Almaviva - lavoratori e lavoratrici vincono il
ricorso, ma i padroni non ci vogliono stare!
Smentiti padroni - ministeri Calenda e Bellanova -
sindacati confederali
I
licenziamenti decisi un anno fa dalla società AlmavivaContact sono illegittimi.
A deciderlo
è stato il giudice del Lavoro di Roma ha condannato la società dei call center
a reintegrare 153 lavoratori e a corrispondere loro, a titolo di
risarcimento danni, gli stipendi maturati dal giorno del licenziamento avvenuto
a dicembre dello scorso anno.
La scelta di
licenziare 1.666 persone si legge nella sentenza “si risolve in una vera e
propria illegittima discriminazione: chi non accetta di vedersi abbattere la
retribuzione (a parità di orario e di mansioni) e lo stesso tfr, in spregio”
alle norme del codice civile e
costituzionali “ancora vigenti, viene licenziato e chi accetta viene invece salvato”. “Un messaggio davvero inquietante anche per il futuro – sottolinea il giudice Umberto Buonassisi – e che si traduce comunque in una condotta illegittima”.
costituzionali “ancora vigenti, viene licenziato e chi accetta viene invece salvato”. “Un messaggio davvero inquietante anche per il futuro – sottolinea il giudice Umberto Buonassisi – e che si traduce comunque in una condotta illegittima”.
Nella
sentenza viene attribuito “valore decisivo ai fini della scelta dei lavoratori
da licenziare, pur se tramite lo schermo dell’accordo sindacale, ad un fattore
(il maggiore costo del personale di una certa sede rispetto ad altre) che per legge
è invece del tutto irrilevante a questo fine”. Il riferimento è all’accordo
sindacale per una riduzione salariale che fu sottoscritto dai lavoratori delle
altre sedi, ma non da quelli di Roma. Ma “Almaviva, nell’ambito di una
procedura collettiva e non individuale, poteva forse legittimamente proporre ai
lavoratori di rinunciare a parte dei loro diritti ‘economici’, pur trattandosi
di diritti ‘minimi’, senza per questo commettere alcuna estorsione: quello che
invece non poteva fare è licenziare, a seguito di accordi con alcuni in danno
di altri”, “solo ed esclusivamente quelli che non l’avevano accettata”.
Il caso
della Almaviva è stato uno dei più grandi licenziamenti collettivi degli ultimi
anni. Tutti i 1.666 lavoratori della sede di Roma vennero licenziati per aver
respinto un accordo che tagliava i salari, un accordo infame avallato dal
Ministero del Lavoro nelle persone del ministro Calenda e del sottosgretario
Bellanova che – in concerto con Cgil Cisl Uil – per tutta la notte fecero
pressioni sui delegati della Rsu affinchè firmassero la riduzione di salario
accettata dai colleghi napoletani.
La sentenza
di ieri riguarda però solo i 153 lavoratori che avevano fatto ricorso, ma per
il 15 dicembre è attesa un’altra sentenza per altre cento lavoratori. Era stato
invece negativo l’esito di altri cinque ricorsi, che facevano leva su questioni
diverse da quelle prese ora in considerazione e non sollevavano il tema della
discriminazione.
La società
AlmavivaContact in un comunicato ha fatto sapere che “mantenendo ferma la
convinzione del proprio corretto operato, darà ovviamente attuazione
all’ordinanza – riammettendo i lavoratori presso le sedi disponibili, tenendo
conto che il sito operativo di Roma è chiuso – ma la impugnerà immediatamente,
al fine di revocarne gli effetti in tempi brevi”
Aggiornamento: l’azienda ha inviato una raccomandata ai 153 lavoratori
reintegrati con l’indicazione di presentarsi a Catania (sic) il 25 novembre
senza rispettare preavviso e discussione con sindacati prevista da contratto
da contropiano
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