Voucher la grande messinscena, nemmeno aboliti sono
già tornati
Che dietro l’abolizione dei voucher si celasse la più
colossale bufala dell’anno si era capito fin da subito. Un colpo di penna in
fretta e furia per evitare un referendum non nascondono la necessità (per loro)
di abbassare ancora il costo del lavoro, la voglia di averci flessibili e
sempre disponibili. E allora ieri il senatore Sacconi (presidente Commissione
lavoro del senato) ha pensato che non fosse il caso di lasciare l’Italia
neanche un momento senza i preziosi (per loro) voucher.
A poco ore “dall’abrogazione” dei buoni lavoro ha presentato un disegno di legge che li propone praticamente tali e quali. È fondamentale (per loro), dice il senatore, colmare il vuoto normativo lasciato dai voucher, non sia mai che la loro abolizione si possa effettivamente tradurre in maggiori tutele per i dipendenti. La proposta prevede la re-introduzione dei buoni per le prestazioni “saltuarie” mettendo un tetto di 2’000 euro l’anno e l’obbligo di dichiarazione 60 minuti prima dell’inizio della prestazione lavorativa (chi controllerà?) lasciando però la possibilità di usufruirne a tutti i soggetti dalle famiglie alle grandi aziende alle cooperative fino alla pubblica amministrazione.
Una
proposta insomma che non solo fa rientrare dalla finestra i voucher del jobs
act ma che prevede criteri ben meno restrittivi delle proposte di riforma
giudicate troppo “blande” e che avevano portato a decidere infine per
l’abolizione. Viene poi direttamente proposta la liberalizzazione dei contratti
a chiamata che diventa “lavoro intermittente semplificato” (per loro). Oggi si
tratta di una forma contrattuale che può essere applicata soltanto a fasce di
età “estreme” (lavoratori che hanno più di 55 anni o meno di 24 anni) e solo
all’interno di quanto previsto nei contratti collettivi nazionali. Limitazioni
che cadranno lasciando senza alcun paletto un lavoro già iper-precario. Che
cosa vuol dire (per loro) il DDL è Sacconi sembra abbastanza chiaro, lo sarà
anche per noi?A poco ore “dall’abrogazione” dei buoni lavoro ha presentato un disegno di legge che li propone praticamente tali e quali. È fondamentale (per loro), dice il senatore, colmare il vuoto normativo lasciato dai voucher, non sia mai che la loro abolizione si possa effettivamente tradurre in maggiori tutele per i dipendenti. La proposta prevede la re-introduzione dei buoni per le prestazioni “saltuarie” mettendo un tetto di 2’000 euro l’anno e l’obbligo di dichiarazione 60 minuti prima dell’inizio della prestazione lavorativa (chi controllerà?) lasciando però la possibilità di usufruirne a tutti i soggetti dalle famiglie alle grandi aziende alle cooperative fino alla pubblica amministrazione.
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