Serravalle: grazie ai carabinieri, emesse due ordinanze di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti del titolare di una ditta edile e di un suo collaboratore novese. Nei confronti del primo applicata anche l’interdizione di un anno.
di Redazione
I Carabinieri di Novi Ligure hanno eseguito due ordinanze di applicazione della misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti del titolare di una ditta edile di Lamezia Terme (CZ), con unità locale in Serravalle Scrivia, e di un suo collaboratore novese. Nei confronti del primo è stata altresì applicata la misura dell’interdizione per la durata di un anno dall’esercizio di attività di impresa, in particolare in ordine all’impresa individuale a lui intestata. Il provvedimento, emesso dal GIP del Tribunale di Alessandria su richiesta della Procura della Repubblica, è maturato a seguito dell’attività investigativa condotta dai Carabinieri tra il 2019 e il 2020, che ha permesso di fare emergere le condotte degli indagati. L’imprenditore si è reso responsabile del reato di “caporalato”, per avere sottoposto due operari a condizioni di sfruttamento, in più periodi fra il 2018 e il 2020, approfittando del loro stato di bisogno e violando le disposizioni dettate a tutela dei lavoratori subordinati, impegnandoli “in nero” in diversi cantieri tra Novi Ligure e Alessandria, retribuendoli saltuariamente e in difformità rispetto ai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali, esponendo gli stessi a reiterate situazioni di pericolo per l’incolumità.Allo stesso sono state contestate anche le lesioni gravi (prognosi di quaranta giorni e ricovero in prognosi riservata in stato coma presso l’ospedale di Novi Ligure) in pregiudizio di uno dei due operai, un giovane lavoratore novese caduto da un trabattello mentre lavorava all’interno di uno dei cantieri in assenza delle sicurezze previste. Nella circostanza, l’imprenditore, in concorso con l’altro indagato, simulava un incidente stradale in danno del dipendente, al fine di occultare la vera natura delle lesioni subite dal giovane, riferendo in modo mendace agli inquirenti di avere rinvenuto l’infortunato sul ciglio della strada in stato confusionale, dopo avere collocato nel fosso adiacente una bicicletta appositamente danneggiata e provocato tracce e segni di scarrocciamento sulla carreggiata. Al secondo indagato, ritenuto il materiale organizzatore del finto incidente stradale, è stato contestato l’ulteriore reato del favoreggiamento personale.
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