lunedì 25 ottobre 2021

25 ottobre - sanità Lombardia e riforma Moratti: ma il potenziamento della sanità pubblica passa attraverso la lotta dei lavoratori e non con i convegni della Cgil



continuando la mobilitazione sui posti di lavoro e sul territorio iniziata con lo sciopero 11 ottobre a sostegno della piattaforma nazionale tra cui la rivendicazione:

- potenziamento di scuola, sanità e trasporti pubblici, più investimenti NO ai privati;

Non certo delegando alle squalificate  forze politiche della cosiddetta opposizione Pd-5stelle che siedono in Regione o a quelle che ci vogliono ritornare  come rifondazione comunista e che ora fanno la voce grossa per usare la situazione per fini elettoralistici e non certo per ricostruire la forza necessaria per un reale cambiamento della situazione, 

Esempio i 5 stelle: “Se passa questa riforma – è il parere del consigliere regionale del M5S Marco Fumagalli – sarà una tragedia. Non solo per la Lombardia, ma per tutta l’Italia. Si consegnerà il sistema sanitario ai privati e lo si farà diventare un modello per il resto del paese. Così andremo tutti verso un modello privatistico di tipo americano”.

per non parlare del ruolo in questi anni avuto dai sindacati confederali che hanno avvallato il taglio della sanità e cogestito con vari protocolli  finanziamento pubblico dei privati

Dichiarazione di Monica Vangi, segretaria Cgil Lombardia, e Federica Trapletti, segreteria Spi Cgil Lombardia, “la riforma portata avanti dall’assessore Moratti non rivede in alcun modo l’impianto generale del  Formigoni–Maroni, anzi dà un ulteriore impulso all’espansione dei soggetti privati, senza prevedere invece un  di rafforzamento della rete pubblica. Le stesse case della comunità nelle mani della giunta Fontana si presentano dai contorni vaghi e senza precise indicazioni rispetto al coinvolgimento delle realtà di territorio”

 con il risultato che "oggi il settore privato intercetta il 35% dei finanziamenti regionali per le attività ospedaliere e oltre il 40% per la specialistica ambulatoriale ma l’attuale Giunta punta a eliminare ogni limite al finanziamento pubblico dei privati», come giustamente fanno notare il coordinamento della campagna "dico 32" "La salute non si vende – La sanità pubblica si difende, Vogliamo un servizio pubblico universale, gratuito e di qualità. Nessun profitto sulla nostra pelle", che a fatto un presidio in piazza Duomo sabato 23 per denunciare che:"la giunta regionale lombarda ha presentato una bozza di riforma che non tiene in nessun conto la gestione tragicamente fallimentare della pandemia e anzi rilancia e appesantisce la privatizzazione della sanità", e che propone una propria “piattaforma” alternativa ma che si muove anch'essa per fare pressione solo all'interno dei palazzi istituzionali e non per trasformare il malcontento e la giusta rabbia della maggioranza di lavoratori e popolazione colpite da queste politiche in forza materiale per mettere in discussione il sistema del profitto e corruzione che tiene in piedi e controlla anche il sistema sanitario regionale.

Così intanto che gli esperti  parlano ai convegni si lascia campo libero  alla Moratti e alla sua campagna di propaganda populista come la visita a Bergamo al Papa Giovanni, dove conferma i 55 milioni per l’ottava torre dell’ospedale e dove non perde l'occasione per usare a piene mani la sua demagogia reazionaria e "rendere omaggio" e "mostrare vicinanza" a un luogo simbolo della lotta al Covid, proprio dalla rappresentante di quella regione Lombardia che ha contribuito a trasformare la pandemia in strage.....

