giovedì 10 settembre 2015

9 settembre - La Contro/Informazione di Marco Spezia su Salute e Sicurezza sul Lavoro



SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 09/09/15

Invio a seguire e/o in allegato le “Lettere dal fronte”, cioè una raccolta di mail o messaggi in rete che, tra i tanti che ricevo, hanno come tema comune la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e dei cittadini e la tutela del diritto e della dignità del lavoro.
Il mio vuole essere un contributo a diffondere commenti, iniziative, appelli relativamente ai temi del diritto a un lavoro dignitoso, sicuro e salubre.
Invito tutti i compagni e gli amici della mia mailing list che riceveranno queste notizie a diffonderle in tutti i modi.

Marco Spezia
ingegnere e tecnico della salute e della sicurezza sul lavoro
Medicina Democratica
Progetto “Sicurezza sul lavoro: Know Your Rights!”

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INDICE

Coordinamento NO Inceneritori coordinamentonoinc@yahoo.it
MOBILITAZIONI TERRITORIALI CONTRO L'ACCORDO STATO REGIONI SUL “BRUCIA ITALIA”

CONFEDERAZIONE COBAS SU EMERGENZA METEOROLOGICA  A PISA

L’AZIENDA OSPEDALIERA DI PISA COLPITA E AFFONDATA DALLA PIOGGIA

QUANDO LA MANUTENZIONE DEL TERRITORIO E’ SOLO UNO SPOT

Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
ROMA 17 SETTEMBRE: NO ALLA PRESCRIZIONE PER LA STRAGE DI VIAREGGIO

PORTI:LA SICUREZZA E’ SOLO UN OPTIONAL

PARIGI CHIAMA LA SPEZIA: SALVARE IL CLIMA, CHIUDERE CON IL CARBONE, APRIRE A NUOVE OPPORTUNITA’

Associazione Medici per l'Ambiente - ISDE Italia isde@ats.it
FIRMATE LA PETIZIONE PER NON APPROVARE IL DECRETO SBLOCCA ITALIA

Alberto Barbieri albertobarbieri@hotmail.it
ESCE LO STUDIO SULLE CONSEGUENZE DELL’INCENERITORE DI VERCELLI E L’ARPA SPOSTA L’AUTORE DEL LAVORO AD ALTRO INCARICO

COMUNICATO: MORTO SUL LAVORO IN CAVA

Cassa di Solidarietà tra Ferrovieri marcocrociati@fastwebnet.it
COMUNICATO RINGRAZIAMENTO SOTTOSCRIZIONI

Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
REPORT MORTI PER INFORTUNI SUI LUOGHI DI LAVORO NEL 2015

Slai Cobas Taranto slaicobasta@gmail.com
PARTE LA CAMPAGNA PER L’INIZIO DEL PROCESSO ILVA 20 OTTOBRE


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From: Coordinamento NO Inceneritori coordinamentonoinc@yahoo.it
To:
Sent: Tuesday, August 25, 2015 9:47 AM
Subject: MOBILITAZIONI TERRITORIALI CONTRO L'ACCORDO STATO REGIONI SUL “BRUCIA ITALIA”

Scusate se rompo il silenzio agostano.
Avrete saputo che il Governo sta per approvare il Decreto attuativo dell'articolo 35 dello “Sblocca Italia” (ribattezzato “Brucia Italia” visti gli intenti)?
Contro lo scellerato Decreto, Zero Waste Italy ha invitato tutte le realtà italiane che hanno a cuore il nostro paese a indire delle mobilitazioni territoriali dinanzi agli uffici delle Regioni/Prefetture/ecc, per i giorni 7, 8 e 9 settembre.
Questo in vista della conferenza Stato Regioni che dovrebbe (ci sono voci di un rinvio) tenersi il 9 settembre a Roma.
Le prime adesioni:
-         Firenze con le Mamme contro l'inceneritore;
-         Bologna, davanti alla Regione;
-         Cremona (che anticiperà al 5 settembre).
A Torino, coi ragazzi di Rifiuti Zero Torino, abbiamo previsto un presidio il 9 settembre dinanzi alla Regione.
Vi chiedo innanzitutto di aderire e se riuscite a promuovere qualche iniziativa, anche simbolica, come un volantinaggio (a breve sarà disponibile un pieghevole divulgativo, per informare la cittadinanza sul fattaccio).
Per i vercellesi, l'iniziativa avrebbe il significato di dire NO alle voci di un nuovo impianto di incenerimento, visto che proprio il Governo ha individuato Vercelli come sede del secondo impianto piemontese.
Sotto il testo che come Zero Waste Italy stiamo diffondendo.

Gian Drogo
Rifiuti Zero Torino
Zero Waste Italy

* * * * *

Il Governo si appresta a varare il Decreto attuativo dell'articolo 35 dello"Sblocca Italia".
Lo schema di Decreto è costruito in modo da incrementare la capacità di incenerimento" nelle diverse aree del paese.
Un documento irricevibile:
-         perché presuppone che il rifiuto urbano residuo debba comunque passare attraverso l'incenerimento è non c'è niente, NIENTE che attesti un tale obbligo nelle Direttive UE, citate a sproposito nel Documento;
-         perché tanti passaggi di calcolo sono artificiosamente errati al solo scopo strumentale di massimizzare le necessità di ulteriore incenerimento, come quando ad esempio si assume il conseguimento del 65% di raccolta differenziata come il massimo raggiungibile e non si tiene conto di quelle Regioni che prevedono obiettivi di raccolta differenziata superiori, ed in certi casi (ad esempio Veneto) marcatamente superiori (queste Regioni verranno costrette a rivederli al ribasso?);
-         non si prevedono scenari operativi alternativi, come gli impianti a freddo con recupero di materia (cosiddette "fabbriche dei materiali") che non solo sono praticabili e praticati, ma si stanno diffondendo nelle programmazioni locali in molte parti d'Italia;
-         non si prendono neanche in minima considerazione gli scenari incrementali di recupero materia attualmente in discussione a livello UE, nel corso del dibattito sulla "Economia Circolare", e che con ogni probabilità porteranno a un aumento degli obiettivi di recupero materia (70% rispetto all'attuale 50%, assunto dallo Schema di Decreto) e qualcuno ci dovrà spiegare come la cosa potrà coesistere, con una situazione impiantistica che richiede alimentazione con flussi di rifiuto urbano residuo, garantiti per 20/30 anni.
Questo Decreto è quindi un ben congegnato attacco agli interessi collettivi, studiato da pochi soggetti a cui saranno assicurati ingenti e facili guadagni.
A questo attacco bisogna rispondere con altrettanta determinatezza.
Ecco alcune linee di contrattacco a cui stiamo lavorando:
-         il potenziamento degli inceneritori già esistenti e la costruzione di nuovi peggiorerà la qualità dell'aria: è una grave illegalità, in contrasto con le norme a tutela della qualità dell'aria e della salute pubblica; stiamo approntando un'azione legale;
-         questa scelta è ampiamente sovvenzionata con denaro pubblico, a carico di imprese e famiglie (tassazione bollette luce per incentivare energie rinnovabili): questo è in contrasto con il diritto alla libera impresa e si configura come concorrenza sleale a danno delle attività produttive del riciclo e del riuso; stiamo creando alleanze con questi operatori economici;
-         l'incenerimento è il trattamento più costoso e questo costo sarà totalmente a carico di noi cittadini; come già accaduto ci sostituiremo ai mezzi di informazione per diffondere queste scomode verità;
-         i fattori di emissione di gas clima alteranti degli inceneritori sono tre volte maggiori del riciclo, pertanto il Decreto creerà le condizioni per mettere l'Italia in condizione di infrazione delle norme comunitarie sulla riduzione di queste emissioni; denunceremo questa situazione alla Commissione Europea.
Invece di questo scempio, vogliamo che si discuta della nostra Proposta di Legge Rifiuti Zero e chiediamo che sia immediatamente preparato un Piano Nazionale di riparazione, riutilizzo e riciclo che darebbe lavoro diffuso e possibilità concrete di impresa locale nello spirito della Economia Circolare e della Blue Economy.
Per maggiori informazioni

