SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS!
“LETTERE DAL FRONTE” DEL 09/09/15
Invio a seguire e/o in allegato le “Lettere
dal fronte”, cioè una raccolta di mail o messaggi in rete che, tra i tanti che
ricevo, hanno come tema comune la tutela della salute e della sicurezza dei
lavoratori e dei cittadini e la tutela del diritto e della dignità del lavoro.
Il mio vuole essere un contributo a
diffondere commenti, iniziative, appelli relativamente ai temi del diritto a un
lavoro dignitoso, sicuro e salubre.
Invito tutti i compagni e gli amici della
mia mailing list che riceveranno queste notizie a diffonderle in tutti i modi.
Marco Spezia
ingegnere e tecnico della salute e della
sicurezza sul lavoro
Medicina Democratica
Progetto “Sicurezza sul lavoro: Know Your
Rights!”
e-mail: sp-mail@libero.it
Web Medicina Democratica: http://www.medicinademocratica.org/wp/?cat=210
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INDICE
Coordinamento NO Inceneritori coordinamentonoinc@yahoo.it
MOBILITAZIONI TERRITORIALI CONTRO L'ACCORDO
STATO REGIONI SUL “BRUCIA ITALIA”
Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
CONFEDERAZIONE COBAS SU EMERGENZA
METEOROLOGICA A PISA
Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
L’AZIENDA OSPEDALIERA DI PISA COLPITA E
AFFONDATA DALLA PIOGGIA
Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
QUANDO LA MANUTENZIONE DEL
TERRITORIO E’ SOLO UNO SPOT
Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
ROMA 17 SETTEMBRE: NO ALLA PRESCRIZIONE PER
LA STRAGE DI
VIAREGGIO
Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
PORTI:LA SICUREZZA E’ SOLO UN
OPTIONAL
SpeziaPolis info@speziapolis.org
PARIGI CHIAMA LA SPEZIA: SALVARE IL CLIMA,
CHIUDERE CON IL CARBONE, APRIRE A NUOVE OPPORTUNITA’
Associazione Medici per l'Ambiente - ISDE
Italia isde@ats.it
FIRMATE LA PETIZIONE PER NON
APPROVARE IL DECRETO SBLOCCA ITALIA
Alberto Barbieri albertobarbieri@hotmail.it
ESCE LO STUDIO SULLE CONSEGUENZE
DELL’INCENERITORE DI VERCELLI E L’ARPA SPOSTA L’AUTORE DEL LAVORO AD ALTRO
INCARICO
Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
COMUNICATO: MORTO SUL LAVORO IN CAVA
Cassa di Solidarietà tra Ferrovieri marcocrociati@fastwebnet.it
COMUNICATO RINGRAZIAMENTO SOTTOSCRIZIONI
Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
REPORT MORTI PER INFORTUNI SUI LUOGHI DI
LAVORO NEL 2015
Slai Cobas Taranto slaicobasta@gmail.com
PARTE LA CAMPAGNA PER L’INIZIO
DEL PROCESSO ILVA 20 OTTOBRE
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From: Coordinamento NO Inceneritori coordinamentonoinc@yahoo.it
To:
Sent: Tuesday, August 25, 2015 9:47 AM
Subject: MOBILITAZIONI TERRITORIALI CONTRO
L'ACCORDO STATO REGIONI SUL “BRUCIA ITALIA”
Scusate se rompo il silenzio agostano.
Avrete saputo che il Governo sta per
approvare il Decreto attuativo dell'articolo 35 dello “Sblocca Italia”
(ribattezzato “Brucia Italia” visti gli intenti)?
Contro lo scellerato Decreto, Zero Waste
Italy ha invitato tutte le realtà italiane che hanno a cuore il nostro paese a
indire delle mobilitazioni territoriali dinanzi agli uffici delle Regioni/Prefetture/ecc,
per i giorni 7, 8 e 9 settembre.
Questo in vista della conferenza Stato
Regioni che dovrebbe (ci sono voci di un rinvio) tenersi il 9 settembre a Roma.
Le prime adesioni:
-
Firenze
con le Mamme contro l'inceneritore;
-
Bologna,
davanti alla Regione;
-
Cremona
(che anticiperà al 5 settembre).
A Torino, coi ragazzi di Rifiuti Zero
Torino, abbiamo previsto un presidio il 9 settembre dinanzi alla Regione.
Vi chiedo innanzitutto di aderire e se
riuscite a promuovere qualche iniziativa, anche simbolica, come un
volantinaggio (a breve sarà disponibile un pieghevole divulgativo, per
informare la cittadinanza sul fattaccio).
Per i vercellesi, l'iniziativa avrebbe il
significato di dire NO alle voci di un nuovo impianto di incenerimento, visto
che proprio il Governo ha individuato Vercelli come sede del secondo impianto
piemontese.
Sotto il testo che come Zero Waste Italy
stiamo diffondendo.
Gian Drogo
Rifiuti Zero Torino
Zero Waste Italy
* * * * *
Il Governo si appresta a varare il Decreto
attuativo dell'articolo 35 dello"Sblocca Italia".
Lo schema di Decreto è costruito in modo da
incrementare la capacità di incenerimento" nelle diverse aree del paese.
Un documento irricevibile:
-
perché
presuppone che il rifiuto urbano residuo debba comunque passare attraverso
l'incenerimento è non c'è niente, NIENTE che attesti un tale obbligo nelle
Direttive UE, citate a sproposito nel Documento;
-
perché
tanti passaggi di calcolo sono artificiosamente errati al solo scopo
strumentale di massimizzare le necessità di ulteriore incenerimento, come
quando ad esempio si assume il conseguimento del 65% di raccolta differenziata
come il massimo raggiungibile e non si tiene conto di quelle Regioni che
prevedono obiettivi di raccolta differenziata superiori, ed in certi casi (ad
esempio Veneto) marcatamente superiori (queste Regioni verranno costrette a
rivederli al ribasso?);
-
non
si prevedono scenari operativi alternativi, come gli impianti a freddo con
recupero di materia (cosiddette "fabbriche dei materiali") che non
solo sono praticabili e praticati, ma si stanno diffondendo nelle
programmazioni locali in molte parti d'Italia;
-
non
si prendono neanche in minima considerazione gli scenari incrementali di
recupero materia attualmente in discussione a livello UE, nel corso del
dibattito sulla "Economia Circolare", e che con ogni probabilità
porteranno a un aumento degli obiettivi di recupero materia (70% rispetto
all'attuale 50%, assunto dallo Schema di Decreto) e qualcuno ci dovrà spiegare
come la cosa potrà coesistere, con una situazione impiantistica che richiede
alimentazione con flussi di rifiuto urbano residuo, garantiti per 20/30 anni.
Questo Decreto è quindi un ben congegnato
attacco agli interessi collettivi, studiato da pochi soggetti a cui saranno
assicurati ingenti e facili guadagni.
