Poletti ministro del lavoro, si alla cooperativa della
fascio-mafia della capitale - questo ministro e tutto il governo Renzi se ne
devono andare!
Mafia Capitale, coop di Buzzi
“29 giugno” ha un appalto al ministero di Poletti
Nel 2014 la
"29 giugno" subentra alla coop Antares nel servizio di pulizia di tre
sedi del dicastero. Chi le affida l'incarico? Lo fa, "previo consenso del
ministero", il Consorzio nazionale servizi, il cui dirigente romano
Salvatore Forlenza è indagato per turbativa d’asta nell'inchiesta. E nel cui
consiglio di sorveglianza siede il braccio destro di Carminati
E ora la
foto simbolo di Mafia Capitale rischia di diventare per Giuliano
Poletti ancora più imbarazzante. Il servizio di pulizie del ministero del
Lavoro, infatti, cinque mesi fa è stato affidato direttamente alla cooperativa
“29 giugno“. La stessa finita al centro dell’inchiesta romana e
presieduta fino al momento degli arresti da Salvatore Buzzi, uno dei
protagonisti del “mondo di mezzo” ritratti nello scatto del 2010 a cena con
l’allora presidente di Lega Coop e attuale ministro. La forza pervasiva con cui
Buzzi, braccio destro di Massimo Carminati, riusciva a ottenere lavori
per la sua cooperativa ha finito dunque per arrivare fino ai palazzi del
governo.
La gara per i servizi di pulizia delle sedi ministeriali di via Flavia, via Fornovo e via De Lollis viene aggiudicata nel 2011 a un raggruppamento temporaneo di imprese formato dalla società Sea Sud e dal Cns, il Consorzio nazionale servizi con sede a Bologna citato nelle carte dell’inchiesta oltre che per Buzzi, membro del suo consiglio di sorveglianza, anche per Salvatore Forlenza, il direttore commerciale del Centro Italia indagato per turbativa d’asta. L’appalto al ministero del Lavoro ha una durata di quattro anni a partire dal 2012, quando iniziano effettivamente i lavori, e il suo valore è intorno ai 3 milioni di euro, il 58%dei quali è in capo al Cns. Il consorzio all’inizio affida i lavori alla cooperativa Antares, una delle sue associate, che però lo scorso luglio viene fatta fuori perché non in regola con la documentazione che prova la regolarità dei versamenti contributivi dei lavoratori. L’irregolarità viene segnalata dallo stesso ministero al Cns. “In casi come questo – fanno sapere dal consorzio – è previsto che si proceda all’affidamento a un’altra associata, con il benestare dell’ente cui viene comunicato il cambio dell’associata”. Il ministero viene dunque informato che i servizi di pulizia verranno assegnati alla “29 giugno”, anch’essa associata al Cns, e avalla tale scelta dopo avere ottenuto conferma che la cooperativa è in possesso dei requisiti necessari e che assumerà tutti i lavoratori impiegati in quel momento.
Sebbene l’appalto non risulti essere tra quelli finiti sotto la lente dei magistrati, una domanda è lecita: come mai la scelta cade proprio sulla “29 giugno”? Dal Cns sostengono che la cooperativa era una delle tante associate papabili per sostituire Antares: “Nel Lazio fatturiamo 140 milioni di euro, di cui solo 11 milioni con la ’29 giugno’, meno del 10 per cento”. Ammettono però che tale decisione era di competenza della struttura commerciale del consorzio, che per l’area del Centro Italia, come detto, aveva come responsabile proprio Forlenza, indagato per un appalto da 12 milioni per la raccolta differenziata affidato al Cns dall’Ama, l’azienda romana che si occupa di gestione dei rifiuti. Per lui la procura di Roma aveva chiesto le misure cautelari, ma il gip Flavia Costantini non le ha concesse escludendo l’aggravante mafiosa. Tuttavia nell’ordinanza che ha portato all’arresto delle prime 37 persone, su Forlenza viene sottolineato come “l’illecito penale sia una modalità abituale di cui egli si avvale nell’esercizio della sua attività economica“.
IlFattoQuotidiano.it ha chiesto chiarimenti sul subentro nei lavori della “29 giugno” prima alla direttrice della divisione Acquisti beni e servizi del ministero, ricevendo come risposta una telefonata chiusa in faccia. Poi all’ufficio stampa, che ha risposto con una nota che ripercorre la storia dell’appalto e fa sapere che “in data 3 dicembre 2014, a seguito delle notizie apparse sugli organi di stampa sono stati richiesti chiarimenti al Cns sulle iniziative che avrebbe assunto al fine di tutelare l’interesse di questa amministrazione, nonché dei lavoratori assunti in relazione all’appalto di cui è affidataria”. A tale richiesta il Cns ha comunicato il 12 dicembre di avere revocato l’assegnazione nei confronti della “29 giugno”, “provvedendo ad individuare una nuova associata in possesso dei requisiti morali e tecnico professionali necessari”.