Zero Waste Italia

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From: Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
To:
Sent: Tuesday, August 25, 2015 8:18 PM
Subject: CONFEDERAZIONE COBAS SU EMERGENZA METEOROLOGICA  A PISA

COMUNICATO STAMPA CONFEDERAZIONE COBAS DI PISA
SITUAZIONE OSPEDALE E TERRITORIO PER L’EMERGENZA METEOROLOGICA  DEL 24 AGOSTO
E’ stata una bomba d’acqua, non c’è dubbio, a causare una situazione eccezionale, inedita: in pochissime ore sono caduti dal cielo tra i 140 e i 150 mm d’acqua piovana sulla città di Pisa e dintorni, una circostanza che non si verifica abitualmente e che ricorda latitudini tropicali.
Le giustificazioni vanno sempre considerate con attenzione, come in questo caso in cui le attenuanti per le amministrazioni locali e per gli enti coinvolti potrebbero sembrare pertinenti: tuttavia, gli interrogativi e la perplessità emergono dal rifluire delle acque, che hanno messo a nudo l’impreparazione delle strutture che sono andate in tilt durante buona parte della giornata e l’inadeguatezza della macchina di Protezione Civile che ha, fortunatamente, risolto almeno le emergenze più gravi.
Eppure, un senso di rabbia e di indignazione per quei reparti dell’Ospedale di Cisanello bloccati dal temporale estivo, con delicatissime operazioni chirurgiche terminate in condizioni di precarietà assoluta, macchinari fuori uso, interi locali inondati e privi di adeguate protezioni, con volontari a spalare il fango e buttare fuori l’acqua da seminterrati e edifici.
Non intendiamo speculare sulle disgrazie, ma ancora una volta ci troviamo a chiedere se sia tutto frutto di fatalità, o se non vi siano piuttosto scelte sbagliate nella gestione del territorio, negli investimenti del mega-ospedale di Cisanello, rivelatosi un gigante dai piedi di argilla, nell’utilizzo delle risorse e nelle politiche di “risparmio” e di contenimento della spesa pubblica (che significa tagli a personale e strutture), nell’incuria in cui sono abbandonate le strade e le piazze, nella mancanza di adeguamento della rete fognaria, lasciata peraltro senza adeguata e costante pulizia.
Quello che sembra un evento eccezionale si sta invece presentando ripetutamente nei nostri territori: i cambiamenti climatici sono tra le cause di cambiamenti che provocano catastrofi periodiche piuttosto che sporadiche.
Ci pare che manchi nel Paese intero la consapevolezza per affrontare la situazione con programmi di investimento e rilancio della difesa e tutela dei territori: si continua con le Grandi Opere Inutili, e non si ripuliscono i fiumi, i torrenti, i canali impedendo alla pioggia di defluire, si continua a cementificare impedendo alla terra di assorbire l’acqua, si allestiscono centri sempre più giganteschi senza attrezzarli adeguatamente e renderli sicuri (gli ospedali, come abbiamo visto, ma anche le scuole sono assolutamente inadeguate per le “emergenze”).
Ci chiediamo se la classe dirigente del Partito Democratico, che attualmente amministra Pisa e governa l’Italia, ma senza escludere le forze del centrodestra, sia in grado di affrontare la situazione con programmazione strategica del territorio e degli investimenti delle risorse, o se non sia completamente abbacinata dalle assurde logiche dell’austerità: anche la legge sulla sanità regionale, che concentrerà in sole tre aziende ospedaliere gli interventi per la salute della popolazione dell’intera Toscana, ci pare appartenga a questa logica perversa.
Ci auguriamo che si inverta la volontà delle forze politiche di proseguire ottusamente in questa insana direzione, per non assistere ad ulteriori disastri annunciati.

Confederazione Cobas Pisa

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From: Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
To:
Sent: Tuesday, August 25, 2015 8:18 PM
Subject: L’AZIENDA OSPEDALIERA DI PISA COLPITA E AFFONDATA DALLA PIOGGIA

