18 ottobre
e l'assedio popolare (movimento per la casa, immigrati, precari,
disoccupati, No Tav, No Muos...) del 19 ottobre, e con le lotte, dalle
fabbriche dei licenziamenti ai tramvieri di Genova.
Bisogna andare avanti su questa strada, fuori e contro tutti i partiti
parlamentari, i sindacati confederali complici del governo e alleati con i
padroni.
Puntare alla rivolta generale per rovesciare ogni governo dei padroni che
apra la strada ad un'alternativa rivoluzionaria per il potere proletario.
proletari comunisti - PCm Italia
28 novembre 2013
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http://proletaricomunisti.blogspot.com
pc 28 novembre - Berlusconi escluso dal Senato. Ora deve essere arrestato.
Nonostante gli sforzi e le convulsioni portati avanti in tanti mesi si è
arrivati alla esclusione dal parlamento, ma i gravi reati commessi in tutte
le forme da Berlusconi, dai suoi governi e dai suoi uomini devono essere
perseguiti fino in fondo, mettendo fine all'ingiustizia ad personam che ha
caratterizzato il suo potere moderno fascista. Senza andare fino in fondo,
Berlusconi trasformerà l'attuale "battuta d'arresto" in ricompattamento per
un rilancio, cacciato dalla porta rientrerà dalla finestra come e peggio di
prima.
Il governo Letta che si è retto finora sui suoi voti si è indebolito e se ne
deve andare
L'arroganza con cui si pretende di andare avanti reggendosi sui voti di un
gruppo di transfughi in libera uscita di Alfano e della domestica di
Ligresti, con il PD invischiato al suo interno dallo scontro tra faide e
cricche, rende sempre più improponibile questo governo che su Berlusconi si
reggeva e con Berlusconi deve cadere.
Questo governo, che fino a ieri ha fatto la politica del partito di
Berlusconi non ha legittimità a rimanere un solo giorno di più,
Napolitano, grande regista delle 'larghe intese' se ne deve andare
Il "piccolo vecchio", miserabile orchestratore, a difesa dei padroni e del
sistema, di questa squallida operazione delle 'larghe intese' in aperto
contrasto anche con i risultati elettorali nel tentativo di salvare
Berlusconi e di imporre una modifica reazionaria della Costituzione, a
fronte del fallimento anche di questa operazione, non ha ragione di rimanere
un giorno in più al Quirinale.
Nel parlamento la farsa continua.
in preda alle convulsioni di tre destre in azione, travestite ora da centro
destra ora da centrosinistra, questo parlamento non è in grado di approvare
alcuna legge a favore dei proletari, delle masse popolari, ma solo di fare
da gran cassa di partiti impegnati sin da ora in una nuova campagna
elettorale, con parlamentari attaccati ai soldi e alle poltrone in spregio
alle condizioni di immiserimento e povertà che si estendono nel paese.
Il governo Pd/Alfano procede lungo la strada della politica antipopolare al
servizio dei padroni, della grande finanza e della troika europea.
Intanto il governo pur se "azzoppato" rafforza la sua compattezza interna
lungo la linea delle tasse, delle grandi opere, delle spese militari, del
taglio alle spese sociali, del sostegno ai padroni nella loro politica di
licenziamento, precarizzazione, flessibilità, scarico della crisi sui
lavoratori, fino all'infame sostegno a padroni assassini come Riva. Un
governo che non può essere salvato con provvedimenti di facciata e di puro
stampo elettorale come il mini reddito minimo garantito.
Un governo che ha e cerca solo l'appoggio della troika europea, degli Usa e
di Putin.
Berlusconi rilancia un partito reazionario di massa cercando di
capitalizzare a suo favore l'estendersi del malcontento di massa
La marcia del moderno fascismo come tendenza generale che ha in Berlusconi
l'esponente principale, non viene certo interrotta o fermata dall'uscita di
Berlusconi dal parlamento, anzi. Essa può trovare ora la forma del partito
reazionario di massa, che cercando di intercettare il malcontento delle
masse rispetto ai governi della troika di cui Letta è espressione attuale,
può puntare ancora più nettamente all'ulteriore trasformazione reazionaria
dello Stato in senso presidenzialista e alla prospettiva della dittatura
aperta. In questo senso va letta anche la terminologia di "colpo di Stato".
Occorre contrastare anche nelle piazze e tra le masse l'azione del partito
di Berlusconi e di ogni forza di stampo fascista.
Proletari e masse popolari hanno ripreso la lotta di opposizione di massa al
governo e allo Stato dei padroni, in particolare con il segnale importante
dello sciopero generale del sindacalismo di base e di classe del 18 ottobre
e l'assedio popolare (movimento per la casa, immigrati, precari,
disoccupati, No Tav, No Muos...) del 19 ottobre, e con le lotte, dalle
fabbriche dei licenziamenti ai tramvieri di Genova.
Bisogna andare avanti su questa strada, fuori e contro tutti i partiti
parlamentari, i sindacati confederali complici del governo e alleati con i
padroni.
Puntare alla rivolta generale per rovesciare ogni governo dei padroni che
apra la strada ad un'alternativa rivoluzionaria per il potere proletario.
proletari comunisti - PCm Italia
28 novembre 2013
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