Il presidio organizzato dei lavoratori ha impedito finora alla Albini e ai suoi incaricati “di entrare in fabbrica per smontare i macchinari in vista dello svuotamento dell’azienda e la consegna al soggetto acquirente, Ekasa, del solo capannone”.
La richiesta dello Slai Cobas è sempre stata l’assunzione di tutti i lavoratori a tempo indeterminato o il rinnovo della cassa integrazione per il tempo necessario. “L’azienda Albini aveva promesso di lavorare a una soluzione che permettesse ai 93 lavoratori a fine cassa integrazione a dicembre di ottenere nuova occupazione, tutelando redditi e diritti. Ma – sottolinea ancora lo Slai Cobas - i patti non sono stati mantenuti e per i lavoratori invece che lavoro c'è licenziamento e Naspi, dal cui bacino gli acquirenti del capannone svuotato, l'azienda Ekasa, poi attingerebbe in tempi biblici e a tempo determinato
Il 12 dicembre nuovo incontro in Regione. Per lo Slai Cobas ora la questione è o accordo a tutela dei lavoratori o impugnativa di massa del licenziamento collettivo.
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