La Protezione Civile aveva diramato da due giorni l’allerta prevedendo sulla Regione Toscana temporali con rovesci di grande intensità, fulmini e grandinate.
Nonostante l’allerta meteo l’Azienda Ospedaliera Pisana è stata silente e l’arrivo del temporale all’alba di stamani ha letteralmente messo in ginocchio i presidi di Santa Chiara e di Cisanello.
Ancora una volta denunciamo la solita situazione di caos dovuta all’insufficienza dei lavori di manutenzione della intera struttura a partire dalla pulizia delle griglie che non riescono a ricevere le acque piovane, favorendo gli allagamenti di reparti e spogliatoi e non permettendo al personale di servizio di operare in divisa e di poter usufruire dei presidi di protezione a tutela loro e dei pazienti.
La situazione più drammatica si registra all’edificio 30 con acqua nel vano scale, sale operatorie non operative, spogliatoi allagati con reparti non operativi come la dialisi completamente allagata (intervento dei vigili del fuoco) con pazienti e personale in servizio ad attendere fuori all’aperto in attesa di capire cosa fare poiché l’allagamento potrebbe avere creato ben altri problemi ai macchinari e all’impianto elettrico.
Anche in altri reparti ci sono criticità come al monoblocco in cui il trapianto prosegue con il gruppo elettrogeno come se fossimo in un paese del terzo mondo.
Non migliora la situazione dei parcheggi chiusi per lavori e dopo una richiesta urgente di incontro con l’azienda ancora non abbiamo risposte. Quello delle Bocchette invece è completamente allagato mentre per mancanza di corrente non andava su la sbarra al secondo ancora aperto.
Non migliore la situazione a Santa chiara con l’ex clinica medica, l’ingresso dell’edificio 15 e i vialetti intorno alle cliniche allagati.
Periodicamente i temporali rendono inagibili reparti dell’ospedale di Cisanello e Santa Chiara, ma stamani la situazione è completamente più critica rendendo impossibile per lavoratori e gli utenti raggiungere ambulatori e spogliatoi e reparti ed operare in sicurezza.
Una situazione vergognosa che la dice lunga su come sono stati realizzati e ideati i reparti di un ospedale moderno che a ogni acquazzone va letteralmente in ginocchio
Il Governatore Rossi e il premier Renzi vogliono tagliare milioni di euro alla sanità quando sarebbero invece necessari investimenti per la semplice manutenzione di strutture che a pochi anni dalla inaugurazione mostrano già problemi strutturali che rappresentano un pericolo per il personale ospedaliero e la stessa utenza.
Occorre intervenire e farlo in fretta, è impensabile che oggi, con tutti i soldi spesi, un temporale metta in ginocchio un ospedale giudicato tra i più importanti d’Italia e d’Europa.

Cobas Sanità

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From: Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
To:
Sent: Wednesday, August 26, 2015 10:28 AM
Subject: QUANDO LA MANUTENZIONE DEL TERRITORIO E’ SOLO UNO SPOT

QUANDO LA MANUTENZIONE DEL TERRITORIO E’ SOLO UNO SPOT: GIORNATE DI ORDINARIA DISTRUZIONE IN TOSCANA DOPO L'ACQUAZZONE
La pioggia caduta tra domenica e lunedì ha creato non pochi disagi con il fiume Ombrone e qualche suo piccolo affluente, nel territorio a cavallo tra le province di Siena e Grosseto, uscito dagli argini con allagamenti che hanno invaso abitazioni, esercizi commerciali e provocato il crollo di qualche piccolo ponte. I danni più ingenti sono a Pisa e nel pisano ed è un caso fortuito che non ci sia scappato il morto.
Ma la domanda da porci è un'altra: siamo in presenza di un evento naturale eccezionale o invece le ragioni dei disastri (intere vie della città e della provincia di Pisa per 24 ore isolate) sono ben altre?
Ci sono aree che regolarmente, ad ogni acquazzone , finiscono sotto acqua e qui entra in gioco non l'agente atmosferico, ma l'assenza di pulizia dei fossi, fognature troppo basse e incapaci di ricevere acqua, tombini mai puliti, tutti interventi che chiamano in causa i Sindaci, i consorzi di bonifica e anche proprietari privati.
I Comuni sono ormai interessati a operazioni di immagine, lo abbiamo denunciato solo pochi giorni fa. La manutenzione del territorio è l'ultimo dei problemi: perchè si spendono i soldi nelle grandi opere (il “people mover” a Pisa) quando non si è neppure capaci di assicurare la ordinaria gestione e manutenzione del territorio, con le comunità montane ridotte a cartelli elettorali?
La soppressione delle Province, che hanno in gestione una parte delle strade e dei territori boschivi, non sarà di aiuto come anche la soppressione delle Guardie Forestali che andavano, invece, rafforzate, e dotate di strumenti per intervenire a difesa e tutela del territorio (non pensiamo ai presidi militari, ma ai lavori di bonifica, di terrazzamento, di salvaguardia degli equilibri ambientali).
Le motivazioni addotte dai Sindaci del PD sono ridicole: c'è chi, come il sindaco di Cascina, se la prende con la segnaletica dei semafori, si arrampica sugli specchi per non ammettere che da anni il territorio di sua competenza non svolge alcun controllo sulla edilizia pubblica e privata, non investe nella salvaguardia delle frazioni che ripetutamente vanno sotto acqua, non organizza e gestisce la Protezione Civile di cui la cittadinanza lamenta la assenza
Ci sono assessori come quello all'ambiente Ghezzi che la suo tradizionale presenzialismo (ricordate i bagni del Giardino Scotto...ovviamente tacendo sulle modalità di gestione della gara di appalto) preferisce il silenzio accanto a Governatore Regionale e Sindaco di Pisa visto che il suo stesso assessorato dovrebbe rispondere a molti quesiti.
La politica non può cavarsela con la richiesta di calamità naturale che probabilmente non arriverà (lo Stato scarica sugli enti locali oneri e costi senza che questi si scontrino con la politica dei tagli che anzi accettano supinamente) né con dichiarazioni farneticanti come l'acquisto di paratie. una paratia costa in media 500 euro, un sacco di sabbia 10 euro, gli amministratori vorrebbero scaricarne l'acquisto  sui cittadini.
Siamo abituati a Sindaci che strombazzano i loro presunti successi su TV e stampa, che riempiono i loro uffici di giornalisti che ogni giorno vendono immagini rassicuranti.
Interi paesi in ginocchio, danni ingenti e ancora da quantificare,  incuria e disattenzione verso il territorio, verso la manutenzione ordinaria e straordinaria, questa è la realtà degli ultimi giorni in Toscana, la realtà che lancia una accusa a quel sistema di Governo locale del PD che è tra i responsabili dello scempio in atto.
E non venite a raccontarci degli eventi eccezionali perchè di eccezionale c'è solo la incapacità dei governi locali a guardare al territorio in maniera concreta partendo dai suoi effettivi bisogni, dalla manutenzione  più semplice fino a investimenti a tutela di un territorio che ricordiamo è anche una risorsa economica per il turismo.