A questo attacco bisogna rispondere con
altrettanta determinatezza.
Ecco alcune linee di contrattacco a cui
stiamo lavorando:
-
il
potenziamento degli inceneritori già esistenti e la costruzione di nuovi
peggiorerà la qualità dell'aria: è una grave illegalità, in contrasto con le
norme a tutela della qualità dell'aria e della salute pubblica; stiamo
approntando un'azione legale;
-
questa
scelta è ampiamente sovvenzionata con denaro pubblico, a carico di imprese e
famiglie (tassazione bollette luce per incentivare energie rinnovabili): questo
è in contrasto con il diritto alla libera impresa e si configura come
concorrenza sleale a danno delle attività produttive del riciclo e del riuso;
stiamo creando alleanze con questi operatori economici;
-
l'incenerimento
è il trattamento più costoso e questo costo sarà totalmente a carico di noi
cittadini; come già accaduto ci sostituiremo ai mezzi di informazione per
diffondere queste scomode verità;
-
i
fattori di emissione di gas clima alteranti degli inceneritori sono tre volte
maggiori del riciclo, pertanto il Decreto creerà le condizioni per mettere
l'Italia in condizione di infrazione delle norme comunitarie sulla riduzione di
queste emissioni; denunceremo questa situazione alla Commissione Europea.
Invece di questo scempio, vogliamo che si
discuta della nostra Proposta di Legge Rifiuti Zero e chiediamo che sia
immediatamente preparato un Piano Nazionale di riparazione, riutilizzo e
riciclo che darebbe lavoro diffuso e possibilità concrete di impresa locale
nello spirito della Economia Circolare e della Blue Economy.
Per maggiori informazioni
Zero Waste Italia
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From: Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
To:
Sent: Tuesday, August 25, 2015 8:18 PM
Subject: CONFEDERAZIONE COBAS SU EMERGENZA METEOROLOGICA A PISA
COMUNICATO STAMPA CONFEDERAZIONE COBAS DI
PISA
SITUAZIONE OSPEDALE E TERRITORIO PER
L’EMERGENZA METEOROLOGICA DEL 24 AGOSTO
E’ stata una bomba d’acqua, non c’è dubbio,
a causare una situazione eccezionale, inedita: in pochissime ore sono caduti
dal cielo tra i 140 e i 150
mm d’acqua piovana sulla città di Pisa e dintorni, una
circostanza che non si verifica abitualmente e che ricorda latitudini
tropicali.
Le giustificazioni vanno sempre considerate
con attenzione, come in questo caso in cui le attenuanti per le amministrazioni
locali e per gli enti coinvolti potrebbero sembrare pertinenti: tuttavia, gli
interrogativi e la perplessità emergono dal rifluire delle acque, che hanno
messo a nudo l’impreparazione delle strutture che sono andate in tilt durante
buona parte della giornata e l’inadeguatezza della macchina di Protezione
Civile che ha, fortunatamente, risolto almeno le emergenze più gravi.
Eppure, un senso di rabbia e di
indignazione per quei reparti dell’Ospedale di Cisanello bloccati dal temporale
estivo, con delicatissime operazioni chirurgiche terminate in condizioni di
precarietà assoluta, macchinari fuori uso, interi locali inondati e privi di
adeguate protezioni, con volontari a spalare il fango e buttare fuori l’acqua
da seminterrati e edifici.
Non intendiamo speculare sulle disgrazie,
ma ancora una volta ci troviamo a chiedere se sia tutto frutto di fatalità, o
se non vi siano piuttosto scelte sbagliate nella gestione del territorio, negli
investimenti del mega-ospedale di Cisanello, rivelatosi un gigante dai piedi di
argilla, nell’utilizzo delle risorse e nelle politiche di “risparmio” e di
contenimento della spesa pubblica (che significa tagli a personale e
strutture), nell’incuria in cui sono abbandonate le strade e le piazze, nella
mancanza di adeguamento della rete fognaria, lasciata peraltro senza adeguata e
costante pulizia.
Quello che sembra un evento eccezionale si
sta invece presentando ripetutamente nei nostri territori: i cambiamenti
climatici sono tra le cause di cambiamenti che provocano catastrofi periodiche
piuttosto che sporadiche.
Ci pare che manchi nel Paese intero la
consapevolezza per affrontare la situazione con programmi di investimento e
rilancio della difesa e tutela dei territori: si continua con le Grandi Opere
Inutili, e non si ripuliscono i fiumi, i torrenti, i canali impedendo alla
pioggia di defluire, si continua a cementificare impedendo alla terra di
assorbire l’acqua, si allestiscono centri sempre più giganteschi senza
attrezzarli adeguatamente e renderli sicuri (gli ospedali, come abbiamo visto,
ma anche le scuole sono assolutamente inadeguate per le “emergenze”).
Ci chiediamo se la classe dirigente del
Partito Democratico, che attualmente amministra Pisa e governa l’Italia, ma
senza escludere le forze del centrodestra, sia in grado di affrontare la
situazione con programmazione strategica del territorio e degli investimenti
delle risorse, o se non sia completamente abbacinata dalle assurde logiche
dell’austerità: anche la legge sulla sanità regionale, che concentrerà in sole
tre aziende ospedaliere gli interventi per la salute della popolazione
dell’intera Toscana, ci pare appartenga a questa logica perversa.
Ci auguriamo che si inverta la volontà
delle forze politiche di proseguire ottusamente in questa insana direzione, per
non assistere ad ulteriori disastri annunciati.
Confederazione Cobas Pisa
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From: Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
To:
Sent: Tuesday, August 25, 2015 8:18 PM
Subject: L’AZIENDA OSPEDALIERA DI PISA
COLPITA E AFFONDATA DALLA PIOGGIA
La Protezione Civile aveva diramato da
due giorni l’allerta prevedendo sulla Regione Toscana temporali con rovesci di
grande intensità, fulmini e grandinate.
Nonostante l’allerta meteo l’Azienda
Ospedaliera Pisana è stata silente e l’arrivo del temporale all’alba di stamani
ha letteralmente messo in ginocchio i presidi di Santa Chiara e di Cisanello.
Ancora una volta denunciamo la solita
situazione di caos dovuta all’insufficienza dei lavori di manutenzione della
intera struttura a partire dalla pulizia delle griglie che non riescono a
ricevere le acque piovane, favorendo gli allagamenti di reparti e spogliatoi e
non permettendo al personale di servizio di operare in divisa e di poter
usufruire dei presidi di protezione a tutela loro e dei pazienti.
La situazione più drammatica si registra
all’edificio 30 con acqua nel vano scale, sale operatorie non operative,
spogliatoi allagati con reparti non operativi come la dialisi completamente
allagata (intervento dei vigili del fuoco) con pazienti e personale in servizio
ad attendere fuori all’aperto in attesa di capire cosa fare poiché
l’allagamento potrebbe avere creato ben altri problemi ai macchinari e
all’impianto elettrico.
