Pirellone, licenziati gli
operatori del call center senza stipendio da mesi: "Puniti per lo
sciopero"
Si sono presentati al lavoro e hanno trovato i badge
disattivati, alcuni dopo 13 anni di lavoro. La Regione ha optato per la
disdetta in anticipo del servizio con la società per cui lavorano. Il
governatore aveva definito la loro situazione "inaccettabile" e
promesso una soluzione
06 febbraio
2017
Hanno
provato a entrare nell'ufficio che, fino allo scorso venerdì, era stato il
loro
luogo di lavoro abituale, per alcuni da 13 anni. Ma i loro badge erano
disattivati, mentre la vigilanza aveva ricevuto disposizioni di non farli
passare. Succede ai 18 lavori della società che si è occupata, finora, di
gestire il call center della
giunta della Regione Lombardia: gli addetti sono senza stipendio da quattro mesi. E,
adesso, anche senza lavoro: per questo, da stamattina sono in protesta davanti
al Pirellone. Per aprile, era previsto il passaggio del servizio dall'attuale
società che lo gestisce a un'altra, che ha vinto il nuovo appalto. "Ma la
Regione ha disdetto in anticipo il contratto con la vecchia società, dalla
quale i lavoratori sono dipendenti, alla fine della scorsa settimana. E adesso
i lavoratori sono letteralmente in mezzo a una strada: una decisione che
riteniamo possa essere stata causata anche dalla protesta e lo sciopero fatti
nelle ultime settimane", dice Adriano Gnani, della Uil.
Venerdì
scorso la Regione avrebbe inviato, ai responsabili della società per la quale i
18 operatori finora hanno lavorato, una comunicazione con cui si annunciava la
disdetta in anticipo del servizio, e il passaggio del call center alla gestione
della nuova società. Di qui, l'impossibilità oggi per i lavoratori di entrare
in ufficio e, nei fatti, il loro licenziamento. Arrivato nonostante lo scorso
gennaio, in occasione delle prime proteste fatte in seguito ai mancati
pagamenti degli stipendi, sul caso fosse intervenuto lo stesso governatore
Roberto Maroni. Definendo la situazione "inaccettabile", e
assicurando l'impegno di Palazzo Lombardia per risolvere la questione. Eppure.
I lavoratori
sono coloro che, finora, hanno risposto agli utenti che telefonano al numero
verde 800 318 318 o al centralino di Palazzo Lombardia, per avere
informazioni su bandi regionali, dote scuola e contributi per disoccupazione, o
per parlare con gli assessorati. Gli operatori, finora, sono stati
dipendenti della società Gepin Contact, che però non ha vinto il nuovo bando
fatto da Palazzo Lombardia per riassegnare il servizio a partire dalla
primavera. La nuova società che si occuperà del call center della giunta è
la Gpi, già gestore del call center sanitario lombardo che risponde da
Paternò, in Sicilia. "Il problema è che il passaggio di società e di
appalto previsto tra due mesi è stato accelerato negli ultimi giorni. E che la
Gpi non sembra intenzionata a riassorbire gli attuali lavoratori, come è emerso
già nel corso di un incontro all'Arifl, l'agenzia regionale per il lavoro -
dice Gnani della Uil - . Gli operatori, quindi, adesso si trovano di fronte
alla disoccupazione: hanno fatto 40 ore di sciopero nelle ultime due settimane.
L'impressione è che queste proteste possano aver accelerato la decisione della
Regione di disdire il contratto con la vecchia società, e passare direttamente
alla nuova".
Netta la replica di Palazzo Lombardia, che sottolinea come lo sciopero dei giorni scorsi abbia creato, in Lombardia, un "disservizio" ai cittadini. "Non abbiamo abbandonato i dipendenti di Gepin Contact - si legge in una nota - Vista però la delicata situazione posta in essere dall'azienda, si sta cercando di far fronte alla situazione per quanto è giuridicamente consentito. Regione Lombardia ha comunque subìto una forte penalizzazione nell'erogazione dei suoi servizi. Anche i cittadini hanno sopportato un disservizio dovuto alle agitazioni delle scorse settimane". La giunta Maroni, spiega ancora la Regione, ha disdetto in anticipo il contratto con la Gepin Contact, dalla quale dipendono gli operatori del call center rimasti a casa, poichè l'azienda ha presentato richiesta di concordato preventivo. Di qui, la decisione di far subentrare subito il nuovo gestore, Gpi, per "garantire la continuità dei servizi al cittadino". In ogni caso, assicurano dal Pirellone, la Regione starebbe cercando di "favorire" l'inserimento lavorativo dei 18 operatori storici. E avrebbe chiesto alla Gpi "i documenti (cedolini) attestanti gli importi non percepiti per procedere direttamente a liquidare gli stipendi ai dipendenti". |
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