Notizie, di stamattina, sull'infortunio di ieri
all'Ilva
Da un operaio del reparto Ome-Mua, dove lavora Antonio Losavio,
aggiornamenti dell’infortunio di ieri pomeriggio all’Ilva:
“E' stato
posto sotto sequestro il tornio, il mandrino dove Antonio è rimasto impigliato
con la mano e anche i due quadri elettrici dove c'è l'alimentatore del tornio e
il pulsante per fermarlo. Sembrerebbe che Antonio non rischia di perdere la
mano o alcune dita, e che nell'infortunio si siano strappati tendini e nervi ma
si sarebbero potuti "ricucire" . Stamattina vari colleghi del reparto
di Antonio sono andati nel luogo dell'infortunio, discussioni sulle condizioni
in cui si è costretto a lavorare.
Nessun sindacalista finora si è visto”.
Nessun sindacalista finora si è visto”.
Lo Slai Cobas nell’augurare ad Antonio Losavio che effettivamente
possa recuperare in pieno la mano, denuncia come siano le condizioni di rischio
costante in cui gli operai devono lavorare a provocare questo nuovo infortunio.
Dalle “ordinarie” condizioni di insicurezza (in questo caso sembrerebbe che la causa
iniziale sia stata la pedana in legno su cui l’operaio sarebbe scivolato
impregnata di umido e olio – ma poi neanche è scattato subito il blocco
del tornio), alle grandi, gli operai lavorano come in una “roullette russa”. E,
ancora di più nella situazione attuale di “passaggio” la direzione
commissariale dell’Ilva non spende soldi, non fa interventi per la manutenzione
ordinaria. Mentre a Roma si rinvia tutto a dopo elezioni, gli operai prima,
durante e dopo continuano a rischiare gravi invalidità o addirittura la vita. Questo
non può essere! E siccome il sindacato manca all’Ilva, sono gli operai che
devono, prima che succeda un infortunio, imporre la manutenzione.
SLAI COBAS
per il sindacato di classe – Ilva
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