Una grande vittoria, per Mariangela, per i lavoratori, per il sindacato.
Non era una vittoria facile e neanche scontata
quella di Mariangela. Con la sua caparbietà è riuscita ad avere ragione di una
macchinazione infernale orchestrata ai suoi danni. Ha dimostrato che il
suo licenziamento era frutto di prove inconsistenti, utilizzate dal
Fatebenefratelli solo per costruire e giustificare la sua espulsione dal lavoro.
Il riconoscimento dell’illegittimità del suo
licenziamento è arrivato dopo un’attesa durata oltre un anno, durante la quale
Mariangela, sostenuta a tutte le udienze dai suoi compagni di lavoro, non ha
accettato di piegarsi all’ingiustizia e alla prepotenza di chi l’aveva
cacciata, con l’etichetta infame di aver utilizzato pratiche vessatorie contro
una paziente.
Quelle accuse per il Giudice del lavoro di
Milano, che ha ordinato il suo immediato reintegro sul posto di lavoro,
condannando il Fatebenefratelli, sono risultate prive di senso, in
quanto fondate su dichiarazioni rilasciate da pazienti incapaci di intendere e
volere, prive non solo di riscontri oggettivi ma che alla luce dei fatti si
sono rivelate non vere. C’era bisogno dell’intervento di un Giudice per
comprenderlo?
Certamente no, avrebbe potuto e dovuto comprenderlo da
subito anche il Fatebenefratelli, ma evidentemente non ne aveva alcun
interesse. Questa occasione era troppo ghiotta per liberarsi di una
lavoratrice “ribelle” che ha sempre scelto di stare dalla
parte dei diritti dei lavoratori e dei pazienti opponendosi alle
ragioni di un’Amministrazione che in questi anni non ha mai smesso un attimo di
muoversi per sottrarre diritti ai lavoratori. Ma era anche un’imperdibile
opportunità per indicare perentoriamente a tutti i lavoratori del
Centro S. Ambrogio cosa deve aspettarsi chi non si piega al volere
dell’Amministrazione.
Del resto, era chiaro a tutti che nella strategia
del Fatebenefratelli la carota era stata dismessa da tempo e che il bastone era
diventato l’unico strumento per far valere le ragioni e gli interessi
aziendali. Con Mariangela però questa logica non ha pagato, neanche con il
licenziamento, che il Fatebenefratelli in Tribunale non è riuscito a rendere
giustificato e credibile.
I motivi della sentenza che impone il reintegro
di Mariangela parlano da soli e rimandano al mittente quelle “prove
consistenti” che dicevano di avere acquisito per giustificare
un provvedimento così grave e ingiustificato che ha penalizzato oltre
ogni misura Mariangela e la sua famiglia. Il Fatebenefratelli esce
pesantemente sbugiardato e scornato da quest’aggressione e noi
pensiamo che lo siano altrettanto anche coloro che hanno trovato comodo reagire
col silenzio all’ingiustizia di questo licenziamento. Ci riferiamo a quella pletora
di presunti difensori dei diritti dei lavoratori che hanno taciuto davanti ad
un provvedimento gravissimo che non ledeva solo i diritti di Mariangela ma
quella di tutti i lavoratori. Se la logica di questo licenziamento
avesse retto, qualsiasi operatore avrebbe potuto essere accusato dalla
Direzione – senza prove e senza possibilità di difendersi – utilizzando
unicamente i deliri dei pazienti.
La lotta di Mariangela è la nostra lotta:
la dignità non ha prezzo
Cernusco S/N
08.03.2017
COBAS FATEBENEFRATELLI
Nessun commento:
Posta un commento