Lungo incontro online indetto dallo Slai Cobas per il sindacato di classe di Taranto sull'intesa sull'ex Ilva
Redazione
pubblicato il 16 Dicembre 2020, 17:40
Si è tenuto l’incontro sul recente accordo Governo/ArcelorMittal firmato l’11 dicembre. All’incontro hanno partecipato operai, lavoratori e attivisti Slai Cobas sc e in collegamente telematico operai delle aziende siderurgiche nazionali, attivisti del sindacalismo di base e di classe, rappresentantanti di realtà politiche presenti nel Patto d’azione anticapitalista per un fronte unico di classe, giornalisti della stampa cittadina e avvocati impegnati nel processo “Ambiente Svenduto”.
L’incontro si è aperto con un’ampia relazione della coordinatrice dello Slai Cobas Taranto, Margherita Calderazzi, che ha affrontato un esame critico dell’accordo, in particolare della natura dell’intervento dello Stato, ha messo sotto accusa l’azione a fini unicamente di profitto di ArcelorMittal, gli elementi del piano industriale a conoscenza (dato che ancora il testo integrale è secretato) che comunque produrranno per i lavoratori l’esubero definitivo degli operai attualmente in cigs nell’Ilva AS, la cassa integrazione permanente degli operai ArcelorMittal e il legame tra essa e il raggiungimento dei volumi produttivi, abbastanza improbabili nell’attuale crisi mondiale dell’acciaio, nella crisi economica, aggravata dalla pandemia, che tocca tutti i settori utilizzatori dell’acciaio su scala nazionale e internazionale. Sul piano ambientale (anch’esso conosciuto finora solo da notizie stampa) si è rilevato come l’accordo scarichi ArcelorMittal da ogni responsabilità effettiva e che tutto è rimandato al progetto di costruzione di un forno elettrico alimentato dalla produzione del preridotto – questione che allo stato delle cose appare fumosa nei tempi, nelle modalità e soprattutto nell’effettiva ricaduta sul piano dei lavoratori da utilizzare e sul piano ambientale.
Nella relazione, poi, è stato messo in evidenza che le condizioni poste sul piano giudiziario da ArcelorMittal nel suo comunicato dell’11 dicembre, di dissequestro totale della fabbrica,, appaiono di dubbia legalità e costituzionalità, tali da porre in discussione l’effettivo svolgimento del piano secondo questo accordo.
Molto forte è stata anche la denuncia del ruolo passivo e inadeguato svolto dai sindacati confederali in tutta la vicenda, per cui le esigenze effettive dei lavoratori di fatto sono state subordinate a governo e azienda, per non dire dell’equivoco legame tra Usb, parti del M5S e governo stesso, per il tramite del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Turco.
A fronte di questo nella relazione si è rilevata la necessità di una risposta autonoma degli operai a tutela del lavoro e della salute, a partire dalla necessità che la cassa integrazione sia integrata per coprire il 100% del salario, che si esamini il problema della riduzione dell’orario di lavoro a parità di paga secondo lo spirito di “lavorare meno lavorare tutti” e che si studino le forme di prepensionamento guidato per opporsi ad ogni esubero.
La relazione della coordinatrice è stata poi supportata dall’esposizione molto precisa e dettagliata del giornalista Gianmario Leone del CorrierediTaranto, una relazione che ha contribuito a fare luce non solo sul ruolo negativo svolto finora dal governo che ha favorito tutti i piani-diktat di ArcelotMittal, ma anche sul fatto che tutte le possibili alternative occupazionali vengano, secondo le intenzioni di padroni e governo, progettate solo per coprire esuberi Ilva quando sono decine e decine le vertenze industriali e lavorative in questa città, decine di migliaia i precari e i disoccupati che rivendicano e aspettano da tempo un’effettiva diversificazione e sviluppo industriale sul territorio.
Nel dibattito che è seguito è venuta forte e chiara, da Genova, dalla Dalmine di Bergamo e siderurgia lombarda, dalla Sicilia della Fincantieri, della questione Gela, come la questione Taranto sia da considerare e affrontare come questione nazionale che ha una grande influenza su tutte queste realtà lavorative.
Importante è stato anche il sostegno del Pcl, presente anche nel Patto d’azione, che ha affermato che le rivendicazioni di classe, l’analisi critica dell’ambientalismo piccolo borghese, del ruolo del Usb all’Ilva, fatte dallo Slai cobas Taranto siano e debbano essere condivise da tutte le realtà impegnate nel Patto e che bisogna aprire un dibattito serio non su questo intervento dello Stato largamente criticabile ma su una ‘nazionalizzazione senza indennizzo’, come soluzione che debba riguardare tutte le fabbriche che rischiano di essere chiuse o attraversate da gravi crisi ambientali.
Interessante è stato l’intervento, e il dibattito seguito, dell’Avv. Gianluca Vitale, del Foro di Torino, facente parte del collegio degli avvocati delle parti civili a Taranto nel processo Ilva che raccoglie operai, lavoratori del cimitero, famigliari e abitanti dei Tamburi; l’avv. Vitale ha sostenuto l’importanza del processo e della partita in gioco, ha lamentato la purtroppo scarsa attenzione nazionale a quello che forse è il più importante processo che riguarda il più grande gruppo industriale in Italia e in Europa, il cui esito condizionerà, come “madre di tutti i processi” le vicende giudiziare che attraversano il territorio nazionale su sicurezza, ambiente, salute. Il dibattito ha riguardato la questione se l’inchiesta della magistratura sia riuscita effettivamente ad aggredire senza ombra di dubbio i capi d’accusa che riguardano il gruppo Riva e l’insieme degli imputati politici e istituzionali coinvolti; su questo vi sono state obiezioni legittime del giornalista Leone, che non minano certo la necessità di chiamare alla massima attenzione e partecipazione tutte le parti in causa a Taranto come a livello nazionale.
Nelle conclusioni lo Slai Cobas ha affermato che “la partita che si apre è decisiva, non certo solo per gli operai ArcelorMittal, le masse popolari toccate dall’inquinamento e dalla devastazione ambientale, ma per tutta le realtà della lotta sindacale, sociale politica di classe in Italia, e che con questa iniziativa abbiamo voluto dare un segnale, aprire un dibattito e un’iniziativa che a partire dalla fabbrica coinvolgerà a gennaio l’intero movimento sindacale di base e di classe chiamato alle sue responsabilità e al suo impegno; perchè la partita su lavoro e salute in questo paese si deve vincere e la questione di questo accordo Governo/ArcelorMittal è una cartina di tornasole di questa importante battaglia”.
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