Anche in altri reparti ci sono criticità
come al monoblocco in cui il trapianto prosegue con il gruppo elettrogeno come
se fossimo in un paese del terzo mondo.
Non migliora la situazione dei parcheggi
chiusi per lavori e dopo una richiesta urgente di incontro con l’azienda ancora
non abbiamo risposte. Quello delle Bocchette invece è completamente allagato
mentre per mancanza di corrente non andava su la sbarra al secondo ancora
aperto.
Non migliore la situazione a Santa chiara
con l’ex clinica medica, l’ingresso dell’edificio 15 e i vialetti intorno alle
cliniche allagati.
Periodicamente i temporali rendono
inagibili reparti dell’ospedale di Cisanello e Santa Chiara, ma stamani la
situazione è completamente più critica rendendo impossibile per lavoratori e
gli utenti raggiungere ambulatori e spogliatoi e reparti ed operare in
sicurezza.
Una situazione vergognosa che la dice lunga
su come sono stati realizzati e ideati i reparti di un ospedale moderno che a
ogni acquazzone va letteralmente in ginocchio
Il Governatore Rossi e il premier Renzi
vogliono tagliare milioni di euro alla sanità quando sarebbero invece necessari
investimenti per la semplice manutenzione di strutture che a pochi anni dalla
inaugurazione mostrano già problemi strutturali che rappresentano un pericolo
per il personale ospedaliero e la stessa utenza.
Occorre intervenire e farlo in fretta, è
impensabile che oggi, con tutti i soldi spesi, un temporale metta in ginocchio
un ospedale giudicato tra i più importanti d’Italia e d’Europa.
Cobas Sanità
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From: Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
To:
Sent: Wednesday, August 26, 2015 10:28 AM
Subject: QUANDO LA MANUTENZIONE DEL
TERRITORIO E’ SOLO UNO SPOT
QUANDO LA MANUTENZIONE DEL
TERRITORIO E’ SOLO UNO SPOT: GIORNATE DI ORDINARIA DISTRUZIONE IN TOSCANA DOPO
L'ACQUAZZONE
La pioggia caduta tra domenica e lunedì ha
creato non pochi disagi con il fiume Ombrone e qualche suo piccolo affluente,
nel territorio a cavallo tra le province di Siena e Grosseto, uscito dagli
argini con allagamenti che hanno invaso abitazioni, esercizi commerciali e
provocato il crollo di qualche piccolo ponte. I danni più ingenti sono a Pisa e
nel pisano ed è un caso fortuito che non ci sia scappato il morto.
Ma la domanda da porci è un'altra: siamo in
presenza di un evento naturale eccezionale o invece le ragioni dei disastri
(intere vie della città e della provincia di Pisa per 24 ore isolate) sono ben
altre?
Ci sono aree che regolarmente, ad ogni
acquazzone , finiscono sotto acqua e qui entra in gioco non l'agente
atmosferico, ma l'assenza di pulizia dei fossi, fognature troppo basse e
incapaci di ricevere acqua, tombini mai puliti, tutti interventi che chiamano
in causa i Sindaci, i consorzi di bonifica e anche proprietari privati.
I Comuni sono ormai interessati a
operazioni di immagine, lo abbiamo denunciato solo pochi giorni fa. La
manutenzione del territorio è l'ultimo dei problemi: perchè si spendono i soldi
nelle grandi opere (il “people mover” a Pisa) quando non si è neppure capaci di
assicurare la ordinaria gestione e manutenzione del territorio, con le comunità
montane ridotte a cartelli elettorali?
La soppressione delle Province, che hanno
in gestione una parte delle strade e dei territori boschivi, non sarà di aiuto
come anche la soppressione delle Guardie Forestali che andavano, invece,
rafforzate, e dotate di strumenti per intervenire a difesa e tutela del
territorio (non pensiamo ai presidi militari, ma ai lavori di bonifica, di
terrazzamento, di salvaguardia degli equilibri ambientali).
Le motivazioni addotte dai Sindaci del PD
sono ridicole: c'è chi, come il sindaco di Cascina, se la prende con la
segnaletica dei semafori, si arrampica sugli specchi per non ammettere che da
anni il territorio di sua competenza non svolge alcun controllo sulla edilizia
pubblica e privata, non investe nella salvaguardia delle frazioni che
ripetutamente vanno sotto acqua, non organizza e gestisce la Protezione Civile
di cui la cittadinanza lamenta la assenza
Ci sono assessori come quello all'ambiente
Ghezzi che la suo tradizionale presenzialismo (ricordate i bagni del Giardino
Scotto...ovviamente tacendo sulle modalità di gestione della gara di appalto)
preferisce il silenzio accanto a Governatore Regionale e Sindaco di Pisa visto
che il suo stesso assessorato dovrebbe rispondere a molti quesiti.
La politica non può cavarsela con la
richiesta di calamità naturale che probabilmente non arriverà (lo Stato scarica
sugli enti locali oneri e costi senza che questi si scontrino con la politica
dei tagli che anzi accettano supinamente) né con dichiarazioni farneticanti
come l'acquisto di paratie. una paratia costa in media 500 euro, un sacco di
sabbia 10 euro, gli amministratori vorrebbero scaricarne l'acquisto sui cittadini.
Siamo abituati a Sindaci che strombazzano i
loro presunti successi su TV e stampa, che riempiono i loro uffici di
giornalisti che ogni giorno vendono immagini rassicuranti.
Interi paesi in ginocchio, danni ingenti e
ancora da quantificare, incuria e
disattenzione verso il territorio, verso la manutenzione ordinaria e
straordinaria, questa è la realtà degli ultimi giorni in Toscana, la realtà che
lancia una accusa a quel sistema di Governo locale del PD che è tra i
responsabili dello scempio in atto.
E non venite a raccontarci degli eventi
eccezionali perchè di eccezionale c'è solo la incapacità dei governi locali a
guardare al territorio in maniera concreta partendo dai suoi effettivi bisogni,
dalla manutenzione più semplice fino a
investimenti a tutela di un territorio che ricordiamo è anche una risorsa
economica per il turismo.
Federico Giusti
Cobas Pisa
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From: Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
To:
Sent: Friday, August 28, 2015 8:38 AM
Subject: ROMA 17 SETTEMBRE: NO ALLA
PRESCRIZIONE PER LA STRAGE
DI VIAREGGIO
A seguito della discussione nella riunione
di mercoledì sera nella sede dell'Associazione dei Familiari delle vittime di
Viareggio, è stato deciso di organizzare un pullman (due se vi sarà un numero
sufficiente oppure auto o treno oltre al pullman) per far sentire la nostra
voce di protesta contro l'incombente prescrizione del reato di “incendio
colposo” sul processo in corso iniziato il 13 novembre 2013 relativo alla
strage di Viareggio del 29 giugno 2009.
