Risposta a
Marcello Scipioni ed a Evaristo Agnelli
da parte
degli operai e degli impiegati della INNSE
Egregi signori
Ci è giunta
inaspettata ed inopportuna la vostra lettera aperta in una fase in cui la
controparte padronale ci perseguita con provvedimenti disciplinari, denunce,
guardie giurate che ci sorvegliano a vista mentre ci rechiamo a fare assemblea
nella sala della RSU, telecamere fuori e dentro l’officina.
Voi, che
dovreste difendere la nostra agibilità sindacale e la nostra incolumità di
lavoratori iscritti da decenni alla FIOM, condannate le nostre iniziative
sindacali, i nostri scioperi e le nostre assemblee dando di fatto, senza ombra
di dubbio, il via libera e la copertura alle azioni disciplinari che l’azienda
sta adottando nei nostri confronti. Una macchia nera nella storia della FIOM
che nessuno potrà più cancellare. Come al solito ognuno racconta la realtà come
meglio gli aggrada ma almeno accettiamo la salomonica sentenza che la verità
sta nel mezzo e precisiamo: dobbiamo fare una premessa, semplificando. Per
quanto cerchiate nella vostra lettera di aggirare, nascondere il problema
centrale della vicenda INNSE non ci costringerete al silenzio: il benvoluto
imprenditore ha avuto in regalo dal Comune tramite un giro di aree con AEDES,
30 mila metri di capannone a Lambrate con il preciso impegno di sviluppare la
fabbrica, di incrementare l’occupazione partendo dai 48 dipendenti. Eravamo
così nel 2009. Nessuno di questi patti è stato rispettato, l’officina sta
diventando un magazzino di macchine smontate, gli addetti sono oggi 27, quasi
tutti in cassa integrazione. Basterebbe solo vedere questa realtà per capire da
che parte sta la ragione. Che i soggetti di quella operazione del 2009 facciano
oggi finta di non ricordare, di non conoscerne bene i termini, che si passino
la palla da un ufficio ad un altro, non ci scoraggia. Ci sarà anche
un’autorità, che ad un certo punto, vorrà vederci chiaro e noi i “ terribili ”
lavoratori della INNSE saremo ben contenti di scoprire che a Milano si trovano
ancora funzionari galantuomini. Non è vero che la RSU si è sottratta al
confronto. Decine di riunioni si sono svolte in azienda, in Prefettura,
all’ARIFL. Noi abbiamo sempre cercato la strada di un accordo ma abbiamo
trovato una controparte che non ha fatto che ripetere: prendere o lasciare il
piano di risanamento. Sono dati di fatto che fu l’azienda a dire NO all’invito
del Prefetto di rinviare la sospensione della CIGS per permettere l’apertura di
una seria trattativa. La stessa FIOM Milanese denunciò questo atteggiamento
fino a dichiarare “ illegittima “ la sospensione in CIGS, dichiarazione
concordata con noi, che aprì la strada alla mobilitazione fin dal Marzo 2016.
L’azienda è rimasta sulle sue posizioni, quello che è cambiato e non si capisce
perché è l’atteggiamento dei dirigenti sindacali che oggi si schierano contro
di noi. Al MISE, è vero, è uscito un’ipotesi di verbale di accordo, ma il 12
Settembre fu bocciato all’unanimità dai lavoratori presenti con voto segreto.
