La mia esperienza nei call
center
(25 Ottobre
2015)
E' forse interessante ciò che posso raccontare sui 10
anni di lavoro nello stesso call center, iniziati per caso dopo 2 mesi di
ricerca di un'occupazione, durante i quali, oltre a cercare un nuovo impiego,
prestai servizio una decina di giorni in un altro call center, il primo per il
quale ho avuto modo di prestare servizio. Comunque, in quella che sarebbe stato
il luogo di un lungo periodo di lavoro, mi venne proposto, come orario, quello
pomeridiano-serale, con un contratto a progetto e la paga oraria più alta della
città nel settore, nei fatti pari a quella di una supplente di scuola materna.
Allora ero laureata da pochi anni in giurisprudenza e in confronto ai discorsi
nebulosi - la cui opacità rimandava spesso alla retribuzione zero - degli studi
di professionisti, i call center che pagavano, con un po' di ricerca, ancora si
trovavano. Certo, se non ci si adegua esattamente alle richieste aziendali, si
rischia di lavorare un giorno al mese... Peraltro, dopo un paio d'anni la
fascia oraria, per me, cambiò e mi ritrovai a lavorare la mattina, cioè dalle
10 alle 17 o 18. Un turno in cui mi sarei ritrovata più o meno per 8 anni,
tranne quando, accettando per un giorno il serale per gli appuntamenti, facevo
rotazione con soli altri 3 o 4 su 50 dall'oggi al domani dal diurno al serale.
In seguito a serie lamentele e recriminazioni, si stabilì una rotazione più
seria e il personale coinvolto salì a 8 persone, con la conseguenza di avere
meno giorni di serale a testa. Ma ad un certo punto il lavoro diminuì sia di mattina
che di sera, e presto venne chiesto a tutti la disponibilità a partecipare a un
nuovo progetto, secondo il quale si lavorava anche il sabato pomeriggio sera e
la domenica (ovviamente, questi giorni erano pagati più degli altri). Io e
qualche altro ingenuotto accettammo pensando che ci sarebbe stata una
rotazione, i più maliziosi rifiutarono nettamente. Comunque, coloro che avevano
accettato erano "vincolati" solo a questo progetto, laddove per
"equità" ci veniva detto che gli altri progetti erano riservati a chi
aveva palesato un rifiuto. Ma la realtà ci colse di sorpresa: noi che avevamo
accettato, in un primo tempo finimmo in un bell'imbuto, tanto da rischiare - se
non si pestavano i piedi - di lavorare 31 giorni su 31, mentre per un certo
lasso di tempo chi non aveva accettato rimase bellamente a spasso. Passato
questo periodo di fuoco, i superiori arrivarono perfino a dividere il personale
disponibile secondo turni non giornalieri, ma settimanali: in pratica, in
questa fase di magra, si lavorava per decisione superiore una settimana piena
sì e una no.
Questioni di reddito a parte, era una situazione che presentava i
suoi lati positivi, legati più che altro alla gestione dei propri spazi e tempi
di vita. Per dire, in regime di piena occupazione, si poteva tentare di imporsi
ai propri superiori, per lavorare tutti i giorni a mezzo turno, ma questa
condizione, sulla carta ottimale, presentava inevitabilmente un rovescio: il
regolare rischio di essere chiamati a venire prima, così da coprire le ore con poco
personale. A parte ciò, va sottolineato che, in tutte queste fasi della mia
attività lavorativa, il contratto ha continuato a essere semestrale o annuale,
ma sempre a progetto. Veniamo però al momento Top, con la decisione, da parte
della sede centrale, di spingere i dipendenti a mettersi l'adsl in casa, a
spese proprie. Il che vuol dire nuove tariffe a cottimo e un rimborso di 15
centesimi l'ora di adsl quando si lavora per l'azienda. Da allora sono passati
22 mesi; il contratto è stato prorogato in principio per 2 mesi, poi per uno,
poi ancora un altro, sino ad arrivare - in un clima avvolto dal mistero più
fitto circa le intenzioni della direzione - alla proroga per 4 mesi. E' allora
che comincia l'"offensiva finale": il responsabile della sede locale
fa girare la voce che, nella fase finale di ogni mese, vi sarebbe stata una
chiusura dei locali, così da far firmare postille relative all'accettazione di
un incentivo monetario per l'acquisto del computer. In pratica, si sono
cambiate le "regole d'ingaggio" in corso d'opera, a dispetto di
quanto previsto nell'ultimo contratto firmato. Peraltro, i più restii vengono
"spronati" proclamando di accordare una preferenza, nell'attività da
svolgersi in sede, a coloro che, avendo accettato l'incentivo in questione, di
fatto si erano dichiarati disponibili a svolgere buona parte del lavoro in
casa. E' una fase, questa, in cui se ne vedono di tutti i colori, compresa una
rappresentante sindacale dei lavoratori Cisl impegnata a vendere computer
sottobanco, così da far risparmiare agli acquirenti circa 150 euro di
incentivo(in sostanza, in questo modo così squallido, essa aveva intercettato
un bisogno). Questa situazione vagamente surreale, mi spinse a darci un taglio
e, manco a dirlo, la prima sperimentazione a casa partì ch'io mi trovavo a un
appuntamento da un sindacato per una consulenza. Sul mio Cud comparivano circa
330 giorni lavorati perciò non avevo nemmeno provato a chiedere l'una tantum,
cioè quella disoccupazione per lavoratori a progetto che richiedeva 2 mesi di
disoccupazione . I miei consulenti, però, mi fanno sapere che agitare la
questione delle modifiche in corso d'opera al contratto a progetto, non avrebbe
sortito nessun risultato, a meno che la vertenza non avesse assunto quel
carattere collettivo per il quale mancava la disponibilità della maggior parte
dei lavoratori. Invece, contrariamente a quanto avevo ipotizzato in un primo
momento, mi spinsero a fare comunque domanda per l'una tantum perché i conteggi
dei giorni del Cud e quelli dell’Inps non sempre coincidono. Avendo il Pin del
sito dell'Inps ho in effetti verificato che gli 11 mesi e 330 giorni
equivalevano a 8 mesi di contributi, per cui mi sono precipitata ad inviare la
domanda on line. Questa, non è stata formalmente respinta, semplicemente non
l'hanno proprio lavorata, cosa che, nel periodo di "interregno" tra
una riforma e l'altra, si poteva fare. Di conseguenza, la domanda è sparita dal
sito e dal mio account attorno alla metà maggio, quando è apparso il modulo per
la nuova disoccupazione prevista.
Sonia T.
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