Ieri c’è stato uno sciopero in Poste Italiane proclamato in modo
unitario dalle sigle sindacali di base
(Si
Cobas Poste, Slg cub, Cub Poste, Confederazione Cobas Poste), uno
sciopero riuscito discretamente, anche se a macchia di leopardo, si
sono tenuti dei presidi in 4 città Roma, Milano, Firenze, Salerno.
I
motivi che ci hanno portato allo sciopero sono numerosi e presenti da
tempo in categoria: la continua e inarrestabile fuoriuscita del
personale sostituito con lavoro precario continuamente sotto ricatto
(continue promesse di assunzioni definitive, solo raramente
mantenute), diritti disattesi con scuse burocrate, infinite
(graduatorie di trasferimenti anch’esse sempre disattese, c’è
chi attende da 10 anni), un'organizzazione del recapito a giorni
alterni che ha causato aumenti dei carichi di lavoro più del doppio
e continui disservizi per i cittadini che si vedono costretti a
recarsi presso gli uffici
postali a ritirare la loro corrispondenza “a firma” (raccomandate, atti giudiziari), neppure il giorno dell’avviso, ma dopo giorni e giorni, provocando molta rabbia che chiaramente deve, poi, gestire l’operatore di sportello, le dirigenze sono spesso assenti perché il loro solo obbiettivo è il risultato commerciale (prestiti, mutui, assicurazioni, sim, ecc), tutto il resto è “noia”.
postali a ritirare la loro corrispondenza “a firma” (raccomandate, atti giudiziari), neppure il giorno dell’avviso, ma dopo giorni e giorni, provocando molta rabbia che chiaramente deve, poi, gestire l’operatore di sportello, le dirigenze sono spesso assenti perché il loro solo obbiettivo è il risultato commerciale (prestiti, mutui, assicurazioni, sim, ecc), tutto il resto è “noia”.
L’aumento
dei carichi di lavoro hanno portato ad un aumento degli infortuni,
anche mortali, che l’azienda continua a derubricare come incidenti
stradali, ma che sono a tutti gli effetti infortuni perché il luogo
principale dove il portalettere svolge la sua attività è la strada.
L’elenco
continua ed è molto lungo e tra i problemi più urgenti, che questa
pandemia ha acutizzato, c’è quello della salute e sicurezza sul
lavoro in ogni angolo e in ogni singolo posto di lavoro di questa
grande Azienda che continua a far crescere il profitto minacciando e
ignorando tutto ciò che non genera profitto.
Il
presidio sindacale di Milano si è svolto sotto la Prefettura e siamo
stati ricevuti, in questa sede istituzionale abbiamo esposto tutte le
nostre ragioni sia sindacali sia i problemi che abbiamo dovuto
affrontare durante i lunghi mesi critici del covid-19 (che per noi
non sono affatto finiti, altro che fase2): dispositivi arrivati in
ritardo, centellinati, spesso rifiutati ai lavoratori e distribuiti
agli “amici”, sanificazioni appena accennate, pulizie a fine
giornata svolte “normalmente” e senza nessuna precauzione per il
personale delle pulizie, sostituzione dei filtri dell’aria fatti ad
ufficio aperto e solo verso la fine del periodo della cosiddetta fase
1 (parliamo del mese di maggio), molti uffici sono stati chiusi solo
per un puro calcolo: la gente era chiusa in casa, molte ditte e
negozi erano chiusi e molti colleghi assenti in permessi 104, congedi
familiari e malattia per i soggetti “fragili”, molti colleghi
sono tuttora assenti.
Inoltre
molti uffici come le filiali sono ancora chiusi per il ricorso
selvaggio e senza nessuna tutela sindacale allo smart working. (tutti
motivi che non hanno aiutato all’adesione massiccia allo sciopero),
ma i motivi di lamentela, in particolare per la Lombardia, non sono
finiti.
Abbiamo
denunciato anche l’ultimo atto di arroganza di questa Azienda, che
in presenza di ben due circolari della Regione Lombardia che parla
del monitoraggio della temperatura per il personale, la nostra grande
e proficua Azienda ha pensato bene di chiedere ad ogni impiegato/
lavoratore di presentare ogni mattina un’autocertificazione del suo
stato di salute.
Una
soluzione che abbiamo prontamente respinto al mittente e che ora,
visto che in alcuni posti di lavoro sono stati chiamati persino i
carabinieri, Poste ha deciso di non chiedere nulla, di fatto dove
sorge il problema non chiede nulla, semplicemente fa finta di niente,
ma neppure si preoccupa di mettere in piedi nessun monitoraggio,
salvo nei posti molto grandi, quali cmp e centri grossi di recapito,
e fatto anche male.
Inoltre,
come è possibile che un’azienda che ha un'affluenza enorme di
pubblico in tutto il paese non si preoccupa minimamente di
organizzare un qualche controllo? L’unica cosa che fa è far
entrare il pubblico poco per volta e permette che si verifichino
grossi assembramenti davanti gli uffici postali di cui non sente
minimamente nessuna responsabilità con tutte le conseguenze che
possiamo immaginare.
Perfino
per il gel per le mani all’ingresso di ogni luogo dove accede il
pubblico Poste ha deciso di mettere le colonnine solo a metà maggio.
Per
noi che lottiamo da anni, continuiamo ancora più determinati e
vogliamo che questa crisi la paghino i padroni e non noi lavoratori,
in particolare per noi di Poste, la lotta deve andare avanti e
svilupparsi e, per quanto ci riguarda, non coinvolge solo l’azienda,
ma anche i suoi famosi complici, che in questi mesi ci hanno
costretto a scrivere tanto senza ottenere risposte, sindacati
“venduti” che a tavolino hanno confezionato accordi, linee guida,
ma chi li ha visti?
Anzi
da una parte sottoscrivevano accordi e, appena si verificava la
protesta prontissimi scrivevano qualche nota sindacale per aggiustare
il tiro, uno squallido gioco delle parti, giusto per non perdere il
totale controllo delle loro clientele.
Lottiamo
perché tutto questo finisca.
Un
ringraziamento alla solidarietà, senza se e senza ma, dimostrata
dallo Slai Cobas di classe aiutandoci a distribuire il materiale.
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