Inoltre la Moratti attacca strumentalmente i medici di base contrapponendoli ai medici ospedalieri dicendo che i primi devono gestire meglio gli orari e lavorare di più come si legge nella sua dichiarazione:"I numeri dei medici di medicina generale non sono diversi da quelli di altri Paesi. Un tema diverso nel nostro ordinamento è il numero di ore che lavorano, che è profondamente diverso rispetto alle ore di chi lavora all’interno delle strutture ospedaliere, sanitarie. Questo è quello che crea la percezione di carenza, che non è data dal numero di medici, ma dall’organizzazione», quando la realtà vede milioni di lombardi senza medico di base visto che ne mancano 776 di cui oltre 200 a Milano con gravissime ripercussioni sulla medicina territoriale e quindi sulla popolazione con la chiusura di molti ambulatori, ma anche posti letto e ospedali per non parlare delle Impossibile attese per le visite 

Il tutto in perfetta sintonia con quanto previsto nella manovra economica del governo Draghi, " dove le risorse destinate alla sanità sono estremamente limitate, 4 mld di cui 2 al fondo sanitario e 2 a sostegno dei vaccini. Nulla di adatto a fronteggiare il disastro della sanità che nella pandemia è risultato evidente e strutturale; niente a sostegno al diritto alla cura, massiccia assunzioni di medici e infermieri per una sanità che deve essere di buon livello e gratuita. Per contro nessun freno all’industria privata della sanità, che estende sempre più le strutture territoriali per le prestazioni a pagamento (disponibili in tempi brevi in contrasto con le prenotazioni pubbliche che richiedono sciagurati tempi lunghi di attesa) e che seleziona vista anche l’assenza di ‘regole e controllo’ le prestazioni, per concentrarsi su quelle più remunerative, scaricando, come si appresta a fare Humanitas, i malati cronici per il limitato margine di profitto proprio di questo tipo di assistenza. Va detto che lo sviluppo delle prestazioni private nella sanità va in sintonia con le centrali sindacali di Cgil Cils Uil che nelle fabbriche propagandano Metasalute, altro escamotage per legare a queste strutture i lavoratori." 

Vedi articolo integrale https://proletaricomunisti.blogspot.com/2021/10/denuncia-politica-verso-la-manovra.html?m=1


Dalla stampa

 In Lombardia ancora discussione sulla sanità. L’esperta: “Così la riforma Moratti rischia di consegnarla nelle mani dei privati”

Maria Elisa Sartor, docente di Programmazione, organizzazione e controllo nelle aziende sanitarie alla Statale di Milano: "Un sistema privatizzato come quello lombardo si basa sulla negoziazione tra pubblico e privato. Più si va verso la negoziazione, più ci si allontana dalla programmazione. E noi siamo molto vicini al polo della negoziazione”. Se ne è parlato nel corso del convegno “Diritto alla Salute – Riflettori accesi sul servizio sanitario lombardo"


di Luigi Franco  21 Ottobre 2021   

Più che un’eccellenza, la sanità lombarda si è rivelata allo scoppiare della pandemia un fattore di rischio aggiuntivo al coronavirus. Tanto che da mesi si parla di una sua revisione, per di più resa necessaria dalla bocciatura della riforma Maroni del 2015 da parte dell’Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. La nuova proposta di legge voluta dalla vicegovernatrice e assessora al Welfare Letizia Moratti è al momento oggetto di scontro in commissione Sanità al Pirellone dove verrà votata settimana prossima, per poi approdare a novembre in aula. Ma alla sonora bocciatura delle opposizioni, si aggiunge anche quella della Cgil per “l’ulteriore avanzamento dei privati” in una regione dove, nelle loro mani, c’è già il 40% delle prestazioni sanitarie. L’occasione per fare il punto è stato il convegno “Diritto alla Salute – Riflettori accesi sul servizio sanitario lombardo”, promosso da Spi Cgil Lombardia e Cgil Lombardia tenutosi mercoledì a Milano. Tra i relatori Maria Elisa Sartor, docente di Programmazione, organizzazione e controllo nelle aziende sanitarie alla Statale di Milano, che ha sviluppato una lucida analisi dei guai sanitari lombardi e della loro origine. La libertà di scegliere se rivolgersi a ospedali pubblici o privati per farsi curare, tanto decantata per lustri a partire dagli anni di Roberto Formigoni, “si è ridotta in pratica – fa notare Sartor – a un’unica scelta: aspettare un anno per una visita o farla a pagamento”. Questioni, secondo la professoressa, ben lontane dall’essere risolte dalla nuova legge, che non interviene sul peccato originale della riforma Formigoni, non risolve criticità di quella di Maroni e spinge ancor di più il sistema regionale verso la sanità privata.