La partenza è per le ore 04:30 dal piazzale
della PAM di Viareggio (sotto il cavalcaferrovia) e il rientro è previsto per
le ore 19-20.00 di giovedì 17 settembre.
I familiari hanno preparato un appello
rivolto ai politici per sostenere questa nuova ed ennesima battaglia sulla
strage ferroviaria del 29 giugno 2009:
-
primo
appuntamento a Montecitorio per rendere visibile nelle forme necessarie la
protesta: NO prescrizione per la strage di Viareggio;
-
secondo
appuntamento al Quirinale per avere l'incontro richiesto dal suo insediamento
con il Capo dello Stato.
L'associazione dei familiari “Il mondo che
vorrei” e l’ “Assemblea 29 giugno” stanno organizzando la più ampia
partecipazione a Roma.
Quindi chi è interessato e disponibile può
mettersi in contatto quanto prima possibile a questa e-mail (assemblea29giugno@gmail.com)
oppure al numero di cellulare 333 62 95
227.
Ricordiamo che mercoledì 16 settembre
alle ore 09:00 vi sarà la ripresa del
processo al polo fieristico di Lucca.
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From: Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
To:
Sent: Friday, August 28, 2015 3:09 PM
Subject: PORTI:LA SICUREZZA E’ SOLO UN
OPTIONAL
La morte del lavoratore nel porto di
Livorno non è accidentale o un caso isolato, come non lo è quella avvenuta
pochi giorni prima nel porto di La
Spezia.
Il macabro conteggio dei lavoratori morti
in tutti i settori produttivi vede una media di tre infortuni mortali al
giorno, di cui solo quelli con maggiore rilevanza mediatica finiscono sui
quotidiani o nei notiziari.
Per combattere questo continuo stillicidio,
non basta parlare genericamente di filiera della sicurezza o di sinergie tra istituzioni preposte alla
sicurezza, come fa da anni l'INAIL.
Non vogliamo sottovalutare l’importanza di
interventi formativi, ma il ragionamento da fare non è solo quello della
prevenzione astratta o del coinvolgimento formale degli RLS, il cui ruolo è stato
tra l’altro progressivamente svuotato dalle continue revisioni del Testo Unico
sulla sicurezza sul lavoro (D.Lgs.81/08).
Infortuni e morti sul lavoro nei porti sono
anche e soprattutto il risultato delle
privatizzazioni, delle commesse e degli appalti al ribasso, degli ordini da
eseguire con orari e carichi di lavoro insostenibili.
Si risparmia sulla sicurezza a partire dal
numero degli operai addetti alle operazioni portuali. alla manutenzione, dalla
mancanza di regole condivise e rispettate in tutto il porto, dai camalli alle
ditte appaltatrici, ai lavoratori a giornata, a quanti operano con agenzie
interinali
La sicurezza viene concepita e pensata solo
per una parte dei lavoratori portuali e non per tutti gli addetti.
Gli infortuni e le malattie professionali
nei porti sono in aumento tra condizioni microclimatiche estreme, vibrazioni
meccaniche, rumore, movimentazione manuale dei carichi, ma ciò non comporta una
gestione diversa e migliore dell'organizzazione del lavoro perché la sicurezza
viene ridotta solo a pochi precetti che per altro vengono smentiti ogni giorno
dall'organizzazione del lavoro.
Sentire sindacalisti della CGIL parlare di
eccezionalità di infortuni e morti nei
porti fa rabbia, ma la dice lunga sull'approccio dei sindacati "rappresentativi"
al problema salute e sicurezza, materia da dibattere in qualche convegno o
seminario formativo ma dimenticata l'indomani quando nella pratica accade
l'esatto contrario.
In questa situazione, anche gli scioperi
rituali contro le morti sul lavoro , per quanto importanti siano, rischiano di
essere rituali e inefficaci perché avulsi dall'organizzazione del lavoro, dai
tempi , dagli orari, dalle turnazioni tirate all’estremo in ottica di minori
costi e maggiori guadagni che, che sono le cause prime degli infortuni e delle
malattie professionali.
Non si combatte in maniera coerente per la
tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei porti e in tutti i
posti di lavoro, se contemporaneamente si accetta il contesto lavorativo fatto
di ricerca del profitto a tutti i costi e senza guardare nessuno, contesto
destinato solo a peggiorare con l’introduzione del Jobs Act e dei Decreti
attuativi.
Non si tutela la nostra salute e sicurezza
facendoci lavorare male, in costante situazione di pericolo e di stress e per
pochi soldi. I profitti del capitale sono i primi nemici dei lavoratori, ma ad
averlo dimenticato sono proprio gran parte dei sindacati\listi
Confederazione Cobas Pisa
Progetto Sicurezza sul lavoro “Know Your
Rights”
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From: SpeziaPolis info@speziapolis.org
To:
Sent: Friday, August 28, 2015 11:57 AM
Subject: PARIGI CHIAMA LA SPEZIA: SALVARE IL CLIMA,
CHIUDERE CON IL CARBONE, APRIRE A NUOVE OPPORTUNITA’
Come è nella tradizione del Comitato
SpeziaViaDalCarbone” abbiamo ritenuto di condividere con la città gli sviluppi,
le conoscenze scientifiche e le tendenze del settore dell'energia con
particolare riguardo all'utilizzo del carbone e
ai suoi impatti sulla salute e sul clima.
Il 19 settembre a La Spezia, presso l’Auditorium
del Porto in via Fossamastra, a partire dalle 9:30, avrà luogo la conferenza
“Parigi chiama La Spezia:
salvare il clima, chiudere con il carbone, aprire a nuove opportunità:
ambiente, salute, economia, lavoro”, organizzata da WWF Italia e dal Comitato SpeziaViaDalCarbone.
Il convegno ha lo scopo di fornire ai
partecipanti informazioni sugli aspetti sanitari, ambientali ed economici
connessi a differenti possibili scelte energetiche, dimostrando come le fonti
fossili, in primis il carbone, siano soluzioni sbagliate non solo sul piano
ambientale ma anche sul piano economico/occupazionale. Al centro
dell’iniziativa ci saranno anche proposte per una transizione energetica della
città della Spezia verso nuovi modelli di sviluppo economico.
L’iniziativa della Spezia si inserisce
nella road map del WWF in vista del vertice ONU sul Clima che si terrà a Parigi
a fine novembre.
Al seminario saranno invitati a assistere
ospiti di rilievo e gli stakeholder locali.
Gli obiettivi del seminario sono:
-
dare
conto delle migliori ricerche scientifiche sul legame tra le emissioni da
combustione del carbone e la salute;
-
fornire
strumenti di conoscenza sul legame ambiente-salute ai media locali;
-
fornire
un quadro delle possibili soluzioni energetiche e di sviluppo per coniugare
ambiente e salute, evidenziando i co-benefici delle politiche di riduzione
delle emissioni;
-
condividere
gli obiettivi e i primi esiti del progetto Spezia 20.20 Smart City, mettendo le
basi per la costruzione di una “comunità intelligente” e una programmazione
strategica di lungo periodo.
