giovedì 8 ottobre 2015

9 ottobre - Operai migranti come schiavi



Botte e minacce al bracciante: “Non devi lasciare la stalla”
Il giovane indiano denuncia: “Dovevo ritirare il permesso di soggiorno” 


Guruseb Singh

07/10/2015
antonello giaimo
macello
La storia di Guruseb Singh è quella di un indiano 26 enne che da marzo dello scorso anno, in una stalla di Macello, nel pinerolese, munge due volte al giorno 120 mucche. Ha un contratto come bracciante agricolo, vive in un container collocato davanti alla stalla, non ha il gabinetto, deve usare quello dello stalla. E l’acqua gli arriva solo quando non serve per le mucche. In un anno e mezzo di lavoro, 10-12 ore al giorno, racconta di avere avuto solo un paio di giorni di riposo. Ma lui, un giovane dal carattere mite, come quello di tutti gli indiani che in Piemonte lavorano nelle stalle, ha sempre abbassato la testa, quei soldi, 800 euro al mese li mandava alla sua famiglia che vive in India. Ma poi la situazione è degenerata: «Mi trattavano in modo brusco e ostile».
Il permesso da ritirare
I rapporti si sono fatti tesi quando lui ha saputo che in questura era arrivato il permesso di soggiorno. Voleva andare a ritirare quel documento fondamentale per la sua permanenza in Italia, ma i suoi datori di lavoro, i fratelli Livio e Walter Rol, continuavano a non dargli il permesso di allontanarsi dalla stalla. «Poi - racconta il bracciante - mi avevano promesso che mi avrebbero accompagnato in auto martedì scorso. Ma così non è stato quel giorno si era finito di lavorare troppo tardi e gli uffici erano ormai chiusi». E proprio martedì il giorno del tracollo. C’è una discussione. Lui nella denuncia presentata alla Procura della Repubblica scrive: «Alle 16, 30 mentre mi trovavo nel container, il signor Livio Rol mi presentava due fogli bianchi e mi chiedeva, insistentemente, di apporvi una firma in calce. Io rifiutavo di sottoscrivere un foglio in bianco e gli chiedevo le ragioni di tale richiesta. Temevo che potesse essere utilizzato contro di me, magari per tacitare qualunque mia pretesa legata al rapporto di lavoro».
La lite e la fuga
. La situazione - stando al racconto del giovane indiano - sarebbe degenerata, i toni si sono alzati e dalle parole si sarebbe passato ai maltrattamenti da parte dei sui datori di lavoro. Lui è scappato, si è rifugiato in un maneggio poco distante, poi quanto ha incontrato una pattuglia di carabinieri ha detto che aveva avuto una lite con i fratelli Rol. Il giorno dopo è andato al pronto soccorso per farsi rilasciare un referto medico affermando di essere stato colpito con una chiave inglese, ma i medici non hanno riscontrato «tumefazioni evidenti».




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