Sent: Tuesday, April 28, 2015 8:26 AM
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bordo ; parrini.m@ferrovierisicuri.info ; artemio_selvaggio@macchinisti.net ; mariolavorofs@tiscali.it
Subject: Pensioni ferrovieri, il ricalcolo che non
ricalcola: perché Boeri e i suoi tecnici sbagliano
Cari colleghi e colleghe,
dopo la divulgazione delle notizie INPS sulle pensioni dei ferrovieri (e degli altri lavoratori soggetti a fondi speciali) - che appare più che altro un'azione di propaganda per preparare il terreno psicologico ad ulteriuori tagli e riduzioni, che uno studio economico - vi invio questa riflessione critica sul contenuto dei dati divulgati dall'Istituto, convinto sia utile e interessante per comprendere meglio la complessa questione pensionistica che ci riguarda tutti, giovani e anziani.
Ciao
Dante
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dopo la divulgazione delle notizie INPS sulle pensioni dei ferrovieri (e degli altri lavoratori soggetti a fondi speciali) - che appare più che altro un'azione di propaganda per preparare il terreno psicologico ad ulteriuori tagli e riduzioni, che uno studio economico - vi invio questa riflessione critica sul contenuto dei dati divulgati dall'Istituto, convinto sia utile e interessante per comprendere meglio la complessa questione pensionistica che ci riguarda tutti, giovani e anziani.
Ciao
Dante
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Abbiamo ricevuto e
pubblichiamo volentieri questa nota dell’ingegner Salvatore Carpentieri,
esperto di previdenza e mastino del sistema pensionistico. Con dovizia di
elementi, Carpentieri mette in discussione, punto per punto, la cosiddetta
«operazione trasparenza», avviata dal nuovo Presidente dell’Inps a suon di
dossier settimanali sulle molteplici, a suo dire, categorie «privilegiate». Il
caso preso in esame è quello del Fondo ferrovieri, ma l’analisi vale anche per
gli altri fondi già finiti nel mirino di Boeri.
di Salvatore Carpentieri
Nei giorni scorsi i
quotidiani hanno pubblicato con grande evidenza articoli sull’operazione «Porte
Aperte» (sigh) dell’INPS, strumento del neo Presidente Boeri per propagandare
le sue idee (fisse!), e sugli esiti di uno studio relativo ad un
«presunto» confronto tra le pensioni erogate attualmente ai Ferrovieri e
il loro, ancora una volta “presunto”, ricalcolo con il metodo contributivo. Ci
sarebbe molto da dire per evidenziare le non poche contraddizioni nelle
affermazioni e nei grafici contenuti nelle 5 paginette di valutazione e
sintesi, ma qui voglio solo attenermi alla fondamentale «nota metodologica»
della 6^ ed ultima paginetta del documento pubblicato sul sito INPS. Dalla
attenta lettura di questa non si può che dedurre una delle due seguenti
conclusioni: o alla stampa NON è stata fornita la «nota metodologica» oppure è
stata verificata la fonte ma non l’attendibilità delle notizie fornite dalla
fonte. Di certo i titoli riportati sui giornali, in un contesto di propaganda
istituzionale sulle pensioni estremamente dannoso per i cittadini onesti e per
i «famosi e mai risolti» esodati, coinvolgono decine di migliaia di lavoratori
e le loro famiglie. Aggiungo che personalmente
non sono, né sono mai stato, ferroviere o parente di ferroviere. Perciò non ho
alcun interesse specifico nella vicenda.
Ma vediamo la immediata
e più evidente verità che ci pone davanti la lettura della sola nota metodologica
(in carattere simile alle postille delle polizze assicurative, ovviamente!):
·
Nelle primissime righe della «nota
metodologica» si afferma che E’ IMPOSSIBILE effettuare il ricalcolo con il metodo contributivo per circa 170.000 pensioni erogate, a causa della assenza
di informazioni sulla storia lavorativa: quindi lo studio è relativo a 50.000
soggetti su circa 220.000, cioè pari ad appena il 22,8%, meno di un quarto!!
Pertanto, nella ipotesi che il resto dello studio e le sue conclusioni siano corrette,
il titolo dovrebbe essere ridimensionato al 96% del 22,8%, cioè dovrebbe
suonare pressappoco così «INPS: il 21,8% delle
pensioni dei ferrovieri sono superiori ai contributi».
·
Purtroppo però anche questo titolo non sarebbe veritiero poiché, a dire il
vero, la stessa «nota metodologica» informa, in maniera molto criptica, che in
realtà per i 50.000 soggetti considerati
si è comunque dovuta presumere, almeno in parte, la storia
contributiva poiché «sono stati colmati i vuoti delle
informazioni retributive attribuendo a ciascun periodo da integrare … omissis» e poco più avanti,
ancor peggio, «Dal momento dell’istituzione del Fondo
Ferrovie presso l’INPS (il 1/4/2000, ndr) le posizioni assicurative dei contribuenti sono state acquisite
tralasciando le informazioni retributive più lontane nel tempo non
strettamente necessarie al calcolo della prestazione collegato alla media
retributiva degli ultimi anni». In sostanza
qualsiasi informazione antecedente al 1/4/2000 NON esiste!! Viva la Scienza
presuntiva, tipica degli economisti (che infatti non hanno a supporto una
Scienza)!! Perciò a fronte di questa ulteriore informazione fornita dalla «nota
metodologica” il titolo avrebbe dovuto alla fine suonare con questo tono “INPS: il 21,8% delle pensioni dei ferrovieri potrebbero
essere superiori ai contributi». Praticamente un titolo VUOTO DI SENSO!
