Terni. Sanzione pesante per il
prof che aveva tolto il crocifisso
Giovedì, 02
Aprile 2015 18:48
Senza paura di apparire ridicolo, oltretutto nella
terra di Francesco (quello antico), il dirigente dell’Ufficio scolastico
regionale dell’Umbria, Domenico Peruzzo, ha sospeso per un mese
dall’insegnamento e dallo stipendio il docente Franco Coppoli, "reo"
di aver tolto il crocifisso dall'aula dove tiene regolarmente lezione, presso
l'Itis di Terni.
Immediata la reazione dei Cobas, il sindacato di base
cui è iscritto Coppoli. «Nel provvedimento –dicono in una nota stampa –
si riconoscono varie irregolarità commesse dal dirigente scolastico (Cinzia
Fabrizi, ndr) nel far tassellare a oltre tre metri i simboli religiosi,
ma la motivazione per un provvedimento disciplinare così grave è superficiale e
generica: togliere un crocefisso, che non dovrebbe trovarsi nelle aule,
costituisce per l’Uffiscio scolastico ‘una violazione dei doveri connessi alla
posizione lavorativa cui deve essere improntata l’azione e la condotta di un
docente’. Fine delle motivazioni. Perché? Ma ai sensi di quale legge? Quale
violazione sarebbe stata effettuata? Di quali doveri si parla? I pubblici
dipendenti non sono servi che obbediscono ai presidi-padroni, ma alle leggi e
non esiste alcuna norma che imponga la presenza del crocefisso nelle aule. Tra
l’altro a dicembre a Trieste, il professor Davide Zotti, per lo stesso
comportamento, è stato sanzionato con una semplice censura dall’Ufficio
scolastico del Friuli, con motivazioni molto più articolate e dettagliate.
Forse l’Ufficio scolastico pensa che l’Umbria sia ancora sotto lo stato
pontificio". In effetti la decisione non "difende" alcuna norma
di legge o regolamento ministeriale. Semplicemente il difigente ritiene di
rappresentare un'istanza etico-religiosa che non dovrebbe avere prevalenza
rispetto alla laicità della scuola. «Nel nostro Paese, nel 2015 –aggiungono i
Cobas – è ancora vietato rivendicare la separazione tra stato e chiesa e
chiedere spazi educativi inclusivi senza simboli religiosi. Continua la
crociata integralista, discriminatoria e diseducativa, di quelli che pretendono
di imporre la connotazione religiosa delle aule scolastiche della scuola
pubblica, nonostante non esista alcuna legge o regolamento che impongano la presenza
del crocefisso nelle aule delle scuole superiori. E’ stato il fascismo a
collocare nelle scuole e nei tribunali i crocefissi, ma pensavamo che il
clericofascismo fosse relegato al passato, mentre il comportamento dell’Ufficio
scolastico dell’Umbria conferma un grave atteggiamento intimidatorio ed
discriminatorio, nonostante la Corte di cassazione abbia ritenuto la presenza
dei crocifissi nelle scuole, da un lato, incompatibile con il principio di
laicità dello Stato (Cassazione penale, sentenza Montagnana) e, dall’altro,
lesiva dei diritti di coscienza del pubblico impiegato, al punto da ritenere
giustificata l’autodifesa del lavoratore (Cassazione civile, sezioni unite,
sentenza Tosti)". «Mentre il governo sta cercando di far passare una
nefasta riforma della scuola che ne attacca alla radice il carattere solidale e
collegiale introducendo la figura del preside-podestà, l’Ufficio scolastico
dell’Umbria decide di sanzionare pesantemente, e a nostro avviso senza alcuna
reale motivazione normativa, il professor Coppoli, per la sua scelta di laicità
e rispetto delle differenze. Esprimiamo la nostra piena solidarietà, insieme
all’appoggio in ogni sede, a cominciare da quella legale, per contestare
l’iniquo provvedimento». La sanzione non ha spaventato comunque il professore,
molto noto in ambito territoriale per le sue battaglie antirazziste e
antifasciste, ma anche per essersi opposto all'ingresso della polizia con tanto
di cani antidroga ann'interno della scuola, col pretesto di
"controllare" che gli studenti (tutti tra i 15 e 19 anni) non fossero
in possesso di sostanze proibite.
Annunciando l'apertura di una vera e propria vertenza,
ha comunque dichiarato: «Provo amarezza perché mi rendo conto che nel 2015, la
prepotenza del sistema religioso arriva anche a sanzionare in maniera così
pesante un lavoratore che rivendica la laicità dello Stato. Siamo di fronte ad
una decisione anacronistica e integralista. Nelle motivazioni inoltre si legge,
in sostanza, che non ho fatto il mio dovere di insegnante. Ma non c’è una riga
che spieghi quale norma io abbia violato. Dove ho sbagliato? Mi si dica, perché
vorrei capire. Non ho margini formali per presentare ricorsi contro questa
decisione ma di sicuro la questione non finirà qui, perché voglio andare fino
in fondo. Una volta terminato il mese di stop avvierò le pratiche per una causa
di lavoro contro l’istituto, per discriminazione sui luoghi di lavoro”.
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