Chi tra gli ambientalisti
tarantini che chiedono la "chiusura dell'Ilva" volesse esultare, si
calmasse! La richiesta del Ubs è volta solo a salvaguardare e aumentare i profitti
degli altri capitalisti europei. Sicuramente non è per salvare l'ambiente di
Taranto, anzi il problema si sposterebbe da Taranto (che rimarrebbe comunque
inquinata e abbandonata e senza il problema oggi pressante delle bonifiche)
alle altre città europee.
Si tratta di una bassa guerra
di concorrenza che fa dire ai padroni della Federacciaio e della Confindustria
in Italia di salvare l'Ilva di Taranto per salvare sè stessi, fregandosene
della salute e della vita degli operai e della popolazione; e ai padroni
europei di chiudere l'Ilva per poter aumentare la loro produzione e avere più
quote di mercato, fregandosene della perdita del posto di lavoro di 15 mila
operai e più (compreso tutto l'indotto).
In questa bassa guerra di
concorrenza chi comunque deve pagarne i costi sono gli operai e le masse
popolari. Ma le "vittime" possono e devono diventare loro il vero
"pericolo" per i padroni!
La super banca: chiudete
l’Ilva
«Male per Taranto, bene per l’Ue»
«Male per Taranto, bene per l’Ue»
Gli svizzeri dell’Ubs: «Problema per 11 mila operai
in Puglia, ma vantaggio per i concorrenti
in Puglia, ma vantaggio per i concorrenti
"L'Ilva
di Taranto
Da problema
tarantino da risolvere a soluzione dei problemi della siderurgia europea. In un
colpo solo la banca svizzera Ubs «sistema» l’Ilva e il comparto siderurgico
continentale: «Se chiude o si ridimensiona — ha scritto nel suo report
l’analista Carsten Riek — si risolverà il problema della sovracapacità
produttiva della siderurgia europea». Aggiungendo, se vogliamo in maniera anche
cinica, che «la chiusura, parziale o totale, del sito di Taranto è
sicuramente una cattiva notizia per i suoi 11 mila dipendenti, ma sarebbe un
bene per i suoi concorrenti». Che acquisirebbero quote di mercato e
potrebbero incrementare l’utilizzo degli impianti. Lo studio (ripreso
dalla stampa specialistica di settore francese) snocciola anche i numeri: il
coefficiente di utilizzo della capacità produttiva degli stabilimenti della
siderurgia europea salirebbe al 74% nel caso di una chiusura parziale
dell’Ilva, addirittura all’80% (entro il 2018) con la chiusura totale. La
conseguenza? Un aumento del prezzo della tonnellata di acciaio dai 3 a un
massimo di 18 di euro (in caso di chiusura totale).
La chiusura del siderurgico tarantino avrebbe, ovviamente, dei costi per la comunità che Ubs stima dai 600 ai 900 milioni di euro (basti solo pensare alla cassa integrazione per migliaia di lavoratori non solo a Taranto ma anche negli stabilimenti di Cornigliano e Novi Ligure), più 100 milioni soltanto per la formazione che si renderà necessaria per consentire ai lavoratori di trovare un nuovo lavoro in caso di esuberi forzati. Complessivamente, quindi, circa un miliardo di euro. L’alternativa alla chiusura dell’Ilva è il salvataggio da parte di un cavaliere bianco, individuato da Federacciai nel colosso franco-indiano Arcelor Mittal. E anche in questo caso Ubs fa i conti. Dopo aver sottolineato che le Autorità europee garanti della concorrenza interverrebbero per evitare che nel settore dell’acciaio inox Arcelor Mittal possa infrangere il tetto del 40% della quota di produzione europea (sarebbe costretta a fermare i suoi impianti in Francia, Belgio, Germania o Spagna), l’analista evidenzia che un’eventuale acquisizione dell’Ilva potrebbe pesare non poco sul conto dei franco-indiani. A beneficio di altri concorrenti europei, dai tedeschi di Salzgitter ai finlandesi della Rautaruukki, dagli svedesi della Ssab agli austriaci della Voestalpine..."
La chiusura del siderurgico tarantino avrebbe, ovviamente, dei costi per la comunità che Ubs stima dai 600 ai 900 milioni di euro (basti solo pensare alla cassa integrazione per migliaia di lavoratori non solo a Taranto ma anche negli stabilimenti di Cornigliano e Novi Ligure), più 100 milioni soltanto per la formazione che si renderà necessaria per consentire ai lavoratori di trovare un nuovo lavoro in caso di esuberi forzati. Complessivamente, quindi, circa un miliardo di euro. L’alternativa alla chiusura dell’Ilva è il salvataggio da parte di un cavaliere bianco, individuato da Federacciai nel colosso franco-indiano Arcelor Mittal. E anche in questo caso Ubs fa i conti. Dopo aver sottolineato che le Autorità europee garanti della concorrenza interverrebbero per evitare che nel settore dell’acciaio inox Arcelor Mittal possa infrangere il tetto del 40% della quota di produzione europea (sarebbe costretta a fermare i suoi impianti in Francia, Belgio, Germania o Spagna), l’analista evidenzia che un’eventuale acquisizione dell’Ilva potrebbe pesare non poco sul conto dei franco-indiani. A beneficio di altri concorrenti europei, dai tedeschi di Salzgitter ai finlandesi della Rautaruukki, dagli svedesi della Ssab agli austriaci della Voestalpine..."
Nessun commento:
Posta un commento