Poche righe messe giù a caldo e fatte circolare
in queste ore. Quando siamo andati a Roma per il presidio del 18 gennaio scorso
al “Palazzaccio” (palazzo della Corte di Cassazione), “Loro” avevano già
deciso. Al danno per un "risultato" di un così basso profilo, la
ridicola beffa della messa inscena.
Buona giornata, Riccardo Antonini
Il ricorso presentato oltre due anni fa, dai miei
avvocati in Cassazione, è stato rigettato per “infedeltà” a
Moretti/Elia&company. Con 7 paginette scarne e striminzite è stata
confermata la sentenza di 1° grado del 4 giugno 2013. I signori (o lorsignori,
come avrebbe scritto Fortebraccio) Vincenzo Di Cerbo (presidente),
Giuseppe Bronzini, Antonio Manna, Federico Balestrieri, Federico De Gregorio
(consiglieri) della Corte Suprema (suprema? Mah!) di Cassazione, Sezione
Lavoro, e prima di loro i sigg. Luigi Nannipieri di Lucca e Giovanni Bronzini
(presidente), Gaetano Schiavone e Simonetta Liscio (consiglieri) della Corte
d'Appello di Firenze, hanno (ri)prodotto la sentenza-d'inchino di 1° grado. La
fotocopia ridotta e scarnificata di quella del dottor Nannipieri, giudice del
lavoro di Lucca.
Non hanno aggiunto niente di più e niente altro: il ricorso è stato rigettato in quanto “improcedibile” e “inammissibile”. L'udienza si è tenuta il 18 gennaio scorso al 4° piano del "palazzaccio", nel mezzo di altre ventisei (26!) udienze della durata di pochi minuti ciascuna. Da catena di montaggio … Lo stesso giorno, 18 gennaio 2017, hanno (o avevano già) emesso la sentenza, che riporta la stessa data. Definirla una farsa (nel merito e nel metodo) è accreditarla di un complimento che, ovviamente, non merita.
Tra le 7 paginette si legge: “ … emerge che il ricorrente aveva più volte sostenuto … la responsabilità della società e dei suoi vertici per aver cagionato il disastro ferroviario di Viareggio ...”.
Una verità già scritta e scolpita nel corso di questi anni che gli stessi giudici del Tribunale di Lucca hanno emesso con il dispositivo del 31 gennaio 2017 a 7 anni e mezzo dalla strage ferroviaria.
Se questi signori, da Lucca a Firenze fino a Roma, sono soliti trattare a questa maniera gli esseri umani, è bene che nel prossimo futuro siano destinati ad occuparsi di ben altro, possibilmente di cose, oggetti o merci. Il danno ed i costi sarebbero utilmente minori.
Gasparazzo ebbe a dire: “Ma non finisce qui”.
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