Con la revisione voluta dalla Moratti rimarranno in vita le Ats (Agenzie di tutela della salute), che però perderanno peso a vantaggio delle Asst (Aziende socio sanitarie territoriali), cioè le strutture pubbliche di erogazione, in primis gli ospedali. L’organizzazione della medicina territoriale rimarrà in capo alle Asst, che saranno responsabili anche delle case della comunità, dei centri operativi territoriali e degli ospedali di comunità, cioè le nuove strutture previste dal Pnrr le cui indicazioni si sono sovrapposte alla revisione della riforma Maroni, in forte ritardo visto che avrebbe dovuto concludersi entro l’estate del 2020. Oltre a ribadire la “libertà di scelta” del cittadino su dove curarsi, la proposta di legge della Moratti prevede “l’equivalenza” all’interno del Sistema sanitario regionale dell’offerta delle strutture pubbliche e di quelle private. Enfatizzando in sostanza ancora di più il ruolo della sanità privata: “Una previsione – dice Sartor – sufficiente per rigettare tutta la proposta di legge”.


Per comprendere dove sta andando la sanità lombarda oggi, bisogna tornare alla seconda metà degli anni Novanta, quando Roberto Formigoni vara la sua riforma: riduce di un terzo le Asl e procede alla loro trasformazione organizzativa, con lo scorporo delle attività di erogazione dei servizi che diventa il presupposto per l’ingresso dei privati nel sistema sanitario regionale. Con la riforma Maroni, al posto delle Asl vengono istituite le Ats e le Asst. Queste ultime per Sartor sono “una parziale e brutta copia della Asl di epoca pre Formigoni, perché nonostante le promesse non si sono rivelate in grado di presidiare i servizi pubblici e privati del territorio”. Le Asst, che sono strutture pubbliche di erogazione di servizi in concorrenza con il privato, hanno poi il vizio di essere strutture “ibride”, visto che ai privati possono essere ceduti reparti, spazi e servizi da erogare.


E veniamo ai problemi della revisione targata Moratti: “Mantiene in vita le Ats e le Asst, come se avessero dimostrato di funzionare”, nota Sartor. “Le Ats continuano ad avere una missione prevalentemente di tipo regolativo, mentre la programmazione sanitaria non si fa”. Un sistema privatizzato come quello lombardo – spiega l’esperta – si basa sulla negoziazione tra pubblico e privato delle condizioni per l’accreditamento, tra cui ad esempio il valore dei rimborsi per i servizi erogati. “Più si va verso la negoziazione, più ci si allontana dalla programmazione. E noi siamo molto vicini al polo della negoziazione”. Anche il passaggio di alcune competenze dalle Ats alle Asst previsto dalla riforma della Moratti, secondo Sartor non è altro che un’ulteriore spinta verso la sanità privata. Con il rischio che le nuove case della comunità e gli ospedali di comunità previsti dal Pnrr vedranno anch’essi il coinvolgimento dei privati.


Critico sulla legge in fase di preparazione in Regione è anche il sindacato: secondo Monica Vangi, segretaria Cgil Lombardia, e Federica Trapletti, segreteria Spi Cgil Lombardia, “la riforma portata avanti dall’assessore Moratti non rivede in alcun modo l’impianto generale del sistema Formigoni–Maroni, anzi dà un ulteriore impulso all’espansione dei soggetti privati, senza prevedere invece un intervento di rafforzamento della rete pubblica. Le stesse case della comunità nelle mani della giunta Fontana si presentano dai contorni vaghi e senza precise indicazioni rispetto al coinvolgimento delle realtà di territorio”. Molto duri gli esponenti delle opposizioni al Pirellone presenti al convegno: “Dopo tutto quello che è successo in Italia, e in particolare in Lombardia, nell’anno della pandemia, la risposta data con questo progetto di legge è un’offesa a quel dolore a quella disperazione”, dice Gianni Girelli, consigliere regionale del Pd e presidente della commissione d’inchiesta Covid 19 in Regione. “Se passa questa riforma – è il parere del consigliere regionale del M5S Marco Fumagalli – sarà una tragedia. Non solo per la Lombardia, ma per tutta l’Italia. Si consegnerà il sistema sanitario ai privati e lo si farà diventare un modello per il resto del paese. Così andremo tutti verso un modello privatistico di tipo americano”.

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