Da un comunicato stampa della FMLU-CUB di Cassino.
Comunicato stampa
Durante l’ultima assemblea dei lavoratori Stellantis di Cassino,
la direzione aziendale, per tramite di Cisl e Uil, ha annunciato 850
esuberi strutturali per l’anno 2024, ovvero un terzo del personale.
Nella stessa assemblea, senza alcun principio logico, la direzione
aziendale ha annunciato che i lavoratori “superstiti” dovranno
lavorare anche il sabato, perdendo una quota importante di salario
dovuta al turno unico. Ovvero, per farla breve: nel 2024 dovremmo
lavorare di più ed essere pagati meno. Invece di ridurre l’orario
di lavoro e le giornate di lavoro settimanali, come avviene nelle
altre case automobilistiche europee, lo si aumenta unilateralmente e
con l’avallo dei rappresentanti sindacali più compiacenti.
Sulla
rimodulazione dei giorni lavoratovi settimanali, le organizzazioni
sindacali Cisl e Uil hanno lasciato intendere che esisterebbe già
un’intesa di massima, e ciò ha scatenato le ira di molti operai, a
prescindere dalle loro appartenne sindacali. Ci si è chiesto: come è
possibile lasciare 850 operai a casa e chiedere ai restanti di
lavorare di più? Non è più giusto distribuire il lavoro tra tutti
gli operai? Qual è la logica che sottende a questa decisione?
Le
tante proteste che hanno interrotto i lavori dell’assemblea
sindacale certificano un malessere diffuso tra i lavoratori, che
sentono mai come ora il tradimento dei loro rappresentanti,
completamente assoggettati ai voleri dell’azienda. Ma stavolta,
rispetto al passato, non si è più disposti a restare in
silenzio.
“A partire da gennaio lo scontro sarà aperto” affermano i delegati sindacali della FLMU-CUB di Cassino presenti alle assemblee del mattino e pomeriggio. “Già lo scorso anno, con la forza degli scioperi, abbiamo stoppato i sabati lavorativi, e fin da gennaio riprenderemo con le lotte. Qui non siamo davanti al capriccio di lavorare o meno il sabato, ma di affermare un principio per il quale è giusto lavorare tutti e non lasciare indietro alcun operaio. Qui non siamo di fronte a un picco produttivo che giustificherebbe il ricorso all’aumento dei giorni lavorativi settimanali, anzi, a una significativa riduzione della produzione, ma davanti alla richiesta di una più ampia disponibilità dei lavoratori a costo zero”. Ed inoltre: “In questi ultimi dieci anni abbiamo fatto enormi sacrifici a costo zero per assecondare le velleità aziendali, e siamo arrivati a un livello di iper-sfruttamento che non ha eguali tra le fabbriche dell’automotive. Abbiamo già dato, e non siamo più disponibili a cedere sulle nostre condizioni materiali di lavoro. Non consentiremo che ci sia chi lavora di più e chi resta a casa. Soprattutto se si considera che tra quattro mesi scadranno gli ammortizzatori sociali”.
Federazione Lavoratori Metalmeccanici Uniti – Confederazione Unitaria di Base
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