TARANTO - Il
gup del Tribunale di Taranto Vilma Gilli, titolare del fascicolo legato
all'inchiesta sull'Ilva "Ambiente svenduto", ha revocato gli arresti
domiciliari nei confronti di Alfredo Ceriani, Giovanni Rebaioli, Agostino
Pastorino ed Enrico Bessone, funzionari del Siderurgico accusati di aver fatto
parte della "struttura ombra" che rispondeva direttamente alla
famiglia Riva riguardo alla gestione dello stabilimento finito
nell'occhio del ciclone con l'inchiesta per disastro ambientale.
Per gli
imputati (tra le 49 persone fisiche, oltre a tre società che rischiano il
processo), è stato disposto l'obbligo di dimora. Gli ex fiduciari dell'Ilva,
difesi dagli avvocati Egidio Albanese, Franz Pesare e Luca Sirotti, furono
arrestati il 6 settembre 2013 e successivamente ottennero i domiciliari su
disposizione del Tribunale del riesame, che annullò contestualmente la misura
cautelare (domiciliari) nei confronti di Lanfranco Legnani, indicato come
"direttore ombra" dello stabilimento
siderurgico.
COMUNICATO DELLA RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA E LA SALUTE SUI POSTI DI LAVORO E TERRITORI
La Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e territori ha tenuto nel pomeriggio del 19 giugno la sua riunione, presenti i rappresentanti di Palermo e Milano e i compagni di Taranto, per valutare la
prima udienza preliminare del processo Ilva.
Si è espresso un giudizio molto positivo sul presidio organizzato nei pressi della caserma dei vigili del fuoco dove si è tenuta l'udienza preliminare. È stato l'unico presidio che non ha accettato l'intimidazione realizzata dalla famiglia Riva e dei suoi complici verso il processo e la città, con l'istanza per trasferire il processo a Potenza perchè le circostanze ambientali non permetterebbero un giudizio sereno a Taranto.
Un'intimidazione che tutti hanno di fatto accettato mettendo la sordina alla loro presenza al processo.
La Rete invece sostiene che al processo devono partecipare operai, lavoratori e cittadini colpiti dai crimini dei padroni dell'Ilva, sia con la costituzione associata e autonoma come parti civili, sia con un presidio permanente al tribunale, perchè si senta forte e chiaro che ciò che si giudica qui è la catena di morti sul lavoro, da lavoro e inquinamento, non perchè le fabbriche siano nocive, ma perchè nocivo è il capitale e il
profitto, che le rendono mortali.
La Rete ha portato uno striscione, che è lo stesso che è stato al processo della Thyssen-Krupp dell'Eternit, di Paderno Dugnano, di Ravenna, per far sentire il suo sostegno solidale agli operai, ai familiari, ai cittadini che si costituiscono parti civili.
Naturalmente, tutta l'attività della Rete a Taranto è stata supportata dallo Slai cobas per il sindacato di classe dell'Ilva e dai rappresentanti dei precari, Disoccupati Organizzati, che hanno voluto far sentire la loro presenza per affermare anche in questa occasione che vogliono lavoro, non morti sul lavoro e da lavoro.
L'udienza si è conclusa con un aggiornamento al 16 settembre, dato chec'erano notifiche agli imputati da perfezionare, e perciò non si è riusciti ancora a formalizzare la costituzione di tutte le parti civili al processo.
La Rete rinnova il suo appello a tutte le realtà a fare di questo processo una tappa importante della battaglia per la salute e sicurezza sui posti di lavoro e territorio.
Il 16 settembre, mentre si terrà la prossima udienza preliminare, la Rete organizzerà presidi ai tribunali e altri luoghi sensibili di questa battaglia in tutta Italia.
La Rete contribuisce al processo con l'incarico all'avv. Bonetto di coordinare il pool di legali che cura la costituzione di parte civile autorganizzata e associata di operai ILVA, cittadini dei tamburi e operatori del Cimitero.
Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territorio
bastamortesullavoro@gmail.com
20 giugno 2014
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