Nonostante
le proteste e gli allarmi denunciati dalla popolazione di Terni i dirigenti
della ThyssenKrupp perseguono nel loro comportamento criminale di devastazione
del territorio e della salute dei cittadini attraverso la dispersione di
nichel, cromo, arsenico e altri metalli pesanti nell'area a ridosso dello
stabilimento di Terni (http://www.corriere.it/inchieste/neve-velenosa-che-ci-uccide/d4b02ebc-a95b-11e3-a393-9f8a3f4bf9ce.shtml).
Le colpe di
questo disastro sociale e ambientale sono da imputare a tutti i livelli,
industriali, sindacali e amministrativi: dall'azienda che lucra impunemente
sulla pelle di lavoratori e cittadini, ai sindacati che "monetizzano"
il rischio anziché costringere l'azienda a non inquinare per arrivare alle
istituzioni (comunali, provinciali e regionali) che si fanno ricattare dall'azienda
e chiudono un occhio sulla vicenda. Per non parlare poi delle gravissime
responsabilità dei Ministeri di Ambiente e Salute e delle Asl territoriali, che
da anni monitorano i superamenti dei livelli di emissione di tutte le sostanze
senza fare assolutamente nulla. Ormai sono tantissimi i casi di allergie,
intolleranze e sensibilizzazioni, senza dimenticare i crescenti casi di tumore,
dovuti all'esposizione delle sostanze nocive emesse dall'acciaieria riscontrate
tra i cittadini ternani, in special modo gli abitanti del quartiere Prisciano,
quello a ridosso dello stabilimento.
Innanzitutto
vogliamo esprimere con questo comunicato solidarietà e vicinanza ai
lavoratori e agli abitanti di Terni che vivono questo dramma, dimenticati
da governo e istituzioni, conniventi con la multinazionale tedesca, la stessa
che a Torino ha cagionato, nel medesimo disinteresse generale, la morte di 7
lavoratori nel dicembre 2007 e per i quali nessun responsabile ha fatto un solo
giorno di galera. Questa è la giustizia (borghese) italiana!
Ancora
memori della nostra tragica esperienza facciamo appello a tutta quella parte
sana all'interno della fabbrica, del sindacato, dei partiti e tra i lavoratori
e i cittadini più combattivi, ai membri di comitati ambientalisti e semplici
cittadini consapevoli del rischio che stanno correndo di organizzarsi in
coordinamento tra realtà che già oggi si oppongono a questo scempio per
costringere azienda, istituzioni locali e nazionali a fare subito qualcosa.
Probabilmente già si è atteso troppo e attendere che le istituzioni facciano
qualcosa è, dati alla mano, una pura utopia. Una fiducia assolutamente mal
riposta.
Come in
altri casi analoghi, il più lampante per gravità e dimensioni è sicuramente
l'Ilva di Taranto, si proporrà la solita ricetta: o inquiniamo o chiudiamo,
scegliete voi... Ma questo ricatto non deve essere accettato per nessun motivo,
dai lavoratori in primis (non si baratta il diritto alla salute per un pezzo di
pane) e nemmeno dai cittadini.
Se la
ThyssenKrupp non vuole produrre senza inquinare i lavoratori e gli abitanti di
Terni devono bloccare lo stabilimento e impedire che continui questo scempio. Si può fare e l'esempio della dura
lotta che hanno fatto i comitati ambientalisti in Campania per impedire
l'apertura di nuove discariche di veleni lo dimostra: bloccare le strade,
impedire l'approvvigionamento dello stabilimento con blocchi stradali,
obbligare l'azienda e le istituzioni a bonificare l'area. Non lasciare che
le istituzioni e l'azienda "se ne occupino" (abbiamo sotto gli occhi
in che modo lo fanno!) ma sensibilizzare i cittadini a organizzarsi e
costringere istituzioni e azienda a porre fine a questo scempio.
A quei
lavoratori dello stabilimento di Terni o ai loro familiari che pensano che
immischiarsi nella faccenda sia pericoloso e che possa comportare la
perdita del lavoro diciamo, senza mezzi termini, che la ThyssenKrupp, per chi
non lo avesse (ancora) capito, ha già mostrato tutte le intenzioni di
abbandonare l'Italia, non prima però di aver sfruttato a dovere tutte le potenzialità,
umane e impiantistiche, del sito di Terni, secondo la ricetta già sperimentata
anche da altri: privatizzare gli utili e socializzare i costi (sociali e
ambientali).
Per i più
scettici, quelli che ancora sperano nella bontà dell'azienda, del padrone
magnanimo, ulteriore prova sia questa finta vendita e riacquisiziOne di Inoxum
nel "palleggio" di proprietà con i finlandesi di Outokumpu, una
tipica mossa pre dismissione: confondere le acque, prendere tempo, diffondere
ansia tra i lavoratori, mettere in campo un piano industriale nebuloso e
incerto
(http://www.umbria24.it/tk-ast-le-paure-dopo-la-festa-di-compleanno-nuova-organizzazione-diversa-dal-previsto/268444.html)
per far vivere tutti nell'ansia del ricatto e pretendere maggiore produttività diminuendo
le condizioni di sicurezza dei lavoratori, spremere impianti e persone,
massimizzare i profitti per poi chiudere e delocalizzare in Germania o altrove.
Tutto in perfetto stile Marchionne.
Da questo
punto di vista la vicenda di Torino non può non rappresentare un insegnamento. Per questo non bisogna illudersi
della buona volontà dell'Azienda, che persegue solo il profitto, non certo il
benessere dei lavoratori.
Non vogliamo
con questo né creare panico né inutile allarmismo (a questo ci pensano ogni
giorno la borghesia e i padroni) ma spingere, alla conta dei fatti, i più a
rompere l'immobilismo tipico di chi si sente al riparo dalla crisi perché ha
(oggi) un posto di lavoro e adoperarsi senza indugi a collaborare con quanto
sono disposti a costringere la ThyssenKrupp a rimanere a Terni producendo senza
inquinare. Il diritto alla salute non si monetizza!
Oltretutto
in una Regione, l'Umbria, nota in Italia e all'estero proprio per quella
vocazione ambientale e paesaggistica che tutti le invidiano e che una politica
del tirare a campare oggi senza curarsi del domani sta mettendo gravemente in
pericolo. Ritrovarsi un domani senza lavoro in un posto compromesso
dall'inquinamento è una cosa che non solo i ternani non meritano ma alla quale
necessariamente, fin d'ora, hanno tutto il diritto così anche le capacità e i
mezzi per opporsi. Prima che sia troppo tardi...
Torino, 13
marzo 2014
Ex
lavoratori ThyssenKrupp Torino
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