Il programma, che sarà diffuso a breve,
prevede l'intervento di ricercatori e rappresentanti di organizzazioni
impegnate sul fronte del consumo critico.
Al termine é previsto un piccolo buffet.
Invitiamo tutti a partecipare e a
registrarsi all'evento su Facebook
Saluti
Daniela patrucco
---------------------
From: Associazione Medici per l'Ambiente -
ISDE Italia isde@ats.it
To:
Sent: Friday, August 28, 2015 09:51 PM
Subject: FIRMATE LA PETIZIONE PER NON
APPROVARE IL DECRETO SBLOCCA ITALIA
Carissimi,
se lo ritenete opportuno, firmate e
condividete la petizione per gridare insieme NO agli inceneritori, NO alle
discariche, SI al riutilizzo, SI al riciclo.
A seguire il testo della petizione.
Saluti
Roberto Romizi
Associazione Medici per l'Ambiente - ISDE
Italia
via della Fioraia 17/19 52100 Arezzo
telefono 0575 22 256
fax 0575 28 676
e-mail isde@ats.it
Facebook: https://www.facebook.com/isdeitalia
web: www.isde.it
Lettera a:
Nicola Zingaretti - Regione Lazio presidente della Giunta Regionale
Matteo Renzi - Presidenza del Consiglio dei
Ministri
Sì chiede che la regione Lazio e tutte le
altre regioni non approvino lo schema di Decreto Attuativo ai sensi
dell'articolo 35, comma 1 del Decreto Legge 133/2014 detto "Sblocca
Italia".
* * * * *
Queste le motivazioni per firmare la
petizione
La normativa europea (Direttiva 98/2008/CE)
ed italiana vigente (Lgge 152/06 e successive modifiche e integrazioni) fissano
un preciso ordine o gerarchia per i rifiuti, prevedendo per prima la fase della
prevenzione, poi la fase della preparazione al riutilizzo, poi la fase del
riciclaggio con recupero di materia e solo al penultimo posto anche quella con
recupero di energia (con incenerimento) appena prima della fase residuale dello
smaltimento (con incenerimento senza recupero di energia od in discarica.
L’esistenza degli inceneritori ha minato e mina i fondamenti della gerarchia
nella gestione dei rifiuti che punta al riutilizzo, al riciclo ed al recupero
di materia in funzione della nuova strategia europea dell' "Economia
Circolare".
La normativa Europea (Direttiva 98/2008/CE)
ed italiana vigente (Lgge 152/06 e successive modifiche e integrazioni) pongono
una precisa tutela alla salute e all'ambiente: "Gli Stati membri prendono
le misure necessarie per garantire che la gestione dei rifiuti sia effettuata
senza danneggiare la salute umana, senza recare pregiudizio all’ambiente e, in
particolare: senza creare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo, la flora o la
fauna; senza causare inconvenienti da rumori od odori e senza danneggiare il paesaggio o i siti di
particolare interesse".
Gli inceneritori di rifiuti impattano
pesantemente con l’ambiente a causa delle emissioni in atmosfera e la
diffusione a centinaia di chilometri dal sito stesso di tonnellate di composti
chimici nocivi come diossine, furani, metalli pesanti che causano patologie
cancerogene e vari danni alla salute alle popolazioni circostanti come
dimostrato da una ormai consolidata letteratura scientifica sia a livello
nazionale che internazionale.
Gli inceneritori di rifiuti sono impianti
costosissimi posti a carico della collettività oltre ad essere energeticamente
inefficienti, ma lucrosissimi per le grandi Multi-utility che gestiscono già
oggi catene di impianti in Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana e per
industriali da tempo interessati al “business” di questa industria “nociva e
drogata” ancora da pesanti incentivazioni pubbliche.
Gli inceneritori di rifiuti in funzione
sono oggi composti da 85 linee su 42 impianti concentrati soprattutto in
Lombardia, Emilia, Toscana, sono impianti classificati come smaltimento (D10) e
come tali sono autorizzati a trattare i rifiuti prodotti e selezionati nel loro
territorio regionale, salvo accordi particolari interregionali o disposizioni
eccezionali determinate da emergenze proclamate dal Presidente del Consiglio
dei Ministri.
Il Decreto attuativo proposta dal Governo
punta alla generale riclassificazione da impianti di smaltimento (D10) a
impianti di recupero energia (R1) e il loro massimo potenziamento, con la
“promozione” da industrie insalubri a “insediamenti strategici di preminente
interesse nazionale ai fini della tutela della salute e dell’ambiente” ed è assolutamente
fuorviante dato che questo consentirà il conferimento di rifiuti da qualsiasi
regione.
Tale riclassificazione, oltre far decadere
i principi di autosufficienza e prossimità (con la minima movimentazione dal
luogo di produzione dei rifiuti stessi) e l’obbligo di smaltimento all’interno
del territorio regionale, aumenterà pesantemente gli impatti e i rischi
ambientali derivanti dal trasporto dei rifiuti verso e dagli stessi impianti di
incenerimento (fase compresa nella gestione dei rifiuti) confermando la
direzione opposta ai principi della Direttiva che mira a conseguire la
minimizzazione degli effetti ambientali negativi derivanti dalla gestione dei
rifiuti.
Il Decreto attuativo proposto dal Governo
punta alla autorizzazione di altri dodici nuovi impianti di incenerimento di
rifiuti, anche in regioni che sono già "virtuose" sulla gestione dei
rifiuti, oltre all'avvio della costruzione di altri nove impianti già oggetto
di grandissima contestazione, come quelli di Malagrotta e di Albano Laziale nel
Lazio, di Massafra in Puglia, di Gioia Tauro in Calabria;
A fronte degli obiettivi dichiarati nel
Decreto di "evitare il ricorso allo smaltimento in discarica", è
doveroso sottolineare che gli inceneritori di rifiuti non sono affatto
alternativi alle discariche in quanto le ceneri e scorie di combustione e le
ceneri volanti dei filtri debbono essere inviate a discariche di rifiuti
speciali pericolosi per quantità variabili sino al 25% dei rifiuti totali
inceneriti, a seconda della tecnologia usata. Pertanto la proposta di Decreto
include implicitamente l'apertura di nuove discariche per le ceneri generate
dai futuri inceneritori, a differenza di quanto falsamente viene dichiarato nel
Decreto stesso.
I siti individuati quali “insediamenti
strategici di preminente interesse nazionale” per tali impianti verrebbero
inoltre sottratti alle competenze regionali, con l’adozione possibile di misure
di accesso speciali pari a quelle dei siti militari.