Federico Giusti
Cobas Pisa

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From: Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
To:
Sent: Friday, August 28, 2015 8:38 AM
Subject: ROMA 17 SETTEMBRE: NO ALLA PRESCRIZIONE PER LA STRAGE DI VIAREGGIO

A seguito della discussione nella riunione di mercoledì sera nella sede dell'Associazione dei Familiari delle vittime di Viareggio, è stato deciso di organizzare un pullman (due se vi sarà un numero sufficiente oppure auto o treno oltre al pullman) per far sentire la nostra voce di protesta contro l'incombente prescrizione del reato di “incendio colposo” sul processo in corso iniziato il 13 novembre 2013 relativo alla strage di Viareggio del 29 giugno 2009.
La partenza è per le ore 04:30 dal piazzale della PAM di Viareggio (sotto il cavalcaferrovia) e il rientro è previsto per le ore 19-20.00 di giovedì 17 settembre.
I familiari hanno preparato un appello rivolto ai politici per sostenere questa nuova ed ennesima battaglia sulla strage ferroviaria del 29 giugno 2009:
-         primo appuntamento a Montecitorio per rendere visibile nelle forme necessarie la protesta: NO prescrizione per la strage di Viareggio;
-         secondo appuntamento al Quirinale per avere l'incontro richiesto dal suo insediamento con il Capo dello Stato.
L'associazione dei familiari “Il mondo che vorrei” e l’ “Assemblea 29 giugno” stanno organizzando la più ampia partecipazione a Roma.
Quindi chi è interessato e disponibile può mettersi in contatto quanto prima possibile a questa e-mail (assemblea29giugno@gmail.com) oppure al numero di cellulare  333 62 95 227.
Ricordiamo che mercoledì 16 settembre alle  ore 09:00 vi sarà la ripresa del processo al polo fieristico di Lucca.

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From: Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
To:
Sent: Friday, August 28, 2015 3:09 PM
Subject: PORTI:LA SICUREZZA E’ SOLO UN OPTIONAL

La morte del lavoratore nel porto di Livorno non è accidentale o un caso isolato, come non lo è quella avvenuta pochi giorni prima nel porto di La Spezia.
Il macabro conteggio dei lavoratori morti in tutti i settori produttivi vede una media di tre infortuni mortali al giorno, di cui solo quelli con maggiore rilevanza mediatica finiscono sui quotidiani o nei notiziari.
Per combattere questo continuo stillicidio, non basta parlare genericamente di filiera della sicurezza o di  sinergie tra istituzioni preposte alla sicurezza, come fa da anni l'INAIL.
Non vogliamo sottovalutare l’importanza di interventi formativi, ma il ragionamento da fare non è solo quello della prevenzione astratta o del coinvolgimento formale degli RLS, il cui ruolo è stato tra l’altro progressivamente svuotato dalle continue revisioni del Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro (D.Lgs.81/08).
Infortuni e morti sul lavoro nei porti sono anche  e soprattutto il risultato delle privatizzazioni, delle commesse e degli appalti al ribasso, degli ordini da eseguire con orari e carichi di lavoro insostenibili.
Si risparmia sulla sicurezza a partire dal numero degli operai addetti alle operazioni portuali. alla manutenzione, dalla mancanza di regole condivise e rispettate in tutto il porto, dai camalli alle ditte appaltatrici, ai lavoratori a giornata, a quanti operano con agenzie interinali
La sicurezza viene concepita e pensata solo per una parte dei lavoratori portuali e non per tutti gli addetti.
Gli infortuni e le malattie professionali nei porti sono in aumento tra condizioni microclimatiche estreme, vibrazioni meccaniche, rumore, movimentazione manuale dei carichi, ma ciò non comporta una gestione diversa e migliore dell'organizzazione del lavoro perché la sicurezza viene ridotta solo a pochi precetti che per altro vengono smentiti ogni giorno dall'organizzazione del lavoro.
Sentire sindacalisti della CGIL parlare di eccezionalità di infortuni  e morti nei porti fa rabbia, ma la dice lunga sull'approccio dei sindacati "rappresentativi" al problema salute e sicurezza, materia da dibattere in qualche convegno o seminario formativo ma dimenticata l'indomani quando nella pratica accade l'esatto contrario.
In questa situazione, anche gli scioperi rituali contro le morti sul lavoro , per quanto importanti siano, rischiano di essere rituali e inefficaci perché avulsi dall'organizzazione del lavoro, dai tempi , dagli orari, dalle turnazioni tirate all’estremo in ottica di minori costi e maggiori guadagni che, che sono le cause prime degli infortuni e delle malattie professionali.
Non si combatte in maniera coerente per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei porti e in tutti i posti di lavoro, se contemporaneamente si accetta il contesto lavorativo fatto di ricerca del profitto a tutti i costi e senza guardare nessuno, contesto destinato solo a peggiorare con l’introduzione del Jobs Act e dei Decreti attuativi.
Non si tutela la nostra salute e sicurezza facendoci lavorare male, in costante situazione di pericolo e di stress e per pochi soldi. I profitti del capitale sono i primi nemici dei lavoratori, ma ad averlo dimenticato sono proprio gran parte dei sindacati\listi

Confederazione Cobas Pisa
Progetto Sicurezza sul lavoro “Know Your Rights”

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From: SpeziaPolis info@speziapolis.org
To:
Sent: Friday, August 28, 2015 11:57 AM
Subject: PARIGI CHIAMA LA SPEZIA: SALVARE IL CLIMA, CHIUDERE CON IL CARBONE, APRIRE A NUOVE OPPORTUNITA’

Come è nella tradizione del Comitato SpeziaViaDalCarbone” abbiamo ritenuto di condividere con la città gli sviluppi, le conoscenze scientifiche e le tendenze del settore dell'energia con particolare riguardo all'utilizzo del carbone e  ai suoi impatti sulla salute e sul clima.
Il 19 settembre a La Spezia, presso l’Auditorium del Porto in via Fossamastra, a partire dalle 9:30, avrà luogo la conferenza “Parigi chiama La Spezia: salvare il clima, chiudere con il carbone, aprire a nuove opportunità: ambiente, salute, economia, lavoro”, organizzata da WWF Italia e  dal Comitato SpeziaViaDalCarbone.
Il convegno ha lo scopo di fornire ai partecipanti informazioni sugli aspetti sanitari, ambientali ed economici connessi a differenti possibili scelte energetiche, dimostrando come le fonti fossili, in primis il carbone, siano soluzioni sbagliate non solo sul piano ambientale ma anche sul piano economico/occupazionale. Al centro dell’iniziativa ci saranno anche proposte per una transizione energetica della città della Spezia verso nuovi modelli di sviluppo economico. 
L’iniziativa della Spezia si inserisce nella road map del WWF in vista del vertice ONU sul Clima che si terrà a Parigi a fine novembre.
Al seminario saranno invitati a assistere ospiti di rilievo e gli stakeholder locali.
Gli obiettivi del seminario sono:
-         dare conto delle migliori ricerche scientifiche sul legame tra le emissioni da combustione del carbone e la salute;
-         fornire strumenti di conoscenza sul legame ambiente-salute ai media locali;
-         fornire un quadro delle possibili soluzioni energetiche e di sviluppo per coniugare ambiente e salute, evidenziando i co-benefici delle politiche di riduzione delle emissioni;
-         condividere gli obiettivi e i primi esiti del progetto Spezia 20.20 Smart City, mettendo le basi per la costruzione di una “comunità intelligente” e una programmazione strategica di lungo periodo.
Il programma, che sarà diffuso a breve, prevede l'intervento di ricercatori e rappresentanti di organizzazioni impegnate sul fronte del consumo critico.
Al termine é previsto un piccolo buffet.
Invitiamo tutti a partecipare e a registrarsi all'evento su Facebook

