Dopo nove
giorni di stato d'eccezione nella
città di Amburgo, nel
pomeriggio di ieri è stata tolta la cosìddetta "zona rossa" che
prevedeva identificazioni e perquisizioni corporali arbitrarie nei quartieri di
Altona, St. Pauli e Sternschanze, da sempre zone di riferimento per gli
antagonisti dell'intero Paese.
A legittimare
la militarizzazione delle strade centrali della città tedesca, una legge che
consente al governo locale di adottare misure simili, sotto la paura di una
probabile forte reazione da parte di chi difende e solidarizza con lo storico
centro sociale Rote Flora, sotto minaccia di sgombero. Ieri la polizia locale
ha quindi comunicato lo smantellamento della "zona di pericolo",
vantandosi di un operato eccellente e di una situazione che, secondo il
portavoce, è andata lentamente a migliorare. Se per quasi dieci giorni, tali
misure di eccezione sono state adottate, le parole di chi ieri ha comunicato la
fine di questa situazione di privazione delle libertà dei cittadini e delle
cittadine di Amburgo adottando giustificazioni di ordine pubblico e cercando di
intimidire chi di oppone alle politiche cittadine e non solo, rimangono in
ballo le minacce di sgombero. Se nel corteo del 21 dicembre un primo assaggio di opposizione è
stato espresso all'interno della città tedesca, il governo locale dovrà ora
fare i conti con quelle stesse persone nel caso di un ipotetico sgombero del
centro sociale Rote Flora.
La revoca
della zona di pericolo risulterebbe dettata tra l'altro da motivi di immagine
pubblica dell'amministrazione dell'Spd, soprattutto dopo che centinaia di
persone hanno manifestato domenica e dopo che un corteo formato da un migliaio
di studenti e studentesse ha attraversato le strade di Amburgo nella giornata
di ieri.
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