* * * * *
Questo è il link per firmare la petizione:
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From: Alberto Barbieri albertobarbieri@hotmail.it
To:
Sent: Sunday, August 30, 2015 12:22 PM
Subject: ESCE LO STUDIO SULLE CONSEGUENZE
DELL’INCENERITORE DI VERCELLI E L’ARPA SPOSTA L’AUTORE DEL LAVORO AD ALTRO
INCARICO
Da Quotidiano Piemontese
29 agosto 2015
A fine giugno 2015 l’Arpa del Piemonte ha
reso pubblici i risultati di un complesso studio epidemiologico sugli effetti
dell’inceneritore di Vercelli sulla salute dei cittadini residenti in
prossimità dell’impianto. I dati sono impressionanti: “I risultati della
mortalità mostrano rischi significativamente più elevati nella popolazione
esposta per la mortalità totale, escluse le cause accidentali (+20%). Anche per
tutti i tumori maligni si evidenziano rischi più alti tra gli esposti rispetto
ai non esposti (+60%), in particolare per il tumore del colon-retto (+400%) e
del polmone (+180%). Altre cause di mortalità in eccesso riscontrate riguardano
la depressione (rischio aumentato dell’80% e più), l’ipertensione (+190%), le
malattie ischemiche del cuore (+90%) e le bronco pneumopatie cronico-ostruttive
negli uomini (+ 50%)”.
Ma a inizio agosto ARPA annuncia una
riorganizzazione dei vertici della sezione di Vercelli in cui viene dedicato ad
altro incarico solo Gian Carlo Cuttica, nominato nel 2010 Direttore del
dipartimento ARPA di Vercelli e co-autore dello studio.
IL RACCONTO DELLA VICENDA DA TG MADDALENA:
Il 30 giugno sul sito dell’ARPA un
comunicato segue la presentazione, al Comune di Vercelli, dei risultati di un
importante (e allarmante) studio epidemiologico sugli effetti
dell’inceneritore sulla salute dei
cittadini residenti in prossimità dell’impianto. Dal comunicato una
presentazione dell’analisi.
“Lo studio epidemiologico aveva l’obiettivo
di studiare i possibili effetti sulla salute, con particolare riferimento ai
dati di mortalità e morbilità (ricoveri ospedalieri) per alcune cause
correlabili alla residenza in prossimità dell’impianto di incenerimento dei
rifiuti, basato sulla storia residenziale della popolazione nei comuni di
Vercelli e Asigliano con un follow-up di mortalità e morbilità dal 01/01/97
fino al 31/12/12 (15 anni). L’esposizione dei residenti nell’area interessata
dalle emissioni dell’impianto è stata stimata attraverso modelli di dispersione,
rafforzati da dati provenienti da campagne di campionamenti ad hoc. La
popolazione residente è stata divisa tra esposti (residenti nell’area di
ricaduta delle emissioni dell’inceneritore) e non esposti (residenti nei due
comuni fuori dall’area di ricaduta). E’ stato misurato il rischio di contrarre
una patologia dei residenti nell’area di ricaduta verso l’area di non
esposizione. I risultati della mortalità mostrano rischi significativamente più
elevati nella popolazione esposta per la mortalità totale, escluse le cause
accidentali (+20%). Anche per tutti i tumori maligni si evidenziano rischi più
alti tra gli esposti rispetto ai non esposti (+60%), in particolare per il
tumore del colon-retto (+400%) e del polmone (+180%). Altre cause di mortalità
in eccesso riscontrate riguardano la depressione (rischio aumentato dell’80% e
più), l’ipertensione (+190%), le malattie ischemiche del cuore (+90%) e le
bronco pneumopatie cronico- ostruttive negli uomini (+ 50%)”.
PRESENTAZIONE STUDIO EPIDEMIOLOGICO ARPA
SULL’INCENERITORE DI VERCELLI
Risultati certamente allarmanti: il
documento dal sito dell’ARPA rimbalza attraverso i social network e in pochi
giorni la notizia arriva alla cittadinanza da tempo attenta e preoccupata alle
problematiche dell’ambiente e della salute, in una zona messa certamente a dura
prova, nonostante la chiusura nel 2014 dell’impianto di incenerimento oggetto
dello studio.
Lo studio era iniziato nel 2014 con un
progetto del Ministero della salute, coordinato da ARPA Piemonte, ARPA Vercelli
(direttore Giancarlo Cuttica, con Ennio Cadum del Dipartimento di Epidemiologia
e salute ambientale), i Comuni di Vercelli e Asigliano e l’ASL di Vercelli e,
alla sua presentazione, il sindaco di Vercelli, Maura Forte, aveva annunciato
la ferma opposizione per il futuro con un lapidario “a Vercelli mai più un
inceneritore”. Tuttavia lo studio sembra essere allarmante anche per l’effetto
dei pesticidi, ma ad una specifica domanda sul tema il sindaco Bongiovanni
risponde: “I pesticidi? Per ora
preferiamo concentrarci sull’inceneritore”.
Il 2 luglio i primi contraccolpi dopo la
diffusione dei dati-choc di ARPA: il comune di Asigliano annuncia una richiesta
danni tramite una “class action”. E nell’attesa di verificare se esistono gli
estremi per una “class action”, l’amministrazione di Asigliano ha chiesto al
Direttore Giancarlo Cuttica e a Franco Pistono di ARPA un incontro pubblico con
la popolazione per illustrare i dati dello studio. Pochi giorni dopo però
l’amministrazione comunale rinvia l’incontro con i cittadini, previsto per il 9
luglio, anche a seguito del dibattito in Regione con l’assessore alla Sanità
Saitta, tenuto l’8 luglio.
E’ proprio l’8 luglio che l’argomento
arriva in Regione, con un “question time” presentato dal consigliere regionale
Gabriele Molinari (PD) proprio sui risultati dello studio. L’Assessore
Regionale alla Sanità, Antonio Saitta, ex presidente della Provincia di Torino,
uno degli sponsor politici (insieme all’ormai senatore Stefano Esposito)
dell’inceneritore di Torino, forse restando ancora nel vecchio ruolo più
attento agli interessi economici (si fa per dire) che alla tutela della salute
dei cittadini, esordisce con una evidente critica alla metodologia, dichiarando
di ritenere “poco corretto da parte dell’ARPA non aver informato né coinvolto
l’ASL di Vercelli nella presentazione pubblica dei risultati dell’analisi
epidemiologica e neppure l’assessorato regionale, che ha appreso i risultati
solo dalla stampa locale. La stessa ASL di Vercelli, a suo tempo, aveva messo a
disposizione i dati richiesti dal responsabile scientifico dell’ARPA per
l’analisi epidemiologica.
LA RIMOZIONE DI GIAN CARLO CUTTICA
Ma la vicenda si complica e approfittando
della calura estiva e della disattenzione generale di chi si gode le tanto
attese vacanze, l’ARPA annuncia il 6 agosto un’improvvisa riorganizzazione dei
vertici della sezione di Vercelli, definendola una nomina dei responsabili
delle nuove “Strutture Complesse” e scompare il nome di Gian Carlo Cuttica,
nominato nel 2010 Direttore del dipartimento ARPA di Vercelli e co-autore dello
studio.