Come sempre se i votanti non si esprimono come desiderano “i dirigenti” si
ventila una incapacità ad esprimere giudizi sensati, una mancanza di lucidità da
parte dei NO. Una moda che andrebbe condannata, se vale la tanto decantata
democrazia il voto va rispettato, massimo rispetto. Siamo però costretti a
spiegare in breve ciò che ci ha spinto a votare NO, anche se lo sa il mondo
intero, anche se lo abbiamo spiegato in assemblea prima del voto. Le ragioni le
conosce bene Scipioni ma forse le ha dimenticate, era invece assente
all’assemblea Agnelli ma a lui interessano poco le nostre argomentazioni, non
ce le ha mai chieste. L’accordo proposto aveva come presupposto l’accettazione
in blocco e senza riserve del piano di risanamento, ciò voleva dire
sottoscrivere lo smantellamento di 22 macchine utensili su 27. Lasciare
inutilizzato metà capannone ed attestarsi su un numero di addetti inferiore ad
una trentina. Certo è che di fronte ad uno scenario del genere le due macchine
utensili promesse ed ancora indefinite rappresentavano un ricatto per farci
mollare un parco macchine che solo quattro anni fa era per tutti di ottimo
livello tecnologico. Se avessero voluto impiantare nuove macchine veramente non
sarebbe certo mancato lo spazio. Le sette assunzioni si fondano su un altro
ricatto e lo sapete bene tutti, l’accordo recitava che sarebbero state avviate
a condizioni che coloro che potevano accedere alla pensione nel triennio
avrebbero dovuto sottoscrivere un accordo di uscita individuale. La
volontarietà della scelta era negata. Tutto diventa ridicolo se si pensa che
nel 2016 si sono dimessi 9 dipendenti e di questi 4 sono pensionati mentre gli
altri 5 sono giovani alesatori che di fronte alla CIGS hanno preferito trovarsi
un altro lavoro. L’azienda non ha fatto niente per trattenerli ed oggi racconta
ai quattro venti di nuove assunzioni, come si fa a prenderli in seria
considerazione? La INNSE non è una fabbrica a scadenza, ci interessa sapere
come prosegue se barcamenandosi fra CIGS e contratti di solidarietà decennali,
trasformando il capannone in un magazzino per macchine usate in vendita oppure
rimettere in moto una vera fabbrica per lavorazioni meccaniche medie e grandi. In
questi mesi sono state smontate sette dentatrici, addirittura più di quelle
previste nel piano, sono così obsolete, fuori mercato, che vengono smontate con
attenzione, numerate, chissà dove andranno a finire. I nostri dirigenti si
chiedono cosa vogliamo? La ripartenza della produzione alla INNSE, un
cronoprogramma della sostituzione dei macchinari in tempi certi e definiti, le
assunzioni di nuovi operai per reintegrare almeno il numero di quelli che in
questi anni sono andati via. Col permesso o senza il permesso dei dirigenti
Scipioni ed Agnelli continueremo a svolgere assemblee e scioperi per aprire una
vera trattativa. Loro cercano di impaurirci giurando che questa strada è
chiusa, che dobbiamo solo piegare la testa, non è nostro stile. Quante
fabbriche sono state chiuse con questo spauracchio nell’area milanese e
Scipioni lo sa bene, ma eviteremo di fare l’elenco. Siamo convinti però che
nella FIOM sono tanti quelli che non sono d’accordo a fare attorno a noi terra
bruciata, non sono disposti a darci in pasto alla repressione del padrone, (
perdonateci questo termine obsoleto), tanti che sanno bene che una cosa è il
confronto al nostro interno altra cosa è attaccare apertamente, tramite anche
qualche giornalista amico, gli operai in lotta. Operai che sono iscritti alla
FIOM da oltre 30anni, operai che nel 2009 hanno dato speranza a tanti operai
salvando la INNSE dalla chiusura. Chiediamo ai lavoratori, agli operai ed ai
militanti della FIOM di non lasciarci soli, di sostenerci, i dirigenti sindacali
passano, siamo noi che rimaniamo una vita in fabbrica a lottare per i nostri
diritti. La controparte non approfitti di queste nostre contraddizioni,
potrebbe essere un’arma a doppio taglio, è meglio per tutti sedersi attorno ad
un tavolo e riaprire una trattativa seria.
Firmato RSU
e lavoratori iscritti alla Fiom.
VINCENZO A.
BRAHIM B.
BRUNO B. IVAN B.
STEFANO
B.
FABIO B. FULVIO
B.
DARIO
C.
BRUNO C. DAMIANO C.
ROBERTO
F.
MAURIZIO G. ANDREA
G.
SERGIO G.
ROBERTO M. MASSIMO
M.
AGRON
M.
ANNA MARIA P. RAFFAELE P.
FELICE
P.
MARCO R. CLAUDIO T.
RENATO
V.
MARIO V.
GIANCARLO
Z. SAID Z.
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