Ilva - il ruolo ambiguo delle
procure di Milano e Taranto - incriminare per patteggiare. Questo è servire il
padrone e negare giustizia a operai e masse popolari
Che l'unica giustizia è quella proletaria e che solo
la rivoluzione e il potere operaio metterà fine in tutti sensi ai padroni
assassini, all'Ilva Taranto come in tutte le fabbriche e quartieri del
nostro paese lo sappiamo e per questo principalmente lavoriamo...
ma non possiamo neanche per un minuto accettare senza denunciare,
smascherare contrastare l'azione che si svolge attualmente nei
tribunali di Milano e Taranto, all'insegna dei patteggiamenti, accordi
segreti tra famiglia Riva, banche svizzere e paradisi fiscali, sotto la
regia del governo Renzi-Gentiloni - vero comitato d'affari della
borghesia - che mira a far pagare penalmente il meno possibile ai padroni
assassini, recuperare soldi per i nuovi padroni indiani-italiani che si
prenderanno l'Ilva e deludere le aspettative di giustizia,
risarcimenti, salute e sicurezza di operai e masse popolari.
Dentro e fuori il processo, dentro e fuori la fabbrica siamo impegnati a
contrastare con tutti i mezzi necessari questa azione
Slai Cobas per il sindacato di classe Taranto
slaicobasta@gmail.com
347-1102638
5 marzo 2017
proletari comunisti/PCm Italia
pcro.red@gmail.com
Ilva, procura
Milano chiede rinvio a giudizio dei fratelli Riva. Si ripunta al patteggiamento
3 marzo 2017
I pm di Milano Stefano Civardi e Mauro Clerici hanno chiesto quest’oggi il
rinvio a giudizio per Adriano, Fabio e Nicola Riva nel procedimento che prevede
i reati, a vario titolo, di bancarotta, truffa allo Stato e trasferimento
fittizio di valori per il crac della holding Riva FIRE, oggi Partecipazioni
Industriali spa, che controllava l’Ilva di Taranto. Ora i legali del collegio
difensivo, che hanno rinunciato al termine di 20 giorni dopo la chiusura delle
indagini (sarebbe scaduto la prossima settimana) per accelerare i tempi della
procedura, quasi certamente cercheranno di percorrere nuovamente la strada del
patteggiamento per i loro assistiti davanti al gup, in sede di
udienza preliminare, non ancora fissata. Lo scorso 17 febbraio come si
ricorderà, il gip Maria Vicidomini, in fase di indagini preliminari, aveva
respinto le richieste di patteggiamento dei tre indagati, che avevano avuto
l’ok dei pm della procura di Milano, valutando le pene concordate come troppo
basse (tra i 2 e i 5 anni). Lo stesso giudice, tra l’altro, aveva bocciato
anche l’intesa con cui i componenti della famiglia Riva, lo scorso dicembre,
avevano dato il loro assenso a far rientrare in Italia 1,33 miliardi di euro
sequestrati nel 2013 nel paradiso fiscale dell’isola britannica di Jersey, per
metterli a disposizione della bonifica ambientale dello stabilimento
tarantino.Lo scorso 17 febbraio, a tre giorni dal rigetto da parte del gip dei
patteggiamenti, la Procura aveva chiuso le indagini a carico dei tre imputati.
In particolare, Adriano Riva, fratello di Emilio, l’ex patron del colosso
siderurgico scomparso tre anni fa, è accusato di bancarotta, truffa allo Stato
e trasferimento fittizio di valori (davanti al gip aveva chiesto di patteggiare
2 anni e mezzo). Nicola Riva, invece, lui figlio di Emilio, risponde di
bancarotta e per lui era stato respinto un patteggiamento a 2 anni. Fabio Riva,
altro figlio di Emilio, è accusato anche lui di bancarotta, ma gli è stata già
inflitta una condanna in un procedimento ‘parallelo’ di 6 anni e puntava a
patteggiare 1 anno per il crac in continuazione con altri 4 anni di pena già
definitivi.
Il gip nel rigettare i patteggiamenti aveva scritto che le richieste “non
possono essere accolte per assoluta incongruità delle pene concordate (…) a
fronte dell’estrema gravità dei fatti contestati“. In merito all’intesa
raggiunta dai Riva sul rientro dei capitali sequestrati in Svizzera, il gip
invece l’aveva ritenuta soltanto una “bozza di transazione che raggruppa in
maniera generica una molteplicità di reciproche rinunce ad azioni esercitabili
in sede civile, amministrativa e penale e rischia di tradursi in una
sostanziale e totalizzante abdicazione (…) alla tutela di molteplici e
variegati interessi“. Ora in udienza preliminare le difese, con l’accordo
dei pm, potranno provare a presentare ancora istanze di patteggiamento,
ovviamente ‘ritoccate’ rispetto alle precedenti.
“Il Gruppo Riva ribadisce che rimane immutata la volontà di fattiva
collaborazione con le autorità giudiziarie di Milano e di Taranto e con il
Governo per la soluzione delle questioni riguardanti le problematiche Ilva“.
È quanto ha fatto sapere lo stesso gruppo con una nota ufficiale questa sera,
in merito alla richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Milano nei
confronti di Fabio, Nicola e Adriano Riva
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