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From: Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
To:
Sent: Sunday, August 30, 2015 8:03 PM
Subject: COMUNICATO: MORTO SUL LAVORO IN
CAVA
I Cobas Lavoro Privato della Versilia
esprimono tutta la loro vicinanza alla famiglia di Bruno Maggiani, il cavatore
morto sul lavoro lo scorso 29 agosto in una cava a Colonnata. Questo ennesimo
dramma avviene pochi giorni dopo i tragici fatti di Livorno, dove un altro
operaio è deceduto mentre lavorava su un’imbarcazione nel porto. Un'estate
piena di sangue, di lavoratori morti come chi è stramazzato sotto il sole nella
raccolta di pomodori pagati 4 euro all'ora.
Ribadiamo con forza che non siamo di fronte
a tragiche fatalità né a presunte emergenze.
Non è una fatalità perché le morti sul
lavoro, soprattutto in un settore ad alto rischio come quello lapideo, sono il
frutto avvelenato di condizioni lavorative sempre più difficili: con l’avanzare
(e il persistere) della crisi, aumentano i ritmi e i carichi di lavoro, la
manutenzione dei macchinari (soprattutto nel ramo della trasformazione dei
lapidei che conosciamo più da vicino) è assolutamente insufficiente e i
dispositivi di protezione individuale non sempre sono adeguati, si accettano
commesse al ribasso e così si abbassano i salari dei lavoratori e non si
tutelano le normative a tutela della loro salute e sicurezza.
A ciò si aggiungono le politiche
governative che nel corso degli anni hanno ridotto drasticamente i controlli
sui luoghi di lavoro, alimentando esclusivamente un apparato burocratico (fatto
di certificazioni, documenti, ecc.) totalmente inadeguato a fronteggiare questo
stillicidio quotidiano.
E non è un’emergenza perché appunto le
morti sul lavoro sono un fattore endemico del nostro sistema produttivo: se
negli ultimi anni il numero assoluto delle morti sul lavoro era diminuito ciò
era dovuto esclusivamente alla perdita di centinaia di migliaia di posti di
lavoro, alle migliaia di lavoratori in cassa integrazione, non certo per un
miglioramento delle condizioni lavorative.
Insomma è a nostro avviso evidente come la
questione della sicurezza sul lavoro vada necessariamente inserita in un
contesto più ampio: l’attacco generalizzato ai lavoratori, ai precari e ai
disoccupati, che negli anni hanno perso tutele, ammortizzatori sociali, diritti
e reddito. E che sempre più spesso rischiano di trovare la morte mentre
lavorano.
Cobas Lavoro privato Versilia
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From: Cassa di Solidarietà tra Ferrovieri marcocrociati@fastwebnet.it
To:
Sent: Monday, August 31, 2015 8:53 AM
Subject: COMUNICATO RINGRAZIAMENTO
SOTTOSCRIZIONI
GRAZIE!
Il Direttivo Cassa di Solidarietà tra
Ferrovieri ringrazia quanti e quante hanno sottoscritto in sostegno della Cassa
durante la “4 giorni della Memoria e della Solidarietà” organizzata dai
familiari delle vittime della strage ferroviaria del 29 giugno 2009 che si è
tenuta a Viareggio dal 1 al 4 agosto e durante la Festa “Partigiani sempre”
svoltasi, sempre a Viareggio, dal 7 al 19 agosto.
Attraverso essa, possiamo supportare i
nostri colleghi licenziati e perseguiti per essersi schierati a difesa della
sicurezza del trasporto, per aver denunciato le carenze e i problemi relativi,
per non aver abbassato la testa.
Molti si sono avvicinati allo stand della
Cassa, si sono informati, ricevuto comunicati e volantini e hanno sottoscritto,
anche scegliendo piccoli oggetti e bigiotteria “a offerta libera”, o dipinti e
stampe, o acquistando dvd e libri dedicati alla strage o alle lotte dei
lavoratori. Inoltre è stata organizzata una lotteria (una bella bicicletta come
1° premio), il cui ricavato è stato diviso fra Cassa e Associazione dei
familiari.
Durante la “4 giorni” abbiamo così
realizzato 320 euro, e durante la
Festa “Partigiani sempre” 680, per un totale di 1.010 euro!
Questo contributo è ancora più prezioso,
dal momento che in tre mesi (da aprile a giugno) sono stati respinti i ricorsi
in appello di ben tre colleghi, tutti dal Tribunale di Roma, condannando ognuno
anche alla spesa di 3.850 euro!
Come abbiamo già detto, sempre più
frequentemente accade che i giudici, attraverso le loro sentenze, legittimano e
incoraggiano la repressione padronale.
Ringraziamo ancora chi, attraverso il
proprio contributo, ci aiuta a coprire le spese legali dei colleghi colpiti e
di intervenire per chi verrà in futuro perseguito.
agosto 2015
Cassa di Solidarietà tra Ferrovieri
via dell’Acqua Acetosa 2/A
00043 Ciampino (RM)
e-mail: marcocrociati@fastwebnet.it
internet: http://www.casofs.org
Conto Corrente Postale n.71092852 intestato
a Marco Crociati
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From: Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
To:
Sent: Tuesday, September 01, 2015 10:53 AM
Subject: REPORT MORTI PER INFORTUNI SUI
LUOGHI DI LAVORO NEL 2015
Dal 1 gennaio al 31 agosto vi sono stati in
Italia 445 morti dall’inizio dell’anno.
Si riporta a seguire il numero degli
infortuni mortali sui luoghi di lavoro nelle regioni italiane per ordine
decrescente.
Con le morti sulle strade e in itinere
occorre almeno raddoppiare il numero di morti per infortuni che vedrete qui
sotto segnalati.
Tra parentesi tutti i morti nelle varie
regioni compresi i morti sulle strade e in itinere (proiezioni statistiche che
vedono segnalati anche i morti sulle strade che non dispongono di
un’assicurazione INAIL.
Ma il numero di morti complessivo sulle
strade e in itinere nessuno è in grado di quantificarlo con esattezza, ci sono
troppe variabili e in tanti dispongono di assicurazioni diverse o ne sono
privi).
Rispetto al 31 agosto del 2014 l'aumento è del 3,8%,
rispetto al 31 agosto del 2008 l’aumento è dell' 8,6%:
-
Lombardia:
62 (126);
-
Toscana:
48 (97);
-
Veneto:
37 (75);
-
Campania:
33 (64);
-
Sicilia:
28 (57);
-
Lazio:
27 (55);
-
Emilia
Romagna: 26 (51);
-
Puglia:
24 (49);
-
Piemonte:
23 (47);
-
Abruzzo:
15 (31);
-
Trentino
Alto Adige: 14 (30);
-
Marche:
13 (28);
-
Liguria:
12 (25);
-
Umbria:
10 (21);
-
Molise:
8 (18);
-
Sardegna:
8 (18);
-
Friuli
Venezia Giulia: 7 (16);
-
Basilicata:
6 (13);
-
Calabria:
5 (12);
-
Valle
D’Aosta: 0 (2).
