domenica 6 luglio 2014

24 giugno: A proposito del processo Ilva di Taranto - note e commenti dal blog tarantocontro

Il Sole 24 Ore del 20 giugno mette sottilmente in discussione che ci sarà l'effettiva nuova udienza preliminare il 16 settembre, dato che scrive: “dovrebbe la Cassazione pronunciarsi”, cosa che evidentemente non può stabilire la Giudice Gilli.
Scrive, inoltre, la Gazzetta del Mezzogiorno. “se entro quella data la Cassazione non avrà ancora affrontato la questione, il giudice Gilli non potrà che rinviare ulteriormente”.
Quindi la battaglia su questo fronte è appena incominciata e richiede un'estrema rigidità della Procura nel sostenere le proprie ragioni. Essa ha confutato con decisione le tesi dei difensori degli imputati contenute nell'istanza di trasferimento, non solo ma ha inserito giustamente il fatto che gli imputati stanno cercando in tutti i modi di sottrarsi al processo citando esplicitamente che uno dei firmatari dell'istanza di remissione è il latitante Fabio Riva tuttora a Londra.
Ma, aggiungiamo noi, proprio questo rende necessaria la mobilitazione di operai, cittadini e di tutte le parti lese che devono rovesciare con chiarezza l'assunto dello spostamento, affermando che allarme, tensioni saranno molto di più se il processo venisse trasferito, rispetto alle legittime presenze che ci potranno e ci dovranno essere se esso si tiene a Taranto.

Diciamo chiaro, noi che non abbiamo problemi di galateo giudiziario, che se la sentenza della Cassazione sarà per il trasferimento, sarà una sentenza tutta politica, pilotata dall'alto e non esiteremmo a parlare qui di “molto in alto”, e quindi frutto della “giustizia del potere”... 
E non ci si parli di leggi!


Un articolo del Corriere della Sera ricorda che un protagonista centrale dell'installazione del Centro siderurgico a Taranto è stato l'onorevole deputato, presidente del consiglio della DC, Emilio Colombo, deputato di Potenza...
Portare il processo a Potenza avrebbe effettivamente il valore simbolico di 'riportarlo a casa', in quella palude democristiana che, come ieri benedì la nascita del Centro, oggi in un certo senso ne benedirebbe la morte con un'assoluzione tutta democristiana dei responsabili di essa.


Dice che si costituisce anche contro lo stesso Sindaco Stefano, imputato nel processo ("perchè pur avendo una cognizione delle gravissime attività inquinanti svolte dallo stabilimento Ilva... non adottava provvedimenti contingibili ed urgenti al fine di prevenire o di eliminare le criticità a lui note...") ma non è certo in questo modo che il Comune, la Giunta con i suoi assessori possono lavarsi la coscienza...
Loro dove stavano quando il Sindaco non faceva nessun provvedimento contro i Riva, quando prendeva consigli/ordini da Archinà, quando al massimo scriveva e scrive lettere? Eppure come assessori potevano presentare e far approvare atti in consiglio comunale. Niente! Nè nessuno si ricorda neanche un qualche distinguo o prese di distanza dal silenzio e complicità di fatto e morale del Comune verso l'Ilva...
Ora chiedono addirittura 10 miliardi di risarcimento...
Questo Comune, tutto, non rappresenta affatto questa città, la città delle morti per il profitto padronale non messo in discussione da alcuna Istituzione, la città delle sofferenze sul fronte della salute e del lavoro, la città delle ribellioni - poche ancora - contro Riva e chi li proteggeva e li trattava coi guanti bianchi.




"... Gaglio segue le emergenze del nord e Sciortino del Sud, ma il destino comune li porta a Mezzogiorno, a Taranto, lì dove sono tutti i nodi d'acciaio che imbrigliano e imbroglio. Lì dove 5 anni fa nel 2009, proprio la Rete celebrò, dopo la morte all'Ilva di Antonino Mingolla, una grande manifestazione per la sicurezza e la salute sul lavoro partita dal quartiere Tamburi e conclusasi in piazza Garibaldi con le toccanti e sferzanti parole di Francesca Caliolo, vedova dell'operaio... "perchè è la "madre di tutti i processi? Perchè - spiega Sciortino - è la battaglia più importante ingaggiata in difesa del diritto alla salute e alla sicurezza sui luoghi di lavoro... Noi vogliamo giustizia, vogliamo che le accuse di omicidio volontario non siano derubricate in omicidio colposo..."


