Aggiungiamo
inoltre che prima dell'assegnazione definitiva dell'ILVA alla AM
Emiliano
e i suoi amici di allora, USB e parte degli ambientalisti - lo stesso
M5S, hanno fortemente sostenuto che la cordata Jindal/Arvedi/Cassa
depositi e prestiti era migliore di AM!
Jindal
a Piombino: un padre-padrone che non ammette critiche
Associazione
Coordinamento Art. 1 – Camping CIG
13/10/2018
L’immagine
della “grande famiglia” tanto cara al nuovo signore di Piombino,
mister Jindal,
mostra già le prime grandi crepe. Il Pater
familias
si dimostra per quello che è: un Padre-Padrone
di tipo autoritario e che non sopporta critiche. Nella SUA
fabbrica non c’è spazio per gli “sprechi”. Le norme igieniche
sono uno spreco, a cui mettere mano solo dopo che si saranno
realizzati profitti; ed ecco i lavoratori obbligati a lavarsi e
cambiarsi in ambienti fatiscenti, nei quali si annidano virus e
batteri non chiaramente identificati: siamo sicuri si tratti di
legionella
(comunque potenzialmente mortale) e non di altri peggiori in termini
di estensione del contagio? Non abbiamo informazioni sull’attività
(dovuta) dei servizi della Asl: è stata effettuata un’indagine
indipendente? Con quali risultati?
E se l’Asl non è intervenuta,
cosa aspettano i sindacati a richiederla? Tanto più che ci sono
lavoratori che sono rimasti infettati da punture di insetti.
Questa
è la situazione nella quale operano i lavoratori riammessi in
fabbrica: in barba ad ogni accordo, contratto, legge che stabilisce
l’orario giornaliero, si esige che i lavoratori facciano ogni
giorno un’ora di straordinario non retribuito!
Questo significa pretendere che l’ingresso in
fabbrica avvenga almeno mezz’ora prima e l’uscita almeno mezz’ora dopo il normale orario. Ricordiamo che alla Lucchini venivi richiamato se timbravi mezz’ora dopo l’orario di uscita, perché l’azienda non voleva incorrere in sanzioni. Questo nuovo padrone, consapevole del suo potere, se ne frega tranquillamente.
fabbrica avvenga almeno mezz’ora prima e l’uscita almeno mezz’ora dopo il normale orario. Ricordiamo che alla Lucchini venivi richiamato se timbravi mezz’ora dopo l’orario di uscita, perché l’azienda non voleva incorrere in sanzioni. Questo nuovo padrone, consapevole del suo potere, se ne frega tranquillamente.
Secondo
radio-fabbrica
si
sarebbe poi introdotto il “minutaggio”, cioè il controllo sui
tempi considerati passivi nel ciclo, come ad esempio i tempi
necessari per salire e scendere dalle gru, transitare da una zona
all’altra, chiamare un pezzo dopo l’altro. Se tutto questo
risultasse vero, comporterebbe un forte aumento dei ritmi ed un forte
aumento dello stress, due indici significativi di rischio; l’assenza
di report numericamente significativi di infortuni potrebbe far
pensare (male, ma a volte ci si azzecca…) che i lavoratori, per
paura o sotto minaccia, non li denuncino.
L’ultimo
(e più significativo) segnale del peggioramento generale del clima
sotto Jindal viene dal rapporto con i sindacati. Oggi come oggi, i
sindacati (tutti, e in ordine sparso) richiedono timidamente un
incontro o vengono bruscamente convocati per ricevere informazioni.
Mai per concordare strategie produttive, parlare di condizioni di
lavoro, di assunzioni o riduzioni di organico. Significativo
l’andamento della vicenda dei lavoratori richiamati per eseguire
interventi di restyling
(?)
e poi, contraddicendo anche le informazioni sui numeri e sui tempi,
rinviati a casa dopo pochissimi giorni. Non vale neanche più la
strategia della concertazione o della cogestione. Come Jindal ha
preteso venisse scritto su quel verbale che è divenuto poi accordo
riportato pure nell’accordo di programma, lui vuole il “supporto”
totale dei sindacati (e per conseguenza dei lavoratori), senza
discussioni o proteste.
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