Saluti
Daniela patrucco

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From: Associazione Medici per l'Ambiente - ISDE Italia isde@ats.it
To:
Sent: Friday, August 28, 2015 09:51 PM
Subject: FIRMATE LA PETIZIONE PER NON APPROVARE IL DECRETO SBLOCCA ITALIA

Carissimi,
se lo ritenete opportuno, firmate e condividete la petizione per gridare insieme NO agli inceneritori, NO alle discariche, SI al riutilizzo, SI al riciclo.
A seguire il testo della petizione.

Saluti
Roberto Romizi
Associazione Medici per l'Ambiente - ISDE Italia
via della Fioraia 17/19 52100 Arezzo
telefono 0575 22 256
fax 0575 28 676
e-mail isde@ats.it

Lettera a:
Nicola Zingaretti - Regione Lazio  presidente della Giunta Regionale
Matteo Renzi - Presidenza del Consiglio dei Ministri
Sì chiede che la regione Lazio e tutte le altre regioni non approvino lo schema di Decreto Attuativo ai sensi dell'articolo 35, comma 1 del Decreto Legge 133/2014 detto "Sblocca Italia".
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Queste le motivazioni per firmare la petizione
La normativa europea (Direttiva 98/2008/CE) ed italiana vigente (Lgge 152/06 e successive modifiche e integrazioni) fissano un preciso ordine o gerarchia per i rifiuti, prevedendo per prima la fase della prevenzione, poi la fase della preparazione al riutilizzo, poi la fase del riciclaggio con recupero di materia e solo al penultimo posto anche quella con recupero di energia (con incenerimento) appena prima della fase residuale dello smaltimento (con incenerimento senza recupero di energia od in discarica. L’esistenza degli inceneritori ha minato e mina i fondamenti della gerarchia nella gestione dei rifiuti che punta al riutilizzo, al riciclo ed al recupero di materia in funzione della nuova strategia europea dell' "Economia Circolare".
La normativa Europea (Direttiva 98/2008/CE) ed italiana vigente (Lgge 152/06 e successive modifiche e integrazioni) pongono una precisa tutela alla salute e all'ambiente: "Gli Stati membri prendono le misure necessarie per garantire che la gestione dei rifiuti sia effettuata senza danneggiare la salute umana, senza recare pregiudizio all’ambiente e, in particolare: senza creare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo, la flora o la fauna; senza causare inconvenienti da rumori od odori e  senza danneggiare il paesaggio o i siti di particolare interesse".
Gli inceneritori di rifiuti impattano pesantemente con l’ambiente a causa delle emissioni in atmosfera e la diffusione a centinaia di chilometri dal sito stesso di tonnellate di composti chimici nocivi come diossine, furani, metalli pesanti che causano patologie cancerogene e vari danni alla salute alle popolazioni circostanti come dimostrato da una ormai consolidata letteratura scientifica sia a livello nazionale che internazionale.
Gli inceneritori di rifiuti sono impianti costosissimi posti a carico della collettività oltre ad essere energeticamente inefficienti, ma lucrosissimi per le grandi Multi-utility che gestiscono già oggi catene di impianti in Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana e per industriali da tempo interessati al “business” di questa industria “nociva e drogata” ancora da pesanti incentivazioni pubbliche.
Gli inceneritori di rifiuti in funzione sono oggi composti da 85 linee su 42 impianti concentrati soprattutto in Lombardia, Emilia, Toscana, sono impianti classificati come smaltimento (D10) e come tali sono autorizzati a trattare i rifiuti prodotti e selezionati nel loro territorio regionale, salvo accordi particolari interregionali o disposizioni eccezionali determinate da emergenze proclamate dal Presidente del Consiglio dei Ministri.
Il Decreto attuativo proposta dal Governo punta alla generale riclassificazione da impianti di smaltimento (D10) a impianti di recupero energia (R1) e il loro massimo potenziamento, con la “promozione” da industrie insalubri a “insediamenti strategici di preminente interesse nazionale ai fini della tutela della salute e dell’ambiente” ed è assolutamente fuorviante dato che questo consentirà il conferimento di rifiuti da qualsiasi regione.
Tale riclassificazione, oltre far decadere i principi di autosufficienza e prossimità (con la minima movimentazione dal luogo di produzione dei rifiuti stessi) e l’obbligo di smaltimento all’interno del territorio regionale, aumenterà pesantemente gli impatti e i rischi ambientali derivanti dal trasporto dei rifiuti verso e dagli stessi impianti di incenerimento (fase compresa nella gestione dei rifiuti) confermando la direzione opposta ai principi della Direttiva che mira a conseguire la minimizzazione degli effetti ambientali negativi derivanti dalla gestione dei rifiuti.
Il Decreto attuativo proposto dal Governo punta alla autorizzazione di altri dodici nuovi impianti di incenerimento di rifiuti, anche in regioni che sono già "virtuose" sulla gestione dei rifiuti, oltre all'avvio della costruzione di altri nove impianti già oggetto di grandissima contestazione, come quelli di Malagrotta e di Albano Laziale nel Lazio, di Massafra in Puglia, di Gioia Tauro in Calabria; 
A fronte degli obiettivi dichiarati nel Decreto di "evitare il ricorso allo smaltimento in discarica", è doveroso sottolineare che gli inceneritori di rifiuti non sono affatto alternativi alle discariche in quanto le ceneri e scorie di combustione e le ceneri volanti dei filtri debbono essere inviate a discariche di rifiuti speciali pericolosi per quantità variabili sino al 25% dei rifiuti totali inceneriti, a seconda della tecnologia usata. Pertanto la proposta di Decreto include implicitamente l'apertura di nuove discariche per le ceneri generate dai futuri inceneritori, a differenza di quanto falsamente viene dichiarato nel Decreto stesso.
I siti individuati quali “insediamenti strategici di preminente interesse nazionale” per tali impianti verrebbero inoltre sottratti alle competenze regionali, con l’adozione possibile di misure di accesso speciali pari a quelle dei siti militari.
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Questo è il link per firmare la petizione:

