Padova,
produzione ferma alle Acciaierie Venete dopo l’incidente con l’acciaio fuso.
Azienda: ‘350 operai in cassa integrazione’
Lo stabilimento di riviera Francia è sotto sequestro
dal giorno dell'incidente, provocato dalla caduta di una "cesta", contenente
circa 90 tonnellate di acciaio incandescente, che ha ferito gravemente quattro
operai, due dei quali ricoverati ancora in condizioni critiche. Lunedì la
comunicazione ai sindacati della richiesta che verrà avanzata. Fiom-Cgil:
"Una soluzione che rifiutiamo, venerdì in assemblea"
Cassa integrazione per 350 lavoratori su cinquecento. È
questo lo scenario che Acciaierie Venete, l’azienda in cui domenica
13 maggio una siviera con acciaio fuso si è staccata travolgendo 4
operai, ha prospettato ai sindacati in un incontro avuto lunedì
pomeriggio.
“Una soluzione che noi rifiutiamo e per questo motivo venerdì ci
riuniremo in assemblea”, ha spiegato dopo cinque ore di faccia a faccia con i
vertici il segretario della Fiom-Cgil di Padova, Loris Scarpa.
Parole che lasciano presagire un lungo braccio di ferro con
l’acciaieria. Lo
stabilimento di riviera Francia, a Padova, è sotto sequestro dal giorno
dell’incidente, provocato
dalla caduta di una “cesta”, contenente circa 90 tonnellate di acciaio
incandescente, che ha ferito gravemente quattro operai, due
dei quali sono ancora ricoverati nei reparti grandi ustionati di Padova
e Cesena in condizioni critiche: due, i più gravi, erano dipendenti
diretti; gli altri della Hamaya Tech, ditta che lavora in appalto
all’interno del siderurgico. Da una settimana quindi la produzione è ferma e la procura di
Padova – che
nel frattempo ha iscritto nel registro degli indagati 7 persone tra
rappresentanti legali dell’azienda e della ditta Danieli, produttrice
del perno che sosteneva la siviera e che ha ceduto – non ha ancora restituito alla
proprietà l’area del forno elettrico, indispensabile per il
funzionamento dello stabilimento. Da qui, la mossa delle Acciaierie Venete che
avrà ripercussioni economiche sugli operai. I feriti – due italiani,
uno dei quali di origine francese, un romeno e un moldavo –
hanno un’età compresa tra i 35 e i 44 anni.
Le situazioni più delicate restano quelle di Marian Bratu e del
moldavo Sergiu Todita che hanno riportato ustioni su tutto il
corpo. Sono migliorate invece le condizioni di Simone Vivian, nato
a Dolo ma residente a Vigonovo, dimesso con una prognosi di 15 giorni. Serio
viene giudicato, invece, il quadro clinico di David Federic Di Natale,
che ha riportato ustioni su diverse parti del corpo. Il suo avvocato Paolo
Dalla Vecchia, lunedì, ha spiegato a Padova Oggi che “a più di
una settimana dall’accaduto, la moglie non ha neppure ricevuto una
telefonata” dalla ditta di cui è dipendente né da Acciaierie Venete. Il
legale ha aggiunto che le gambe “sono state investite dal calore, la situazione
è molto seria” e Di Natale “ha subito diversi interventi chirurgici ma non è
più in pericolo di vita, i medici stanno cercando di staccargli delle parti
di tuta e metallo fuso che sono ancora appiccicate alla sua pelle”.
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