Avv. Bonetto di Torino che segue la costituzione delle parti civili dello slai cobas: "...Quando abbiamo aperto il processo Eternity sono venuti in migliaia dalla Francia, dal Belgio e da tutt'Italia. E nessuno ha sollevato dubbi su dove celebrarlo.".... l'Avvocato Bonetto rappresenta i Cobas ma anche tutte le persone che si sono associate al sindacato di base per presentare la costituzione di parte civile. Ci sono residenti dei Tamburi, i lavoratori cimiteriali, quelli delle imprese d'appalto. Un centinaio in tutto. "Abbiamo preso una serie di casi che rappresentano il disastro ambientale. Una tavolozza dai colori più cupi" aggiunge il legale..."

"... Slai cobas e Rete nazionale sulla sicurezza sul lavoro accolgono le macchine che sfilano con alcuni striscioni: "A Ravenna, Taranto, Torino basta morti per il profitto dei padroni". Ci sono cartelli con le facce di Claudio Marsella e Francesco Zaccaria, operai morti per incidenti all'Ilva..."



Questa è la faccia che ha tenuto sempre Landini durante il processo Ilva del 19 scorso... Che aveva da essere sempre ridente? Lui col codazzo di dirigenti Cgil e Fiom locali e regionali ha fatto la sua presenza ipocrita entrando in pompa magna nell'aula del processo, tutti in gruppo per mostrarsi alle telecamere.
Quando un lavoratore Ilva gli ha detto: "E' da sei mesi che non vieni alla fabbrica, avevi promesso di tornare...", Landini gli ha risposto liquidatorio: "verrò...", per poi girarsi sempre sorridente al giornalista di turno...

MA RICORDIAMO ALTRE RISATE...


"Nell’intercettazione, il governatore di Puglia ride di gusto dicendo ad Archinà di aver apprezzato “lo scatto felino”. Confessa di essersi divertito insieme al suo capo di gabinetto. Definisce una “scena fantastica” l’immagine di Archinà che impedisce al giornalista di intervistare Emilio Riva. Il leader di Sel, ridendo, rivolge anche i suoi “complimenti” ad Archinà. Non solo. Riferendosi al giornalista lo definisce una “faccia di provocatore”. Vendola, che afferma di aver fatto davvero le battaglie a difesa della vita e della salute, suggerisce di “stringere i denti” di fronte a questi improvvisatori “senza arte né parte”. E aggiunge: “Dite a Riva che il presidente non si è defilato”.

"Trasferire altrove il suo processo catarsi sarebbe l'ultimo oltraggio alla città del “cimitero rosa”, così chiude il suo articolo di analisi Goffredo Buccini sul Corriere della Sera del 20.6.14.
Condividiamo questa affermazione anche se l'impianto che la regge resta quello di una città tutta colpevole, di operai tutti complici, di politici e sindacati tutti dentro non solo ad una responsabilità ma a un'idea, un'idea di sviluppo/industrializzazione che avrebbe prodotto questo disastro, di cui il processo viene ad essere appunto la “catarsi”.
Le cose non stanno così. Se si cancella che tutto questo è successo perchè siamo in un sistema capitalista, gestito da sempre da governi e Stato del capitale, al cui centro c'è la produzione per il profitto come 'madre' di tutte le conseguenze che Taranto duramente paga con morti e devastazioni, si vuole nascondere la vera realtà.
Senza eliminare la causa vera non c'è nessuna 'catarsi' ma c'è il riprodursi in altre forme di un nuovo disastro, quello che Bagnoli ad esempio sta già molto bene a rappresentare. Operai e masse popolari vanno liberate a Taranto dalla cappa non solo dell'inquinamento ambientale, ma dall'inquinamento mentale prodotto da simili tesi falso populiste ma in realtà interessate che anche grazie agli intermediari popolari, da ambientalisti a Liberi e Pensanti, vengono diffuse nelle fila degli operai e del popolo. Il loro scopo è cancellare la lotta di classe, cancellare la storia della lotta di classe a Taranto e affermare la storia degli attuali vincitori della contesa.
Sta ai comunisti, ai proletari, agli operai e cittadini che non hanno mandato il cervello all'ammasso sottrarsi a questa vecchia-nuova ideologia e rompere la cappa del doppio inquinamento, con una nuova ideologia, quella della rivolta proletaria, quella della costruzione di un'alternativa, non alle fabbriche ma al capitale.


