1° VALUTAZIONE
Più si fanno questi incontri al Mise e più l'unica a guadagnarci è l'azienda. Prima lo sconto su affitto e sul costo di acquisizione della fabbrica, ora 1 miliardo di euro per la produzione.
I sindacati Fim, Fiom, Uilm e l'Usb tornano ancora una volta con niente di concreto in mano, e arrivederci a luglio, ma solo per verificare se lo Stato può liberarsi dai vincoli europei e dare il miliardo all'azienda e l'esito della verifica su rapporto tra cassintegrazione/investimenti degli ispettori nazionali.
Delle richieste che pure questa volta i sindacati confederali avevano portato all'incontro dopo una assemblea nazionale a Taranto dei delegati di tutti gli stabilimenti (integrazione alla cig e verifica degli organici teconologici,prmio di risultato e apertura contrattazione di II livello, contrattazione e clausole di salavaguardia occupazionale per gli appalti, problema occupazione dei 1600 lavoratori in cig in Ilva AS, richieste sul fronte salute e sicurezza, bonifica ed estensione dei benefici amianto) non si è ottenuto nulla. Per le OO.SS gli unici risultati sarebbero che "il governo ci ha ascoltati", "il governo ha preso atto" (Cisl), "La posizione sindacale è stata presa in considerazione dai Min. Giorgetti e Orlando" (Uilm), "il governo si deve assumere le sue responsabilità" (Fiom), "Riconosciamo il valore dell'intervento di Bernabè che ha chiarito che la transizione ecologica è lunga e complessa... vogliamo dal governo la verità sulle intenzioni" (Usb). Si continua a parlare come se il governo non sapesse quello che succede e non ne fosse pienamente responsabile. Nessuno ha messo in discussione che il governo debba finanziare l'aumento della produzione, a fronte delle nuove possibilità di mercato per l'acciaio italiano aperte dalla guerra.
Noi l'avevamo detto: senza aver dato continuità alla mobilitazione che c'era stata il 6 maggio niente di nuovo poteva venire per i lavoratori da questo incontro al Mise. Uno sciopero riuscito, positivo, con la contestazione alla Morselli, è stato così "ucciso", e senza rapporti di forza che vengono solo dalla lotta, dall'azione e voce forte dei lavoratori, agiscono solo i padroni con il sostegno del governo. Occorre, invece, rovesciare la situazione e questo è possibile non con le parole ma con i fatti della lotta.
Anche perchè l'incontro del 23 è stato, per i probleni gravi e urgenti dei lavoratori pure peggio dei precedenti.
Da parte del Min. Giorgetti tutta la comprensione è stata per le "difficoltà finanziarie di Acciaierie d'Italia e tutto l'obiettivo è "aumentare al massimo possibile la produzione... lasciamo perdere ordinanze e sentenze e arriviamo ai 5,7 milioni di produzione".
Invece il lavoro, i salari tagliati con la cassintegrazione, la sicurezza a rischio ogni giorno, le minacce di licenziamenti, i mancati pagamenti agli operai dell'appalto sono stati ricordati da tutti ma non sono stati proprio all'Odg delle decisioni. L'unica concessione fatta dal Min.Orlando è la possibilità di inviare a Taranto degli ispettori nazionali del lavoro per verificare che rapporo c'è tra numero dei cassintegrati in Acciaierie e la realizzazione degli investimenti indicati nella istanza per la cig (una verifica che viene, comunque, dopo mesi e mesi che l'azienda usa unilateralmente la cig e gli operai perdono salario).
Siamo alla manifestazione evidente per cui le perdite dei padroni vengono socializzate, scaricate sul pubblico, sui proletari e masse popolari, che stanno andando sempre più in miseria per il carovita, l'attacco al lavoro, ai salari; i profitti dei padroni sono privati!
I padroni appena sono in difficoltà finanziaria vengono foraggiati con milioni, miliardi dal governo; i lavoratori possono fare la fame ma al limite Draghi gli dà una tantum di 200 euro.
I padroni non devono perdere niente, non devono intaccare i loro utili, i lavoratori devono perdere anche il minimo per vivere.
OPERAI, QUESTO NON SI PUO' ACCETTARE IN SILENZIO! E' ANCHE UN PROBLEMA DI DIGNITA'! Oltre che di vivere da anni e anni nell'incertezza del lavoro, del salario, di poter tornare sano e vivo a casa!
Lo Slai Cobas ciò che serve e ciò che bisogna fare lo dice da tempo. Ora sono gli operai che non devono solo lamentarsi, ma rilanciare lo spirito combattivo del 6 maggio, comprendere la situazione e prendere la loro sorte nelle mani.
SLAI COBAS per il sindacato di classe
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