Parigi molte decine di migliaia di persone sono scese in piazza nel pomeriggio di sabato 21 gennaio contro la riforma delle pensioni rilanciata dal governo Macron. Un corteo immenso, chiamato dalle organizzazioni giovanili e studentesche cui si sono uniti movimenti, partiti della sinistra e sindacati. Il consueto schieramento massiccio di polizia segue il corteo e non sono mancati momenti di scontro con la testa della manifestazione, composta da Gilets Jaunes, collettivi antifascisti, precarie e precari, realtà di movimento. La polizia ha tentato di spaccare il corteo, dividendo la testa dal resto. Tentativo respinto dalle e dai manifestanti.
La nuova riforma delle pensioni prevede l’allungamento da 62 a 64 anni dell’età pensionabile come principale provvedimento, oltre a ridurre i regimi previdenziali speciali per una serie di grandi realtà (dalle Ferrovie alla società di gas ed energia), con contestuale riduzione delle tutele per i lavori usuranti.
e una breve cronaca della giornata del 19
La Francia contro il massacro sulle pensioni….
Cronache di una giornata di mobilitazione tratte da Mediapart
Il 19 gennaio a Parigi 400 mila manifestanti. Anche Le Monde
riconosce che “c’è stata una mobilitazione sindacale
eccezionale per una giornata test“. Otto principali sindacati
e cinque movimenti rappresentanti i giovani hanno partecipato insieme
e in massa, fatto che non si vedeva da molto tempo. Per la seconda
volta da quando è al potere (2017), Emmanuel Macron sta affrontando
una sfida molto forte. Dopo le manifestazioni – di fine 2019 e
inizio 2020 – contro il suo piano pensionistico universale,
definitivamente abbandonato, è l’innalzamento dell’età
pensionabile legale a 64 anni a sollevare venti contrari di rara
intensità (ma 43 anni di contributi!!!).
Questa prima giornata
nazionale di azione era stata già preannunciata molto popolare “con
numeri che si avvicinano al milione” (mercoledì sera su TMC
l’ha detto Laurent Berger, il segretario generale della CFDT).
“Siamo a un livello di mobilitazione molto alto“, ha
detto Philippe Martinez, il leader della CGT, poco prima di entrare
nel corteo. E il governo già sa che: “Sarà un giovedì duro”
(Clément Beaune, ministro delegato ai trasporti). Un fronte
sindacale così ampio e affiatato non si vedeva da molto tempo.
La data di giovedì 19 gennaio non è stata scelta
a caso. L’intersindacale ha voluto iniziare subito la battaglia per
non farsi prendere alla sprovvista da un iter legislativo svolto a
pieno ritmo.
Poiché le misure sono incluse in un disegno di
legge di modifica del finanziamento previdenziale, i dibattiti
parlamentari possono svolgersi in tempi relativamente brevi: venti
giorni al massimo in Parlamento, l’adozione definitiva del testo è
prevista per fine marzo. Le organizzazioni dei lavoratori stanno
quindi cercando di ancorare la sfida prima dell’inizio delle
discussioni in Parlamento.
A Parigi, l’inizio della sfilata
arriva a Place de la Nation (a circa 2,5 km da Bastiglia e 4,2 da
Chatelet). Dopo che la manifestazione è stata ripresa, dopo alcuni
incidenti intorno a Place de la Bastille, la testa principale è
arrivata a Place de la Nation, dove erano già ammassati diversi
altri manifestanti (in particolare dalla CFDT e dalla CFTC) dopo aver
preso un percorso alternativo via Boulevard Voltaire. Non ci sono
scontri da segnalare e per ora la presenza della polizia è molto
discreta.
Forte partecipazione nelle città delle diverse
regioni, eccezionalmente alta nelle città di medie dimensioni.
A
mezzogiorno, l’intersindacale nazionale che ha indetto una giornata
di manifestazione contro la riforma delle pensioni il 19 gennaio ha
saputo di aver vinto la sua scommessa: le prime manifestazioni che si
sono svolte questa mattina in molte città e metropoli regionali sono
state seguite in maniera massiccia. La stampa regionale parla di
mobilitazioni eccezionali, rare da anni, di piazze affollate, di
percorsi straripanti, data la mole della folla. Come di consueto, i
dati di partecipazione forniti dalle prefetture differiscono da
quelli dichiarati dai sindacati. Ma anche le autorità prefettizie
notano un fortissimo aumento del numero dei partecipanti per questa
prima giornata di mobilitazione, rispetto alle manifestazioni contro
la riforma delle pensioni del 2019.
Nei capoluoghi di regione
l’affluenza è stata particolarmente forte: 38.000 persone a Lione,
secondo i sindacati (23.000 secondo la prefettura); 50.000 a Tolosa
(36.000 secondo il conteggio della polizia); 60.000 persone a
Bordeaux (16.000 secondo la polizia); 40.000 a Nantes (26.000 secondo
la polizia); 25.000 a Rennes (17.000 secondo la polizia); 25.000 a
Montpellier (15.000 secondo la polizia); 30.000 a Clermont-Ferrand
(19.000 secondo la polizia). Marsiglia si distingue ancora una volta
per il suo gusto per l’iperbole, l’intersindacale che rivendica
150.000 manifestanti, quando le autorità dicono di averne contati
26.000, che è già considerevole. Ma il segnale più forte arriva
dalle città di medie dimensioni. L’affluenza alle proteste è
stata eccezionalmente alta e sembrava aver colto tutti di sorpresa. I
conti stabiliti dai sindacati e dalle autorità prefettizie
differiscono poco. Nei cortei insegnanti, dipendenti pubblici,
impiegati delle poste si sono incontrati con artigiani, commercianti,
personale sanitario per opporsi alla riforma delle pensioni, nota la
stampa regionale.
Ad Alençon (Orne), più di 5.000 persone
hanno manifestato questa mattina contro il rinvio dell’età
pensionabile a 64 anni. A Périgueux (Dordogna), secondo il conteggio
Sud Ouest, erano più di 8.500. A Valenciennes (Nord), il numero dei
manifestanti ha superato gli 8000. Ad Angoulême (Charente), 12.000
persone si sono riunite per protestare contro la riforma delle
pensioni, come ad Alès (Gard). Queste altissime partecipazioni
evidenziano un malessere molto più profondo di quanto chi è al
potere sembra aver previsto. Seguono la scia dei tassi di scioperanti
dati dalla pubblica amministrazione, dalla Pubblica Istruzione, dalle
aziende pubbliche come EDF o SNCF, ma anche dalle aziende private,
anch’essi molto più alti rispetto al 2019.
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