comunicato di
Comitato Lavoratori delle Campagne
Come sempre accade in questi casi, le prime reazioni alla notizia
dell’ennesima morte in un ghetto sono l’incredulità e lo
sgomento. Chi vive in queste condizioni sa benissimo che la sua vita
è appesa a un filo, e che potrebbe capitare a chiunque di morire
come questa volta è toccato a Queen e Ibrahim (Soldier per gli
amici), intossicati dalle esalazioni di un braciere che usavano per
scaldarsi.
Ma chi vive o ha vissuto in un ghetto sa altrettanto bene di chi sono le responsabilità: di chi lascia che le persone vivano senza elettricità né riscaldamento, senza documenti né acqua corrente, costretti a costruirsi un alloggio di fortuna e a subire innumerevoli umiliazioni nella speranza di sopravvivere e magari mandare i soldi a casa. Insomma, la colpa è di governo e padroni: si parla di centinaia di milioni di fondi PNRR, come prima si è fatto con altri finanziamenti, per superare i ghetti, ma sappiamo che senza regolarizzare chi non ha i documenti tutto è vano. E sappiamo che “superare i ghetti” nel linguaggio della politica significa semplicemente crearne di più controllati (ma di certo non più sicuri o vivibili), dando soldi agli amici degli amici.
Questo non significa però che chi vive in un ghetto subisca in silenzio, né che si faccia strumentalizzare come spesso associazioni, sindacati e partiti provano a fare, presentandosi solo quando “scappa il morto” e cercando goffamente di attestarsi come portavoce delle rivendicazioni di coloro che, in realtà, le portano avanti autonomamente da anni - ostacolati da quegli stessi che oggi si presentano come amici e solidali.
Ora basta! Non dimentichiamo, non perdoniamo. Case, documenti e contratti per tutt*! Un abbraccio alle famiglie e agli amici di chi oggi non c’è più. Rest in power.
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