"... i Cobas capitanati dal sognatore Ernesto Palatrasio alla perenne ricerca della rivoluzione proletaria , accolgono due amici arrivati da Palermo e Milano... Rosario Sciortino venuto qui a capire "perchè questo processo racchiude tutti i casi italiani, Eternit, Thyssen e il caso Fincantieri di Palermo..."... Giuseppe Gaglio lavora da diciassette anni all'Istituto tumori di Milano dove ha conosciuto Stefano Delli Ponti, operaio dell'Ilva aiutato dalle collette dei colleghi per curarsi e poi morto di cancro. "Di Taranto ne incontro tanti. Non chiedono niente per loro, chiedono giustizia e un futuro per i figli...".
L'articolo del Corriere del Mezzogiorno del 20 giugno, a firma di Ottino, nell'indicare la presenza dello Slai cobas e della Rete, al processo Ilva il 19 giugno, utilizza espressioni di colore parlando di: “sognatori alla perenne ricerca della rivoluzione proletaria”.
In effetti è così. Va aggiunto che evidentemente in chi attivamente li interpreta non si tratta di 'sogno' ma di quotidiana e attiva lotta tra gli operai, i lavoratori, i cittadini perchè si traduca in realtà. Ma non è solo questo.
La rivoluzione proletaria è l'unica soluzione non solo ai problemi dell'Ilva, del disastro ambientale, del futuro di questa città, ma è l'unica soluzione al problema al centro del processo: saranno davvero puniti i padroni assassini e i loro complici? Sarà cancellato quel sistema che ha prodotto gli imputati? Avrà giustizia Stefania Corisi, moglie di Nicola D'Arcante, operaio Ilva ucciso dal tumore? Avrà giustizia Aurelio Rebuzzi, papà del piccolo Alessandro il cui ritratto campeggiava davanti alla caserma dove si teneva il processo Ilva? Avrà giustizia Amedeo, padre di Francesco Zaccaria? Avranno giustizia Stefano Delli Ponti, Claudio Marsella, Ciro Moccia, i cui ritratti campeggiavano al presidio della Rete?
Ecco, caro Ottino, chi darà giustizia a tutti questi? E avere il sogno di darla realmente questa giustizia non dovrebbe essere considerato un obiettivo per cui vale la pena di lottare?

Il sogno è l'alternativa all'incubo, senza i sogni mai nessuna realtà sarebbe stata trasformata e la storia del mondo andrebbe riscritta.
Ma poi come non riconoscere che il “sogno” della rivoluzione proletaria scaturisce dall'analisi scientifica, storico materialistica, seria, documentata del modo di produzione in cui viviamo, in cui vivono la maggiorparte degli operai, degli sfruttati, dei poveri del mondo che con le loro lotte alimentano quotidianamente questo bi/sogno della rivoluzione.
La fine del “sogno” della rivoluzione proletaria e l'ironia su di essa è una ideologia che interpreta e vuole esorcizzare la rivolta degli oppressi.
Preferiamo più che essere sognatori, rendere costante e permanente quello che per la borghesia è l'incubo principale
.
Lenin scriveva nel "Che Fare?": 
"Bisogna sognare!"... "C’è contrasto e contrasto – scriveva Pisariev a proposito del contrasto fra il sogno e la realtà. – Il mio sogno può precorrere il corso naturale degli avvenimenti, ma anche deviare in una direzione verso la quale il corso naturale degli avvenimenti non può mai condurre. Nella prima ipotesi, non reca alcun danno; anzi, può incoraggiare e rafforzare l’energia del lavoratore... In quei sogni non c’è nulla che possa pervertire o paralizzare la forza operaia; tutt’al contrario. Se l’uomo fosse completamente sprovvisto della facoltà di sognare in tal maniera, se non sapesse ogni tanto andare oltre il presente e contemplare con l’immaginazione il quadro compiuto dell’opera che è abbozzata dalle sue mani, quale impulso, mi domando, l’indurrebbe a cominciare e a condurre a termine grandi e faticosi lavori nell’arte, nella scienza e nella vita pratica?... Il contrasto tra il sogno e la realtà non è affatto dannoso se chi sogna crede sul serio al suo sogno, se osserva attentamente la realtà, se confronta le sue osservazioni con le sue fantasticherie, se, in una parola, lavora coscienziosamente per attuare il suo sogno. Quando vi è un contatto tra il sogno e la vita, tutto va per il meglio".
Di sogni di questo genere ve ne sono disgraziatamente troppo pochi nel nostro movimento. E ne hanno colpa soprattutto i rappresentanti della critica legale e del "codismo" illegale, che fanno pompa della loro ponderatezza, del loro "senso del concreto".   

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