domenica 6 luglio 2014

25 giugno: Marchionne: "blitz" tra gli operai della Maserati, scioperare contro il padrone fa bene...

Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat/Chrysler, non ha digerito affatto lo sciopero di un'ora (1 ora!) indetto dalla Fiom alla Maserati di Grugliasco/Torino, il 16 giugno scorso e mentre in un primo momento si è vendicato dicendo che non avrebbe più trasferito da Mirafiori i 500 operai in cassa integrazione, per coprire i 12 turni, l'altro ieri si è presentato con un "blitz" in fabbrica per parlare direttamente con gli operai.

"Anche i sindacati del sì – riporta la Repubblica di ieri -  (Fim, Uilm, Fismic e Ugl e Associazione Quadri)" che vengono presi ripetutamente a pesci in faccia sul rinnovo del contratto, "sono rimasti a loro volta spiazzati dalla mossa di Marchionne e chiedono «un incontro per chiarire quel che è stato detto ai delegati negli stabilimenti», e a questo punto, forti  del risultato dello sciopero che non hanno fatto e contro il quale hanno fatto volantinaggi, chiedono anche di «riprendere il negoziato interrotto sul contratto aziendale ».
L'affronto però è stato così grande che a Marchionne non è bastato minacciare, ha voluto, come riportano i giornali, scavalcare il sindacato e parlare direttamente agli operai della fabbrica e "scavalcare non solo i sindacati ma anche le strutture aziendali che partecipano alle trattative (e che ieri pare fossero convinte che l’ad fosse negli Usa). Marchionne salta i corpi intermedi, tratta i sindacati come i leader politici, di questi tempi, trattano i partiti. Vuole il rapporto diretto con il popolo dei dipendenti." insomma in perfetto stile fascista padronale.

Come racconta con enfasi il giornalista: "Nella notte l’ad del Lingotto lascia improvvisamente gli Stati Uniti e con un blitz si presenta alle 11 nello stabilimento di Grugliasco. Pochissimi, tra gli stessi dirigenti di vertice del Lingotto, sanno della trasferta decisa all’ultimo momento. Marchionne riunisce circa 200 tra capi e delegati sindacali." Il motivo di tutta questa premura è che è preoccupato "per il fatto che le notizie degli scioperi circolino in America e proietta un filmato in cui riceve il plauso dell’ex leader del sindacato americano Bob King." (Un altro bell'esempio di sindacalista che applaude il padrone!). "Ma perché – si chiede il giornalista - trasformare un’agitazione di un’ora che ha causato la perdita di 11 vetture (!), in una specie di dramma aziendale? «Ha fatto apparire lo sciopero di un’ora come fosse l’attentato di Sarajevo», aveva scritto tre giorni fa l’ex manager del Lingotto Riccardo Ruggieri." "Ma dopo il discorso ai dipendenti di Grugliasco tutto è più chiaro. Alla vigilia della fusione con Chrysler, l’ad sta facendo il giro dei luoghi che contano nella comunità finanziaria americana." È ancora una volta alla ricerca di soldi e di chi comprerà le azioni della "nuova" azienda, perché "il suo obiettivo è che nella nuova Fca «gli investitori Usa abbiano un peso maggiore»".

"All’incontro non vengono invitati i delegati della Fiom («Un caso di apartheid sindacale », dice l’ex sindacalista Giorgio Airaudo) e la scelta non manca di suscitare polemiche: «Se Marchionne era arrabbiato per il nostro sciopero sarebbe stato più utile dircelo in faccia» commentavano i delegati della Cgil".
Questi delegati della Cgil, ex e non ex, se ne escono con frasi meschine e da accattoni, mostrano sempre più la totale incapacità di ragionare: invece di riflettere sul fatto che anche un'ora di sciopero nel momento di punta della produzione mette in crisi il padrone che deve di fatto scendere a patti e quindi conferma la validità dello sciopero come arma di lotta si lanciano in frasi da piagnisteo che la Camusso riassume tutti, visto che giudica comunque «positivo il fatto che sia stato superato un blocco che sapeva tanto di ritorsione ». Bella scoperta!

I sindacalisti si trovano dunque davanti ad una situazione inaspettata che viene raccontata così da un delegato: "Alfiero, delegato della Fim, racconta che «alle 11 del mattino hanno chiamato dal personale dicendo che il dottor Galante ci voleva incontrare. Siamo saliti e ci siamo trovati insieme ad altre 200 persone in una sala in cui erano stati radunati i capi e i rappresentanti dei sindacati. E, soprattutto, di fianco a Galante c’era Sergio Marchionne – che era molto arrabbiato - che ha cominciato subito a parlare». E nonostante l'arrabbiatura parla ai presenti "con il cuore in mano", lo immaginiamo quasi piangente, chissà che non gli sia scappata anche la lacrimuccia: “In America non è così”. Ha ricordato i tanti sacrifici che sono stati fatti e gli investimenti per rimettere in vita la nostra fabbrica che era ormai sull’orlo del fallimento. Ci ha detto: “Non vi voleva comprare nessuno”. [Davvero ingrati questi operai che non ringraziano nemmeno!] E poi ci ha chiesto garanzie, ha detto che non si possono fare investimenti senza garanzie».
Le garanzie che pretende Marchionne sono quelle all'americana, e cioè, niente diritti per gli operai, salari bassi e innanzi tutto niente sciopero!
A questo punto "…intorno alle 12 di ieri, nella sala riunioni dello stabilimento di Grugliasco, tocca direttamente a Mario, il delegato, rispondere a chi governa i 300.000 operai e impiegati Fiat in tutto il mondo."
Il giornalista chiede: "Mario, che cosa gli ha risposto? «Mi sono alzato in piedi, ho chiesto la parola e ho detto che nessuno di noi si è risparmiato in questi mesi. Ho spiegato che ci sono persone che hanno fatto cinque giorni di ferie lo scorso anno. Ho aggiunto che non si capisce come mai non si riesca a mettersi d’accordo sull’aumento di stipendio: i sindacati propongono 300 euro la Fiat 250, non si può trovare una via di mezzo? Marchionne allora mi ha interrotto. Ha detto: “Non abbiamo i soldi per concedere quel che chiedete”. Ma io credo che si possa trovare una soluzione». Poi arriva il punto più spinoso, quello del rientro dei cassintegrati: «Ho detto a Marchionne che se la Fiat chiede il rispetto degli impegni, anche noi lo pretendiamo da lei. Noi abbiamo fatto un sacrificio rinunciando ai sabati di straordinario e firmando in cambio un sistema di turni che serva a far rientrare al lavoro 500 cassintegrati da Mirafiori. La Fiat quell’impegno lo ha firmato nei giorni scorsi. Perché dopo se lo è rimangiato? Allora Marchionne ha ripetuto che sono necessarie garanzie per far funzionare gli impianti a pieno ritmo." Poi, atteggiandosi a vecchio padrone benevolo "… si è rivolto a Galante e gli ha detto: “Che cosa dici Luigi? Da lunedì prossimo li facciamo entrare questi 500? “».

Turni, straordinario, salario, ferie… problemi che sembrano irrisolvibili per i sindacalisti. È bastato uno sciopero di un'ora (cui ha partecipato, secondo l'azienda l'11 per cento dei lavoratori, 209 persone su 2.019!!!) per riportare il padrone al "tavolo negoziale"!


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