Pubblichiamo due denunce,
delle lavoratrici Slai Cobas per
il sindacato di classe e della
Cub, contro la forte
limitazione imposta dalla
Commissione Garanzia
sciopero allo sciopero dell'8
marzo.
Lo Slai Cobas
sc ha inviato questa denuncia a tutti gli organismi Istituzionali. Ma
sappiamo bene che nessuno si muoverà per difendere questo diritto
fondamentale.
Per questo, chiamiamo:
- tutte le lavoratrici, e i lavoratori, a contrastare questo attacco facendo massicciamente SCIOPERO L'8 MARZO
- tutti i sindacati di base a prendere posizione
- avvocati, giuristi che sono dalla parte dei diritti dei proletari e masse popolari a darci una mano per smontare anche legalmente questo assurdo divieto, chiaramente interno al divieto più generale della "regolamentazione" del diritto di sciopero - "regolamentazione" che via via si fa sempre più restrittiva e da 3 anni a questa parte si accanisce contro le donne.
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SLAI COBAS per il sindacato di classe
Come lavoratrici Slai Cobas per il sindacato di classe esprimiamo tutta la nostra indignazione e protesta verso la nota della Commissione di Garanzia, inoltrata a pochissimi giorni dallo sciopero delle donne/lavoratrici dell’8 marzo 2021 indetto da questa O.S. unitamente ad altre sigle sindacali in concomitanza con la giornata internazionale delle donne, con la quale si indica l’esclusione dall’esercizio del legittimo diritto di sciopero, pena sanzioni, una serie di categorie di lavoratrici e lavoratori, ma tra tutte la più grave è la richiesta di escludere tutto il "Settore scuola" – insegnanti e personale Ata, dove vi sono tantissime donne che sempre negli anni scorsi hanno aderito in maggioranza allo sciopero delle donne nell’ambito del settore pubblico delle lavoratrici, condividendone tutte le ampie ragioni. Riteniamo la motivazione addotta dalla Commissione di Garanzia, per non aver rispettato gli "intervalli tra sciopero generale e scioperi di ambito e livelli diversi, precedentemente proclamati", assolutamente inaccettabile, innanzitutto perché si tratta di uno sciopero generale nazionale ma soprattutto perché questo sciopero ha una valenza profonda che investe ogni ambito della condizione di vita della maggioranza di donne in questo paese, lavorativo, non lavorativo, sociale, culturale, familiare con il pesante carico del lavoro di cura che si scarica principalmente sulle donne, la questione della violenza sulle donne con la tragedia senza fine dei femminicidi, la questione della libertà di scelta in tema di maternità…, una condizione generale di vita che si è ulteriormente appesantita e aggravata nella fase pandemica. Viviamo in un paese in cui la grave emergenza pandemica ha amplificato infatti le già gravi disuguaglianze sociali, sul piano dei lavoratori e delle lavoratrici, in cui si è registrato un crollo femminile sul piano occupazionale, con 99 mila donne che sono diventate disoccupate. Dei 444 mila occupati in meno registrati in Italia in tutto il 2020, il 70% è costituito da donne. Ma ci sono anche tantissime donne, proprio come nel mondo della scuola, in cui peraltro la precarietà lavorativa è dilagante, che per la mancanza dei servizi pubblici e gratuiti, per affrontare il carico del lavoro di cura dei figli o di parenti anziani malati o con disabilità, sono costrette a optare il part time, per i contratti a tempo determinato, per non parlare del ricorso in fase pandemica allo smart working che si è sovrapposto agli impieghi domestici di migliaia di lavoratrici costrette a lavorare doppiamente, senza più la possibilità di una separazione tra lavoro fuori casa e in casa. Per mesi abbiamo sentito che di fronte alla pandemia siamo tutti sulla stessa barca, ma la realtà ci ha messo poco a dimostrare che sotto ogni punto di vista le cose non stanno così, e doppiamente per le donne.
