Nella triste
vicenda di Antonio Mingolla, l’operaio dell’appalto ILVA che perse la vita
nell’aprile del 2006 mentre operava nel collettore principale di distribuzione
del gas AFO nella batteria della centrale termoelettrica CET 1 dell’ILVA, si
apre un barlume di giustizia.
Ieri,
infatti, si è concluso il processo di appello avverso la sentenza di primo
grado del Tribunale di Taranto, giudice monocratico De Michele, e che aveva
condannato Alfredo De Lucreziis, Antonio Assentato, Pietro Mantovani, Angelo
Lalinga, Mario Abbattista, Francesco Ventruto, a pene variabili dai due anni ai
due anni e sei mesi. Nella lettura del dispositivo della sentenza gli imputati
sono stati condannati in solido tra loro al risarcimento del danno in favore
dell’ANMIL, costituitasi parte civile per mezzo dell’avv. Maria Luigia Tritto.
“Quel
risarcimento ci consente di perpetuare il ricordo di Antonio Mingolla, e di
altre vittime come lui, e soprattutto di tornare nei luoghi di lavoro e nelle
scuole, continuando a fare prevenzione, parlando di sicurezza nei luoghi di
lavoro – commenta
Emidio Deandri, presidente dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del
Lavoro di Taranto – Per questo istruiremo anche corsi di aggiornamento
dedicati a tutti quei lavoratori esposti al pericolo”.
“Una sentenza ‘storica’ per l’ANMIL – dice ancora Deandri – perché per la prima volta in un processo scaturito da una grave vicenda come quella di questo lavoratore, la richiesta di costituzione di parte civile è stata accolta”.
“Una sentenza ‘storica’ per l’ANMIL – dice ancora Deandri – perché per la prima volta in un processo scaturito da una grave vicenda come quella di questo lavoratore, la richiesta di costituzione di parte civile è stata accolta”.
I Giudici
della Corte d’Appello di Lecce sez. distaccata di Taranto, presidente Antonio
del Coco a latere Michele Campanale e Luciano Cavallone, hanno riformato
parzialmente la sentenza di primo grado relativamente a Pietro Mantovani la cui
condanna, riconosciute le circostanze generiche equivalenti alle aggravanti
contestate, è stata ridotta a due anni di reclusione, pena sospesa; è stata
inoltre dichiarata l’improcedibilità dell’azione civile avverso Ilva s.pa.. Per
il resto la sentenza di prime cure è stata confermata con condanna degli
imputati al pagamento delle spese in favore delle costituite
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