COMUNICATO
STAMPA: CHIAREZZA E DETERMINAZIONE AL PROCESSO SOLVAY DI SPINETTA MARENGO
La
dottoressa Nuccio, Procuratore Generale della Corte d’Assise d’Appello del
Tribunale di Torino, ha richiesto le pene per gli imputati della Solvay, la
grande azienda chimica della provincia di Alessandria. Pene pesanti,
commisurate alla gravità dei reati: avvelenamento doloso delle acque ex
articolo 439 Codice penale.. Così ha richiesto la Procura Generale per gli ex
amministratori: Cogliati, De Laquiche e Joris, 17 anni di reclusione; Carminati
16 anni; Guarracino, Boncoraglio e Canti 15 anni.
Nel processo di primo grado davanti alla Corte d’Assise di Alessandria i delitti erano stati
riconosciuti come colposi; le pene comminate relativamente lievi. Ora vi è stato un rovesciamento: le accuse sono state per reati dolosi, e le pene conseguenti.
Il Pubblico Ministero Riccardo Ghio aveva anteposto Appello contestando in parte la sentenza di primo grado che aveva riqualificato il reato di avvelenamento doloso delle acque in disastro ambientale innominato colposo. Il Procuratore Generale della Corte d’Assise d’Appello di Torino ha completato il quadro con una precisa e puntuale requisitoria dimostrando documentalmente la gravità dei fatti:
– gli
imputati erano a conoscenza dell’inquinamento ambientale provocato dagli
sversamenti della fabbrica e nessuna azione è stata predisposta tempestivamente
per contenere le conseguenze dannose;
– nelle
acque sotterranee erano presenti sostanze tossiche e cancerogene (cromo
esavalente, solventi clorurati, tetracloruro di carbonio, metalli pesanti ed
altro ancora);
– gli imputati avevano tenuto sotto silenzio i dati delle indagini degli enti di controllo (NOE e ARPA) e non avevano considerato le ordinanze sindacali;
– i lavoratori e i cittadini erano in condizione di pericolo e diversi di questi avevano subito danni gravi alla salute fino al decesso.
– gli imputati avevano tenuto sotto silenzio i dati delle indagini degli enti di controllo (NOE e ARPA) e non avevano considerato le ordinanze sindacali;
– i lavoratori e i cittadini erano in condizione di pericolo e diversi di questi avevano subito danni gravi alla salute fino al decesso.
Precisa
e circostanziata è stata l’avvocato Laura Mara a difesa delle parti civili
(Medicina Democratica) e di singole persone esposte e danneggiate durante la
sua lunga discussione finale, terminata con il deposito di una corposa memoria.
Ha ripercorso il processo di primo grado, mostrando i limiti della prima
sentenza oltre che l’infondatezza degli appelli degli avvocati di parte
Ausimont/Solvay. Ha ripreso le conclusioni tecniche dei consulenti di Medicina
Democratica, Baraldi, Mara, Thieme. Ha spiegato il significato dei valori
limite (TLV) stabiliti per le sostanze riscontrate nelle acque di falda
superficiale e profonda presso il sito Ausimont-Solvay di Spinetta Marengo e
nei terreni limitrofi, valori che costituiscono un segnale di pericolo, ma che non
garantiscono la salute degli esposti anche se non superati. Si tratta infatti
di cancerogeni completi per l’uomo, come riconosciuto dalla IARC già nel 1990 e
reiterato nella sua Monografia numero 100 del 2012, che ha classificato il
Cromo VI nel Gruppo I. Per Ausimont prima e Solvay poi, il loro superamento,
addirittura dell’ordine di decine di volte, non costituiva un’emergenza tale da
adottare provvedimenti contingenti. Le pene richieste dal Procuratore Generale
e dal Pubblico Ministero Riccardo Ghio sono da considerarsi dure ma equilibrate
stante la gravità del reato commesso dagli imputati. Il processo continuerà con
le arringhe delle difese degli imputati sino alla sua fase conclusiva prevista
per la fine di Aprile di quest’anno. Medicina Democratica continuerà con
impegno e rigore per ottenere giustizia e verità.
(*)
responsabile delle vertenze giudiziarie di Medicina Democratica
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