il giorno 9 in sede attivo Slai Cobas aperto - il 15 iniziativa da Taranto sull'Ilva in presenza e telematica
noi siamo contro il tavolo di Melucci - noi siamo contro la posizione filoaziendalista e filogovernativa dei sindacati confederali - noi siamo per la piattaforma operaia - il 15 novembre ore 17 in una riunione diretta e telematica aperta a tutti spiegheremo perchè e cosa intendiamo fare in fabbrica e città
Tavolo su ex Ilva, Melucci: “Nessuno diserti”
"Diciamo no al piano del Governo". Lo scenario noto attuale secondo uno schema
“Proviamo a fare chiarezza sui termini contestati e a mostrare alle parti che noi vogliamo insieme a loro ricercare delle soluzioni veramente sostenibili. Ricostruiamo, perciò, in un agile schema gli scenari a noi noti. E sulla valutazione coinvolgiamo i cittadini tarantini”. Sono giorni di confronti serrati sulla vicenda ex Ilva, alla vigilia dell’accordo che lo Stato andrà a firmare con la multinazionale ArcelorMittal. Le parole del sindaco Melucci, promotore di una serie di incontri con le parti sociali della città, tendono a far chiarezza su alcuni punti discussi e che potranno discutersi a breve. “L’ex Ilva è un paradigma per tutta l’Italia. Non ci sarà futuro roseo per il sistema Paese senza una soluzione sostenibile e rispettosa dei diritti umani e costituzionali per Taranto. Il tempo dei rinvii e dei trucchi è scaduto – aggiunge Melucci -. E non possono più le ragioni della produzione nazionale soverchiare le ragioni della salute e dell’ambiente a Taranto”.
“Il prossimo 9 dicembre è lo spartiacque della storia moderna di Taranto – ricordando il giorno in cui è stato convocato un vertice in videoconferenza in cui sono stati invitati gli attori dell’intera vicenda -. Mercoledì deve aprirsi finalmente un dialogo serio tra tutti, senza preconcetti, ove deve entrare la scienza e devono valere i numeri, quelli dell’occupazione come quelli dei soldi che il Governo è disposto a impiegare per la salvezza di Taranto, e soprattutto i numeri di una strage che deve finire. Chi diserta quel tavolo non ha scusanti, si assume un’incancellabile responsabilità davanti alla città intera e ai suoi figli”.
“Ai no muscolari e inspiegabili, nelle dichiarazioni di alcuni vertici sindacali di queste ore, risponderemo con un atteggiamento collaborativo e pacato, razionale e responsabile – evidenzia il primo cittadino, riferendosi all’opinione espressa dai sindacati -. Ma le ipocrisie adesso devono cadere. Il Governo deve dirci se crede alla transizione giusta per Taranto e il Paese, se ha nelle corde questa forza e questo coraggio. Probabilmente il Governo firmerà quell’intesa così scadente per la salute e l’ambiente con ArcelorMittal, ma questo non impedirà alla città di andare avanti sulla strada della riconversione e dell’arretramento dello stabilimento. Io voglio ancora sperare – conclude Melucci – che tutte le forze politiche e di Governo sappiano cogliere questa opportunità di dialogo con la comunità e vogliano sforzarsi di intraprendere strade più impegnative ed onerose, ma sicuramente più morali”
Ex Ilva, sindacati: “No a stop area a caldo e accordo di programma”
Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil critici sulle posizioni di Melucci e Emiliano, ma non lesinano riserve sulla trattativa tra Governo e ArcelorMittal
Nei
giorni scorsi, com’è noto, le organizzazioni sindacali
confederali CGIL CISL UIL, congiuntamente alle federazioni di
categoria dei lavoratori metalmeccanici FIOM FIM UILM, hanno
partecipato all’incontro convocato dal sindaco di
Taranto, Rinaldo Melucci, a cui ha preso parte il
presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, finalizzato
alla valutazione dell’accordo in via di perfezionamento tra il
Governo e Arcelor Mittal per la definizione della vertenza
siderurgica ionica. L’incontro si è svolto in modalità da
remoto. Preliminarmente, come recita una nota congiunta delle
siglie, le organizzazioni sindacali hanno evidenziato “come il
basso livello relazionale intrattenuto con le parti contraenti
costituisca un limite insuperabile in quanto frustra ogni serio
tentativo di analisi che sia suscettibile di conferire apporti
costruttivi all’intera vicenda”. Pur nella limitatezza delle
informazioni, le stesse sigle hanno espresso valutazioni
positive per le parti dell’accordo che riprendono la filosofia
di quello del 2018 (ingresso dello Stato nella compagine
societaria, mantenimento dell’integralità dei livelli
occupazionali, ricomprendendo i lavoratori attualmente in
Amministrazione Straordinaria, livelli produttivi prospettici,
Ibridazione delle modalità produttive del ciclo integrale con
l’introduzione dei forni elettrici).
A giudizio dei
sindacati, vanno ulteriormente approfonditi gli aspetti relativi
ai Piani ambientale e industriale, che richiedono una
trattazione di merito specifica molto diversa da quella sin qui
condotta, senza la quale mancherebbero i presupposti per avviare
la trattativa sindacale. Sulla scorta di tali valutazioni, CGIL
CISL UIL, FIOM FIM UILM, ribadiscono “la centralità della
siderurgia nell’ambito dei piani strategici di sviluppo del
Paese che, come tale, deve essere rivisitata in un’ottica di
piena e totale sostenibilità ambientale accedendo alle risorse
messe a disposizione dall’UE attraverso misure specifiche
(Recovery Fund), che prevedono proprio per l’area ionica
importanti piani di investimento dedicati”. Inoltre,
“respingono convintamente ogni proposizione che miri alla
chiusura dell’area a caldo dello stabilimento che, in
considerazione della conformazione tecnologica dello stesso,
significherebbe determinare la chiusura definitiva degli
impianti. Rilevano, inoltre, come lo stato di crisi del Paese,
aggravato dalla pandemia in atto, abbia determinato pesanti
effetti depressivi sul mondo del lavoro, i cui livelli
occupazionali sono stati ulteriormente intaccati. Situazione che
si presenta ancora più complessa per la realtà ionica che vede
nel ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali lo strumento
per evitare il collasso finale. Tanto considerando come, a
tutt’oggi, le misure messe in atto dai diversi Governi
succedutesi nel corso delle crisi non hanno conferito apporti
significativi”. Valutano, i sindacati, “negativamente il
richiamo ad un generico, quanto intempestivo, accordo di
programma che, a dire dei più suoi convinti fautori (Sindaco e
Presidente di Regione) dovrebbe garantire la tenuta dei livelli
occupazionali. Lo stesso appare sfornito di alcun fondamento
tecnico – giuridico e finanziario. Per quanto sopra, formulano
l’invito al Presidente del Consiglio per avviare un tavolo di
trattativa che chiarisca in maniera definitiva i termini
dell’accordo in via di formalizzazione. Ritengono, infine,
necessario stabilire opportune interlocuzioni tra il livello
territoriale e quello decisionale al fine di recepire le
richieste di miglioramento, sempre nell’ottica del
miglioramento della qualità delle intese in fieri”.
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