Il
lavoro in galera
La
ministra della funzione pubblica Bongiorno, che ha come massimo
lustro della sua carriera l’assoluzione per prescrizione
di Andreotti, ha proposto la schedatura dei dipendenti pubblici, con
impronte digitali e biometriche. Come i rom e i sinti, che devono
essere censiti perché rubacchiano, i pubblici devono essere
controllati come in un carcere, perché tra di essi si annidano i
furbetti del cartellino.
È
la società del sospetto del sopruso e della ferocia che mette tutto
il lavoro in galera, senza distinzioni tra padrone pubblico e padrone
privato. La maestra Flavia Cassaro di Torino, che dopo essere stata
sottoposta alle cure degli idranti e delle cariche della polizia ha
inveito contro di essa, è stata licenziata. Da tutte le scuole del
Regno verrebbe da dire. L’operaio Mimmo
Mignano,
che insieme a altri quattro compagni ha protestato contro i suicidi
dei lavoratori FIAT emarginati e bullizzati dall’azienda, ha visto
il licenziamento confermato dalla Cassazione. E ora padrone e giudici
vogliono indietro gli stipendi che gli operai hanno ricevuto.
La
ferocia quotidiana del potere non colpisce solo poveri e migranti, ma
sempre di più anche quel mondo del lavoro che una volta aveva
diritti e potere. Anzi si può tranquillamente affermare che la
violenza economica e di stato contro gli ultimi, costituisce solo la
leva per colpire i penultimi. È la schiavitù che avanza, presentata
sempre come necessità oggettiva, banale persino, di affermare
regole. Bongiorno, Salvini e Marchionne vogliono tutti affermare lo
stesso principio: ordine e disciplina per Dio! Naturalmente il potere
autoritario che toglie ogni libertà al lavoro ha anche le sue
preferenze ed i suoi protetti. Il carabiniere che ha detto la verità
sui suoi colleghi responsabili della morte Cucchi è perseguitato dai
vertici dell’Arma, mentre gli autori del crimine sono ancora tutti
al lavoro. Ricchi e potenti sono blanditi, oggetto di regali, assolti
preventivamente. Il potere autoritario in Italia ha sempre i tratti
del potere mafioso. Che non a caso è scomparso dai proclami legge ed
ordine di Salvini e compagnia. Ogni giorno che passa veniamo abituati
a considerare normale qualche orrore in più, dopo le impronte
digitali ci potrebbero essere magari le tute arancioni per chi viola
le regole, naturalmente solo per poterli distinguere, che diamine.I governi precedenti nel nome del mercato hanno distrutto i diritti e il senso stesso della dignità del lavoro. Quello attuale su queste macerie vuole ricostruire il potere dell’autorità sulle persone, di ogni autorità, pubblica o privata che sia. È come se ci sia stata una divisione dei compiti. Uno ha distrutto in basso, l’altro ricostruisce in alto. Tra governi vecchi e governo nuovo si passa il testimone di un potere ogni giorno più feroce.
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