I lavoratori morti sulle autostrade,
all’estero e in mare non sono segnalati a carico delle regioni.
Sono le province di Brescia (20
morti), Bari e Salerno con 15, Vicenza con 12 a guidare questa triste classifica delle
morti per infortuni sui luoghi di lavoro.
Per avere notizie sulle singole province
mandare una mail a Carlo Soricelli.
Dall’inizio dell’anno sono morti sui luoghi
di lavoro 445 lavoratori, con le morti sulle strade e in itinere si superano
gli 890 morti complessivi (stima minima).
Altro che cali delle morti per infortuni
sul lavoro: si sono solo trasferiti in categorie non tutelate direttamente
dall’INAIL e dallo Stato Italiano.
L’allungamento dell’età pensionabile con la Legge Fornero,
l’abolizione dell’articolo 18 per i nuovi assunti, il Jobs act e
“l’alleggerimento” delle normative sulla Sicurezza degli ultimi governi stanno
producendo questi risultati.
Occorre tenere presente che nelle
statistiche delle morti sul lavoro lo Stato considera morti sul lavoro anche i
lavoratori che muoiono sulle strade e in itinere e che tantissime categorie
come per esempio le Partite IVA Individuali, Vigili del Fuoco, Poliziotti,
Carabinieri, lavoratori in nero, pensionati in agricoltura e tante altre non
rientrano nelle statistiche ufficiali.
L’INAIL ha registrato nel 2014
complessivamente 662 morti sul lavoro, di questi oltre 300 sono morti in
itinere, ma le denunce per infortuni mortali sono state 1.107!
Noi nel 2014 abbiamo registrati ben 661
morti sui luoghi di lavoro (tutti documentati) se si aggiungono i morti sulle
strade e in itinere si superano nel 2014 i 1.300 morti.
Come potete vedere i morti per infortuni
sui luoghi di lavoro non sono mai stati così tanti da quando il 1° gennaio 2008
è stato aperto l’Osservatorio. In questi otto anni di monitoraggio delle
vittime abbiamo registrato che i morti per infortunio si sono in larga parte
trasferiti dall’INAIL a altre categorie. Sono aumentati i morti in nero, in
grigio, ma soprattutto nelle Partite IVA individuali.
Ma perché questa enorme differenza? L’INAIL
occorre ricordarlo ancora una volta, registra le morti solo dei propri
assicurati e in tantissimi non lo sono. Sta a noi che svolgiamo un lavoro
volontario fare conoscere anche questo aspetto ai cittadini italiani. Terribile
la situazione in Toscana quest’anno, regione che vede già un aumento delle
morti per infortuni sui luoghi di lavoro del 38% sull’intero 2014, anno che ha
avuto 28 lavoratori morti sui luoghi di lavoro.
Micidiale la sequenza delle morti causate
dal trattore in Italia, sono già 91 dall’inizio dell’anno e 61 dal 1° maggio
Festa dei Lavoratori e inaugurazione dell’EXPO che “nutre il pianeta”, ma anche
il suolo italiano con il sangue dei
nostri agricoltori.
Non si possono certo inserire tra le morti
per infortuni sul lavoro i casi come quello del bambino di 8 anni di Avezzano
travolto dal mezzo guidato dal padre, che probabilmente non l’ha visto mentre
faceva manovre, o di quel giovane di 28 anni, anche lui schiacciato dal
trattore, che faceva la gara con amici per poi postare la corsa sul web.
A tantissimi sfugge che il trattore è il
mezzo più pericoloso in assoluto, è per questo che abbiamo richiesto tantissime
volte al Ministro Martina, di fare una campagna informativa sulla pericolosità
del mezzo, senza ottenere nessun risultato. A chi lo guida, inoltre,
occorrerebbe richiedere una patente d’idoneità psicofisica, soprattutto se
hanno un’età avanzata. Ma è una misura impopolare. Piangere dopo non serve a
niente.
L’Osservatorio monitora solo ed
esclusivamente i morti per infortuni sul lavoro, chiunque essi siano, anche se
non dispongono di un’assicurazione. Molte morti sui luoghi di lavoro sono
dovute alla facilità con cui si eseguono o si fanno eseguire lavori pericolosi
da persone che non dispongono di una preparazione adeguata, di un’assicurazione che li tuteli o di un
contratto regolare di lavoro.
Le morti sul lavoro per altri motivi, come
per esempio per malattie professionali e i malori non sono segnalati. Sono
casistiche diverse chi richiedono interventi d’altro tipo, ma che nulla hanno a
che fare con gli infortuni sul lavoro.
Confondendo e non separando queste morti si
crea solo confusione, utile a non far capire niente agli italiani della
dimensione di questo fenomeno, e di far comprendere che una massa enorme di
denaro è speso senza ottenere nessun risultato concreto sulla diminuzione di queste
morti.
Carlo Soricelli curatore dell'Osservatorio
Indipendente di Bologna morti sul lavoro
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From: Slai Cobas Taranto
slaicobasta@gmail.com
To:
Sent: Tuesday, September 01, 2015 2:47 PM
Subject: PARTE LA CAMPAGNA PER L’INIZIO
DEL PROCESSO ILVA 20 OTTOBRE
L’11 settembre alle ore 16, presso la Biblioteca Comunale
di piazzale Bestat a Taranto, si terrà un’assemblea degli operai ILVA, dei
lavoratori cimiteriali, dei cittadini dei quartieri Tamburi e Paolo Sesto,
aperta a tutti gli interessati.
Parte la campagna per l’inizio del processo
ILVA (20 ottobre).
Faremo il punto sulle prospettive del processo,
sulle documentazioni necessarie per rafforzare le costituzioni delle parti
civili.
Raccoglieremo le nuove costituzioni di
operai, lavoratori e cittadini che si possono aggiungere all’udienza del 20
ottobre, ma sarà l’occasione anche per fare il punto sulla situazione all’ILVA
e nelle ditte dell’appalto per costruire la piattaforma di lotta e per
riorganizzare i lavoratori e i cittadini.
Faremo il punto sulla lotta per il lavoro e
le bonifiche dei quartieri inquinati e infine presenteremo l’appello per la
partecipazione nazionale da altre città al processo del 20 ottobre con le
conseguenti iniziative previste.
Si tratta di una assemblea molto importante
a cui tutti gli interessati possono e devono partecipare.
Slai Cobas Taranto
via Rintone, 22 Taranto
cellulare: 347 53 01 704
e-mail: slaicobasta@gmail.com
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