Pubblichiamo una presa di posizione della USB - che condividiamo
Slai Cobas per il sindacato di classe - coordinamento nazionale
In Francia i
ferrovieri hanno convocato scioperi articolati fino a giugno. In Italia
vogliono impedire qualsiasi sciopero nei trasporti. Eppure sono due paesi
“europei” che si vantano in giro per l’uguaglianza e i diritti tra i propri
cittadini. Nel nostro paese solo il fascismo arrivò a varare una legge che non
consentiva lo sciopero e consegnava la rappresentanza dei lavoratori al
sindacato unico fascista. Oggi i tecnocrati della Commissione di Garanzia non
hanno la camicia nera e il fez ma giacca e cravatta, ma stanno producendo gli
stessi effetti e animano lo stesso “spirito” dell’epoca.
Con un nuovo
colpo di mano la Commissione di Garanzia di fatto cancella il diritto di
sciopero nel Trasporto Pubblico Locale. Come se non bastassero le attuali
regole, che già oggi prevedevano periodi in cui non si poteva scioperare nel
TPL (periodi di Agosto, Natale, Pasqua ecc.), le fasce di garanzia durante le
quali i lavoratori devono assicurare il servizio, la possibilità di poter fare
il primo sciopero di sole 4 ore e solo successivamente poterne fare uno di 24
ore, della cosiddetta rarefazione oggettiva, ossia l’arco temporale di 10
giorni prima e di 10 giorni dopo in cui vi sia stato uno sciopero nel settore,
durante i quali non si può scioperare, oggi la Commissione di garanzia decreta
che questa franchigia è elevata a 20 giorni prima e 20 giorni dopo. Di fatto,
seguendo queste norme, se va bene, ai lavoratori del TPL restano praticabili
una decina di giorni l’anno in cui poter effettuare uno sciopero, lottando con
il calendario e con la Commissione. Questo vuol dire che, anche in caso di
gravissime motivazioni che necessiterebbero di una risposta immediata, i
lavoratori potrebbero scioperare solo dopo 20 giorni, per lo sciopero di 4 ore,
poi aspettare alcuni giorni prima di poter proclamare quello di 8 ore che a sua
volta potrà essere effettuato solo dopo altri 20 giorni.
La nuova regolamentazione, in materia dell’esercizio del diritto di sciopero nel Trasporto Pubblico Locale, emanata dalla Commissione di Garanzia, azzera quindi la possibilità di sciopero per tutti i lavoratori e le lavoratrici del settore. È evidente che, complessivamente e ormai da molto tempo, il sistema che governa realmente i processi economici stia tentando di ridurre drasticamente qualsiasi forma di conflitto sociale, spesso giocando mediaticamente e strumentalmente su luoghi comuni e generalizzazioni ormai inculcate in gran parte della popolazione, nel lessico e nel pensiero comune che in questa fase storica del paese sembra aver vinto, anche culturalmente. Con questa regolamentazione la Commissione di Garanzia vuole fermare le lotte praticate in questi anni dai lavoratori del Trasporto Pubblico Locale, costretti a scioperare per rivendicare il salario, spesso non corrisposto dalle aziende, per avere autobus funzionanti e a norma, per la difesa della salute e per la sicurezza, per un vero servizio pubblico rivolto agli utenti, vere vittime, insieme ai lavoratori, della privatizazione del servizio pubblico. Ciò che a noi appare gravissimo è che i tre fondamentali poteri dello Stato, quello esecutivo, quello legislativo e quello giudiziario, sembrano tutti concentrati in un attacco ai lavoratori e al diritto di sciopero. Chi adoperandosi in provvedimenti e iniziative sempre più restrittive rispetto al diritto del lavoro e al diritto di sciopero. Chi legiferando le normative antisciopero e al tempo stesso sottraendosi però dall’obbligo di decidere su una legge democratica sulla rappresentanza. Chi giudicando troppo spesso in modo approssimativo, riprendendo pedissequamente le decisioni e le posizioni della Commissione di garanzia che di fatto è diventata la detentrice e l’interprete unica di una legge che dalla sua nascita è stata ancor più appesantita e peggiorata. Siamo al paradosso che una commissione tecnica, la Commissione di Garanzia per il diritto di sciopero, che dovrebbe svolgere semplicemente il compito di evitare che vi siano abusi da parte delle aziende e dei lavoratori in tema di esercizio del diritto di sciopero, si sostituisca al Parlamento con sistematiche modifiche di una legge dello Stato, la 146 del 1992, e che lo faccia sempre e solo nei confronti dei lavoratori, infischiandosene del fatto che gli scioperi vengono sempre proclamati perché le aziende non rispettano i contratti, la sicurezza ecc. Queste ulteriori restrizioni al diritto di sciopero hanno però una motivazione concreta, ossia impedire che i lavoratori possano reagire alle privatizzazioni selvagge che producono solo disservizi per l’utenza, peggioramento delle condizioni economiche e lavorative per gli addetti, maggiori costi per lo Stato e le casse pubbliche e, al tempo stesso, accumulazione di ricchezza da parte delle società che prendono i servizi in appalto.