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From: Alberto Barbieri albertobarbieri@hotmail.it
To:
Sent: Sunday, August 30, 2015 12:22 PM
Subject: ESCE LO STUDIO SULLE CONSEGUENZE DELL’INCENERITORE DI VERCELLI E L’ARPA SPOSTA L’AUTORE DEL LAVORO AD ALTRO INCARICO

Da Quotidiano Piemontese
29 agosto 2015

A fine giugno 2015 l’Arpa del Piemonte ha reso pubblici i risultati di un complesso studio epidemiologico sugli effetti dell’inceneritore di Vercelli sulla salute dei cittadini residenti in prossimità dell’impianto. I dati sono impressionanti: “I risultati della mortalità mostrano rischi significativamente più elevati nella popolazione esposta per la mortalità totale, escluse le cause accidentali (+20%). Anche per tutti i tumori maligni si evidenziano rischi più alti tra gli esposti rispetto ai non esposti (+60%), in particolare per il tumore del colon-retto (+400%) e del polmone (+180%). Altre cause di mortalità in eccesso riscontrate riguardano la depressione (rischio aumentato dell’80% e più), l’ipertensione (+190%), le malattie ischemiche del cuore (+90%) e le bronco pneumopatie cronico-ostruttive negli uomini (+ 50%)”.
Ma a inizio agosto ARPA annuncia una riorganizzazione dei vertici della sezione di Vercelli in cui viene dedicato ad altro incarico solo Gian Carlo Cuttica, nominato nel 2010 Direttore del dipartimento ARPA di Vercelli e co-autore dello studio.
IL RACCONTO DELLA VICENDA DA TG MADDALENA:
Il 30 giugno sul sito dell’ARPA un comunicato segue la presentazione, al Comune di Vercelli, dei risultati di un importante (e allarmante) studio epidemiologico sugli effetti dell’inceneritore  sulla salute dei cittadini residenti in prossimità dell’impianto. Dal comunicato una presentazione dell’analisi.
“Lo studio epidemiologico aveva l’obiettivo di studiare i possibili effetti sulla salute, con particolare riferimento ai dati di mortalità e morbilità (ricoveri ospedalieri) per alcune cause correlabili alla residenza in prossimità dell’impianto di incenerimento dei rifiuti, basato sulla storia residenziale della popolazione nei comuni di Vercelli e Asigliano con un follow-up di mortalità e morbilità dal 01/01/97 fino al 31/12/12 (15 anni). L’esposizione dei residenti nell’area interessata dalle emissioni dell’impianto è stata stimata attraverso modelli di dispersione, rafforzati da dati provenienti da campagne di campionamenti ad hoc. La popolazione residente è stata divisa tra esposti (residenti nell’area di ricaduta delle emissioni dell’inceneritore) e non esposti (residenti nei due comuni fuori dall’area di ricaduta). E’ stato misurato il rischio di contrarre una patologia dei residenti nell’area di ricaduta verso l’area di non esposizione. I risultati della mortalità mostrano rischi significativamente più elevati nella popolazione esposta per la mortalità totale, escluse le cause accidentali (+20%). Anche per tutti i tumori maligni si evidenziano rischi più alti tra gli esposti rispetto ai non esposti (+60%), in particolare per il tumore del colon-retto (+400%) e del polmone (+180%). Altre cause di mortalità in eccesso riscontrate riguardano la depressione (rischio aumentato dell’80% e più), l’ipertensione (+190%), le malattie ischemiche del cuore (+90%) e le bronco pneumopatie cronico- ostruttive negli uomini (+ 50%)”.
PRESENTAZIONE STUDIO EPIDEMIOLOGICO ARPA SULL’INCENERITORE DI VERCELLI
Risultati certamente allarmanti: il documento dal sito dell’ARPA rimbalza attraverso i social network e in pochi giorni la notizia arriva alla cittadinanza da tempo attenta e preoccupata alle problematiche dell’ambiente e della salute, in una zona messa certamente a dura prova, nonostante la chiusura nel 2014 dell’impianto di incenerimento oggetto dello studio.
Lo studio era iniziato nel 2014 con un progetto del Ministero della salute, coordinato da ARPA Piemonte, ARPA Vercelli (direttore Giancarlo Cuttica, con Ennio Cadum del Dipartimento di Epidemiologia e salute ambientale), i Comuni di Vercelli e Asigliano e l’ASL di Vercelli e, alla sua presentazione, il sindaco di Vercelli, Maura Forte, aveva annunciato la ferma opposizione per il futuro con un lapidario “a Vercelli mai più un inceneritore”. Tuttavia lo studio sembra essere allarmante anche per l’effetto dei pesticidi, ma ad una specifica domanda sul tema il sindaco Bongiovanni risponde: “I pesticidi? Per ora  preferiamo concentrarci sull’inceneritore”.
Il 2 luglio i primi contraccolpi dopo la diffusione dei dati-choc di ARPA: il comune di Asigliano annuncia una richiesta danni tramite una “class action”. E nell’attesa di verificare se esistono gli estremi per una “class action”, l’amministrazione di Asigliano ha chiesto al Direttore Giancarlo Cuttica e a Franco Pistono di ARPA un incontro pubblico con la popolazione per illustrare i dati dello studio. Pochi giorni dopo però l’amministrazione comunale rinvia l’incontro con i cittadini, previsto per il 9 luglio, anche a seguito del dibattito in Regione con l’assessore alla Sanità Saitta, tenuto l’8 luglio.
E’ proprio l’8 luglio che l’argomento arriva in Regione, con un “question time” presentato dal consigliere regionale Gabriele Molinari (PD) proprio sui risultati dello studio. L’Assessore Regionale alla Sanità, Antonio Saitta, ex presidente della Provincia di Torino, uno degli sponsor politici (insieme all’ormai senatore Stefano Esposito) dell’inceneritore di Torino, forse restando ancora nel vecchio ruolo più attento agli interessi economici (si fa per dire) che alla tutela della salute dei cittadini, esordisce con una evidente critica alla metodologia, dichiarando di ritenere “poco corretto da parte dell’ARPA non aver informato né coinvolto l’ASL di Vercelli nella presentazione pubblica dei risultati dell’analisi epidemiologica e neppure l’assessorato regionale, che ha appreso i risultati solo dalla stampa locale. La stessa ASL di Vercelli, a suo tempo, aveva messo a disposizione i dati richiesti dal responsabile scientifico dell’ARPA per l’analisi epidemiologica.
LA RIMOZIONE DI GIAN CARLO CUTTICA
Ma la vicenda si complica e approfittando della calura estiva e della disattenzione generale di chi si gode le tanto attese vacanze, l’ARPA annuncia il 6 agosto un’improvvisa riorganizzazione dei vertici della sezione di Vercelli, definendola una nomina dei responsabili delle nuove “Strutture Complesse” e scompare il nome di Gian Carlo Cuttica, nominato nel 2010 Direttore del dipartimento ARPA di Vercelli e co-autore dello studio.