E’ per tutto questo che è inaccettabile l’esclusione di lavoratrici, di settore di lavoratrici, dallo SCIOPERO DELLE DONNE DELL’8 MARZO.
E non si può davvero accettare che se a livello istituzionale le donne dei partiti, del parlamento si sono lamentate di essere discriminate, poi alle lavoratrici si nega il diritto a lottare, a scioperare, come, peraltro, sancito dalla Costituzione. Il provvedimento della Commissione di garanzia, il terzo di seguito contro sempre lo sciopero delle donne/lavoratrici dell’8 marzo - dovremmo parlare di atto persecutorio!? - vuole di fatto restringere illegittimamente il diritto fondamentale di sciopero per tutte le lavoratrici e lavoratori e se guardiamo al contenuto, tecnicamente parlando, esso ha veramente del paradossale: da un lato i governi nazionale e regionali si accingono ad emanare provvedimenti di chiusura delle scuole, senza che si affrontino mai e si risolvano i veri problemi strutturali e della sicurezza, dall'altro la CGS scrive che fare due scioperi a distanza anche di una settimana costituirebbe una "non accettabile incidenza sulla continuità del servizio". Ha tutto il sapore francamente di una vera e propria presa in giro! Per quanto sopra in nome di tutte le donne lavoratrici rappresentate, si chiede alle Istituzioni in oggetto di intervenire con urgenza per il ritiro della nota della Commissione di Garanzia nel rispetto del pieno esercizio del diritto di sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori di tutti i settori e categorie.
CUB
Gravissima provocazione della Commissione di Garanzia contro lo sciopero dell'8 Marzo.
La Commissione di Garanzia per l'attuazione del diritto di sciopero non si smentisce. Il suo nome, d'altro canto, andrebbe corretto in Commissione contro l'attuazione del diritto di sciopero e oggi ne abbiamo avuto un'ulteriore prova.
La CUB e
altri sindacati di base hanno proclamato uno sciopero generale su
richiesta e in appoggio alle rivendicazioni del movimento delle donne
che in questi anni ha riportato nuovamente nelle piazze e nelle
strade del nostro paese la rabbia e la determinazioni di milioni di
donne vessate contemporaneamente dal padronato e dal
patriarcato.
Questi
scioperi hanno dato fastidio, dopo lo stop imposto lo scorso anno
dalla pandemia, quest'anno è la commissione (e quindi il governo per
interposta persona) a mettersi di traverso. La commissione contro il
diritto di sciopero ha infatti vietato l'agitazione dell'8 marzo nel
comparto scuola e in una parte consistente delle azienda di trasporto
del paese con la risibile argomentazione che, nei giorni precedenti,
sono stati indetti scioperi aziendali e categoriali. E' evidente a
tutte e a tutti che il pretesto addotto (mancanza della rarefazione,
ossia dell'intervallo imposto tra uno sciopero e l'altro) è
assolutamente strumentale. Esistono infatti differenze evidenti tra
agitazioni di comparto o di azienda con mero significato economico e
uno sciopero generale dai chiarissimi obiettivi generali. La
Commissione di Garanzia “dimentica” che la stessa legislazione
liberticida contro gli scioperi riconosce il fatto che i vincoli non
valgono per gli scioperi in difesa delle libertà costituzionalmente
tutelate.
Questo episodio rende chiara la necessità della della rottura delle compatibilità di stato imposte da una legge, contrattata tra stato, padronato e Cgil-Cisl e Uil che mira a impedire che le agitazioni delle lavoratrici e dei lavoratori abbiano un impatto significativo nella vita sociale ed economica del paese.
Dobbiamo rompere questa gabbia e riprenderci le nostre libertà!
CUB Confederazione Unitaria di Base
CUB Scuola Università Ricerca Torino
CUB Sanità Torino
Flaica Uniti CUB – Piemonte
CUB Pubblico Impiego Torino
Sportello Migranti - Cub Torino
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