La nuova regolamentazione, in materia dell’esercizio del diritto di sciopero nel Trasporto Pubblico Locale, emanata dalla Commissione di Garanzia, azzera quindi la possibilità di sciopero per tutti i lavoratori e le lavoratrici del settore. È evidente che, complessivamente e ormai da molto tempo, il sistema che governa realmente i processi economici stia tentando di ridurre drasticamente qualsiasi forma di conflitto sociale, spesso giocando mediaticamente e strumentalmente su luoghi comuni e generalizzazioni ormai inculcate in gran parte della popolazione, nel lessico e nel pensiero comune che in questa fase storica del paese sembra aver vinto, anche culturalmente. Con questa regolamentazione la Commissione di Garanzia vuole fermare le lotte praticate in questi anni dai lavoratori del Trasporto Pubblico Locale, costretti a scioperare per rivendicare il salario, spesso non corrisposto dalle aziende, per avere autobus funzionanti e a norma, per la difesa della salute e per la sicurezza, per un vero servizio pubblico rivolto agli utenti, vere vittime, insieme ai lavoratori, della privatizazione del servizio pubblico. Ciò che a noi appare gravissimo è che i tre fondamentali poteri dello Stato, quello esecutivo, quello legislativo e quello giudiziario, sembrano tutti concentrati in un attacco ai lavoratori e al diritto di sciopero. Chi adoperandosi in provvedimenti e iniziative sempre più restrittive rispetto al diritto del lavoro e al diritto di sciopero. Chi legiferando le normative antisciopero e al tempo stesso sottraendosi però dall’obbligo di decidere su una legge democratica sulla rappresentanza. Chi giudicando troppo spesso in modo approssimativo, riprendendo pedissequamente le decisioni e le posizioni della Commissione di garanzia che di fatto è diventata la detentrice e l’interprete unica di una legge che dalla sua nascita è stata ancor più appesantita e peggiorata. Siamo al paradosso che una commissione tecnica, la Commissione di Garanzia per il diritto di sciopero, che dovrebbe svolgere semplicemente il compito di evitare che vi siano abusi da parte delle aziende e dei lavoratori in tema di esercizio del diritto di sciopero, si sostituisca al Parlamento con sistematiche modifiche di una legge dello Stato, la 146 del 1992, e che lo faccia sempre e solo nei confronti dei lavoratori, infischiandosene del fatto che gli scioperi vengono sempre proclamati perché le aziende non rispettano i contratti, la sicurezza ecc. Queste ulteriori restrizioni al diritto di sciopero hanno però una motivazione concreta, ossia impedire che i lavoratori possano reagire alle privatizzazioni selvagge che producono solo disservizi per l’utenza, peggioramento delle condizioni economiche e lavorative per gli addetti, maggiori costi per lo Stato e le casse pubbliche e, al tempo stesso, accumulazione di ricchezza da parte delle società che prendono i servizi in appalto.
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