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From: Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
To:
Sent: Sunday, August 30, 2015 8:03 PM
Subject: COMUNICATO: MORTO SUL LAVORO IN CAVA

I Cobas Lavoro Privato della Versilia esprimono tutta la loro vicinanza alla famiglia di Bruno Maggiani, il cavatore morto sul lavoro lo scorso 29 agosto in una cava a Colonnata. Questo ennesimo dramma avviene pochi giorni dopo i tragici fatti di Livorno, dove un altro operaio è deceduto mentre lavorava su un’imbarcazione nel porto. Un'estate piena di sangue, di lavoratori morti come chi è stramazzato sotto il sole nella raccolta di pomodori pagati 4 euro all'ora.
Ribadiamo con forza che non siamo di fronte a tragiche fatalità né a presunte emergenze.
Non è una fatalità perché le morti sul lavoro, soprattutto in un settore ad alto rischio come quello lapideo, sono il frutto avvelenato di condizioni lavorative sempre più difficili: con l’avanzare (e il persistere) della crisi, aumentano i ritmi e i carichi di lavoro, la manutenzione dei macchinari (soprattutto nel ramo della trasformazione dei lapidei che conosciamo più da vicino) è assolutamente insufficiente e i dispositivi di protezione individuale non sempre sono adeguati, si accettano commesse al ribasso e così si abbassano i salari dei lavoratori e non si tutelano le normative a tutela della loro salute e sicurezza.
A ciò si aggiungono le politiche governative che nel corso degli anni hanno ridotto drasticamente i controlli sui luoghi di lavoro, alimentando esclusivamente un apparato burocratico (fatto di certificazioni, documenti, ecc.) totalmente inadeguato a fronteggiare questo stillicidio quotidiano.
E non è un’emergenza perché appunto le morti sul lavoro sono un fattore endemico del nostro sistema produttivo: se negli ultimi anni il numero assoluto delle morti sul lavoro era diminuito ciò era dovuto esclusivamente alla perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro, alle migliaia di lavoratori in cassa integrazione, non certo per un miglioramento delle condizioni lavorative.
Insomma è a nostro avviso evidente come la questione della sicurezza sul lavoro vada necessariamente inserita in un contesto più ampio: l’attacco generalizzato ai lavoratori, ai precari e ai disoccupati, che negli anni hanno perso tutele, ammortizzatori sociali, diritti e reddito. E che sempre più spesso rischiano di trovare la morte mentre lavorano.

Cobas Lavoro privato Versilia

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From: Cassa di Solidarietà tra Ferrovieri marcocrociati@fastwebnet.it
To:
Sent: Monday, August 31, 2015 8:53 AM
Subject: COMUNICATO RINGRAZIAMENTO SOTTOSCRIZIONI

GRAZIE!
Il Direttivo Cassa di Solidarietà tra Ferrovieri ringrazia quanti e quante hanno sottoscritto in sostegno della Cassa durante la “4 giorni della Memoria e della Solidarietà” organizzata dai familiari delle vittime della strage ferroviaria del 29 giugno 2009 che si è tenuta a Viareggio dal 1 al 4 agosto e durante la Festa “Partigiani sempre” svoltasi, sempre a Viareggio, dal 7 al 19 agosto.
Attraverso essa, possiamo supportare i nostri colleghi licenziati e perseguiti per essersi schierati a difesa della sicurezza del trasporto, per aver denunciato le carenze e i problemi relativi, per non aver abbassato la testa.
Molti si sono avvicinati allo stand della Cassa, si sono informati, ricevuto comunicati e volantini e hanno sottoscritto, anche scegliendo piccoli oggetti e bigiotteria “a offerta libera”, o dipinti e stampe, o acquistando dvd e libri dedicati alla strage o alle lotte dei lavoratori. Inoltre è stata organizzata una lotteria (una bella bicicletta come 1° premio), il cui ricavato è stato diviso fra Cassa e Associazione dei familiari.
Durante la “4 giorni” abbiamo così realizzato 320 euro, e durante la Festa “Partigiani sempre” 680, per un totale di 1.010 euro!
Questo contributo è ancora più prezioso, dal momento che in tre mesi (da aprile a giugno) sono stati respinti i ricorsi in appello di ben tre colleghi, tutti dal Tribunale di Roma, condannando ognuno anche alla spesa di 3.850 euro!
Come abbiamo già detto, sempre più frequentemente accade che i giudici, attraverso le loro sentenze, legittimano e incoraggiano la repressione padronale.
Ringraziamo ancora chi, attraverso il proprio contributo, ci aiuta a coprire le spese legali dei colleghi colpiti e di intervenire per chi verrà in futuro perseguito.

agosto 2015
Cassa di Solidarietà tra Ferrovieri
via dell’Acqua Acetosa 2/A
00043 Ciampino (RM)
Conto Corrente Postale n.71092852 intestato a Marco Crociati

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From: Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
To:
Sent: Tuesday, September 01, 2015 10:53 AM
Subject: REPORT MORTI PER INFORTUNI SUI LUOGHI DI LAVORO NEL 2015

