Il presidio di oggi all'istituto tumori nonostante la pioggia ha avuto un buon impatto sia verso lavoratori sia verso parenti e malati.
Molti si sono fermati a leggere i cartelli o a chiedere il volantino, a cui è stato detto che lo sciopero era anche per i loro diritti alle cure; altri si sono fermati, anche a registrare e fotografare i cartelli, annuendo all'intervento al megafono;
una lavoratrice mentre usciva mi incitava a farmi sentire di più e abbiamo parlato della questione degli appalti e della necessità di unire le lotte, ma ha anche detto ma come mai ci sono i poliziotti in tenuta antisommossa spiegandogli che questa si chiama repressione del governo al servizio dei padroni.
Ma l'impatto del presidio ha molto irritato la Direzione che nel pomeriggio di ieri ha fatto strappare le locandine che erano state attaccate ai timbri e nella bacheca esterna e che si è concretizzata con la provocazione della digos, 12 in tutto, a inizio e fine presidio, ma anche con un andare e venire dalla direzione, situata proprio davanti, a cui sono arrivate forte la denuncia delle condizioni in cui ci fanno lavorare e il loro ruolo di esecutori, in nome e per conto di regione e governo della privatizzazione selvaggia della sanità.
QUESTO L'INTERVENTO DELLA LAVORATRICE DI POSTE
Anche parte dei lavoratori e lavoratrici delle Poste partecipano a
questo presidio perché riconoscono la gravità e la situazione
drammatica in cui versa la sanità, in particolar modo in Lombardia,
ma i motivi per scioperare, anzi per incominciare a lottare, perché
non basta una giornata di sciopero sono sempre più numerosi e
drammatici.
Per noi lavoratrici/lavoratori delle Poste sentiamo
urgente e pesante soprattutto la riduzione del personale che ha delle
ricadute sia come carichi di lavoro e sia come il problema della
sicurezza nei posti di lavoro, che provoca, anche per noi, i suoi
morti sul posto di lavoro. Un problema enorme!
Ma siamo qui
soprattutto come donne/lavoratrici perché come donne che lottano ciò
che portiamo in piazza non è solo la denuncia delle condizioni di
lavoro, della discriminazione, dei salari più bassi, ma portiamo
anche le oppressioni che subiamo, oltre che a lavoro, in famiglia e
nella società.
Vogliamo denunciare anche la guerra di bassa
intensità che subiamo noi donne con i femminicidio in costante
aumento e delle violenze che subiamo, e non parliamo solo degli
stupri, ma anche della violenza che subiamo dalle istituzioni quando
ci vogliono colpevolizzare o quando affermano " che ce la siamo
cercata".
L' elenco è molto lungo e questo nero governo
continua a peggiorare la nostra situazione portando indietro le
lancette della storia: ci vuole pesare in base ai figli, più figli
più riconoscimenti, come fare sono fatti nostri, per non parlare di
come ha usato in modo strumentale lo stupro orribile di Caivano per
procedere con un decreto che non risolve nulla, ma permette solo più
oppressione.
Potremmo continuare, ma per il momento viva la
lotta e che "tutta la vita deve cambiare".
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