Pagati meno di cinque euro
all’ora». La giungla del lavoro per i padiglioni di Expo
I sindacati:
pronti alle cause in tribunale se non si ritorna all'accordo del terziario. Da
febbraio operai con badge senza foto e senza timbrare all'uscita
di Luca
Zorloni
Milano, 28 aprile 2015 - Gli uffici legali di
Cgil, Cisl e Uil sono stati allertati. Quello che era un sospetto ben
fondato, ossia che le agenzie interinali stanno
offrendo a Paesi e a aziende partecipanti a Expo personale con regole e costi
al di fuori del contratto siglato dai sindacati confederali, è realtà. Circola il Cnai, che toglie
dalle tasche del lavoratore dal 20% al 30% rispetto alla retribuzione
prevista dall’accordo di Cgil, Cisl e Uil con Expo spa. Una paga pari a meno di
5 euro all’ora. L’ammissione arriva dalle associazioni di categoria delle
società di somministrazione lavoro, Assolavoro e Assosom, convocate ieri
insieme ai sindacati negli uffici di Expo per fare il punto sulle regalo di
ingaggio dei lavoratori. Regole messe nero su bianco a luglio dello scorso
anno, quando Cgil, Cisl e Uil d’intesa con Expo spa hanno adottato il contratto
del terziario come inquadramento per le 11mila persone che, si stima,
lavoreranno dentro il parco espositivo. La riunione, però, si è conclusa con un
nulla di fatto ed è riaggiornata a domani. Le agenzie interinali dovranno
dire se sono disposte a un dietrofront sul dumping salariale e a tornare
nell’alveo del contratto confederale. «Siamo aperti alla mediazione, ma
per noi i contratti con il Cnai sono nulli – scandisce Stefano Franzoni,
responsabile Expo per Uil Lombardia –. Ma dal 2 maggio scattano i controlli e
poi decideranno i tribunali». Il rischio è che partano le cause sul lavoro di
fronte ad assunzioni capestro. Quello che l’accordo del 2014 avrebbe dovuto
scongiurare, se non fosse lettera morta. Nel mirino dei sindacati c’è anche Manpower,
l’agenzia che ha vinto la
gara del personale e che ha
raccolto oltre 300mila curriculum per cinquemila posizioni. «In violazione
degli impegni a suo tempo assunti – scrivono in una nota Cgil, Cisl e Uil –
l’azienda non ha mai fornito alcuna informazione circa il proprio operato
nell’ambito del contratto con Expo spa». Replica l’agenzia: con la società
organizzatrice vige l’accordo del luglio 2014, con i Paesi i «contratti
applicati dall’utilizzatore finale nel pieno rispetto della normativa vigente
in Italia». Ma senza precisare quali. Tuttavia, l’intero capitolo delle
assunzioni in Expo è da scrivere. «La piattaforma degli accessi (che
accredita i lavoratori, ndr) è in funzione da dieci giorni – spiega
Antonio Lareno, responsabile Expo per Cgil Milano – ma non ci sono ancora state
date le chiavi per accedere e verificare che siano specificati tipo di
contratto e mansione del lavoratore». Irrisolto il nodo orari: «O Expo
obbliga alla timbratura – spiega Lareno – o, se si accontenta del foglio firme
senza timbro Inail, chiederemo all’ispettorato del lavoro di attivarsi».
Dei 40 appalti assegnati da Expo spa, solo tre hanno trovato un’intesa sul
trattamento dei lavoratori: Cir, Eataly e Fiera Milano. Si è arrivati a un
accordo anche con Cascina Triulza e solo con tre dei 500 tra partecipanti non
ufficiali e aziende sul sito: Marinoni panificazione, Mondadori-Electa,
Vis-Salesiani. La Cgil sta distribuendo cartoline con i numeri da chiamare in
caso di abusi. «Bisogna stare attenti anche all’Expo in città: 17mila eventi,
molti micro, che coinvolgeranno decine di aziende», osserva Graziano Gorla,
segretario della Camera del lavoro di Milano. Dopo mesi di tensioni, pare sciolto il nodo pulizie: l’appalto è assegnato a quattro
imprese – Romeo Gestioni, Miles, B&B e Anticix – che metteranno in campo
350 persone, anche se
manca ancora la firma al protocollo di regolarità e sicurezza sul lavoro.
Rimandata a domani. I sindacati si sono messi di traverso anche a una delle sei
imprese che hanno vinto la gara della vigilanza. Si tratta di Sicuritalia
group service, che «applica un regolamento di cooperativa per cui paga i
lavoratori 4,6 euro all’ora invece dei 6,5 del contratto nazionale», incalzano Cgil,
Cisl e Uil. Novecento gli uomini schierati per la sorveglianza ogni giorno,
di cui «500 guardie giurate e 400 operatori fiduciari», spiega Giancarlo
Coscia, direttore sicurezza di All System, parte della cordata. Tuttavia, da
metà febbraio migliaia di operai sono entrati nel cantiere di Expo senza foto
di riconoscimento sul tesserino e senza l’obbligo di timbrare in uscita.
Quindi, senza che agli ingressi possano essere identificati e senza sapere
quante ore di lavoro hanno svolto. Un’eccezione alle norme di sicurezza
adottata per accelerare i lavori, dal primo maggio si torna alle regole
tradizionali. «Noi ci siamo opposti – precisano i sindacati – ma senza
successo». L’ultima della sfilza di deroghe dell’Esposizione.
luca.zorloni@ilgiorno.net
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