Così come lo sono le informazioni che il neo presidente dell’INPS cerca di
spacciare ai cittadini italiani, alimentando, come d’uso ora, il conflitto
generazionale!
D’altra parte sul problema del ricalcolo con il metodo contributivo delle pensioni in essere
si è espresso con grande chiarezza il precedente
Direttore Generale INPS dott. Nori con Audizione alla Commissione Lavoro
della Camera, appena un anno fa, in cui ha affermato esplicitamente l’impossibilità di un simile ricalcolo
a livello individuale per i dipendenti pubblici e quindi per TUTTI i
cittadini!! (cfr. audizione 26/3/2014 dal minuto 22 in poi http://webtv.camera.it/evento/5878). Ma voglio ancor più
evidenziare il modo con cui viene presentato lo «studio», palesemente
propagandistico, sintetizzando solo alcuni sorprendenti contraddizioni:
·
la frase «Il fondo era già in rosso prima del suo passaggio all’INPS e, dal 1973, i
suoi squilibri gestionali sono a carico del bilancio dello Stato» é chiaramente tendenziosa poiché il fondo Ferrovie è SEMPRE stato a carico del bilancio dello
Stato (Né più né meno di tutti i dipendenti pubblici, che infatti presentano lo
stesso schema di disavanzo!!) poiché le Ferrovie erano dello
Stato. Anzi nel bilancio INPS l’attuale «fondo speciale FS» non grava
assolutamente (cfr. Bilancio preventivo INPS 2014 pag. 14 in cui il «risultato
economico di esercizio» del Fondo è ZERO, poiché per l’INPS costituisce una
mera «partita di giro» (come risulta anche alla pag. 38 dello stesso bilancio e
come è facilmente verificabile anche leggendo gli art. 209-210-211 del decreto
del Presidente della Repubblica 29 dicembre 1973, n. 1092 di riordino della
previdenza in Italia), mentre prima era direttamente in carico al Tesoro. La
frase invece sembra voler far intendere che lo Stato è intervenuto
finanziariamente in modo straordinario a controbilanciare gli squilibri del
fondo, ma questo non è vero perché lo Stato era
il Datore di Lavoro delle Ferrovie e in quella veste c’era, per definizione,
fin dal 1908!!!!
·
Tutto il secondo paragrafo dello studio con il titolo «Requisiti per diritto a pensione» fa riferimento a norme antiche che nulla
hanno a che vedere con i diagrammi e con la platea di osservazione che è
costituita da chi è andato in pensione dopo il 2000. Davvero comico poi nella nota a piè di pagina, a conforto
della tesi portata, è il riferimento a leggi che vanno dal 1958 (dopoguerra:
infatti parlano di assunzioni di vedove e militari che han prestato servizio in
ferrovia) al 1982, che palesemente per questo studio e questa analisi hanno lo
stesso valore di analoghe leggi del 1908 (anno di costituzione del Fondo
Ferrovie). Parlano di preistoria! Ma la cosa ancor più
comica è la scopiazzatura effettuata dalla circolare INPS n. 157 del 1/8/2001! Sia
ben chiaro nessuno difende le baby pensioni, ma occorre onestà nel dire che il
fenomeno ha riguardato tutta la Pubblica Amministrazione.
·
Evidentemente per far colpo sul pubblico si riporta l’esempio del ricalcolo
al contributivo per un ferroviere con pensione di 3.240 euro mensili, cifra
totalmente al di fuori del limite dei diagrammi presentati che è di 3.000 euro,
con un picco di 2.500 euro medi!!
·
Inoltre dai diagrammi è facile vedere che, per il blocco dell’aumento
pensionistico perpetrato in questi anni da tutti i Governi in danno dei «soliti
noti», la pensione media di chi è andato in pensione nei primi anni del 2000 ha
perso circa il 20% del suo valore.
·
Il diagramma relativo agli squilibri gestionali del Fondo Ferrovie è
totalmente fuorviante in quanto non vi sono considerati tutti i lavoratori
delle Ferrovie assunti dal 2000 che non versano più i contributi nel Fondo Ferrovie
ma in quello dei Lavoratori Dipendenti (FPLD). Il fondo infatti è destinato per
legge all’esaurimento del suo ruolo.
In conclusione un simile
studio (?) non può essere spacciato per quel che è stato venduto a tutti i
giornali e media!! Ed i giornali ed i media devono ottemperare al loro compito
di fare vera informazione, di essere quel «quarto potere» che ha il compito di
verifica e di controllo delle dichiarazioni del Potere. E la verifica dice che,
sulla base delle sole «note metodologiche», lo studio così clamorosamente
presentato, rispetto alle conclusioni cui sembra voler pervenire, ha
affidabilità e coerenza tutte da dimostrare!! Infine non vi è nulla di
meritorio in questa operazione, poiché se il significato di trasparenza è
pienamente compreso, di trasparente in queste pubblicazioni dell’INPS non
sembra esservi molto!! Facciamo attenzione tutti, perché l’ex ministra Fornero
affermò sempre, senza contraddittorio, che non vi erano più esodati oltre i
primi 65.000. La storia racconta un’altra verità e la questione «esodati»
vergognosamente non è ancora chiusa e finora sono state messe toppe emanando
già ben 6 norme di salvaguardia a copertura di 170.000 soggetti …. E non
è finito quel dramma!
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