Trento. Oggi manifestazione
contro i morti in fabbrica alla Marangoni
Giovedì, 06
Agosto 2015
Unione
Sindacale di Base
Con la comunicazione del ricorso alla cassa
integrazione ed alla mobilità direzione Marangoni si è mostrato per quello che
realmente è: un padrone delle ferriere. Infatti non ha nemmeno atteso che il
lavoratore, ucciso dalle condizioni di lavoro, sia stato sepolto che lui ha
lanciato il suo pesante ricatto nei confronti dei lavoratori e dell'intera
comunità. Per chi osa alzare a testa ci sono pronte 50 lettere di cigs. Un
ricatto in piena regola che ci ricorda i padroni dei latifondi che mandavano a
casa “ad un semplice cenno del capo” (licenziamento “ad nutum”) che osava
contestare.
Oggi il licenziamento “ad nutum” è vietato ma si può
ottenere lo stesso risultato con il ricorso alla cassa integrazione e
successivamente se questi non piegano la testa con la mobilità ed il
conseguente licenziamento. Per questo non convincono le dichiarazioni dei
confederali che oggi, davanti alla cigs, levano i loro lamenti per il mancato
rispetto dell'accordo. Le classiche lacrime del coccodrillo. Che a Marangoni
fosse interessato ad una sola parte dell'accordo era lapalissiano in quanto
chiari e precisi erano le normative che cancellavano la pausa mensa,
aumentavano i ritmi di lavoro, riducevano il salario e le pause di lavoro,
mentre generici e per niente vincolanti erano gli impegni da parte aziendale
(investimenti e occupazione).
Oggi, senza un minimo di etica morale e di rispetto
per i suoi dipendenti Marangoni comunica per il tramite la Confindustria che
deve ridurre il personale. Lo fa dopo che con la sua faccia di bronzo aveva
espresso vicinanza ai famigliari di un suo dipendete ucciso delle pensati ed
inumane condizioni di lavoro dela sua fabbrica. Oggi con la una faccia “da
tola” comunica che 50 lavoratori non avranno il “privilegio” di morire in via
del Garda in un reparto di vulcanizzazione.
Definire questo comportamento vergognoso è sempre
poco.
Con il ricorso alla Cigs Marangoni ha voluto ribadire
ai suoi dipendenti, ma anche all'intera città di Rovereto ed alle istituzioni,
che chi comanda e Lui e quindi tutti devono essere docili e rispettosi verso
chi rappresenta il potere. Ma noi non intendiamo essere né docili né sottomessi
e lo vogliamo gridare forte: basta con gli omicidi sul lavoro, basta con la
venerazione del mercato, basta morire per il profitto. E' ora di dire a gran
voce che la vita umana, il lavoratore, la sua dignità non hanno prezzo. Per
questo domani siamo in piazza per dire alla città che la normalità non può
essere quella di morire per il profitto. Basta morti in fabbrica e nei cantiere
(Miodrag Jankovic il 13 luglio scorso). Vogliamo dire ai lavoratori, ai
cittadini che cambiare è possibile, anzi è doveroso e quindi bisogna andare
oltre la commozione, mobilitarsi e opporsi alle stragi sul lavoro (oltre 1000
all'anno) ed al quotidiano stillicidio di diritti sociali e al sempre più
diffuso sfruttamento che caratterizzano la nostra società.
Per Carmine, per Miodrag per noi e per i nostri figli
giovedi 6 agosto 2015 noi partecipiamo al corteo che partirà alle 18,00 da
piazzale Posta a Rovereto. E tu cosa fai????
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