Dal 1 gennaio al 31 agosto vi sono stati in Italia 445 morti dall’inizio dell’anno.
Si riporta a seguire il numero degli infortuni mortali sui luoghi di lavoro nelle regioni italiane per ordine decrescente.
Con le morti sulle strade e in itinere occorre almeno raddoppiare il numero di morti per infortuni che vedrete qui sotto segnalati.
Tra parentesi tutti i morti nelle varie regioni compresi i morti sulle strade e in itinere (proiezioni statistiche che vedono segnalati anche i morti sulle strade che non dispongono di un’assicurazione INAIL.
Ma il numero di morti complessivo sulle strade e in itinere nessuno è in grado di quantificarlo con esattezza, ci sono troppe variabili e in tanti dispongono di assicurazioni diverse o ne sono privi).
Rispetto al 31 agosto del 2014 l'aumento è del 3,8%, rispetto al 31 agosto del 2008 l’aumento è dell' 8,6%:
-         Lombardia: 62 (126);
-         Toscana: 48 (97);
-         Veneto: 37 (75);
-         Campania: 33 (64);
-         Sicilia: 28 (57);
-         Lazio: 27 (55);
-         Emilia Romagna: 26 (51);
-         Puglia: 24 (49);
-         Piemonte: 23 (47);
-         Abruzzo: 15 (31);
-         Trentino Alto Adige: 14 (30);
-         Marche: 13 (28);
-         Liguria: 12 (25);
-         Umbria: 10 (21);
-         Molise: 8 (18);
-         Sardegna: 8 (18);
-         Friuli Venezia Giulia: 7 (16);
-         Basilicata: 6 (13);
-         Calabria: 5 (12);
-         Valle D’Aosta: 0 (2).
I lavoratori morti sulle autostrade, all’estero e in mare non sono segnalati a carico delle regioni.
Sono le province di Brescia (20 morti),  Bari  e Salerno con 15, Vicenza con 12  a guidare questa triste classifica delle morti per infortuni sui luoghi di lavoro.
Per avere notizie sulle singole province mandare una mail a Carlo Soricelli.
Dall’inizio dell’anno sono morti sui luoghi di lavoro 445 lavoratori, con le morti sulle strade e in itinere si superano gli 890 morti complessivi (stima minima).
Altro che cali delle morti per infortuni sul lavoro: si sono solo trasferiti in categorie non tutelate direttamente dall’INAIL e dallo Stato Italiano.
L’allungamento dell’età pensionabile con la Legge Fornero, l’abolizione dell’articolo 18 per i nuovi assunti, il Jobs act e “l’alleggerimento” delle normative sulla Sicurezza degli ultimi governi stanno producendo questi risultati.
Occorre tenere presente che nelle statistiche delle morti sul lavoro lo Stato considera morti sul lavoro anche i lavoratori che muoiono sulle strade e in itinere e che tantissime categorie come per esempio le Partite IVA Individuali, Vigili del Fuoco, Poliziotti, Carabinieri, lavoratori in nero, pensionati in agricoltura e tante altre non rientrano nelle statistiche ufficiali.
L’INAIL ha registrato nel 2014 complessivamente 662 morti sul lavoro, di questi oltre 300 sono morti in itinere, ma le denunce per infortuni mortali sono state 1.107!
Noi nel 2014 abbiamo registrati ben 661 morti sui luoghi di lavoro (tutti documentati) se si aggiungono i morti sulle strade e in itinere si superano nel 2014 i 1.300 morti.
Come potete vedere i morti per infortuni sui luoghi di lavoro non sono mai stati così tanti da quando il 1° gennaio 2008 è stato aperto l’Osservatorio. In questi otto anni di monitoraggio delle vittime abbiamo registrato che i morti per infortunio si sono in larga parte trasferiti dall’INAIL a altre categorie. Sono aumentati i morti in nero, in grigio, ma soprattutto nelle Partite IVA individuali. 
Ma perché questa enorme differenza? L’INAIL occorre ricordarlo ancora una volta, registra le morti solo dei propri assicurati e in tantissimi non lo sono. Sta a noi che svolgiamo un lavoro volontario fare conoscere anche questo aspetto ai cittadini italiani. Terribile la situazione in Toscana quest’anno, regione che vede già un aumento delle morti per infortuni sui luoghi di lavoro del 38% sull’intero 2014, anno che ha avuto 28 lavoratori morti sui luoghi di lavoro.
Micidiale la sequenza delle morti causate dal trattore in Italia, sono già 91 dall’inizio dell’anno e 61 dal 1° maggio Festa dei Lavoratori e inaugurazione dell’EXPO che “nutre il pianeta”, ma anche il suolo  italiano con il sangue dei nostri agricoltori.
Non si possono certo inserire tra le morti per infortuni sul lavoro i casi come quello del bambino di 8 anni di Avezzano travolto dal mezzo guidato dal padre, che probabilmente non l’ha visto mentre faceva manovre, o di quel giovane di 28 anni, anche lui schiacciato dal trattore, che faceva la gara con amici per poi postare la corsa sul web.
A tantissimi sfugge che il trattore è il mezzo più pericoloso in assoluto, è per questo che abbiamo richiesto tantissime volte al Ministro Martina, di fare una campagna informativa sulla pericolosità del mezzo, senza ottenere nessun risultato. A chi lo guida, inoltre, occorrerebbe richiedere una patente d’idoneità psicofisica, soprattutto se hanno un’età avanzata. Ma è una misura impopolare. Piangere dopo non serve a niente.
L’Osservatorio monitora solo ed esclusivamente i morti per infortuni sul lavoro, chiunque essi siano, anche se non dispongono di un’assicurazione. Molte morti sui luoghi di lavoro sono dovute alla facilità con cui si eseguono o si fanno eseguire lavori pericolosi da persone che non dispongono di una preparazione adeguata,  di un’assicurazione che li tuteli o di un contratto regolare di lavoro.
Le morti sul lavoro per altri motivi, come per esempio per malattie professionali e i malori non sono segnalati. Sono casistiche diverse chi richiedono interventi d’altro tipo, ma che nulla hanno a che fare con gli infortuni sul lavoro.
Confondendo e non separando queste morti si crea solo confusione, utile a non far capire niente agli italiani della dimensione di questo fenomeno, e di far comprendere che una massa enorme di denaro è speso senza ottenere nessun risultato concreto sulla diminuzione di queste morti.

Carlo Soricelli curatore dell'Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro

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From: Slai Cobas Taranto slaicobasta@gmail.com
To:
Sent: Tuesday, September 01, 2015 2:47 PM
Subject: PARTE LA CAMPAGNA PER L’INIZIO DEL PROCESSO ILVA 20 OTTOBRE

L’11 settembre  alle ore 16, presso la Biblioteca Comunale di piazzale Bestat a Taranto, si terrà un’assemblea degli operai ILVA, dei lavoratori cimiteriali, dei cittadini dei quartieri Tamburi e Paolo Sesto, aperta a tutti gli interessati.
Parte la campagna per l’inizio del processo ILVA (20 ottobre).
Faremo il punto sulle prospettive del processo, sulle documentazioni necessarie per rafforzare le costituzioni delle parti civili.
Raccoglieremo le nuove costituzioni di operai, lavoratori e cittadini che si possono aggiungere all’udienza del 20 ottobre, ma sarà l’occasione anche per fare il punto sulla situazione all’ILVA e nelle ditte dell’appalto per costruire la piattaforma di lotta e per riorganizzare i lavoratori e i cittadini.
Faremo il punto sulla lotta per il lavoro e le bonifiche dei quartieri inquinati e infine presenteremo l’appello per la partecipazione nazionale da altre città al processo del 20 ottobre con le conseguenti iniziative previste.
Si tratta di una assemblea molto importante a cui tutti gli interessati possono e devono partecipare.

Slai Cobas Taranto
via Rintone, 22 Taranto
cellulare: 347 53 01 704

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