La risposta fornita oggi era stata negata nei giorni scorsi al Movimento 5 Stelle, che aveva presentato, a firma tra gli altri di Claudio Cominardi e del deputato Massimo Enrico Baroni, un’interpellanza urgente a Poletti in cui si evidenziavano i potenziali conflitti di interesse del ministro per il ruolo ricoperto in passato in Lega Coop e si chiedeva se gli risultasse che “la cooperativa ‘29 giugno’ intrattenga al momento rapporti con il ministero del Lavoro e delle politiche sociali e, in caso positivo, quali siano e attraverso quali procedure sia stata selezionata”. Domanda alla quale il sottosegretario Teresa Bellanova, in aula venerdì al posto di Poletti, non aveva risposto, tanto che nella sua controreplica Baroni aveva riproposto l’interrogativo, definendo “inquietante” il modus operandi di certi personaggi: “Si va alle cene per un appaltino di qua, un contatto con questo e quello, il numero di telefono giusto. Il risultato finale è l’appalto, ovvero le pulizie di un ministero, ovviamente quello guidato dall’amico, che nel frattempo è diventato ministro”.
La gara per i servizi di pulizia delle sedi ministeriali di via Flavia, via Fornovo e via De Lollis viene aggiudicata nel 2011 a un raggruppamento temporaneo di imprese formato dalla società Sea Sud e dal Cns, il Consorzio nazionale servizi con sede a Bologna citato nelle carte dell’inchiesta oltre che per Buzzi, membro del suo consiglio di sorveglianza, anche per Salvatore Forlenza, il direttore commerciale del Centro Italia indagato per turbativa d’asta. L’appalto al ministero del Lavoro ha una durata di quattro anni a partire dal 2012, quando iniziano effettivamente i lavori, e il suo valore è intorno ai 3 milioni di euro, il 58%dei quali è in capo al Cns. Il consorzio all’inizio affida i lavori alla cooperativa Antares, una delle sue associate, che però lo scorso luglio viene fatta fuori perché non in regola con la documentazione che prova la regolarità dei versamenti contributivi dei lavoratori. L’irregolarità viene segnalata dallo stesso ministero al Cns. “In casi come questo – fanno sapere dal consorzio – è previsto che si proceda all’affidamento a un’altra associata, con il benestare dell’ente cui viene comunicato il cambio dell’associata”. Il ministero viene dunque informato che i servizi di pulizia verranno assegnati alla “29 giugno”, anch’essa associata al Cns, e avalla tale scelta dopo avere ottenuto conferma che la cooperativa è in possesso dei requisiti necessari e che assumerà tutti i lavoratori impiegati in quel momento.
Sebbene l’appalto non risulti essere tra quelli finiti sotto la lente dei magistrati, una domanda è lecita: come mai la scelta cade proprio sulla “29 giugno”? Dal Cns sostengono che la cooperativa era una delle tante associate papabili per sostituire Antares: “Nel Lazio fatturiamo 140 milioni di euro, di cui solo 11 milioni con la ’29 giugno’, meno del 10 per cento”. Ammettono però che tale decisione era di competenza della struttura commerciale del consorzio, che per l’area del Centro Italia, come detto, aveva come responsabile proprio Forlenza, indagato per un appalto da 12 milioni per la raccolta differenziata affidato al Cns dall’Ama, l’azienda romana che si occupa di gestione dei rifiuti. Per lui la procura di Roma aveva chiesto le misure cautelari, ma il gip Flavia Costantini non le ha concesse escludendo l’aggravante mafiosa. Tuttavia nell’ordinanza che ha portato all’arresto delle prime 37 persone, su Forlenza viene sottolineato come “l’illecito penale sia una modalità abituale di cui egli si avvale nell’esercizio della sua attività economica“.
IlFattoQuotidiano.it ha chiesto chiarimenti sul subentro nei lavori della “29 giugno” prima alla direttrice della divisione Acquisti beni e servizi del ministero, ricevendo come risposta una telefonata chiusa in faccia. Poi all’ufficio stampa, che ha risposto con una nota che ripercorre la storia dell’appalto e fa sapere che “in data 3 dicembre 2014, a seguito delle notizie apparse sugli organi di stampa sono stati richiesti chiarimenti al Cns sulle iniziative che avrebbe assunto al fine di tutelare l’interesse di questa amministrazione, nonché dei lavoratori assunti in relazione all’appalto di cui è affidataria”. A tale richiesta il Cns ha comunicato il 12 dicembre di avere revocato l’assegnazione nei confronti della “29 giugno”, “provvedendo ad individuare una nuova associata in possesso dei requisiti morali e tecnico professionali necessari”.
La risposta fornita oggi era stata negata nei giorni scorsi al Movimento 5 Stelle, che aveva presentato, a firma tra gli altri di Claudio Cominardi e del deputato Massimo Enrico Baroni, un’interpellanza urgente a Poletti in cui si evidenziavano i potenziali conflitti di interesse del ministro per il ruolo ricoperto in passato in Lega Coop e si chiedeva se gli risultasse che “la cooperativa ‘29 giugno’ intrattenga al momento rapporti con il ministero del Lavoro e delle politiche sociali e, in caso positivo, quali siano e attraverso quali procedure sia stata selezionata”. Domanda alla quale il sottosegretario Teresa Bellanova, in aula venerdì al posto di Poletti, non aveva risposto, tanto che nella sua controreplica Baroni aveva riproposto l’interrogativo, definendo “inquietante” il modus operandi di certi personaggi: “Si va alle cene per un appaltino di qua, un contatto con questo e quello, il numero di telefono giusto. Il risultato finale è l’appalto, ovvero le pulizie di un ministero, ovviamente quello guidato dall’amico, che nel frattempo è diventato ministro”.
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